La doppia vita di Amy Bensen. Ritorno alla realtà
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Il quarto e ultimo episodio della serie sexy e piena di suspense La doppia vita di Amy Bensen
Amy e Liam stanno finalmente per coronare il loro sogno d'amore. Ma con il segreto esplosivo che nascondono, i loro nemici li lasceranno mai vivere felici e contenti?
Per sei lunghi anni ho vissuto una vita in fuga, nella paura e devastata da ciò che avevo perso. Ma il giorno in cui ho incontrato Liam Stone le cose hanno cominciato a cambiare. Lui è molto di più del suo denaro o il suo potere, e persino di più della protezione che mi ha offerto. Lui è passione. È amicizia. È amore e felicità, ed è l'uomo che ha fatto suoi i miei nemici. E ora con il suo aiuto il segreto che mi ha portato a nascondermi è sepolto, e i nostri nemici sotto controllo. Liam e io possiamo finalmente iniziare una nuova vita e lasciarci tutto alle spalle. L'incubo è finito. A meno che...
Lisa Renee Jones
è autrice dell’acclamata Inside Out Series, che sarà presto una serie TV. Con le serie Tall, Dark and Deadly e La doppia vita di Amy Bensen è stata diversi mesi in classifica su New York Times e USA Today. Da quando ha iniziato a scrivere nel 2007, ha pubblicato più di 40 libri tradotti in tutto il mondo.
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Anteprima del libro
La doppia vita di Amy Bensen. Ritorno alla realtà - Lisa Renee Jones
PARTE PRIMA
L’illusione
Il feretro nero lucente è deposto a pochi passi da noi e un tendone ci ripara a malapena dal freddo dicembre texano. Indosso un abito nero e un impermeabile, appropriato per un piovoso giovedì in cui il cuore ti viene strappato dal petto. Tellar, la mia guardia del corpo e mio amico, è in piedi alla mia sinistra, mentre Liam, l’uomo che amo con tutto il cuore, è alla mia destra, con un braccio avvolto attorno alla mia vita per sostenermi. Continuo a ondeggiare perché mi tremano le gambe e la mano di Tellar si poggia sul mio gomito. Sento gli occhi pizzicarmi per questo gesto fraterno, che so va ben oltre il dovere professionale in quanto nostra guardia del corpo. Mi ricorda anche il fratello che ho perduto.
Siamo soli. La folla sorprendentemente numerosa si è dispersa, ma tra di essa c’erano gli amici della mia famiglia, da tempo scomparsa, gli studiosi che ammiravano il lavoro dei miei genitori, i cacciatori di tesori che conoscevano mio fratello, e gli abitanti di Jasmine Heights, la città che un tempo chiamavo casa. Grazie al diario che Chad aveva lasciato sulla scena dell’incidente, rivelando gli scabrosi dettagli del nostro passato, oggi tutti mi conoscevano di nuovo come Lara, anziché Amy. Nel diario Chad aveva rivelato elementi ben selezionati del mio e del suo passato, spiegando che si era reso latitante per proteggermi, lasciandomi credere di essere morto.
Un tuono rimbomba sopra di noi, ma io non sussulto. Forse perché nella mia testa e nel mio cuore sembra che si stiano scatenando un milione di esplosioni in questo momento. Davvero, una in più cosa cambia? Assolutamente consapevole del fatto che siamo osservati costantemente, mi faccio forza per proteggermi da occhi indiscreti e mi allontano da Liam e Tellar. Andando verso un lato del feretro, che è rimasto chiuso durante l’intera funzione, mi sfilo un guanto e premo la mano nuda sulla superficie lucente. Il freddo, sicuramente dovuto alla perdita di mio fratello, anziché all’asprezza del clima, mi gela il palmo della mano e penetra nelle ossa. Trovo conforto solo nel modo in cui i miei protettori sono immediatamente al mio fianco, i loro corpi imponenti mi proteggono dal vento e dalla pioggia.
«Amy», dice Liam dolcemente. «Sai che questo non è…».
«So bene cos’è», sussurro, inclinando la testa per guardarlo. La preoccupazione è impressa nei suoi penetranti occhi verde acqua, che mi trasmettono quel senso di unità di cui ho bisogno in questo momento. «Lo so», aggiungo, incerta se stia cercando di rassicurare lui o me stessa. «Ma questo per me è reale sotto molti aspetti».
Liam fa scivolare la sua mano nella mia e avvicina le nocche alle labbra, indugiando per un momento. «Lascia che ti porti a casa».
«Casa?», sussurro, la parola sembra una canzone dolceamara per il mio cuore in brandelli. Sento di non aver più avuto una casa dal giorno in cui un incendio ha ucciso i miei genitori, a pochi chilometri da dove siamo ora.
«Sì», risponde Liam. «Casa». Poi rimuove gentilmente una ciocca di capelli rimasta imprigionata sul mio labbro, uno di quei teneri gesti meccanici che mi fanno sentire speciale come solo Liam riesce a fare. «E nel caso in cui tu non lo sappia», aggiunge, «per me casa è ovunque sei tu».
