Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il mio capo solitario: Harmony Jolly
Il mio capo solitario: Harmony Jolly
Il mio capo solitario: Harmony Jolly
E-book184 pagine2 ore

Il mio capo solitario: Harmony Jolly

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo? Certo. Provare per credere!

Quando il matrimonio dell'ereditiera australiana e star di Instagram April Molynex fallisce, lei cerca di rifarsi una nuova vita a Londra con una nuova identità. Decisa a mantenersi con le proprie forze, si ritrova a lavorare per il solitario e affascinante milionario Hugh Bennell. A Hugh piace la sua vita priva di complicazioni, ma quando incontra April tutto cambia. Lui non è tipo da relazioni a lungo termine e April non vuole perdere l'indipendenza faticosamente conquista, ma l'attrazione che c'è tra loro potrebbe rendere inutile opporre qualunque tipo di resistenza. A meno che un segreto non provi a rovinare tutto!
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2018
ISBN9788858991015
Il mio capo solitario: Harmony Jolly

Correlato a Il mio capo solitario

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il mio capo solitario

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il mio capo solitario - Leah Ashton

    successivo.

    Prologo

    Il tramonto era perfetto – un trionfo di arancio e porpora con sullo sfondo un blu intenso che andava scurendosi. C'era persino il giusto numero di nuvolette che si allungavano artisticamente verso l'orizzonte.

    La spiaggia, invece, non era così perfetta.

    Era una giornata calda a Perth, quindi April Molyneux non era stata la sola ad avere l'idea di un picnic sulla riva del mare. Intorno a lei c'era gente con cartocci di pesciolini e patatine fritte. Altri si erano portati dei cestini, e qualcuno si stava gustando uno dei magnifici coni gelato in vendita al furgoncino rosa strategicamente piazzato tra le dune.

    C'erano teli da mare ovunque, boe per i bagnanti, bambini intenti a fare castelli di sabbia e donne in leggings che camminavano sul bagnasciuga chiacchierando. A questi si aggiunse di lì a poco un'intera squadra di calcio, composta da ragazzotti saltellanti in canottiera e calzoncini viola.

    April avrebbe voluto mettersi a urlare. Non era questo che aveva programmato. L'atmosfera non era quella intima e romantica di un tête-à-tête sulla spiaggia.

    Evan, sdraiato sulla loro coperta, le dava le spalle ed era concentrato sul cellulare.

    Quel giorno era il loro anniversario. Tre anni.

    #anniversario #treanni #amore #romanticismo

    Al momento April si sentiva in vena di rovesciargli sulla testa il contenuto del cestino gourmet che aveva fatto preparare – croccanti baguette, burro aromatizzato, formaggi raffinati, moscato, eccetera eccetera.

    «Dobbiamo proprio farlo?» le chiese, senza nemmeno guardarla.

    «Vuoi dire stare con tua moglie il giorno del tuo anniversario di matrimonio?» ribatté lei, secca. Ma aveva un nodo alla gola.

    Mossi dalla brezza, i lunghi capelli biondi le sbatterono sugli occhi, e lei li ricacciò rabbiosamente dietro le orecchie. Era seduta con le gambe raccolte sotto di sé, il lungo abito rosa pallido che le copriva il bikini color platino. Guardò la schiena di Evan con occhi che lanciavano dardi. L'attenzione del marito era ancora fissa sullo schermo del telefonino.

    «Sai cosa intendo.»

    Sì, April lo sapeva. Ma aveva passato settimane a preparare quella giornata, postando foto del loro matrimonio per il suo milione e mezzo di fan.

    anniversario #treanni # amore # romanticismo

    Aveva organizzato il viaggio nel nord dell'Australia sul jet della famiglia Molyneux. Aveva trovato la spiaggia perfetta. Si era fatta spedire quello stupido cestino col corriere da Margaret River, e aveva chiesto alla sua assistente che le facesse trovare la splendida coperta da picnic di mohair coi colori dell'arcobaleno su cui Evan era disteso.

    Poi mentre lei era intenta a preparare la valigia per il fine settimana, Evan aveva chiamato dall'ufficio. Le aveva chiesto se poteva cancellare tutto. Non era in vena di andare, non potevano restare a casa?

    La spiaggia dove si trovavano ora era stata un compromesso. E non per la spiaggia in sé. Per la foto.

    Tutto quello che Evan doveva fare era sorridere alla macchina, poi avrebbero potuto far ritorno a casa e mangiarsi le delizie del cestino seduti sul divano, davanti alla tele. Oppure avrebbero potuto ordinare una pizza. Qualunque cosa. Non aveva importanza. Ed Evan avrebbe potuto cenare in silenzio, ritirarsi nel suo studio e rivolgerle a malapena la parola per il resto della serata.

    Come faceva tutte le sere.

    Il nodo alla gola divenne quasi insopportabile.

    Finalmente Evan si mosse. Si tirò su e si girò, così da poterla fronteggiare. Si tolse gli occhiali da sole e, per qualche ragione, anche lei li tolse.

