Agli ordini del duca: Harmony Collezione
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Insensibile e cinico, Hugo è completamente indifferente ai pettegolezzi che alimentano la sua vita privata. Ma c'è qualcosa in Eleanor che gli incendia il sangue nelle vene, qualcosa che lui non vede l'ora di scoprire... in camera da letto.
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Anteprima del libro
Agli ordini del duca - Caitlin Crews
successivo.
1
Eleanor Andrews era certa di poter gestire un personaggio come Hugo Grovesmoor, sebbene sembrasse un compito impossibile.
Come si poteva leggere quotidianamente sui rotocalchi, il dodicesimo Duca di Grovesmoor era un uomo potente e arrogante, in una parola, un uomo impossibile.
Troppo ricco. Troppo pieno di sé.
Come se non bastasse, era incredibilmente bello e nessuno riusciva a resistergli, uomo o donna che fosse.
Un demonio edonista.
Ed Eleanor stava per finire direttamente sotto le sue grinfie.
«Non essere melodrammatica» commentò sua sorella Vivi con un sospiro, muovendo i graziosi riccioli sulle spalle.
Eleanor le aveva appena confidato i suoi timori per il ruolo di istitutrice della bambina affidata alle cure di Hugo.
Vivi era come sempre superficiale e distratta, eppure Eleanor non poteva fare a meno di adorarla.
Era tutto ciò che le era rimasto dopo che i loro genitori erano morti anni prima in un tragico incidente d'auto, che aveva messo a repentaglio anche la vita di Vivi.
Eleanor non riusciva a dimenticare di aver rischiato di perdere anche la sorellina.
«Non mi sembrava di esserlo» ribatté lei.
Non precisò che solitamente quel ruolo veniva degnamente interpretato proprio da Vivi.
Si trovavano nel monolocale che dividevano in uno dei quartieri popolari di Londra.
C'era un minuscolo angolo cottura, una libreria e lo spazio, minimo, era invaso dalle cose delle due sorelle.
Vivi era allo specchio e si stava truccando, mettendo in risalto gli occhi di un caldo colore nocciola.
Eleanor aveva sentito uno dei fidanzati di sua sorella definirli oro liquido e insieme a lui anche metà del villaggio dove erano cresciute a casa di una lontana cugina.
Il poverino non aveva considerato che urlarlo alle tre del mattino sotto le finestre poteva apparire poetico, ma di sicuro non garantiva la riservatezza di un simile complimento.
«Tu non vedrai Hugo. Sarai l'istitutrice della bambina e non credo che a lui interessi avere a che fare con te né tu con lui. Pensi davvero che abbia voglia di mettersi a fare il bravo papà?»
Accompagnò quella frase con un gesto sprezzante della mano.
Vivi, Eleanor, e tutti i lettori di rotocalchi conoscevano bene la situazione familiare di Hugo Grovesmoor.
Erano anche, ovviamente al corrente della sua relazione altalenante con la bella Isobel Vanderhaven, un'ereditiera adorata in società e che tutti ritenevano fosse stata rovinata dalla perfidia di quell'uomo.
Invece Isobel aveva stupito tutti, lasciandolo quando era incinta del figlio di Torquil, il migliore amico di lui.
Tutti avevano concluso che l'amore trionfava sempre e che Isobel meritava di meglio.
Il matrimonio era stato celebrato in pompa magna e la sorpresa era stata grande quando, in seguito all'incidente nautico che era costato la vita a Torquil e a Isobel, si era scoperto che Hugo era stato nominato custode legale della bambina.
Lui aveva accettato nonostante la sua riluttanza, peraltro comprensibile, poiché quella bambina l'aveva privato della possibilità di avere un futuro con Isobel.
I lettori avevano gioito, esultato e pianto, come se fossero stati intimi di quella gente.
«Un uomo ricco come Hugo ha un numero impressionante di proprietà. Sono sicura che si farà vedere di rado nella casa a Londra» aggiunse Vivi con fare convinto.
Eleanor rammentò a se stessa che la sorella aveva trascorso parte del suo tempo con personaggi del calibro di Hugo Grovesmoor.
Vivi aveva frequentato gli istituti più eleganti e, anche se non si era distinta negli studi, aveva avuto per contro una vita sociale brillante, che prima o poi l'avrebbe condotta a un matrimonio con un rappresentante dell'alta società.
Vivi era minore di Eleanor di diciotto mesi e fra le due era la più bella.
Aveva occhi grandi da cerbiatta, una bocca carnosa che sembrava sempre imbronciata.
I riccioli scomposti facevano pensare che si fosse appena alzata dal letto e quando accennava un sorriso, sembrava pronta a ogni genere di avventura che un uomo potesse proporle.
E pensare che dopo l'incidente i medici avevano dubitato che potesse riprendere a camminare!
Vivi stava cercando l'uomo giusto e nel suo caso, si trattava di qualcuno con un nome che contava, una bella casa e un solido conto in banca.
Eleanor invece andava a pochi eventi sociali, era sempre troppo impegnata con il lavoro, spesso più di uno.
Vivi era quella carina e frivola e così Eleanor si era ritrovata costretta a essere seria e responsabile.
Aveva ventisette anni e si era adeguata al ruolo che ricopriva.
Avevano perso i loro genitori e Vivi era sopravvissuta ed Eleanor si sentiva in dovere di sostituirli e provvedere alla sorella che spendeva molto... doveva fare colpo sulle amicizie altolocate. E gli abiti eleganti e raffinati erano costosi.
Ed era Eleanor a dover provvedere a quegli acquisti.
