Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Provaci ancora amore
Provaci ancora amore
Provaci ancora amore
E-book356 pagine5 ore

Provaci ancora amore

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

È arrivato il periodo più magico dell’anno, ma Sarah stenta ad accorgersene: organizzare viaggi cercando di soddisfare le più disparate richieste dei clienti è un lavoro molto impegnativo. Soprattutto se si ha a che fare con qualcuno come Will Armstrong, che fa di tutto per metterle i bastoni tra le ruote… Il nuovo proprietario di uno splendido resort tra le montagne è un tipo severo e scontroso, che rischia di rovinare le vacanze a tutti. Si rifiuta di abbellire il resort con decorazioni natalizie e di intrattenersi con i clienti e non ne vuole sapere di organizzare giochi o tornei di palle di neve. Per non parlare della sua espressione sempre imbronciata… I ricordi di Sarah legati al Natale sono invece incantevoli. Quindi, se vuole riportare la magia nel piccolo paradiso nascosto tra le montagne, deve riuscire a convincere Will a farsi contagiare dallo spirito natalizio. Peccato che si tratti di un’impresa quasi impossibile! Ma l’incanto del Natale, si sa, è in grado di stregare chiunque, e a volte di far accadere anche qualche miracolo…

Un’autrice bestseller di «USA Today»

Sarà un Natale indimenticabile

«Zara Stoneley ha un’ironia irresistibile.»
Mandy Baggot

«Queste pagine sono divertentissime.»
Heidi Swain

«La commedia romantica dell’anno.»
Phillipa Ashley

Zara Stoneley
è un’autrice bestseller di «USA Today». Cresciuta in un piccolo paese del Regno Unito, da bambina sognava di diventare una scrittrice. Dopo anni, il suo sogno si sta finalmente realizzando.
LinguaItaliano
Data di uscita2 ago 2019
ISBN9788822737182
Provaci ancora amore

Correlato a Provaci ancora amore

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Provaci ancora amore

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Provaci ancora amore - Zara Stoneley

    EN2477-Provaci-ancora-amore.jpglogo-EN.jpg

    2477

    Questo romanzo è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi

    e avvenimenti descritti sono il frutto dell’immaginazione dell’autrice.

    Qualunque analogia con fatti, luoghi o persone reali,

    esistenti o esistite, è del tutto casuale.

    Titolo originale: No One Cancels Christmas

    Copyright © Zara Stoneley 2018

    Zara Stoneley asserts the moral right

    to be identified as the author of this work.

    All rights reserved

    Traduzione dalla lingua inglese di Laura Lancini

    Prima edizione ebook: ottobre 2019

    © 2019 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-3718-2

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Corpotre, Roma

    Zara Stoneley

    Provaci ancora amore

    marchio-front.tif
    Newton Compton editori

    Alla mia adorabile sorella Lynn,

    che è tanto generosa e gentile

    quanto la sua omonima nella storia

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Parte prima.TANTRUM E TINSEL

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Parte seconda.Alla disperata ricerca di Babbo Natale

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Parte terza. Tornare a casa

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Messaggio dall’autrice

    Ringraziamenti

    Parte prima.TANTRUM E TINSEL

    Capitolo 1

    Gentile signora Hall,

    di solito non sono il tipo di persona che si lamenta, ma (chiunque dica frasi come questa è il genere di persona che si lamenta e il ma lo conferma) in questo caso sento di doverlo fare.

    Nel corso degli anni abbiamo prenotato molte vacanze tramite la vostra agenzia di viaggi e sua zia si è sempre adoperata per farci avere il meglio del meglio. Ci scambiavamo anche gli auguri di Natale!

    «E pur non volendo gettarle la colpa addosso… ohi! Accidenti, dire che è passivo aggressivo è poco». Il suono della voce all’orecchio mi fa sobbalzare.

    «Non leggerlo a voce alta Sam! È già abbastanza brutto vederlo scritto. E comunque, non dovresti essere a prenotare la crociera per la Nifty Fifty’s Gin Drinkers Association?»

    «Certo, ma hai appena fatto a pezzetti quel sottobicchiere, quindi ho capito che c’era qualcosa che non andava».

