Un invitante scoperta: Harmony Collezione
Di Penny Jordan
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Penny Jordan
Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.
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Anteprima del libro
Un invitante scoperta - Penny Jordan
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Captive at the Sicilian Billionaire’s Command
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2009 Penny Halsall
Traduzione di Maria Paola Rauzi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-719-2
Prologo
Rocco si tolse il casco di protezione che indossava mentre mostrava a dei potenziali investitori il nuovo resort con annessa spa che stava realizzando in Sicilia. Si passò impaziente una mano tra i folti capelli neri intanto che rispondeva laconico al cellulare.
«Hai bisogno, don Falcon?»
Il fratello maggiore non reagì di fronte a quell’ironico uso del suo titolo e si limitò ad annunciare: «L’abbiamo trovata. Questo è il suo indirizzo a Londra. Sai cosa fare».
Falcon terminò la telefonata senza lasciargli il tempo di rispondere e a lui non restò che rimettersi il casco e accompagnare gli altri negli uffici realizzati appositamente sul cantiere.
1
Un rumore sordo per strada spinse Julie a guardarsi alle spalle e a controllare automaticamente la logora borsa che teneva attaccata al corpo.
Quello era un quartiere poco sicuro e una delle responsabili del nido l’aveva avvertita di non lasciare mai i documenti a casa visto l’alto numero di furti, con il risultato che adesso portava sempre con sé i passaporti.
«Ms Simmonds?»
Lei sussultò spaventata e si voltò di colpo ritrovandosi di fronte un uomo che le bloccava l’accesso all’appartamento che aveva affittato.
Le bastò un’occhiata per capire che non si trattava di un ladro. La macchina lussuosa parcheggiata lì accanto era una prova più che sufficiente.
Annuì con la testa.
«E questo è suo figlio?»
Julie si irrigidì e si strinse forte al petto il nipote. Dopotutto, adesso Josh era suo figlio. La gelida pioggia di marzo, che era iniziata a scendere non appena uscita dal negozio dove lavorava part-time, le aveva inzuppato il cappotto e i capelli biondi lisci raccolti in una coda di cavallo.
Stava morendo di freddo eppure era intrappolata in mezzo alla strada con un uomo che le stava facendo domande a cui non voleva rispondere.
«Se è un ufficiale giudiziario...» iniziò con una voce carica di disprezzo. Il cuore le batteva a mille per la paura. Josh era suo e non aveva motivo di temere quello sconosciuto, anche se non era la madre naturale del bambino.
Ecco quello che succedeva a vivere alla giornata con il costante incubo che comparisse all’improvviso qualcuno a chiedere denaro. Ti faceva sentire in colpa benché non ce ne fosse alcun motivo.
Se erano soldi che quel tipo cercava allora stava perdendo il suo tempo.
Non aveva senso mandare ufficiali giudiziari quando non c’era più niente da prendere ed era ancora più inutile desiderare che i genitori avessero fatto un altro tipo di testamento.
Essendo l’unica sopravvissuta avrebbe dovuto ereditare qualcosa; magari abbastanza da saldare i debiti di sua sorella e acquistare una piccola casa per sé e per Josh.
Purtroppo, secondo il suo avvocato, data la situazione complicata sarebbe occorso del tempo prima di sistemare le cose.
Il fatto era che i suoi genitori, sua sorella e James, il suo fidanzato, nonché il padre e la madre di lui, erano tutti morti nello stesso disastro ferroviario insieme ad altre venti persone.
Per lei era stato uno shock terribile e si era ritrovata di colpo con il nipotino da accudire e i debiti di Judy da pagare.
Oltre al fatto, naturalmente, di dover venire a patti con la perdita di James.
Quando aveva dovuto organizzare i funerali per la sua famiglia aveva pensato che forse Judy volesse essere sepolta con James, ma Annette, la sorella, si era opposta insistendo che il fratello doveva riposare accanto ai genitori.
Aveva presenziato a entrambe le cerimonie funebri e aveva scoperto che Annette era una donna algida, esattamente come l’aveva descritta James.
«Tieni quel bambino lontano da me!» aveva esclamato allontanandosi. «Questo cappotto costa una fortuna ed è di puro cachemire.»
James le aveva raccontato che Roger, il ricco marito che lavorava in banca, desiderava disperatamente una famiglia, ma che la sorella era assolutamente contraria all’idea. Avevano una bella casa a Chelsea, dove lei intratteneva gli amici e colleghi del consorte.
James... Julie trattenne le lacrime.
Il suo unico e solo amore.
Il suo primo e ultimo amante.
Se soltanto le cose fossero andate diversamente...
Se fosse stata lei a concepire suo figlio...
Se...
La sua perdita la faceva soffrire terribilmente. Con la sua morte si era spenta anche la speranza che un giorno potesse tornare da chi l’aveva amato veramente.
Rocco osservò l’alternarsi di emozioni negli occhi grigi insolitamente espressivi di quella donna. L’unica sua parte che sembrasse viva. Non aveva mai visto una ragazza così scialba.
«Un ufficiale giudiziario?» disse sprezzante prima di aggiungere: «Il motivo per cui sono qui riguarda fondamentalmente una questione di riappropriazione».
Riappropriazione? Ormai non era rimasto più nulla nell’appartamento che potesse essere preso. Le luci della strada illuminavano i tratti del suo viso, un misto di arroganza e crudeltà bizantina.
Era il volto di un uomo che non conosceva pietà o compassione.
Rocco non riusciva a capire cosa ci avesse visto il fratellastro in quella pallida ragazza inglese. Era magra al punto da sembrare malnutrita, senza fascino né personalità.
