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Vicini di cuore: Harmony Bianca
Vicini di cuore: Harmony Bianca
Vicini di cuore: Harmony Bianca
E-book169 pagine2 ore

Vicini di cuore: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Maggie:
Per me avere come nuovo vicino di casa Blake è soltanto una complicazione. È complicato gestire il suo fascino e l'effetto che ha su di me e sapere che è qui solo temporaneamente non mi aiuta affatto. Ma quando si è presentato alla mia porta con un neonato in braccio non ho saputo dirgli di no.

Blake:
Da solo non sono in grado di occuparmi di un bambino, anche se si tratta di mia nipote. Ma con Maggie sono sicuro che sarebbe diverso, anche se lei non riesce ancora a fidarsi di me. Ho solo un modo per convincerla: farle capire che sono qui per restare.
LinguaItaliano
Data di uscita9 nov 2018
ISBN9788858990544
Vicini di cuore: Harmony Bianca
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    Vicini di cuore - Marion Lennox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Surgeon’s Doorstep Baby

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Marion Lennox

    Traduzione di Silvia Calandra

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-054-4

    1

    Primario ortopedico presso uno degli ospedali universitari più prestigiosi di Sydney, Blake Samford era abituato a venire svegliato in piena notte per un’urgenza.

    Tuttavia, in quel momento stava trascorrendo un periodo di riposo nella fattoria di suo padre, a duecento miglia da Sydney.

    Non si aspettava chiamate d’emergenza.

    Non si aspettava un bambino.

    Maggie Tilden adorava restare sveglia al buio ad ascoltare la pioggia che picchiettava la lamiera del tetto. Le piaceva soprattutto poter ascoltare da sola.

    Disponeva di un letto matrimoniale tutto per sé. Aveva in affitto da sei mesi quell’appartamento, situato in una parte della grande casa di Corella Valley, e assaporava ogni istante che vi trascorreva in tranquillità.

    Adorava sentirsi libera e poi quel posto le piaceva. Non importava che gli elementi si stessero scatenando. Lei era perfettamente felice. Mosse allegramente le dita dei piedi sotto le lenzuola. «Che piova pure, non m’importa» pensò.

    Non la spaventava neanche l’alluvione.

    Quel pomeriggio il ponte era stato dichiarato inagibile. I detriti trascinati dal fiume in piena venivano scaraventati contro la struttura di legno e per questo le autorità, che temevano potesse crollare, avevano delimitato l’accesso con dei cordoni e tutta la valle era isolata. Ai residenti era stato consigliato di evacuare e molti, in effetti, avevano lasciato le loro case, ma gli agricoltori più anziani non si sarebbero mossi dalla loro terra neanche con una ruspa alle calcagna. Non era la prima alluvione a cui assistevano. Avevano fatto scorte alimentari e avevano sistemato le derrate al sicuro in alto, per cui erano pronti a resistere.

    Maggie faceva altrettanto.

    Il rombo di un tuono spaccò la notte e Tip, il giovane border collie, si avvicinò al suo letto gemendo.

    «Va bene, ragazzi» sospirò Maggie, mentre anche il vecchio Blackie la raggiungeva in cerca di conforto. «Qui siamo al sicuro e all’asciutto e abbiamo una scorta di cibo per un mese. Che altro possiamo volere?»

    Poi fece una pausa.

    Oltre il ticchettio dell’acqua, udì il rumore di un’auto.

    Qualcuno stava oltrepassando il ponte?

    Avevano superato i blocchi.

    Erano impazziti? La quantità d’acqua che si stava riversando sulla valle era impressionante ed erano stati affissi numerosi cartelli che mettevano in guardia dalla pericolosità del ponte.

    Pochi istanti dopo che l’auto ebbe raggiunto la loro sponda, Maggie la sentì svoltare nel suo viale. Be’... non era proprio il viale di casa sua, quanto quello che conduceva alla Corella View Homestead. Se non avesse sentito l’auto superare il ponte, si sarebbe alzata immediatamente, pensando al peggio. Era infermiera professionale e in quel momento era l’unica della zona ad avere competenze mediche. Ma l’auto era arrivata dall’altra sponda, dove l’ospedale e l’assistenza medica funzionavano.

    Non poteva trattarsi di un’emergenza, ma si alzò comunque e infilò la vestaglia.

    Poi si fermò.

    Forse era un ospite del suo padrone di casa.

    A mezzanotte?

    Perché no? In effetti, non sapeva quasi nulla di lui.