    «Ancora quell’insopportabile Will Armstrong, dello Shooting Star Mountain Resort: io lo strozzo!». Non riceviamo spesso delle lamentele dai clienti, ma nell’ultimo periodo ne sono arrivate alcune proprio a causa di questa struttura, con quel brontolone del proprietario. E questo reclamo in particolare fa male più di molti altri perché lascia intendere che la colpa sia mia, ma non è vero. «Non gli basta mandare a picco la sua attività della malora, vuole trascinarci a fondo insieme a lui».

    «Ma dai, non può essere così tragica. Questo tipo non può danneggiare seriamente Making Memories, no?».

    Punto il dito contro lo schermo, ma non son sicura di riuscire a parlare.

    «…non riusciamo a capacitarci del motivo per cui ci abbia consigliato lo Shooting Star Mountain Resort, dal momento che evidentemente ha prezzi esosi e carenza di personale. Lynn si è sempre assicurata che avessimo un servizio all’altezza del prezzo, e una vacanza perfetta per giunta».

    «Per giunta?», Sam interrompe la lettura. «Chi dice per giunta?»

    «Una persona che non è affatto contenta. Continua a leggere».

    E lei continua. A voce alta, con tono da donna dei sobborghi inviperita.

    «Sembri tua madre».

    Mi ignora.

    «Per dirla tutta, la camera faceva schifo. Le lenzuola erano pulite, ma non stirate». Sam si interrompe un’altra volta, scandalizzata.

    «Non stirate? Ma cosa va blaterando quest’uomo? Addirittura fanno schifo, ma ti pare? Io non stiro mai le lenzuola, è un po’ come le calze o le mutande, chi ha tempo di stirare cose che gli altri non vedono mai? Tu stiri le lenzuola?»

    «A Jake non fai vedere le lenzuola? E anche le altre cose?»

    «Be’ a lui sì, ma, scusa, se tiri un po’ le pieghe non si vedono, no?»

    «Io stiro tutto. Ho l’impressione che le mutande ordinate e piatte con una cucitura al centro abbiano un fascino particolare».

    Mi fissa a bocca aperta.

    Scoppio a ridere. «Oddio, Sam, pensi davvero che io stiri qualcosa? Stavo scherzando. Vai avanti».

    Mi scocca un’occhiata divertita, poi si schiarisce la voce. «Tu non stiri le mutande, vero?»

    «No, in realtà no. Andiamo avanti, prima che entri qualcuno».

    «"Il cibo era tiepido e la qualità lasciava spesso a desiderare. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata parlare con il direttore, che è stato tanto brusco e scontroso da rasentare la maleducazione e ci ha consigliato di levare le tende se non gradivamo il soggiorno. Come avremmo potuto gradire il soggiorno dopo che uno dei suoi husky rabbiosi ha attaccato nostra figlia, Ruby? Sono sicuro che ne subirà le conseguenze ancora per molto tempo e adesso urla ogni volta che le si avvicina un cane (compresa la nostra piccola Pippin, che non farebbe male a una mosca). La piccola Pippin ha azzannato mia moglie dopo aver sentito l’urlo di Ruby e adesso deve essere sottoposta a visite veterinarie perché è nervosa e aggressiva, mentre Ruby ha appuntamento con un terapeuta. Mia moglie, nel frattempo, ha una mano fasciata che le crea difficoltà nel suonare il pianoforte… e insegna musica!

    Mi sono sempre fidato dei vostri consigli, ma ho il sospetto che la sua mancanza di esperienza…"».

    Mentre legge quest’ultima frase, non riesco a trattenere un gridolino. Io e Sam ci fissiamo. «Mancanza di esperienza! Non so se odio più lui o Will Armstrong».

    «…stia venendo alla luce».

    «Dal momento che non siamo riusciti ad anticipare il volo di rientro, e gli alberghi della zona erano al completo, abbiamo dovuto sopportare il resto della vacanza con l’umore sotto i tacchi, e sotto un mucchio di coperte dal momento che il riscaldamento era scandalosamente inadeguato».

    «Be’, almeno gli ha dato le coperte!».

    Sam vede sempre il lato positivo. Alzo gli occhi al cielo e indico lo schermo.

    «"Di certo l’Associazione Britannica degli Agenti di Viaggio e il comitato di controllo sarebbero ben felici di approfondire le mie lamentele. Tuttavia, in segno di benevolenza, vorrei darle l’opportunità di offrirci un risarcimento di tutte le spese di viaggio e una compensazione per il disagio arrecato. Troverà di seguito un elenco delle spese accessorie che abbiamo sostenuto.

