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Amore e pregiudizio: Harmony Destiny
Amore e pregiudizio: Harmony Destiny
Amore e pregiudizio: Harmony Destiny
E-book144 pagine2 ore

Amore e pregiudizio: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Angie è una donna bella, interessante, volitiva, perché all'improvviso si sente insicura e sfiduciata? Arrivata a quarantatré anni forse ha paura d'invecchiare, forse non riesce ad accettare che il tempo passi, forse teme d'innamorarsi di qualcuno più giovane di lei e di soffrire. Tony Parnelli, l'affascinante italiano che da poco si è trasferito nell'edificio accanto e che la corteggia senza darle tregua? Che cosa vuole da lei: amore, compagnia, sesso o una famiglia e magari dei figli? Angie, tranquilla, vuole solo te!
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9788858963104
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    Anteprima del libro

    Amore e pregiudizio - Judith Duncan

    successivo.

    1

    Angie Burrows aveva quasi l'impressione che gli occhi le schizzassero fuori dalle orbite mentre fissava lo schermo del computer. Premette un altro tasto, non riuscendo a ignorare il mal di testa che le martellava le tempie: una rapida schermata, poi i numeri si fermarono sul video e apparve un totale. In preda alla frustrazione, Angie infilò le mani nei capelli. «Accidenti! Sto per diventare pazza!»

    Frank Luciano fece capolino sulla soglia, appoggiò una mano sullo stipite e osservò la sua impiegata. Era un uomo massiccio, la testa calva ornata solo da una coroncina di capelli scuri. I baffetti radi e gli occhi penetranti gli conferivano un aspetto da gangster, ma in effetti Frank era uno dei più abili fiscalisti del paese e i suoi clienti lo adoravano. Al contrario, l'ufficio delle imposte lo detestava.

    Angie avrebbe venduto l'anima al diavolo per lui, ma non in quel momento. Adesso avrebbe voluto soltanto poter strozzare lui e il suo cliente.

    Frank si sporse in avanti. «Stai ancora litigando con i conti Macinrow?» domandò comprensivo.

    «Esatto!» sbottò lei fulminandolo con il suo sguardo.

    «Ti ho già detto di non tirarlo più fuori dai guai: questo è il terzo anno consecutivo che paga le tasse in ritardo, poi arriva qui con tre scatole da scarpe piene di ricevute. Gettiamolo in pasto ai ragazzi dell'ufficio imposte. Ci penseranno loro a sistemarlo una volta per tutte.»

    «Grazie infinite per l'appoggio, Frank. Come se tu gettassi mai in pasto i tuoi clienti all'ufficio imposte!»

    Un sorriso divertito apparve sulle labbra di lui. «Lui sì. Presenta sempre in ritardo i libri contabili e non paga mai in tempo. Sì, credo proprio che glielo getterei.»

    Angie gli lanciò un'occhiata ostile. «Qui siamo a Calgary, Frank, perciò smettila di recitare la parte di Al Capone. Non sono dell'umore adatto. Mi basterebbe un nulla per far quadrare questo dannato bilancio, eppure...»

    «Okay, togliti di mezzo» ordinò Frank avanzando verso di lei e agitando le mani.

    Lei serrò le labbra con aria ostinata. «Io non...»

    «Ho detto togliti di mezzo!» ripeté lui. «Vai a casa, Burrows, e lascia che mi occupi io di questo pasticcio. Voglio proprio vedere che cosa ha combinato quel vecchio caprone questa volta.»

    Trattenendo un sospiro, Angie si alzò cedendo il proprio posto a Frank.

    «Va' a casa e bevi qualcosa di forte. Oppure prendi un calmante» le consigliò lui, lo sguardo incollato allo schermo. «Ci penso io a questo.»

    «Non posso mollarti questa patata bollente» protestò Angie. «Soprattutto dal momento che la prossima settimana prenderò le ferie.»

    «Va' a casa, Burrows. Se questo vecchio caprone tenesse in ordine i libri, non ci sarebbero problemi. Non ti preoccupare.»

    «Ma...»

    «Va', Angie.» Un sorriso apparve sulle sue labbra. «Insomma, hai più di quarant'anni... che cosa ti aspetti? Miracoli?» Il sorriso si allargò. «Forse è la menopausa.»