L'incarico di istitutrice in casa dell'uomo più detestato d'Inghilterra le avrebbe garantito un ottimo stipendio superiore a quello di ogni altro lavoro che avesse mai avuto.
Era il motivo per il quale si era licenziata, lasciando il posto di receptionist in uno studio di architettura.
Vivi aveva sentito dire che il duca cercava un'istitutrice, ovviamente un uomo come lui non metteva un'inserzione sul giornale.
La cosa più importante era che aveva saputo in anteprima dai suoi amici quanto il duca intendesse elargire alla futura istitutrice della bambina che aveva in custodia.
Più di quanto Eleanor avesse mai percepito e così si era fatta avanti.
«Pare che il duca abbia rifiutato tutte le governanti che gli sono state presentate...»
Vivi aveva fatto una giravolta avvolta in un delicato abitino di seta, pronta per una delle sue tante serate mondane.
«Tu saresti perfetta!»
L'agenzia aveva organizzato il colloquio e così Eleanor si era ritrovata pronta al viaggio verso il brumoso Yorkshire, dove si trovava la più importante delle magioni del duca, Groves House.
«Un'istitutrice è poco più di un'inserviente in una casa come quella del duca» stava proseguendo Vivi. «Non sarai un'ospite. È improbabile che ti ritrovi a tu per tu con lui.»
A Eleanor stava bene.
Non amava le celebrità e il loro egocentrismo.
O quanto meno... Questo fu quello che continuò a ripetere a se stessa la mattina seguente mentre il treno sfrecciava per le campagne, diretto nello Yorkshire.
Non era più stata nel Nord dell'Inghilterra da quando era bambina e i suoi genitori erano ancora vivi.
Aveva dei ricordi vaghi delle mura che cingevano la città di York in una nebbiosa mattina estiva, prima che tutto cambiasse.
Non aveva senso che indugiasse in quei pensieri malinconici, così si preparò, scese nella stazione e andò in cerca del treno locale che l'avrebbe condotta a destinazione.
La vita andava avanti.
Indipendentemente da quello che si perdeva lungo la strada.
Quando Eleanor arrivò nella minuscola stazione di Grovesmoor Village, si guardò intorno in cerca di qualcuno che l'attendesse, ma la banchina del treno era deserta.
Non era un inizio incoraggiante.
Eleanor pensò a tutto quello che aveva chiuso nel bagaglio e che doveva servirle nelle prossime sei settimane che aveva accettato di trascorrere a Groves House.
Vivi solitamente viaggiava con diversi bagagli, tuttavia lei disponeva di un vero e proprio guardaroba.
Eleanor no.
Decise che era meglio darsi da fare, così controllò la mappa sul cellulare e vide che distava trenta minuti a piedi da lì.
«Meglio mettersi in cammino» mormorò fra sé e sé.
Si sistemò la borsa sulla spalla, afferrò il trolley e s'incamminò con passo deciso.
O almeno, quella era l'impressione che voleva dare.
Dopo cinque minuti, si rese conto che aveva imboccato la direzione sbagliata.
Tornò sui suoi passi e riprese a camminare lungo la solitaria strada di campagna avvolta nella nebbia.
Il silenzio era tale che l'unico rumore era quello del suo respiro.
Aveva vissuto così a lungo nei ritmi frenetici di Londra, che aveva dimenticato la quiete della campagna che la circondava.
Prati e brughiere punteggiate da qualche lontana collina, dal nome a lei sconosciuto.
Raggiunse il bivio per Groves House e imboccò il viale.
Non c'erano più pietre miliari a indicare il cammino e la strada che saliva a larghi tornanti, era fiancheggiata da alberi di alto fusto.
Aveva perso il conto di quante curve avesse fatto la strada, quando d'un tratto vide in lontananza la casa.
Non aveva un aspetto accogliente e non era una casa.
Era una magione immensa, imponente, con le luci che brillavano all'interno e l'unica parola che venne in mente a Eleanor, fu perfetta.
Avvertì una sensazione strana, inspiegabile.
Riprese a camminare, sentendo che qualcosa stava cambiando in lei e nella sua vita ed ebbe la sensazione di essere a una svolta voluta dal destino.
Sua Grazia il Duca di Grovesmoor, meglio noto agli amici e alla stampa come Hugo, trovava difficoltoso pensare con lucidità in quei giorni.
L'alcol gli dava il mal di testa.
Gli sport estremi avevano perso il loro fascino da quando aveva compreso che la sua morte avrebbe comportato la fine del Ducato di Grovesmoor e che le sue proprietà sarebbero finite in mano a uno stuolo di lontani cugini che non vedevano l'ora di arricchirsi.
Perfino il sesso, un tempo uno dei passatempi preferiti per raggiungere l'oblio, si era rivelato inutile da quando tutte le sue relazioni finivano sui rotocalchi prima ancora che le lenzuola fossero cambiate.
Hugo il demone. Hugo lo sciupafemmine. Hugo lo scapestrato.
Si perdeva negli eccessi per non affrontare i suoi più profondi rimpianti e finiva con l'annoiarsi mortalmente.
Il cavallo che aveva montato quel giorno, l'orgoglio della sua scuderia, si era rivelato di pessimo umore, almeno quanto lui.
Non serviva a niente correre, scappare, non poteva sfuggire a se stesso. Era immerso in quei cupi pensieri, quando vide una figura minuta avanzare nel pomeriggio grigio ed ebbe la sensazione che si trattasse finalmente di qualcosa di completamente differente.
Era tutto ciò