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I desideri del principe: Harmony Collezione
I desideri del principe: Harmony Collezione
I desideri del principe: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

I desideri del principe: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Vorrebbe tanto odiarla, ma non riesce a impedirsi di desiderarla...


Chi è davvero Lily Wrightington: una cinica fotografa di moda o un'appassionata studiosa di storia dell'arte?
Il principe Marco di Lucchesi non riesce a nascondere la sua antipatia per quella ragazza inglese, così come non è in grado di celare nemmeno il suo incredibile desiderio di lei. E per tutto il tempo che i due passano insieme, l'atmosfera oscilla fra questi due estremi, fino a quando le ombre del passato non riprendono a tormentare Lily. E Marco sa bene che offrirle il proprio conforto sarebbe l'inizio della fine.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2018
ISBN9788858984185
I desideri del principe: Harmony Collezione
Autore

Penny Jordan

Scrittrice inglese, attiva da parecchi anni nell'area della narrativa romantica, è notissima e molto apprezzata dal pubblico di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    I desideri del principe - Penny Jordan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Passion and the Prince

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Penny Jordan

    Traduzione di Marta Draghi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-418-5

    1

    Alzando gli occhi dalla macchina fotografica, Lily provò un certo orrore per la scena che aveva di fronte. Modelli e modelle seminudi – le ragazze scheletriche e con le labbra imbronciate che chiacchieravano o bevevano dell’acqua con la cannuccia, per non rovinare il trucco, e i ragazzi con i loro corpi abbronzati e palestrati – si sottoponevano alle attenzioni dei vari truccatori e parrucchieri che ronzavano loro intorno. Le dita scorrevano veloci sui telefonini, la pelle abbronzata risaltava sulla biancheria che i modelli indossavano per il servizio fotografico. Una musica assordante rimbombava nella piccola stanza nonostante molti stessero ascoltando il proprio iPod. In altre parole, un normalissimo e caotico set fotografico.

    «È arrivato l’ultimo modello?» chiese all’hairstylist, che rispose scuotendo la testa.

    «Non possiamo aspettare ancora. Lo studio è libero soltanto oggi, dovremo usare due volte un altro modello.»

    «Se vuoi, posso scurire i capelli di uno dei ragazzi biondi» suggerì la stylist, allungando una mano per non far cadere lo stand della biancheria urtato dal passaggio di uno dei modelli.

    Guardandosi intorno, Lily provò una fitta al cuore. Era cresciuta in quel mondo – fino a che non aveva deciso di rifiutarlo e allontanarsene – e ora non le piaceva per niente, quasi odiando tutto ciò che esso rappresentava.

    Potendo scegliere, quell’affollato e squallido studio dall’odore fin troppo familiare – un mix di feromoni maschili, sudore, ansie femminili, sigarette e sostanze illegali – era l’ultimo posto in cui avrebbe voluto trovarsi.

    Facendosi strada in mezzo a un gruppetto di modelle, posò la macchina fotografica su un tavolino e si avvicinò a controllare la posa di una ragazza dallo sguardo scuro e diffidente, chiedendosi quanti giovani speranzosi erano entrati in quel mondo credendo di poter ottenere subito un contratto per una famosa rivista di moda, solo per scoprirne il lato più squallido. Troppi.

    I servizi fotografici di quel genere erano proprio uno degli aspetti meno affascinanti per chi lavorava nel mondo della moda, un mondo lontano da quello che succedeva nelle riviste patinate che non avevano problemi di budget.

    Non avrebbe voluto farlo. Era a Milano per una ragione del tutto diversa, ma non era mai riuscita a rifiutare una richiesta di aiuto da parte del suo fratellastro, e lui ne approfittava. La madre di Rick – seconda moglie di suo padre – era sempre stata molto carina con lei e le sembrava suo dovere ripagare quella gentilezza aiutando il ragazzo. Ma, come non poteva ignorare il proprio senso del dovere, allo stesso tempo non riusciva a dimenticare tutto ciò che il loro defunto padre era stato.

    Aveva fatto di tutto per dissuadere Rick dal seguire le orme del genitore famoso ed equivoco, ma inutilmente. Rick era deciso a diventare un fotografo di moda.

    Soddisfatta della posa della modella, tornò alla macchina fotografica, però dovette interrompersi irritata perché la porta si spalancò all’improvviso, creando una luce non voluta allo scatto e facendo entrare un busto maschile in abito elegante.

    Il modello in ritardo era finalmente arrivato – rovinandole le foto...

    Esasperata, spostò una ciocca di fluenti capelli biondi e – senza distogliere lo sguardo dalla macchina fotografica – gli disse: «Sei in ritardo. E sei in mezzo allo scatto».