    Aspetto di sentirla a giro di posta. Se non avrò una risposta entro sette giorni lavorativi convocherò il mio avvocato.

    Distinti saluti, Stephen Latterby"».

    «Bla bla bla», Sam aveva abbandonato il tono della provinciale offesa. «Merda, Sarah, guarda questo!». Guardo e me ne pento subito. «È quello che si fa pagare uno psicologo per cani? Allora penso che sia il caso di cambiare mestiere».

    «Sam! Guarda quanto ci sta chiedendo!». Ho la nausea e mi sento svenire. «Non possiamo pagarlo, andremo in bancarotta. Lynn mi ucciderà!».

    «Ma non è colpa tua. Faccio un salto da Costa a prendere qualcosa da bere e i brownie al cioccolato, qui ci vuole una botta di zuccheri e caffeina. Non fare niente finché non torno». Solleva un sopracciglio. «Sul serio. Giura».

    «Niente?»

    «Be’, puoi respirare e roba del genere, ma ti prego, non rispondere a quell’e-mail. Devi pensarci molto bene». Sa che tendo a essere molto impulsiva. «E parla con Lynn. Voglio dire, e se questo tipo ci denunciasse davvero? Mia mamma non smetterebbe mai di rinfacciarmelo se finissimo nei guai con il comitato di controllo».

    Facciamo di nuovo quella cosa di fissarci. Probabilmente sta pensando ancora alla psicologia per cani. Io mi sto chiedendo quanti danni si possano infliggere su una persona prima di essere arrestati.

    «Non risponderò». Così mi lascio una scappatoia deliziosa. Non mi impedisce di sparare a zero sul signor Will Armstrong.

    E stavolta non mi limiterò a consigliargli di appendere qualche decorazione e accendere il fuoco (l’ho fatto più di una volta, e mi ha sempre ignorata).

    Mi rimbocco le maniche. Non so a che gioco stia giocando questo tipo, ma non ci trascinerà a fondo insieme a lui. Se c’è qualcuno da denunciare, non saremo noi, né dal signor Latterby né da qualunque altro cliente piccato.

    Devono vederci in azione, guardo la fotografia di zia Lynn sulla parete. Ha un’aria felice, è fonte di ispirazione, dà l’idea che tutti vogliano sentirsi come lei dopo una bella vacanza. Dobbiamo dimostrare che ci teniamo.

    Egregio signor Armstrong,

    allego la lettera che abbiamo ricevuto da un cliente prezioso.

    E adesso cosa faccio? Cerco su Google il Dangeous Dogs Act.

    Vorrei sottoporre alla sua attenzione il paragrafo che riguarda il suo cane. Le sarei grata se potesse inoltrarmi la valutazione dei rischi rispetto all’uso di questi animali. Per quanto ne so, ogni cane pericoloso dovrebbe essere dotato di museruola e dovrebbe entrare in contatto con i clienti solo sotto supervisione. Da quel che sembra, in questo caso, non è stata rispettata nessuna delle due norme, e questo è un bel problema, perché noi (come lei) abbiamo il dovere di prenderci cura dei clienti e non ci aspettiamo che degli animali pericolosi vaghino liberamente e senza sorveglianza.

    In secondo luogo, il nostro cliente ha espresso preoccupazione sullo stato dello chalet, e la qualità del cibo servito. Vorrei rammentarle la descrizione della vostra brochure (con le fotografie che la corredano) che promette una sistemazione accogliente e comoda, fuochi scoppiettanti e un ristorante che serve cibo e bevande come ciliegina sulla torta della giornata perfetta.

    Per finire, mi preoccupa l’atteggiamento del personale del resort. In passato, si sono sempre comportati in modo caloroso e accogliente, ma il cliente ne lamenta la maleducazione. Il vostro servizio si riflette sul nostro e credo che la nostra relazione commerciale sia arrivata al punto di non essere sostenibile.

    È una situazione estremamente grave, e le sarei grata se mi potesse rispondere il più presto possibile, prima che io sia costretta a chiedere una consulenza legale.