Le lacrime che pensavo di aver esaurito durante la funzione affiorano nei miei occhi. «Ti amo, Liam Stone».
«Ti amo anche io, piccola. Più della mia stessa vita. Andiamo, ti porto via da questo freddo e da questa pioggia».
Annuisco e non oppongo resistenza quando mi fa dare le spalle al feretro, preoccupato che potrei crollare del tutto se gli dessi ancora un altro sguardo. Liam solleva il cappuccio del mio cappotto e Tellar alza l’ombrello per ripararmi. Le gocce fredde ci investono quando usciamo da sotto il tendone, eppure cammino lentamente mentre comincio a rendermi conto dell’urgenza di lasciare questo posto.
Quando raggiungiamo la Sedan nera che abbiamo noleggiato, Liam apre la portiera posteriore e io mi sistemo all’interno. Lui mi segue, mentre Tellar ci racchiude in uno spazio più stretto del dovuto. Spingendo via il cappuccio, mi sfilo il cappotto bagnato e Liam fa lo stesso. Li infiliamo vicino alle portiere, spostandoci più al centro del sedile nello stesso momento. Girandomi verso Liam, vedo i suoi capelli scuri bagnati e allungo la mano per rimuovere l’acqua attaccata al pizzetto tagliato con cura. «Sei fradicio».
Liam copre la mia mano con la sua, e mi piace come mi fa sentire, come se si stesse tenendo forte a me per non lasciarmi andare mai. «Riusciremo a superare questo momento».
Dannazione, mi scappano altre lacrime, dimostrando così che sto fallendo nel mio intento di essere forte. Liam però è qui, a salvarmi con piccoli gesti che sembrano enormi, avvolgendomi tra le sue braccia e nella calda nicchia del suo corpo. Mi lascio andare contro il suo petto, facendo scivolare le dita sotto la giacca del suo abito scuro, e non oppongo più resistenza all’esplosione di emozioni che segue. Liam sembra comprendere; mi stringe, attendendo insieme a me che questa nuova tempesta passi, sussurrando parole di conforto proprio nei momenti giusti. Capisce di cosa ho bisogno in un modo che è in netto contrasto con l’immagine che mostra a tutti gli altri. Potente maschio alfa all’esterno, ma sensibile quel tanto da sapere quando non è il caso di partire alla carica come un toro.
La valanga di emozioni finalmente si trasforma in un dolore sordo nel mio petto, le lacrime che hanno solcato le mie guance si sono arrestate e la mano si è fatta strada verso il cuore di Liam, il cui battito regolare riesce a placare i miei fragili nervi. L’auto è in movimento e non so nemmeno quando siamo partiti. Il tempo sembra essere immobile, eterno per molti versi, ma la mia mente non si riposa. Sta ripensando a ogni secondo del mio ultimo addio con Chad al nascondiglio negli Hamptons.
Sto ripensando per la centesima volta a cosa ho provato abbracciandolo, quando la macchina si ferma presso una pista d’atterraggio dove un jet privato ci attende, avvolto dall’oscurità. Butto un’occhiata al Rolex di Liam, domandandomi se non sia passato più tempo di ciò che pensavo, ma sono solo le cinque del pomeriggio. Tellar ci apre la portiera, tenendo in mano un ombrello, e usciamo sotto il diluvio. Liam prende l’ombrello per cercare di ripararmi, ma il tormento della pioggia è nulla paragonato allo strazio brutale del funerale. Ci affrettiamo a salire la rampa di scale ed entriamo nel galley del jet, mettendo via cappotti e ombrello. Liam va fino alla cabina per parlare col pilota, mentre io oltrepasso i divani in pelle situati sulla parte anteriore dell’aereo, perché Tellar di certo reclamerà quest’area stasera, come ha fatto durante il viaggio di andata stamattina; io invece scelgo la solitudine dei sedili posteriori.
Ignorando il divano alla mia sinistra, mi sistemo sul sedile accanto al finestrino, alla mia destra, lo stesso che avevo occupato precedentemente. Mi sto allacciando la cintura di sicurezza, quando Liam compare e chiude la tenda che ci separa dalla parte anteriore dell’aereo. Si siede accanto a me senza dire una parola, ma sembra avere un intento ben preciso e rimuove il laptop dalla borsa sotto il sedile.
«Cosa stai facendo?», gli chiedo mentre lui tira fuori il tavolinetto dal bracciolo e velocemente accende il computer, avviando una chat su Skype. «Credevo stessimo per decollare?»
«Chiamo Chad».
Chiudo il coperchio del portatile. «No. Ti prego. Non ho voglia di parlargli ora».
Liam mi guarda, la mascella è rigida con determinazione. «Hai bisogno…».
«Di te», sussurro. «In questo momento ho bisogno di te».
Il suo sguardo si addolcisce e ripone il portatile sotto il sedile, ripiegando il tavolino all’interno del bracciolo, poi si inginocchia davanti a me. «Stai soffrendo per lui come se fosse davvero morto. È vivo, Amy».