    Solo l’improvviso silenzio piombato nella stanza le fece pensare che qualcosa non andava – provocandole una serie di brividi di ansia lungo la schiena. Fece un passo indietro e alzò lo sguardo, incontrando immediatamente quello freddo e ostile dell’uomo che era appena entrato. Un uomo alto, dai capelli scuri, le spalle larghe e un abito decisamente costoso, il cui linguaggio corporeo non faceva che sottolineare la stessa fredda ostilità – e un certo altezzoso sdegno – che gli leggeva negli occhi.

    Lily sentì i propri occhi spalancarsi involontariamente di fronte a quell’uomo e il cuore batterle incerto nel petto. Chiunque fosse, non era certo un modello.

    Anche se in boxer sarebbe stato... magnifico, si disse, con una fitta allo stomaco che la prese del tutto alla sprovvista. Se qualcuno glielo avesse chiesto, avrebbe detto – e ci credeva veramente – di essere abituata alla bellezza maschile e che, secondo lei, l’attrazione sessuale era solo un crudele inganno di madre natura, necessaria per la continuazione della specie ma da evitare il più possibile. Era cresciuta in un mondo in cui la bellezza era un bene di scambio abusato e sopravvalutato, e proprio per questo lei cercava in tutti i modi di non far risaltare la propria.

    Con il suo Sì? rivolto a quell’uomo avrebbe voluto suonare risoluta e distaccata, ma al posto delle scuse per averle rovinato lo scatto e di una spiegazione per l’interruzione, ricevette invece uno sguardo ancora più ostile, fatto di silenzioso e infastidito contegno che le diede i brividi.

    L’uomo non aveva degnato di uno sguardo le modelle praticamente svestite che, invece, lo stavano tutte fissando – e non c’era da meravigliarsene. Faceva apparire i giovani modelli presenti come dei ragazzini – ciò che in fondo erano – nonostante i loro muscoli. Era straordinariamente bello – bello ma gelido. E, sospettò Lily, piuttosto prevenuto. Trasudava un certo rude orgoglio maschile misto a potere sensuale, anche se quella strana durezza nell’espressione le faceva pensare che qualunque cosa lo avesse portato lì non sarebbe stata piacevole – almeno per qualcuno. Ma non per lei. Non poteva essere lì per lei. Perché allora la sua presenza le aveva risvegliato tutti i possibili campanelli di allarme?

    Era la figlia dei suoi genitori, si disse. E questo significava che in un modo o nell’altro anche lei – come sua madre – doveva essere vulnerabile a quel genere di travolgente sensualità maschile. E altrettanto capace di usare la propria bellezza per sfruttarla commercialmente? Si sforzò di reprimere una strana sensazione che la fece rabbrividire – come il tocco indesiderato di un uomo. Non avrebbe mai ripetuto gli errori di sua madre! Era lì per fare un lavoro, non per cedere di fronte alle proprie insicurezze.

    Qualunque cosa lo avesse condotto in quello squallido studio, non era certo per la speranza di fare il modello. Il suo volto aveva i lineamenti marcati e imponenti di un busto rappresentato su un’antica moneta romana. Poteva essere il genere di volto che avrebbe trascinato eserciti di uomini in guerra e innumerevoli donne a letto. Ma in quel momento aveva un’espressione talmente sprezzante che, se fosse stata catturata dalla macchina fotografica, avrebbe fatto correre a nascondersi i potenziali acquirenti anziché invogliarli a comprare l’articolo proposto.

    Aveva intenzione di dire qualcosa per rompere la gelida tensione che aveva creato?

    Lily fece un respiro profondo, e ripeté decisa: «Sì?».

    Un altro sguardo gelido. Non pareva nemmeno un essere umano, distaccato dalla vulnerabilità emotiva che colpiva normalmente la razza umana, per nulla turbato dalla tensione quasi palpabile che si era creata nella stanza.

    «È lei la responsabile qui?»

    Aveva una voce più calma di quanto si sarebbe aspettata, ma carica della stessa autorità che trasudava dalla sua presenza, e un tono decisamente aspro.

    Lily diede un’occhiata preoccupata alla stanza e ai modelli. La visita non era certo amichevole, ed essendo lì al posto del fratellastro sapeva di doversene prendere la responsabilità.

    «Sì» confermò.

    «C’è qualcosa di cui le voglio parlare – in privato.»

    Un sommesso mormorio si diffuse nella stanza. Lily avrebbe voluto rispondere che non avevano nulla da dirsi, e certamente non in privato, ma le venne il vago sospetto che forse suo fratello aveva fatto qualcosa per far arrabbiare quell’uomo.

    «D’accordo» replicò. «Ma dovrà farlo in fretta. Come vede, stiamo facendo un servizio fotografico.»