    Cordiali saluti,

    Sarah Hall

    Agenzia di viaggi Making Memories

    Premo invia e guardo fuori dalla finestra. Will Armstrong non risponde mai alle mie e-mail, nemmeno quelle che chiedono in tono scherzoso: risolviamolo insieme. E allora perché dovrebbe rispondere a una lamentela come questa? Forse Sam ha ragione, forse devo chiamare zia Lynn. Ma non voglio, questa volta no. Devo gestirlo da sola.

    Sento il ping di un’e-mail in arrivo. Mio Dio, viene dallo Shooting Star! Cavolo, se ha risposto significa che è davvero grave, che anche secondo lui dobbiamo agire in qualche modo. Oh, merda, ci rovineranno. Zia Lynn non mi perdonerà mai.

    Gentile signora Hall,

    credo che la sua reazione sia un tantino eccessiva. La famiglia Latterby non ha nessun fondamento per portarla in tribunale o per chiedere un risarcimento totale per sé o per il cane (detto fuori dai denti, probabilmente se ha bisogno di sostegno psicologico è perché deve sopportare questa gente ogni giorno). A rischio di sembrare poco professionale, inserirei il signor Latterby nell’elenco dei lamentatori abituali, con aspettative eccessive.

    Il nostro husky, Rosie, era nel suo recinto all’epoca dell’episodio che cita. La figlia dei Latterby ha insistito per andare a dare ai cani gli avanzi di cibo (quello tiepido di qualità altalenante), nonostante ci fosse tanto di cartello che lo vietava espressamente, e un altro cartello avvertiva che nessun ospite doveva entrare nell’area dove sono alloggiati i cani senza un membro del personale.

    Rosie, che aveva avuto dei cuccioli di recente, ha reagito all’intrusione saltando contro il recinto, la figlia dei Latterby è scivolata, è caduta sul suo didietro bello imbottito e ha urlato tanto da buttar giù la casa. Non ci sono stati spargimenti di sangue, anche se ho avuto la forte tentazione di provvedere in tal senso, perché per me è importante il benessere dei nostri animali.

    Quanto alla maleducazione, è difficile mantenere un atteggiamento civile quando ti trovi di fronte dei clienti che si aspettano un centro benessere e un ristorante di lusso laddove le nostre brochure e il sito internet mostrano molto chiaramente che non è quello che offriamo. Inoltre, se vengono in Canada d’inverno, non dovrebbero aspettarsi il gelo? Anche se vorrei avere il dono dell’onnipotenza, purtroppo non ho il potere di influire sulle condizioni meteo.

    Le consiglio di usare tutto il tatto, la diplomazia e le doti interpersonali di cui dispone per indirizzarli più a sud il prossimo anno. Non sono disposto a offrire alcun rimborso o sconto, ma posso darle il nome di un buon avvocato se fosse necessario.

    È abbastanza serio per lei?

    Saluti,

    Will Armstrong

    «Oddio, che tipo è?».

    Non avevo sentito rientrare Sam.

    Non sono proprio sicura di come rispondere perché non riesco a capire cosa sia lui. «Sembra che non abbia capito niente».

    «Be’, sembra che gli importi molto dei cani».

    «Lo so». Questa parte non mi rende felice, non perché gli importi (a chi non piace un uomo che ama e protegge i suoi animali?), ma perché sembra che non abbia la più vaga idea di dove stia sbagliando. «Ma non ha la più pallida idea di cosa sia l’accoglienza clienti, non trovi? Cioè, so che i clienti posso essere una spina nel fianco…».

    «Non lo dire a me». Sam alza gli occhi al cielo.

    «Ma lavora nell’industria del turismo. Anche se questa lamentela contiene un mucchio di sciocchezze», e credo che sia così, «e questo tipo sta tentando la sorte, se non altro ha dei motivi per lamentarsi, no? Voglio dire, guarda le recensioni…».

    «Non è me che devi convincere, Sare».

    «Lo so». Gemo. «Forse dovrei solo spedirgliene alcune, ma penso che le cestinerebbe prima ancora di leggerle, non parliamo di fare qualcosa di costruttivo». Will mi sta mettendo in testa troppi dubbi, non dovrebbe essere così. Ovviamente si preoccupa di alcune cose, e ha le sue ragioni. «Forse si scoccia quando la gente arriva aspettandosi di essere coccolata nella spa e poter scegliere fra dieci varietà di gin diverse, ma perché non riesce a capire che sono le piccole cose a fare la differenza? E poi», mi passo una mano sugli occhi, mi sento improvvisamente esausta, «non capisce il male che ci sta facendo. Non credi? Potrebbe farci fuori!». Fisso l’e-mail. «Comunque potrebbe almeno essere educato».