«Ma se n’è andato».
«Non se n’è andato».
«Come non se n’è andato negli ultimi sei anni?», gli domando con aria di sfida. «Sono consapevole dell’enormità di ciò che c’è in gioco, Liam. Quel cilindro è un miracolo che potrebbe trasformarsi in un disastro. Come altro potresti definire un oggetto grande quanto una gomma da cancellare che può fornire al mondo energia pulita, e nello stesso tempo riesce a sgretolare interi sistemi economici e a creare dittatori?»
«Ed è per questo che Chad ha voluto far credere al mondo intero che quella tecnologia è morta insieme a lui».
«Che poi è il motivo esatto per cui non vuole correre il rischio di venirmi a trovare, mettendo entrambi in pericolo. E ti conosco, Liam Stone. Nemmeno tu lasceresti che questo accadesse. È solo che… le ultime settantadue ore da quando Chad ha lanciato questa bomba su di noi sono state come un vortice. Non penso avrebbe dovuto arrivare a tanto. Il Circolo della Fiducia che ha creato per proteggerci è sufficiente: dodici persone, ciascuna con una porzione della mappa che porta al cilindro e un protocollo per farle radunare. Abbiamo fatto qualche nome per il Circolo, ma non sappiamo chi lui abbia scelto, Liam. E Chad giura di averli contattati usando una falsa identità. Spiegami perché tutto questo ha comunque portato alla situazione in cui siamo oggi».
Liam ha le labbra tirate. «È esattamente ciò che gli ho chiesto tre giorni fa, quando mi ha comunicato questa notizia bomba da riferire a te».
«E lui cos’ha risposto?»
«Troppe persone collegano lui a noi e non è sicuro», mi spiega. «Voleva che a certi individui arrivasse il messaggio che lui è morto e che non ci ha mai rivelato il suo segreto».
«Le persone responsabili di aver ucciso la mia famiglia e di averci dato la caccia per tutti quegli anni sono in prigione».
«Chi ha ingaggiato Chad all’inizio per trovare il cilindro è in galera, è vero. Ma Jared e Meg sono entrambi ancora dispersi, assolutamente irreperibili».
Tutte le persone di cui mio fratello si fidava lo hanno tradito. La cosa mi fa apprezzare ancor di più la fiducia che ripongo in Liam. «Jared è stato catturato dai cinesi quando ha dato loro il finto prototipo».
«E forse ha promesso loro di rivelare i nostri segreti in cambio della sua libertà. Ci ha traditi. Non possiamo fidarci di lui».
«Lui non conosce i nostri segreti».
«Questo loro non lo sanno, Amy. La conclusione è ciò che ti ho appena detto: Chad ritiene che troppe persone abbiano scoperto una connessione tra lui e noi, e non è sicuro. Il suo obiettivo è quello di dare loro motivo di credere che possono escluderci dalla lista delle potenziali fonti di informazione».
Le sue parole sono come un pugno a tradimento che devo affrontare. «E poiché Chad sapeva già tutto questo nel momento in cui ha avuto l’idea del Circolo, è ovvio che aveva pianificato la sua morte sin dal principio».
«Sembrerebbe così».
«Avrebbe dovuto essere onesto con noi».
«Gliel’ho detto».
«E cosa ha risposto in sua difesa? Oppure non si è nemmeno degnato di dare spiegazioni?»
«Non voleva che ti opponessi», ammette mesto.
Scuoto la testa. «E lo avrei fatto. È assolutamente ridicolo. Voglio dire, se lui non vuole far parte della mia vita, perché mai mi sforzo tanto?»
«Amy», dice Liam addolcendo il tono di voce. «Tesoro, so che stai soffrendo, ma non è la stessa situazione dell’altra volta. Non ha inscenato la sua morte facendoti credere che fosse vero, come ha fatto sei anni fa».
«Perché me lo sarei aspettata e in quel caso lo avrei cercato. Non è stupido, Liam. Lo sapeva. Doveva tenermi a bada».
La sua espressione si fa seria, e per quanto io voglia che neghi che ho ragione, non lo fa. «Non è sparito», dice invece. «Chiamalo. Sentire la sua voce ti rassicurerà del fatto che questa situazione non è una ripetizione del passato».
«In questo momento, se lo chiamassi e lui non rispondesse, trascorrerei tutto il viaggio preoccupata che non lo rivedrò più e non gli parlerò più. E se invece rispondesse, non so cosa gli direi».
«Digli cosa provi».
«Già, be’, sono certa che mi scapperebbe qualche urlo».
«Io direi che qualche urlo è accettabile». Il motore aumenta i giri e l’aereo comincia a muoversi. Liam solleva la mano che, mi rendo conto solo ora, stavo stringendo, e bacia la mia. «Il pilota ha detto che sarà un decollo turbolento. Dobbiamo entrambi metterci la cintura».
Annuisco e con riluttanza lo lascio andare, frenando l’impulso di tenerlo stretto e non lasciarlo mai. Una parte di me ha paura che scomparirà, come hanno fatto tutte le