    Lo sguardo di violento disprezzo le fece fare un passo indietro, prima di avvicinarsi con riluttanza alla porta che lui stava tenendo aperta per farla passare. Un gesto di buona educazione un po’ all’antica, o piuttosto quello di una guardia che non voleva farsi scappare il prigioniero?

    Lo studio si trovava in un vecchio edificio, e la porta era sufficientemente robusta da tenere fuori i commenti e le domande che si sarebbero fatti all’interno. Lily si fermò sul piccolo pianerottolo in cima alle scale, tenendosi il più vicina possibile alla porta.

    In uno spazio così ridotto, non c’era possibilità di fuga – lui bloccava il passaggio sulle scale.

    «Mi chiami pure sessista e antiquato» esordì l’uomo, «ma scoprire che è una donna a procurare giovani corpi e ad approfittarne economicamente è ancor più ripugnante che non se lo facesse un uomo. E quella donna è lei, vero? È lei la donna che vive della vanità e della stupidità degli altri, nutrendoli di false speranze e sogni impossibili.»

    Lily lo fissava incredula. Quell’accusa la riempiva di disgusto, accompagnato dallo shock di sentirla da uno sconosciuto. Pensò che forse era uno squilibrato, ma il suo sesto senso le disse che in realtà era perfettamente sano di mente.

    Si passò una mano fra i capelli – come sempre quando si sentiva insicura – e gli disse con voce scossa: «Non ho idea di cosa stia parlando, ma credo stia commettendo un errore».

    «Lei è una fotografa e va alla ricerca di giovani idioti promettendo loro una scintillante carriera di modelli che – lei sa bene – finirà per distruggere la loro vita.»

    «Questo non è vero» si difese Lily, in un tono traballante e per nulla convinto. In fin dei conti, quello che l’uomo stava dicendo non era esattamente ciò che lei provava nei confronti del business delle modelle?

    Fece un respiro profondo, decisa a dirglielo, ma prima che potesse parlare lui continuò aspro: «Non ha nessuna vergogna? Nessun senso di colpa per ciò che fa?».

    Senso di colpa? Ecco la parola che più di tutte riusciva a risvegliare in lei una valanga di oscuri ricordi – come una freccia avvelenata diretta alle sue emozioni meno protette. Doveva allontanarsi da quell’uomo, ma non riusciva. Era intrappolata con lui su quel piccolo pianerottolo. Con gli occhi della mente vide il panico trasformarsi in un balzo selvaggio per fuggire da lì, nel desiderio di arrotolarsi in una pallina così piccola da non poter essere vista – o tanto meno toccata.

    Ma quella era solo la sua immaginazione. In realtà, non aveva alcuna via di fuga.

    «Questo mondo in cui lei sta cercando di trascinare Pietro – mio nipote – è fatto di crudeltà e corruzione, in cui giovani corpi sono usati e abusati da coloro che ne desiderano la bellezza per i propri obiettivi debosciati.»

    Suo nipote? Il cuore di Lily batteva selvaggio. Ogni parola pronunciata da quell’uomo riapriva una nuova ferita nelle sue emozioni, lacerando il sottilissimo strato di fragilità – l’unica cosa che aveva per proteggerle.

    «Non ho idea di quanti giovani siano stati vittima delle sue promesse di fama e ricchezza, ma posso dirle questo: mio nipote non sarà uno di loro. Grazie al cielo, ha avuto il buon senso di raccontare alla sua famiglia del modo in cui lo avete avvicinato con la promessa di un lavoro come modello e di tanti soldi.»

    Lily aveva la gola secca. Quell’aspetto del lavoro di suo padre non le era mai piaciuto, sapendo bene ciò che persone senza scrupoli potessero far vivere a quei giovani e ingenui modelli. Ed essere ora accusata di una cosa del genere fu così sconvolgente da privarla di ogni capacità di difendersi.

    «Si riprenda i suoi soldi» le disse sbattendole in faccia una manciata di euro. «Soldi sporchi... Quanti schifosi predatori intendeva presentare a mio nipote al party a cui lo ha invitato dopo il servizio fotografico? Aspetti, mi lasci indovinare. Il più possibile, immagino. Perché questo è il suo lavoro, giusto?»

    Rick aveva forse invitato quel ragazzo al party? Il cuore di Lily ebbe un ulteriore sussulto. Rick era un ragazzo molto socievole; era normale per lui uscire a bere qualcosa dopo i servizi fotografici. Oltretutto, era la settimana della moda, e a Milano erano radunati tutti i nomi importanti di quel mondo... ma anche i personaggi peggiori, quelli che...

    Provò un brivido di repulsione e le venne la pelle d’oca al solo ricordo delle proprie paure. Voleva respirare aria fresca. Voleva fuggire dal passato

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