    Per la prima volta da secoli, la guardò diretto. Intensamente, gli occhi nocciola fissi sui suoi del colore del cielo.

    «Non credo possiamo continuare così» le disse, con un tono fermo che probabilmente avrebbe dovuto sorprenderla.

    April finse di non aver capito. «E dai – è solo una stupida foto. Dobbiamo farlo. Ho degli obblighi contrattuali» ribatté.

    Per gli sponsor: la coperta di mohair, il cestino da picnic, i suoi occhiali da sole, il bikini.

    Le donazioni per la fondazione erano strettamente correlate a quella foto.

    Evan scosse il capo. «Sai bene di cosa sto parlando.»

    Avevano iniziato ad andare da un consulente matrimoniale appena un anno dopo le nozze. Poco dopo avevano smesso di cercare una gravidanza, avendo convenuto entrambi che era meglio aspettare che avessero chiarito le cose fra loro.

    Ma non erano riusciti a chiarire nulla.

    Tutti e due si presentavano diligentemente alle sedute, si sforzavano di prestare ascolto l'uno all'altro... ma non era cambiato nulla.

    Si amavano ancora, questo era un fatto. Per entrambi.

    April era certa di essere ancora innamorata di Evan. Lo era da quando l'aveva invitata al ballo dei suoi dodici anni.

    Per lei, questo era tutto ciò che contava. Alla fine sarebbe tornato tutto com'era prima tra loro. O no?

    «Ti ho sempre amato, April» disse Evan, con un tono circospetto che lasciava intendere che si fosse esercitato. «Ma non ti amo nel modo in cui so che dovrei. Il modo in cui dovrei amare la donna con cui sono sposato. Meriti di meglio, April.»

    Oh, Signore.

    Le parole le erano arrivate in un miscuglio confuso. Ma nella mente si ripeteva di continuo un'unica frase: non ti amo più, April.

    Un sorrisetto incurvò le labbra di lui. «Immagino di meritare anche io di meglio. Tutti e due dovremmo avere quell'amore che si vede nei film, o che si trova nei libri. Non pensi? E non è mai stato così tra noi.»

    Si fermò, come se aspettasse di sentirle dire qualcosa, ma April non aveva nulla da dire. Assolutamente nulla.

    «Senti, non potrei mai tradirti, April, ma qualche tempo fa ho conosciuto una persona che mi ha portato a pensare che forse anche per me è possibile il grande amore.»

    Questo pezzo non lo aveva provato di sicuro. Era precipitoso, agitato.

    «Ti rispetto troppo per seguire le mie pulsioni per un'altra» continuò Evan. «L'ho esclusa dalla mia vita e ho troncato tutti i contatti con lei. Te lo giuro. Ma non riesco a smettere di pensare a lei, e...»

    Da un po' non la guardava, ma ora tornò a fissarla dritto in viso. Deglutì a vuoto e lanciò la sua bomba: «Voglio il divorzio, April. Mi dispiace».

    Lei poté solo annuire.

    «April?»

    La gola chiusa le impediva di parlare. Per nascondere gli occhi colmi di lacrime si rimise in fretta gli occhiali da sole. «Facciamo questa dannata foto» disse, la voce strozzata.

    Evan sgranò gli occhi, ma annuì.

    Si misero in posa – con le spalle che si sfioravano appena – e April scattò, senza pensare a niente ma, sorprendentemente, la spiaggia dietro di loro risultò deserta per il nano secondo che occorse a premere col dito sul cellulare.

    Per i suoi fan sarebbe stata perfetta. Una spiaggia intima, un marito bello e amorevole, un tramonto da favola...

    In silenzio mise in rete la foto.

    Tre meravigliosi anni con questo splendido uomo! #anniversario #treanni # amore # romanticismo

    Prima di postarlo, cancellò l'ultimo hashtag:

    #finito

    Lo sguardo di Hugh Bennell si appuntò sulla porta nera in cima alle scale di pietra grigia. Vernice e maniglie di ottone apparivano leggermente opache – e non solo perché il sole stava appena sorgendo in quella mattina londinese piuttosto cupa. Una manciata di foglie si era raccolta nel punto in cui ci sarebbe dovuto essere uno zerbino e un singolo stelo d'erbaccia si era fatto largo in una fessura della soglia.

    Avrebbe dovuto porvi rimedio, si disse.

    Ma per il momento si limitò a portare la bicicletta nella casetta a tre piani in stile vittoriano dove si trovava il suo appartamento – un appartamento cui si aveva accesso scendendo una rampa di scale del tutto simile a quella esterna.

    I chiodini delle scarpette da ciclista ticchettarono sul parquet mentre raggiungeva la parete a cui appese la bici, sotto una mountain bike da professionista. Sulla destra c'era una porta che immetteva in una delle stanze per gli ospiti.

    La porta era dipinta di bianco ed era candida come il giorno in cui aveva ristrutturato l'appartamento. Anche la maniglia di ottone era ancora bella lucida. In effetti, tutta la casa scintillava. Era tutto pulito e ordinato. Come piaceva a lui.