    Blake Samford era l’unico figlio di uno dei grandi proprietari terrieri della zona, di quei possidenti a cui erano stati affidati enormi appezzamenti di terra quando inizialmente l’Australia aveva aperto le porte ai coloni e che da allora avevano incrementato le loro ricchezze. La tenuta di Corella Valley era vastissima, ma deserta. Blake vi aveva vissuto da bambino, fino a quando sua madre lo aveva portato via all’età di sei anni. Da allora non lo avevano quasi più rivisto da quelle parti.

    Questa era la visita più lunga da molto tempo. Era arrivato tre giorni prima per riprendersi da un intervento di appendicectomia e nel frattempo ne avrebbe approfittato per mettere in vendita la fattoria.

    Suo padre era morto da sei mesi. Era giunto il momento di vendere. Lei lo aveva avvertito della piena del fiume, ma lui aveva scrollato le spalle. «In fondo, non mi dispiacerebbe restare bloccato qui.»

    Forse è una donna, aveva pensato Maggie sedendosi nuovamente sul letto, proprio mentre l’auto si fermava e lei sentiva dei passi salire i gradini che conducevano all’ingresso principale della casa, proprio dove abitava Blake. Forse aveva pensato che fosse meglio restare bloccato in compagnia. Una donna pronta a rischiare tutto pur di raggiungere il suo amante?

    Chi poteva dirlo. Non sapevano nulla di Blake Samford. Era nato lì, ma era come un estraneo. Sporadicamente l’aveva visto da ragazzo, quando era costretto a venire a trovare quel prepotente di suo padre, così come diceva la gente, ma per quanto ne sapeva lei non si era fatto vivo durane la sua malattia. Considerata la reputazione di suo padre, nessuno gliene aveva fatto una colpa. Lo aveva rivisto al funerale.

    Era andata alla cerimonia funebre perché aveva assistito l’anziano allevatore quotidianamente negli ultimi mesi di vita. La sua nomea era pessima, ma amava i suoi cani e questo l’aveva convinta che forse c’era del buono anche in lui. Avrebbe dovuto parlare con il figlio dei cani. E della sua idea. Allora non sapeva se si sarebbe fatto vivo. Invece Blake Samford era comparso, ormai uomo fatto. E stupendo. Le donne anziane mormoravano che assomigliasse alla madre.

    Maggie non l’aveva conosciuta, ma in effetti era rimasta piacevolmente sorpresa dell’aspetto attraente del ragazzo, forte, tenebroso, affascinante.

    Ma per nulla cordiale. Alla cerimonia si era tenuto lontano dalla gente del posto, l’espressione impassibile, quasi insofferente.

    Lei lo capiva. Con un padre come Bob Samford, era già un miracolo che fosse venuto.

    Ma Maggie voleva parlargli della sua idea. Aveva preso il coraggio a due mani e l’aveva avvicinato al termine del servizio funebre per chiedergli se poteva affittarle l’appartamento della governante sul retro della casa. Si era offerta di tenere d’occhio la fattoria e di occuparsi dei cani a cui suo padre era tanto affezionato. Del bestiame di Bob, che era ancora necessario per mantenere bassa l’erba, si stava occupando Harold Stubbs, il vicino proprietario terriero, ma Harold cominciava a essere un po’ troppo avanti con gli anni per occuparsi di due mandrie, della fattoria e dei cani. Finché non avesse concluso la vendita, non gli serviva una custode provvisoria?

    Dopo tre giorni le era arrivato un regolare contratto d’affitto e subito si era trasferita. Ma di lui non aveva avuto più notizie.

    Fino a tre giorni prima, quando era tornato per mettere in vendita la fattoria. Se lo aspettava e, infatti, si era già attivata per trovare un’altra sistemazione. Non voleva tornare a casa.

    Ma in quel momento tutta la sua attenzione era rivolta alla stupidità delle persone che avevano oltrepassato il ponte. Erano fuori di testa, forse?

    Fu tentata di tirare le tende e dare una sbirciatina fuori.

    Aveva sentito i passi correre così veloci sotto il portico che tutta la casa aveva rimbombato. I cani sembravano impazziti ma, proprio mentre cercava di allontanarli dalla porta, udì i passi tornare indietro altrettanto in fretta.

    Nel frattempo il motore dell’auto era rimasto acceso. Una portiera sbatté e un attimo dopo l’auto sgommò e ripartì a velocità sostenuta. Trattenne il fiato quando la udì attraversare di nuovo il ponte e tirò un respiro di sollievo quando arrivò dall’altra parte. Sana e salva.

    Che accidenti...?

    Bambini che giocavano a nascondino?

