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La promessa del greco: Harmony Collezione
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La promessa del greco: Harmony Collezione
E-book186 pagine2 ore

La promessa del greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Yiannis Savas, l'irresistibile playboy della famiglia Savas, è da sempre il sogno di ogni donna che ha la fortuna di conoscerlo. Un sogno per tutte, tranne una: Cat MacLean. Lei non gli ha mai perdonato il fatto che ogni sua promessa non è andata oltre una breve anche se infuocata relazione. Adesso Cat è cresciuta: le parole dolci e i modi affascinanti non attaccano più con lei. Almeno fino a quando non si ritrova costretta a trascorrere un'intera settimana accanto all'unico uomo che non ha mai dimenticato. Yiannis Savas.

LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2013
ISBN9788858917077
La promessa del greco: Harmony Collezione
Autore

Anne McAllister

Autrice di grande versatilità, ha vinto il premio RITA per la letteratura romantica ed è acclamata dai fan di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    La promessa del greco - Anne McAllister

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Savas’s Wildcat

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Barbara Schenck

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-707-7

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Yiannis?»

    La voce arrivava da qualche parte vicino alla sua bocca. Yiannis si rese conto che aveva il ricevitore capovolto contro l’orecchio. Rotolò sulla schiena e lo voltò dalla parte giusta.

    «Yiannis? Sei lì?»

    Ah sì, ora era chiaro. Non aveva ancora aperto gli occhi e si sentiva tutto rigido. «Sì. Sono qui.» Anche la sua voce sembrava carta vetrata, roca e confusa dal sonno. Non c’era da sorprendersi, visto che gli sembrava di essere appena caduto nel letto.

    «Oh, accidenti! Ti ho svegliato, era ciò che temevo.»

    Lui riconobbe quella voce contrita. Era Maggie, sua ex padrona di casa e attuale inquilina. L’anziana donna viveva nell’appartamento sopra il garage della vecchia casa sulla spiaggia, che Yiannis aveva acquistato da lei quasi tre anni prima. Sapeva che Maggie odiava disturbarlo. Era molto indipendente e per aver chiamato a quell’ora doveva essere successo qualcosa di grave. Che fosse crollato il tetto?

    «Cos’è successo? Qualcosa non va?» Di solito Yiannis non aveva così tanti problemi con il jet lag, ma aveva impiegato più di trenta ore a tornare dalla Malesia e gli pulsava la testa. Strizzò forte gli occhi e si costrinse a riaprirli di nuovo. Era già chiaro, ma non c’era una luce accecante, grazie a Dio. Attraverso le imposte mezze aperte, poteva scorgere la nebbiolina delle prime ore del mattino tipica della costa della California. Perdurava finché il calore del giorno non la distruggeva. Yiannis guardò di traverso l’orologio: non erano ancora le sette.

    «Non è successo nulla, almeno non all’appartamento» rispose Maggie. Lui avvertì una certa esitazione nella sua voce. «Ho un favore da chiederti.» Sembrava riluttante.

    Yiannis si tirò su e rispose: «Tutto quello che vuoi».

    Quando aveva fatto un’offerta per quella casa di Balboa Island, l’agente immobiliare gli aveva spiegato nervoso: «La proprietaria vuole rimanere come inquilina nell’appartamento sopra il garage. È una condizione alla vendita». Che ovviamente l’agente non condivideva. Tuttavia, considerandola nella giusta prospettiva, Yiannis aveva deciso che poteva anche avere una sua logica. Dopotutto, un’anziana inquilina di ottantacinque anni sarebbe stata certo meno rumorosa e molesta di qualcuno magari attratto dallo stile di vita eccitante della California meridionale e in particolare di Balboa. «Le faccia un contratto di sei mesi» gli aveva consigliato l’agente. Yiannis, in realtà, le aveva offerto addirittura di rimanere nella casa padronale, mentre lui si sarebbe trasferito nell’appartamento adiacente. Quella proprietà gli piaceva molto, quindi non lo preoccupava particolarmente dove vivere. Maggie aveva rifiutato, spiegandogli che si stava ridimensionando. Inoltre, era convinta che le scale sarebbero state un buon esercizio. Così Yiannis aveva preso possesso della casa e Maggie si era trasferita nell’appartamento sopra il garage.