    Socchiudendo gli occhi, Angie trattenne un commento pungente mentre prendeva in considerazione l'idea di colpirlo con il pesante volume dell'annuale tributario. Invece, prese la scatola che conteneva le ricevute e la lasciò cadere di peso sulla scrivania. «Allora accomodati pure, Luciano.» Afferrò la borsetta posata sullo scaffale. «Mi auguro che questo pasticcio ti provochi un'ulcera.»

    Frank ridacchiò. «Le donne!» fu il suo unico commento.

    Già sulla soglia, Angie, in preda al rimorso e alla gratitudine, si voltò. «Grazie, Frank.»

    Lo sguardo fisso sullo schermo, lui agitò una mano. «Sì, sì...»

    Lei lo guardò per un attimo, poi il suo senso dell'umorismo ebbe il sopravvento. «Se decidi di ucciderlo, avvertimi: mi darò da fare per raccogliere i soldi per la cauzione.»

    Frank ridacchiò di nuovo. «Sei tutta cuore, Burrows.»

    «Ci vediamo» concluse Angie mettendo la borsetta a tracolla.

    «D'accordo. E adesso vai a casa per favore, mi stai dando sui nervi.»

    Angie uscì. Se non avesse avuto quarantatré anni e non fosse stata una persona equilibrata, si sarebbe messa a saltare per la gioia gridando alleluia. La stagione delle tasse era finita, era prima vera e lei aveva una settimana di ferie. La sensazione di libertà le fece quasi girare la testa.

    Raddrizzando le spalle, respirò a fondo, poi si diresse verso casa, canticchiando un motivetto a mezza voce, inebriata dalla dolce aria primaverile.

    Quando arrivò davanti alla sua abitazione, si bloccò. L'attiguo edificio a un piano, con annesso un vecchio negozio di meccanico, non era più sfitto: quattro grosse moto dall'aspetto possente erano parcheggiate lì davanti, le cromature scintillanti al sole. Dall'entrata proveniva il ritmo incalzante di una musica rock suonata a tutto volume. Mio Dio! La casa era stata venduta a una banda di motociclisti! Angie fissò quell'incubo a occhi sbarrati. Sapeva bene che erano fatti all'ordine del giorno. Le bande di motociclisti acquistavano case in vecchi quartieri della città, portando con sé una ventata di crimini e terrorizzando i residenti, ma non poteva credere che succedesse proprio lì. Non in quel tranquillo rione, non nella casa accanto alla sua.

    Come se avesse il diavolo alle calcagna, si affrettò a raggiungere la sua villetta, e con mani tremanti prese la chiave che infilò nella toppa. Una volta al sicuro, si appoggiò contro l'uscio cercando di dominare il panico. Forse stava esagerando, si disse. Magari non si trattava di una banda. Probabilmente il nuovo inquilino aveva deciso di aprire un negozio di motociclette. Non era un grande prospettiva per il quartiere, ma sempre meglio che trovarsi a tu per tu con una banda di Hell's Angels. In ogni caso, la mattina seguente avrebbe chiamato il fabbro per rinforzare i serramenti e installare una nuova chiusura di sicurezza alla porta, decise.

    In quell'esatto momento, una porta lungo il corridoio si spalancò e Angie trasalì, con il cuore che ricominciò a martellarle nel petto.

    La figlia quindicenne la fissò stralunata. «Che cosa ci fai a casa?» le chiese. «Sono solo le tre e mezzo.»

    Angie riuscì a rivolgerle un debole sorriso. «Frank mi ha concesso un pomeriggio libero.»

    Kelly la studiò pensierosa. «Per quale motivo? Hai un aspetto spaventoso.»

    Determinata a non allarmare la figlia almeno fino a quando non avesse scoperto esattamente che cosa stava succedendo nella casa accanto, Angie si costrinse a sorridere in modo più convincente. «Ho passato tutta la mattina alle prese con le tasse del signor Macinrow.»

    «Quel tizio che ti porta le ricevute in una scatola da scarpe?»

    «Proprio lui.»

    Kelly sorrise. «Be', questa deve essere proprio la tua giornata, mamma. È arrivata una lettera di papà. Ciò significa che devi prepararti a un'altra delle sue prediche. Mi chiedo che cosa bolla in pentola questa volta.»