    Dopo aver fatto una doccia, coi capelli ancora umidi, Hugh si sedette alla sua scrivania. La scrivania era sul davanti dell'appartamento, sotto una finestra che dava sul marciapiede. Sopra di lui il traffico andava aumentando mentre la città si preparava a una nuova giornata di lavoro. Da dove era lui vedeva caviglie e piedi – con stivali, scarponcini, tacchi. Da fuori invece non potevano vederlo – aveva controllato ovviamente – perciò poteva lasciare gli scuri aperti, permettendo alla luce del sole di filtrare sulla sua postazione di lavoro.

    Piazzò la tazza di tè sul sottobicchiere che stava alla destra del portatile aperto e guardò il post it con la lista meticolosamente stilata a mano la sera prima.

    Aveva sempre amato le liste, anche da bambino. Si ricordava ancora l'espressione divertita di sua madre quando aveva visto il suo primo fogliettino sul comodino, con elencato tutto quello che avrebbe dovuto mettere nello zaino prima di andare a scuola. Si era reso conto che quei fogliettini avevano un effetto calmante su di lui – erano un'alternativa decisamente migliore ai momenti di panico in cui la mamma si rendeva conto di aver dimenticato qualcosa di importante giusto mentre varcavano il cancello della scuola.

    Un maniaco delle liste!, aveva riso sua madre. Com'è possibile che tu sia mio figlio?

    In cima alla lista di quel giorno aveva segnato: dipingere la porta d'ingresso e lucidare gli ottoni.

    Era sicuro che la squadra del Precise ritenesse eccentrica questa mania delle liste in un uomo che possedeva e dirigeva un impero multimilionario nel settore delle applicazioni per telefonia mobile, ma sapeva che i suoi collaboratori pensavano fosse eccentrico anche per svariate altre ragioni.

    Sullo schermo comparve il memo di un appuntamento per le nove di quella mattina.

    Hugh cliccò per dare il via alla riunione online del team. Quattro dei cinque collaboratori erano già connessi, i volti sorridenti dei profili visibili sulla destra dello schermo. Nel profilo di Hugh, tuttavia, c'era solo una silhouette grigia, perché per lui la privacy era fondamentale. Doveva essere lui ad avere il controllo di quello che rivelava al mondo.

    Un trillo segnalò l'arrivo dell'ultimo collaboratore.

    «Bene, sembra che ci siamo tutti» disse Hugh. «Allora possiamo cominciare.»

    1

    Sei settimane più tardi – Londra

    April si sentiva bene.

    Aveva trentadue anni e quel giorno avrebbe sostenuto il suo primo colloquio di lavoro. Certo, ne aveva già fatto un paio per l'internato all'università, ma quelli non contavano.

    Questo invece era molto significativo.

    Un sorriso le distese le labbra.

    La metro era affollata. Ognuno pareva completamente assorbito dal proprio mondo – il giornale, il cellulare, il paesaggio fuori dal finestrino...

    Nessuno faceva caso a lei. Nessuno si rendeva conto di quanto fosse importante per lei quella giornata.

    Al giorno del disastroso anniversario erano seguite settimane di vuoto assoluto per April. C'erano stati lo shock, la rabbia e poi l'incubo del dover dire del divorzio a sua madre e alle sue sorelle, Ivy e Mila. C'erano state interminabili riunioni dagli avvocati e discussioni altrettanto interminabili per raggiungere un accordo adeguato. C'erano stati lacrime, vino e lunghe conversazioni.

    Il tempo pareva essersi dilatato. Specie la notte, quando era sola nel suo appartamento ultra moderno. Mila si era fermata da lei un paio di sere per tenerle compagnia, ma aveva una sua vita e un compagno di cui occuparsi. Sua mamma era rimasta per una quindicina di giorni, aiutandola a focalizzarsi sugli aspetti pratici e i dettagli legali. Ivy le aveva portato il figlioletto Nate in visita regolarmente – anche se si era sentita molto mortificata quando il piccolo aveva urtato una coppa di cristallo che stava su un tavolino e l'aveva fatta cadere, mandandola in mille pezzi.

    «Non preoccuparti» l'aveva rassicurata. «Una cosa in meno di cui decidere a chi andrà.»

    All'inizio dividere le cose che lei ed Evan avevano comprato insieme le era parso di vitale importanza. Forse perché così aveva qualcosa su cui concentrarsi – o forse perché in lei c'era un po' della rude donna d'affari che era sua madre.

    Ma via via che i giorni passavano, con le notti insonni che si susseguivano uguali l'una all'altra, tutta quella roba aveva cominciato ad apparirle priva di importanza. Come probabilmente era giusto che fosse per una donna che divideva un fondo fiduciario di milioni di dollari con le sorelle.

    Perciò Evan poteva avere tutto quanto.

    Non ti amo...

    April non aveva cercato di addolcire la pillola. Evan aveva infiocchettato quelle parole per farle

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1