    Funzionava bene per entrambi. Yiannis viaggiava molto per il suo lavoro di importazione ed esportazione di legname pregiato per produttori di mobili e Maggie non andava mai da nessuna parte, così mentre lui era via, teneva d’occhio la proprietà. Da parte sua, Yiannis incrementava la sua collezione di cartoline e strofinacci da cucina da tutto il mondo e Maggie, in cambio, gli cucinava biscotti e pasti casalinghi quando lui tornava a casa. Per Yiannis, Maggie non era soltanto un’inquilina perfetta, ma la sua presenza significava anche salvarsi dall’avere spazio per eventuali ospiti. La famiglia Savas si era dimostrata infinitamente espansiva e mentre Yiannis ne apprezzava il calore e la magnanimità, non sopportava di avere parenti che gli si imponevano ogni volta che saltava loro in mente. Gli piaceva la sua famiglia, ma a distanza. Un continente tra loro sembrava il giusto. Due settimane prima, in procinto di partire per il Sud-est asiatico, era riuscito a rifiutare ospitalità ad Anastasia, una delle sue tre cugine gemelle, che gli aveva telefonato chiedendogli posto per tutte loro, decise a concedersi una pausa primaverile. Sorrideva ancora al ricordo. Di colpo fletté le spalle, mise giù le gambe dal letto e si alzò.

    «Qualsiasi cosa desideri, mia cara» rispose a Maggie. «Specialmente se si tratta di strofinacci da cucina» aggiunse, «te ne ho portati una mezza dozzina.»

    «Santo cielo!» rise lei. «Tu mi vizi!»

    «Lo meriti, ma dimmi, di che cosa hai bisogno?» Yiannis sbirciò fuori dalla finestra. Il tetto sembrava a posto, ma era sempre felice di cambiarle una lampadina oppure portarle la spesa su per le scale, anche se erano le sette del mattino. Tuttavia dubitava che il problema fosse questo.

    Maggie sospirò. «Sono inciampata su uno stupido tappeto e sono caduta. Mi chiedevo se mi potevi dare un passaggio fino all’ospedale.»

    «All’ospedale?» Yiannis si sentì come se lo avessero punto. «Ma stai bene?»

    «Naturalmente» rispose lei. «Ho solo qualche piccolo problema con la mia anca» spiegò. «Ho già chiamato il Pronto Soccorso e hanno detto che dovrei sottopormi a una radiografia.»

    «Arrivo subito.» Mentre parlava, Yiannis si stava già infilando una vecchia felpa. Poi afferrò un paio di jeans e ficcò i piedi nudi in un paio di scarpe nautiche sfondate. Meno di un minuto dopo, stava salendo i gradini che portavano all’appartamento di Maggie ed entrava. Lei era seduta sul divano con uno sguardo dispiaciuto dipinto in viso. I capelli bianchi erano raccolti in una crocchia ordinata sulla nuca.

    «Mi dispiace tanto, detesto disturbarti.»

    «Nessun problema. Riesci a camminare?» Lui le si accovacciò accanto.

    «Non mi aspetto certo che mi porti in braccio.» Maggie si costrinse ad alzarsi, gemendo nel farlo.

    «Posso benissimo portarti io» dichiarò Yiannis. L’anziana donna pesava circa quanto la rete da pesca che lui aveva appeso per bellezza alla parete.

    «Sciocchezze» gli rispose, ma quando cercò di fare un passo emise un piccolo grido e sarebbe caduta se lui non l’avesse afferrata.

    «Probabilmente dovremmo chiamare un’ambulanza» decise Yiannis cupo. Ma invece la sollevò tra le braccia e la portò giù dalle scale fino al garage, dove erano parcheggiate l’una accanto all’altra la sua Porsche e la Ford di Maggie. Lì si fermò.