    «Be’, sembra scocciato, ma non è propriamente maleducato, no? Più frustrato? O solo molto sicuro di sé. Forse non è abituato a trovarsi dalla parte del torto». Sam mi stringe la spalla, mi passa un caffè e un muffin al mirtillo gigante. «Non vorrei mettermi nei casini con lui, non credi?»

    «Ho il brutto presentimento di non avere alternative». Forse, quando hai di fronte un uomo scocciato, che crede di avere sempre ragione, l’unico modo per affrontarlo è avanzare a testa alta e mostrargli dove sbaglia.

    Capitolo 2

    Egregio signor Armstrong,

    con sommo dispiacere le scrivo per informarla che lei è un vero rompiscatole. Seppellire la testa sotto la sabbia non è da persone adulte e nemmeno da furbi. Se lei è veramente l’anti-Natale allora vada avanti e si rovini il suo di Natale, ma tiri fuori le palle e pensi agli altri per una volta. Lasci perdere la presa di posizione, tesoro. Le fa piacere prendere i soldi dei nostri clienti, quindi dimentichi i modi da Scrooge: addobbi le sale con palline, festoni e agrifoglio e risponda alle mie cazzo di e-mail!

    Pace amore e baci sotto il vischio, Sarah xxx

    Agenzia di viaggi Making Memories

    Batto sull’ultima x con un gesto enfatico e mi appoggio allo schienale della sedia. La mia mano entra in contatto con qualcosa di morbido e gommoso che non avrebbe dovuto essere lì e si sente un gemito.

    «Ahi!». Sam si tiene la mano sul naso, con un’espressione di dolore sul viso.

    «Che cavolo stai facendo, mi sbirci da dietro le spalle?».

    Ignora la domanda e comincia a sfregarsi il naso, così le parole che dice vengono tutte strane. «Non puoi spedire quel messaggio, Sarah!».

    «Perché no? Comincio a odiare quell’uomo». Non avevo ancora digerito la minaccia di un’azione legale di ieri e arrivata al lavoro ho trovato un secondo disastro. Forse ieri Will Armstrong non era pronto a prendermi sul serio, ma voglio essere sicura che oggi non svicoli.

    Anche se non ho un approccio tanto professionale quanto dovrebbe essere.

    «Ma comunque non puoi…».

    «Pensi che avrei dovuto scrivere rompipalle anziché rompiscatole? È troppo britannico? In effetti avevo qualche dubbio».

    «Per la miseria, Sarah! Non puoi dire rompipalle rompiscatole. Cosa direbbe Lynn? Cancella! Tutto! Subito!». Sta assumendo un tono un po’ stridulo.

    «Smetti di tirarmi la sedia». Mi aggrappo al bordo del tavolo con le dita, so che se lascio andare le rotelle della sedia la faranno schizzare dall’altra parte dell’ufficio e finirò nel vaso al posto della pianta. È già successo altre volte. «Pensi che abbia esagerato?»

    «Hai esagerato di brutto». Non sta più cercando di allontanarmi dalla scrivania e annuisce energicamente, mentre si strofina il naso.

    «Fa ancora male?»

    «No». Ma le esce un do. «Ma non mi faceva per niente male finché non hai alzato le braccia sul gran finale e mi hai buttato il gomito in faccia».

    «Ho fatto così?»

    «Getti sempre le braccia in alto quando sei soddisfatta di te».

    «Davvero?». Sono quasi sicura che sbagli, ma visto che ho appena fratturato il naso della mia migliore amica non mi sembra il momento migliore per spaccare il capello in quattro. «Ma tu stavi sbirciando. Diventi più simile a tua madre ogni giorno che passa!». Adoro la mamma di Sam e lei lo sa. Ma sappiamo entrambe che Ruth è imbattibile quando si tratta di essere silenziosa come un ninja per poter origliare le faccende private.

    «Non è vero! Lei si impiccia nei fatti degli altri. Questi sono fatti miei. È lavoro e non puoi spedire quel messaggio. Cosa diavolo è successo ancora?».

    Ha ragione, si tratta di lavoro. E probabilmente non ha torto nemmeno sull’e-mail.