    Mentre digeriva quella bella notizia, Angie si lasciò sfuggire un lungo sospiro. Era troppo: la banda di motociclisti e una lettera di Bruce nello stesso giorno. Se avesse potuto, avrebbe optato per gli Hell's Angels. Con un altro sospiro, si di resse verso la cucina e gettò uno sguardo di vero disgusto alla posta sistemata in un mucchietto sul tavolo. Non che lei e il suo ex marito avessero un brutto rapporto. In effetti, si poteva anzi dire che era piuttosto civile. Purché lui tenesse per sé le proprie opinioni.

    Con sguardo spento, Angie continuò a fissare la posta. Indovinava il contenuto della lettera. Haley, la loro figlia ventenne che frequentava l'università, aveva ottenuto un lavoro estivo su una nave da crociera, mentre Bruce avrebbe voluto che passasse l'estate a Vancouver lavorando per lui. Per questo motivo Haley e suo padre avevano dato il via a uno scontro epico e alla fine la figlia aveva telefonato ad Angie chiedendole un'opinione in proposito.

    Pur parteggiando in cuor suo per la figlia, Angie aveva tentato di rimanere il più imparziale possibile, consigliandole soltanto di scegliere di testa propria senza lasciarsi influenzare da nessuno. Conosceva molto bene Haley e sapeva che ci si poteva fidare del suo buonsenso.

    La conseguenza della telefonata era la lettera di Bruce che sicuramente la rimproverava di non averlo appoggiato. Angie sospirò di nuovo, poi scostò i capelli dal viso con entrambe le mani: aveva voglia di urlare. Invece, si voltò verso il bancone della cucina, prese il bollitore dell'acqua e lo riempì. Se fosse stata furba, uscendo dall'ufficio si sarebbe incamminata in direzione opposta a quella di casa...

    «Accidenti, non c'è mai niente da mangiare qui!»

    Incrociando le braccia, Angie si voltò e osservò la figlia frugare nel frigo. I lunghi capelli castani sciolti sulle spalle conferivano alla ragazzina un aspetto fragile, ma Kelly non era una bambola di porcellana, con grande disappunto del padre e della sua seconda moglie. Sui jeans logori c'era una macchia di erba e terra, colletto e polsini della camicia sembravano masticati da un cane, i calzettoni da ginnastica avevano un motivo diverso l'uno dall'altro. No, decisamente non aveva l'aspetto di una bambola, decise Angie. Sembrava più un'orfanella abbandonata.

    «Hai di nuovo giocato a baseball con i ragazzi?» le domandò con un sorriso divertito.

    «Come lo sai?»

    «Hai macchie d'erba sulla schiena. O hai giocato a baseball oppure sei stata trascinata da un cavallo in corsa» sottolineò la madre.

    «Sì, ho giocato... e ho anche vinto» rispose Kelly sorridendo.

    «Che cosa hai in programma per il fine settimana?»

    «Domani mattina alle sei abbiamo un allenamento di nuoto» riferì Kelly. «Ci andiamo anche domenica.»

    «Hai bisogno di un passaggio?»

    «No, io e Scott ci andiamo in bici. Oh, a proposito, prima ha telefonato Shawn: ha detto che era in partenza, ma che verrà a casa al più presto.»

    Shawn era l'altro figlio di Angie, universitario ventiduenne, impegnato in un progetto di riforestazione dell'isola di Vancouver. Angie aveva sperato che quell'anno sarebbe tornato a casa per le vacanze. Shawn era sempre stato un ragazzo giudizioso e dopo il divorzio si era mostrato ancora più responsabile, diventando praticamente l'uomo di casa. Angie sentiva molto la sua mancanza.

    «Ha detto quando sarebbe tornato?» chiese con un nodo alla gola.

    «No, però ha assicurato che avrebbe chiamato non appena ne avesse avuto la possibilità.» Mordendo una mela presa nel frigo, Kelly guardò la madre. «Io e Scott volevamo andare a fare un giro in bici... va bene?»

    «Sì, ma torna in orario per cena, d'accordo?»

    «D'accordo.»

    Mentre la porta si chiudeva alle spalle della figlia, la casa le sembrò improvvisamente troppo vuota e silenziosa. Forse Frank aveva ragione: la menopausa era in agguato.

    Con una felpa sulle spalle, Angie si trovava nel giardino sul

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