    «Sarà meglio prendere la mia macchina» mormorò Maggie, con una nota di rammarico nella voce.

    Yiannis sorrise. «Non vuoi farti vedere all’ospedale con la Porsche?»

    «Mi piacerebbe» rispose lei. «Ma non c’è spazio per un seggiolino.»

    Lui la lasciò quasi cadere. «Cosa?»

    «Ci servirà. Ho Harry con me.»

    «Harry?» Chi diavolo era Harry?

    «Il bambino di Misty» spiegò lei. «Ricordi? L’hai incontrata tempo fa.»

    Yiannis ricordava Misty. Era la nipote di Walter, il secondo marito di Maggie, e per quanto riguardava Maggie faceva parte della propria famiglia. Era una ragazza stramba e ora che lo ricordava, una madre non sposata. Anche lei, nonostante sembrasse un po’ trasognata, era una surfista. Aveva lunghi capelli biondi, un’abbronzatura perfetta ed enormi occhi azzurri. Misty era bella, ma irresponsabile. In termini di età, lui immaginava fosse sui venti, ma emotivamente sembrava più sui sette. Il mondo ruotava sempre attorno a Misty e Yiannis era rimasto alquanto sorpreso quando aveva sentito che aveva avuto un bambino.

    «E chi dei due sta crescendo l’altro?» aveva chiesto a Maggie, sarcastico.

    Lei aveva alzato gli occhi al cielo. «Forse con lui riuscirà a realizzarsi.»

    Yiannis non lo riteneva probabile, ma ricordava una piccola sagoma avvolta in una coperta, in una delle visite di Misty qualche mese prima.

    «Cosa intendi dire che ora hai Harry?» chiese lui a quel punto.

    «Dorme in camera da letto. Non preoccuparti, puoi svegliarlo. Non si agiterà... molto» aggiunse e gli diede uno sguardo che intendeva rassicurarlo, ma sembrava soprattutto speranzoso.

    «Questo è confortante» borbottò lui. Gettò uno sguardo malinconico verso la Porsche poi portò Maggie verso il lato passeggeri della sua macchina. «Dov’è Misty? O non dovrei chiederlo?»

    Mentre apriva la portiera e cercava di sistemarla sul sedile senza farle male, Maggie rispose a denti stretti: «È andata a parlare a Devin».

    Il padre del bambino, Yiannis ricordava quel nome. Non lo aveva mai incontrato, sapeva solo che era nell’esercito.

    «Sto bene ora» dichiarò Maggie, scossa da un brivido. Sembrava pallida e Yiannis era preoccupato.

    «Non starai per svenire...» osservò. Non era una domanda, ma a metà tra un ordine e una preghiera.

    «Non sverrò» gli assicurò Maggie. «Torna indietro a prendere Harry. Le chiavi della mia macchina sono nel gallo di ceramica sullo scaffale della cucina.»

    Yiannis volò sulle scale, prese le chiavi poi andò nella camera dove Misty aveva sistemato una specie di lettino per il suo bambino. Suppose di doverle attribuire un po’ di merito per il seggiolino dell’auto e la culla. Si sarebbe aspettato che la ragazza scaricasse semplicemente il bambino a Maggie senza aver provveduto a niente. Forse stava davvero crescendo. Mentre si avvicinava alla culla, Yiannis vide che il piccolo si era svegliato. La sua testolina scura si tirò su e si guardò attorno. Non sapeva quanto tempo avesse, nemmeno un anno, pensò. Ricordava Misty all’inizio della scorsa estate, grossa come una balena e scontrosa più che mai. Quindi Harry doveva essere nato nel mezzo di quel periodo.

    «Harry, vecchio mio.» Mentre si chinava sulla culla, cercò di dare un tono allegro alla propria voce. Il bambino si tirò un po’ su e lo guardò. Quando non vide chi si aspettava, il suo visetto si increspò.

    Oh Dio, lacrime!