    «Hai ragione. E ci sono troppi baci, lo conosco appena». Ne cancello uno e sto attenta a non gettare in alto le braccia. «Non che voglia provarci, bada bene. Avremmo un rapporto meraviglioso a questo punto se rispondesse alle mie telefonate; invece non riesco nemmeno a oltrepassare base uno. Idiota».

    Sam ridacchia e torna alla scrivania, in modo da lasciare una distanza di sicurezza di un braccio fra me e lei. «Molto divertente, ma sai che non mi riferivo a quello!».

    Anche se ormai mi conosce da qualche anno, Sam, la mia migliore amica e adorata collega, mi prende troppo sul serio. È una credulona. O saggia. Potrebbe darsi che sia in realtà molto molto saggia e sappia che i miei polpastrelli irrequieti in realtà muoiono dalla voglia di premere invia a quest’e-mail, anche se potrebbe sembrare che stia facendo solo casino.

    Quello che non sa è perché mi abbia fatta arrabbiare tanto. Cerco di non fare una piega, di prenderla sul ridere, ma dentro fa male. Dentro è come se stessero facendo a pezzi una parte di me e la notte scorsa a letto ho deciso che non avrei permesso a quell’uomo, un perfetto estraneo, di farmi questo. Farci questo.

    Sam spinge verso di me una confezione di biscotti Digestive. «Probabilmente ha paura di te».

    Mi accorgo che sto digrignando i denti. Lo faccio quando sono turbata. La mia psicologa dice che è importante non farlo quando parlo, perché mi fa sembrare arrabbiata. Ha detto anche che è meglio esprimere come mi sento. Allora come funziona? Sono arrabbiata, lo esprimo digrignando i denti. Comincio a pensare che la maggior parte di quello che ha detto siano cazzate.

    Faccio un respiro profondo e butto fuori l’aria, poi riverso la frustrazione su un biscotto croccante. «Non faccio paura. Gli uomini veri apprezzano un approccio diretto». Ci provo e cospargo di briciole la tastiera. La lettera C è già un po’ traballante, se adesso rovino la S e la A avrò perso una delle mie parole preferite.

    «In realtà potrebbe essere carino. Fammi dare un’occhiata al sito. Ripetimi come si chiama?». Sam mi dà una gomitata nelle costole quando non rispondo immediatamente.

    «Armstrong».

    «Armstrong e poi?»

    «William». Sospiro, non riesco a trattenerlo.

    Sam ruota la sedia per essere di nuovo di fronte al computer e batte veloce sulla tastiera.

    Si ferma e so cosa sta per dire.

    «Oh, wow. Ma è…». Si blocca e fissa lo schermo con la testa inclinata. Poi appoggia il mento sulla mano. Resta in silenzio per un bel po’.

    «Ti sento combattuta».

    «Niente affatto». Mi lancia il suo migliore sguardo da direttrice. «Ma l’hai visto? Cioè, ma guarda! Se non avessi Jack mi precipiterei subito lì, al diavolo le recensioni schifose sul resort. Guarda!».

    «Ho visto». Cerco di sembrare annoiata, ma in realtà ho guardato più di una volta la fotografia di William Armstrong. Quell’uomo mi confonde, perché la prima volta che gli ho telefonato (dopo aver visto quella fotografia sul sito del resort) ho pensato che sarebbe stato carino, affascinante. Mi sono sbagliata. È stato brusco, maleducato e ha farfugliato qualcosa che somigliava a Adesso vado a prenderlo per le palle prima di riattaccarmi il telefono in faccia.

    «Ma ha un’aria abbastanza sexy, ammettilo».

    «Dici sul serio?». Non voglio ammetterlo, anche se ha quel certo non so che. «Temo che non sia il mio tipo».

    «Su, andiamo, somiglia un po’ a quel ragazzo con cui sei uscita prima di Callum».

    Alzo gli occhi al cielo. «Appunto. Ha l’aria della mezza calzetta». Fisso l’immagine. «E sembra troppo compiaciuto, come se fosse eccessivamente pieno di sé». Quel ragazzo prima di Callum passava una vagonata di tempo a fissarsi nello specchio e quelli come lui mi hanno fatto scadere l’aspetto ben curato. Voglio dire, avete mai visto un uomo che si guarda mentre siete a letto insieme?