    Non erano affari suoi, rifletté. Adesso c’era Blake. Lei doveva occuparsi solo della sua piccola porzione di casa.

    Sua. Finché Blake non avesse venduto tutto.

    Non importava. Per il momento era casa sua e intendeva godersela.

    S’infilò nuovamente sotto le coperte... da sola.

    Se c’era una cosa di cui Maggie Tilden aveva disperatamente bisogno, era stare sola.

    Meraviglia.

    Dall’altra parte della parete, anche Blake era in ascolto. Sentì l’auto attraversare il ponte, bussare alla porta, lo scalpiccio dei passi, l’auto che ripartiva in fretta.

    Anche lui pensò che, chiunque fosse, doveva essere impazzito.

    Lui e la sua custode, Maggie Tilden, avevano controllato il ponte il giorno prima. I detriti trasportati dalle acque in piena si scagliavano con violenza contro i piloni.

    «Se vuole andarsene, deve farlo subito» gli aveva consigliato lei. «Presto le autorità lo chiuderanno.»

    Che importanza aveva? Gli avevano prescritto tre settimane di convalescenza. Doveva vendere la proprietà di suo padre, perciò poteva anche restare bloccato.

    «Come vuole» gli aveva detto Maggie come se non le importasse affatto, e se n’era tornata nel suo appartamento seguita dai cani.

    Se ne stava sempre per i fatti suoi e di questo lui le era grato, ma adesso... Qualcuno aveva bussato in piena notte.

    Erano amici di Maggie che si divertivano a fare i cretini? Avevano lasciato qualcosa per lei alla porta sbagliata?

    Comunque adesso se n’erano andati. Aveva sentito i cani abbaiare. Probabilmente li aveva calmati. Una parte di lui si aspettava che venisse a controllare cos’era successo.

    Ma lei non si mosse.

    Lascia perdere, rifletté tra sé Blake. Torna a letto.

    O era meglio controllare? Avevano bussato con forza e insistenza. Per richiamare l’attenzione.

    Okay, meglio verificare.

    Si avviò verso la porta principale, l’aprì e quando fece per uscire per poco non inciampò in un fagotto. Rosa, morbido...

    Si fermò e scostò un lembo della copertina rosa.

    Una folta ciocca di capelli neri. Una minuscola bocca rosa. Un nasino all’insù. Enormi occhi neri sbarrati che cercavano di mettere a fuoco. Una bambina. Non doveva avere più di tre settimane di vita, pensò. Abbandonata sulla soglia.

    Senza riflettere, la raccolse e si guardò intorno nella notte cupa, sperando che l’auto fosse ancora lì, che ci fosse una risposta plausibile.

    Il fagottino era caldo... e umido. Vivo.

    Una bambina...

    Lui non ne sapeva nulla di bambini. Durante l’internato ne aveva curati alcuni. Aveva le nozioni di base di pediatria, ma ormai era chirurgo ortopedico da parecchi anni e i bambini non rientravano nella sua sfera d’azione.

    Eppure adesso ne teneva uno in braccio.

    Fissò la piccola, i suoi grandi occhi sgranati. Improvvisamente un ricordo gli tornò alla mente. Era passato tanto tempo. Trent’anni o di più? Lì, in quell’ingresso.

    Una donna che posava un cesto con una bambina accanto alla porta e, indicando Blake, diceva: «Ho portato al ragazzo sua sorella».

    I ricordi erano sfocati. Suo padre gridava e sua madre insultava lui e la donna. Quella strana donna era come isterica.

    Blake allora aveva sei anni. E mentre gli adulti strillavano e litigavano, lui si era avvicinato alla bambina. Piangeva, ma nessuno pareva accorgersi di lei.

    Una sorellina?

    Scrollò le spalle. Quella sera sua madre aveva scoperto che il marito aveva un’amante. Non aveva più rivisto né la donna né la bambina.

    Questa bambina non aveva nulla a che fare con la sua storia. Perché gli era venuta in mente?

    Doveva chiamare la polizia e denunciare il ritrovamento della neonata.

    Poi si rammentò di Maggie, la sua inquilina, e delle referenze che aveva fornito.

    Era infermiera e ostetrica. Un senso di sollievo lo travolse. Lui non c’entrava in quella storia. Ovviamente.

    Da quelle parti sapevano che attività svolgeva Maggie. Se una donna voleva abbandonare il proprio figlio, quale posto migliore della casa di qualcuno in grado di occuparsene? Magari Maggie aveva anche seguito la madre durante la gravidanza.

    «Ehi» disse, rilassandosi e stringendo un po’ più forte la bambina. «Ti hanno lasciata davanti alla porta

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