    «No, niente di tutto questo» gli disse Yiannis con fermezza, sollevandolo prima che potesse emettere un solo vagito. Harry lo guardò stupito, con gli occhioni blu spalancati, ma fortunatamente asciutti. «Andiamo da tua nonna» gli mormorò e appoggiandosi il piccolo al fianco, chiuse a chiave la porta e scese giù per le scale. Harry non emise un suono finché non vide Maggie, poi iniziò una specie di gorgheggio e tese le piccole braccia per andare da lei.

    «Oh, tesoro, non posso prenderti.» Maggie sembrava angosciata. «Lo hai cambiato davvero in fretta!»

    «Cosa?» Yiannis aveva aperto la portiera posteriore della macchina e stava cercando di riuscire a capire la logistica del seggiolino.

    «Si è appena svegliato. Sarà bagnato.»

    Yiannis non lo metteva in dubbio. «Dobbiamo andare all’ospedale.»

    «Posso aspettare» gli assicurò lei, rivolgendogli un sorriso dolce e speranzoso.

    Lui le restituì lo sguardo, ma si scostò dalla macchina e la studiò attraverso il finestrino del sedile passeggeri. Lei aveva le mani strette in grembo. «Tu ti stai divertendo» la accusò.

    «Non direi, l’anca mi fa male» rispose lei sbuffando.

    Yiannis abbozzò una smorfia colpevole perché, naturalmente, era vero, ma aggrottò la fronte. «Sfruttando al meglio una brutta situazione allora.»

    Maggie fece un sorrisetto. «Qualcosa del genere.»

    «Pensi che io non riesca a cambiare un pannolino?»

    «Penso che tu possa fare qualsiasi cosa» rispose Maggie.

    «Andiamo Harry. Dacci un minuto» decretò burbero e si diresse di nuovo verso l’appartamento. Non che non avesse mai cambiato un bambino prima. Diavolo, ne aveva cambiati un migliaio! D’accordo, forse non così tanti, ma quando si arrivava da una famiglia come la sua, nonostante lui fosse quasi il più giovane dei suoi fratelli, non ci si poteva sottrarre a compiti del genere. C’era sempre qualche cugino o nipote da tenere buono. Yiannis si sbarazzò velocemente del pannolino bagnato di Harry e lo rivestì. Sembrava che cambiare bambini fosse un po’ come guidare la bicicletta, anche volendo non lo si dimenticava.

    Inoltre, il piccolo collaborava ragionevolmente. Si girò e cercò di fuggire solo due volte, ma Yiannis aveva riflessi pronti.

    «Ecco qua» gli disse. «Ora noi due portiamo tua nonna all’ospedale.»

    Scarabocchiò un foglietto e lo lasciò sul tavolo della cucina per Misty, dicendole dove erano e di andare pure a prendere Harry. Poi scese di nuovo giù al garage. Il bambino gli saltellava contro il fianco e sorrideva, agitando le braccia e battendo le manine a sua nonna, che gli restituì saluto e sorriso.

    «Tu sei un uomo speciale» disse a Yiannis, mentre metteva il bambino nel seggiolino dell’auto e lo assicurava con la cintura di sicurezza. L’ospedale più vicino si trovava a pochi chilometri lungo la costa, Yiannis non c’era mai stato prima, ma Maggie lo conosceva bene. «È dove è morto Walter» spiegò.

    «Tu non morirai» rispose lui, convinto.

    Maggie rise. «Non oggi.»

    «Nemmeno tra breve.» Non l’avrebbe permesso. Non disse niente altro, concentrato soltanto a raggiungere l’ospedale più in fretta che poteva. Quando arrivarono, svoltò nel Pronto Soccorso e andò a cercare una sedia a rotelle, ma prima che ci riuscisse apparvero un’infermiera e un inserviente e con la massima efficienza sistemarono Maggie su un lettino a rotelle e la condussero all’interno dell’edificio. «Può riempire il modulo appena avrà parcheggiato» gli disse l’infermiera.

    «Io non...» iniziò lui, ma erano già tutti spariti dentro l’edificio lasciandolo solo. O meglio, non proprio solo, aveva Harry che stava saltando su e giù nel seggiolino, emettendo gridolini felici. Sorrise perfino quando

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