    Pensavo che stesse recitando l’alfabeto al contrario a mente o qualcosa del genere, per cercare di rimandare l’inevitabile, è venuto fuori che stava controllando la tenuta del gel per capelli. Era troppo per me. Fine della storia.

    «Ha un bell’aspetto, carino!».

    «E lo sa».

    «Stronzate, come fai a dirlo da una foto? Mi ricorda quel tipo di The Mentalist». Sta fissando lo schermo e si è avvicinata, come se volesse cominciare a leccarlo da un momento all’altro.

    «La parola giusta è malato di mente. Di chi stai parlando adesso?»

    «Lo sai, lo sai. Come si chiama?». Cerca qualcosa su Google. «Eccolo, Simon Baker. Tutto carino, gli brillano gli occhi, ma ha qualcosa di birichino». Fissiamo entrambe l’immagine.

    «Pfui».

    «È carino». Penso che sia tornata al nostro Armstrong adesso, ma chi può dirlo? «Guarda le lentiggini. Scommetto che è buffo». Non so di quali lentiggini stia parlando, ma non importa.

    «Non mi interessano le lentiggini né la bellezza. È un ipocrita».

    «Che parolone». Capisco da come Sam muove le dita che sta per interpellare il dizionario online, quindi la allontano dalla scrivania trascinando la sedia. È comodo che abbiano le rotelle, sono state un buon investimento.

    «Va bene, lo ammetto». Non mi capacito che una persona possa presentarsi così… così bene, sembrare divertente e svagato, ma in realtà essere maleducato e brusco. «La sua faccia contravviene al trattato sulle descrizioni commerciali».

    «La sua faccia?»

    «La sua faccia. Sicuramente non è carino, per quanto bello sembri in quella foto. Anzi, scommetto che non è nemmeno lui, o che l’ha scattata anni fa e che con gli anni si è incattivito e indurito».

    «Forse sta vivendo una crisi di mezza età e capisce che la sua vita non ha un senso». Sam sospira, appoggia di nuovo il mento su una mano, mentre allunga l’altra per prendere ancora un biscotto. Alzo gli occhi al cielo. Non per il biscotto, per la fantasia.

    «Gestire un’attività ce l’ha un senso».

    «Non ce l’ha se hai sempre voluto nuotare con i delfini o cavalcare un cammello o girare per Monte Carlo su una Ferrari».

    «Sam, questo è l’elenco delle cose che vuoi fare tu prima di morire, non lui. Pensi davvero che abbia l’aria di una persona che vuole nuotare con i delfini?»

    «Forse no, ma non puoi saperlo, no?»

    «E per dirla tutta non mi interessa. Guarda, prende i soldi dei nostri clienti e offre in cambio un Natale di merda e si rifiuta di parlare come si deve con me». Non so cosa mi dia più fastidio, se sia il fatto che abbia rovinato completamente con le sue mani quella che era una delle nostre destinazioni più richieste per le feste oppure che rifiuti di rispondermi al telefono e di parlarne. «Che fine ha fatto il cliente ha sempre ragione? È un maleducato e basta».

    Siamo nel mezzo dei preparativi per la stagione delle feste e non è solo l’e-mail piccata che ho ricevuto ieri; le prenotazioni per lo Shooting Star Mountain Resort stanno scendendo in picchiata. E non è così che dovrebbe essere. Cioè, dovrebbe essere la località perfetta dove trascorrere il Natale. Caminetti scoppiettanti, tazze di cioccolata calda enormi, escursioni in slitta con una muta di husky e Babbo Natale che fa ho ho ho mentre offri qualche carota alle sue renne. Per non parlare dell’après-ski per scaldarsi dopo una giornata a rotolarsi nella neve (non so sciare, riesco solo a rotolare e buttarmi di faccia).

    «Dovrebbe essere fantastico, cazzo. La brochure e il sito lo fanno sembrare un posto pieno di magia».

    «Forse sono un po’ vecchiotti?», Sam sembra preoccupata. E stavo cominciando a pensare la stessa cosa. «Ma non puoi spedirgli un’e-mail come quella».

    «Eccome se posso! Non è solo quel Latterby che minaccia di denunciarci. Hai presente i Wilson, che sono venuti l’altro giorno?»

    «Sì, com’erano carini. Tutti emozionati all’idea di partire anche se manca ancora tanto a Natale, ed erano tanto

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1