Forse, però, era ingiusto. Magari, durante le feste a base di champagne e droga che amava organizzare il fratellastro, si era distinta nello squallido modo che Antonio amava tanto.
Fu sopraffatto dal disgusto per quello stile di vita e per la moralità della donna che aveva di fronte. Ma ancora di più per il senso del dovere che gli era stato inculcato fin dalla nascita.
Sin dall’inizio era stato contrario a quella storia. Il posto di un bambino era con la madre. Falcon, però, aveva puntualizzato che il piccolo sarebbe stato sempre con lei dal momento che il suo compito era quello di portare entrambi in Sicilia. In effetti, adesso che aveva constatato con i propri occhi le condizioni precarie in cui vivevano, dovette ammettere che il suo intervento sarebbe stato a beneficio di tutti e due.
Aveva freddo e doveva portare in casa Josh, ma lui era lì, di fronte a lei, e non si spostava. Il nipote non si era ancora ripreso del tutto da una brutta tosse. Purtroppo, da quando era nato, a gennaio, il piccolo aveva avuto un sacco di problemi. Tanto per cominciare c’era il fatto che Judy non lo aveva mai desiderato. Poi si era scoperto che non riusciva a nutrirsi correttamente per un problema di anchiloglossia. A quel punto aveva dovuto subire un piccolo intervento chirurgico a cui era seguita una infezione, grazie alla incuria di sua sorella, che aveva comportato ulteriori problemi di alimentazione.
Infine, il destino lo aveva privato di entrambi i genitori e dei nonni.
Ma lei lo avrebbe amato e protetto. Dopotutto era la sola cosa che le era rimasta di James e della sua famiglia.
Ed era ciò che aveva silenziosamente promesso di fare all’uomo che aveva amato profondamente.
James si era sentito così orgoglioso ed eccitato quando aveva scoperto che Judy era incinta...
Rocco stava perdendo la pazienza. In fondo era un Leopardi e i Leopardi avevano governato sulle loro terre in Sicilia fin dai tempi delle crociate. Era cresciuto in un ambiente in cui essere un Leopardi significava che la propria parola era legge.
«Non so di cosa si deve riappropriare, ma mio figlio ha freddo e lo devo portare in casa» disse Julie. Non voleva aprire la borsa davanti a uno sconosciuto, tuttavia doveva recuperare le chiavi. Impresa non facile con in braccio Josh e quando scorse l’espressione irritata e impaziente sul volto dell’uomo si rese conto che tentare di essere discreta sarebbe stato soltanto una perdita di tempo.
«Lascia che tenga io il bambino» le disse Rocco usando un tono più informale per rassicurarla.
Lei spalancò gli occhi stupita da quella offerta. Sembrava quasi che fosse perfettamente a suo agio con bambini così piccoli.
«Hai figli?» gli chiese arrossendo per quella domanda inappropriata.
«No» rispose lui in modo così secco da indurre Julie a tenersi stretta Josh.
Purtroppo, nella disperata ricerca delle chiavi, rovesciò parte del contenuto della borsa sulla strada bagnata: una serie di conti di sua sorella da pagare, il passaporto suo e di Josh...
Rocco aggrottò la fronte nel notare i documenti in mezzo agli altri oggetti sparsi a terra. Ignorando le sue proteste si chinò a raccoglierli.
Come doveva interpretare la presenza dei passaporti nella borsa? Probabilmente un segno del destino che avrebbe reso più semplice e facile il suo compito. Ma chi se ne andava in giro con il passaporto addosso? Evidentemente chi non voleva trovarsi impreparato nel caso in cui si fosse presentata l’occasione di lasciare il paese. Immaginava fosse una circostanza abbastanza comune tra le donne d’alto bordo che aveva frequentato il fratellastro.
Quella che aveva davanti, però, non ne aveva di certo l’aspetto. Le restituì tutto, compreso le chiavi.
Julie sospirò di sollievo. Non sapeva precisamente di cosa aveva paura, comunque adesso si sentiva più rilassata.
«Il bambino va riparato dalla pioggia» le disse lui autoritario. Quindi le posò una mano sul gomito facendola avanzare verso la sua auto. «La mia macchina è lì.»
Lei non capì se si fosse mossa per volontà propria, oppure spinta dal vento e dalla presa dello sconosciuto. Rabbrividì domandandosi quali fossero le sue intenzioni.
Che cosa voleva veramente? Ovviamente non lei. Ogni gesto e movimento di quell’uomo suggeriva un disprezzo per chiunque non fosse al massimo. Tutto ciò che doveva fare era chiedergli di scostarsi. Ormai aveva il braccio indolenzito. Sistemò meglio Josh in cerca di sollievo.
«Lascia che lo prenda io» le disse Rocco avvicinandosi al piccolo.
«Che cosa vuoi? Chi ti ha mandato?» lo aggredì Julie in ansia.
«Non mi ha mandato nessuno» ribatté lui freddo. «Inoltre sarebbe meglio che mi chiedessi da dove vengo.»
«Perché dovrei farlo? Non capisco di cosa diavolo stai parlando.»
«No? Provengo dalla famiglia e dal paese a cui appartiene questo bambino.»
Gli occhi di lei, dello stesso grigio azzurro di quel cielo londinese di marzo, si spalancarono per lo shock e la paura allorché il significato delle sue parole le penetrò il cuore, il quale iniziò a battere forsennatamente.
«Vieni dalla Sicilia?»
«Sì, vengo dalla Sicilia.»
Quella