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Fiori per il milionario: Harmony Jolly
Fiori per il milionario: Harmony Jolly
Fiori per il milionario: Harmony Jolly
E-book150 pagine2 ore

Fiori per il milionario: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Chi lo ha detto che i milionari devono essere sempre solo belli e dannati? Esistono anche quelli romantici e sognatori e ve lo dimostreremo!

Da quando il milionario Declan Grant è rimasto solo, vive una vita da recluso nella sua enorme villa di Sydney. Il magnifico giardino che la circonda è lasciato crescere in modo disordinato e selvaggio e avrebbe bisogno di cure. Almeno è quello che pensa Shelley Fairhill, abile e timida orticultrice, che non può sopportare di vedere una tale meraviglia andare a rotoli. Così, quando si propone a Declan per un lavoro, questi, incredibilmente, accetta. E mentre il parco rinasce sotto le amorevoli attenzioni di Shelley, anche i sentimenti di Declan tornano piano piano a germogliare, fino a fiorire in una seconda occasione di insperata felicità.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830521018
Fiori per il milionario: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Fiori per il milionario - Kandy Shepherd

    1

    Shelley Fairhill era passata almeno venti volte davanti alla grande e antica villa di Bellevue Street prima di trovare il coraggio di pigiare il campanello d'ottone. E anche quando le fu aperto, dovette farsi forza per toccare la cancellata di ferro battuto.

    La bella casa, che risaliva agli inizi del XX secolo, aveva tetti aguzzi e una torretta, ed era quasi sommersa dalla crescita selvaggia di un giardino che una volta doveva essere stato splendido, ma che, era evidente, era abbandonato da anni. Il suo cuore di orticultrice sanguinava a vedere le rose fuori controllo, le piante soffocate dai rampicanti e cespugli alti come alberi.

    Nonostante si trovasse nel centro di Sydney, in quel luminoso pomeriggio d'inverno, nella penombra del giardino, la casa sembrava immersa in un mondo a parte, quasi stregata, piena di segreti.

    Senza riuscire a trattenere un brivido, Shelley si ripeté: Devi farlo.

    Non era solo perché le avrebbe fatto comodo un lavoro: la prima volta che aveva visto quel giardino, sbagliando strada mentre andava in stazione, ne era rimasta affascinata.

    Quindi aprì il cancello ed entrò, ignorando il tremito della sua mano. Nelle settimane precedenti, ogni volta che era passata davanti a quella villa nell'elegante quartiere di Darling Point, si era chiesta chi vi abitasse. La sua fantasia aveva creato l'immagine di un'anziana signora dal cuore spezzato che si era isolata del mondo dopo la morte del suo fidanzato, avvenuta durante la guerra. Oppure di un vecchio amareggiato e rabbioso, che aveva scacciato chiunque gli volesse bene...

    La realtà della persona che le aprì la porta era tanto inattesa che dimenticò di colpo il discorsetto professionale che si era preparata.

    L'uomo che si stagliava sulla porta, riempiendone quasi la cornice con la notevole altezza e le sue spalle larghe, aveva circa trent'anni, poco più di lei. Era anche incredibilmente attraente.

    Un bell'uomo dai capelli corvini, i lineamenti ben definiti e occhi azzurro intenso era l'ultima cosa che si era aspettata. In effetti, sembrava cupo e poco cordiale, ma non era certo la figura spettrale che aveva immaginato!

    Sembrava che non si pettinasse da un pezzo, le sue guance erano velate dall'ombra della barba e la felpa e i pantaloni della tuta che indossava erano stropicciati come se ci avesse dormito, eppure questi dettagli non facevano che renderlo più attraente. Tuttavia, l'espressione del suo viso intimidiva.

    Shelley si schiarì la voce, ma lui parlò per primo.

    «Dov'è il pacco?» chiese bruscamente. Aveva una voce profonda.

    «Il pacco?» balbettò Shelley.

    Lui aggrottò ancora la fronte. «La scheda madre.»

    Lei lo fissò, ammutolita.

    Lui fece un gesto impaziente. «Parti di computer. La consegna che sto aspettando.»

    Shelley si guardò istintivamente le mani vuote, prima di capire. «Pensa che io sia un corriere espresso?»

    «Perché? Non lo è?» ribatté lui.

    Lei inclinò il capo di lato. In effetti, la sua uniforme da lavoro con pantaloni color cachi, scarpe da lavoro e camicia della stessa tinta poteva sembrare quella di un corriere, tranne che per il logo della ditta di architettura del paesaggio per cui lavorava ricamato sul taschino. «Be', no. Sono...»

    «Non mi serve niente» tagliò corto lui. «Se ne vada.»

    Shelley si rifiutò di lasciarsi intimidire. «Non voglio venderle niente. Be', tranne me stessa.» No, decisamente non erano le parole giuste. «Sono una specialista di giardinaggio» si affrettò ad aggiungere, indicando la vegetazione selvaggia intorno a sé. «Credo che lei abbia bisogno di un giardiniere, e vorrei proporle i miei servigi.»

    Lui inarcò un sopracciglio. «Non mi serve nulla. Il giardino mi piace così.»

    «Ma è un peccato! Un tempo doveva essere un giardino bellissimo, e adesso sta soffocando per l'incuria» disse lei, senza riuscire a reprimere una nota indignata nella voce. Per lei, le piante erano creature viventi che meritavano amore e attenzione.

    L'uomo sembrò allibito. «E a lei cosa importa?»

    «Io... Mi spiace vedere il giardino in questo stato, quando so che potrebbe essere molto diverso. Potrei farlo tornare bello come un tempo. Le mie tariffe sono molto ragionevoli.»

    Per un attimo i loro occhi s'incontrarono, e a Shelley sembrò che in quelli di lui passasse l'ombra di un rimpianto. Ma fu solo un attimo.

    Lui si passò le mani tra i capelli, arruffandoli ancora di più. «Non mi interessa» disse. E con questo, si voltò e fece per rientrare.

    Incuriosita, Shelley sbirciò oltre la sua spalla, ma la stanza all'interno era troppo buia per riuscire a vederne l'aspetto. Non poi così sorprendente, dato che i rampicanti mai potati sulla facciata impedivano alla luce di entrare.

    Con un ultimo sussulto di coraggio, estrasse dal taschino il biglietto da visita che aveva preparato. «Tenga il mio biglietto da visita, se cambiasse idea» gli disse. Era il suo biglietto personale, non quello della ditta. Infatti, se voleva realizzare il suo sogno di visitare i grandi giardini storici europei, le sarebbe servito qualche lavoro extra.

    Lui guardò il biglietto con l'aria di non vederlo nemmeno, e per un istante sembrò che non intendesse prenderlo. Invece, con riluttanza, glielo prese di mano. Probabilmente, l'avrebbe gettato subito nella spazzatura, ma valeva la pena di tentare.

    «Chiuda bene il cancello quando esce» disse l'uomo, in tono gelido.

    «Certo» disse lei a denti stretti, sapendo che avrebbe dovuto resistere all'impulso di sbatterselo alle spalle.

    Mentre percorreva di nuovo il vialetto, si guardò in giro per vedere qualcosa di più del giardino da quel che aveva visto da fuori. Da vicino, notò che era in condizioni ancora peggiori di quanto avesse pensato.

    Che uomo strano, pensò tra sé.

    Strano, ma anche estremamente attraente. Quei capelli scuri, gli occhi azzurri cupi come un cielo prima della tempesta... Era affascinante e misterioso almeno quanto il giardino. Ma chi poteva essere? Forse era una star del cinema in incognito. O un criminale... O era sotto la tutela di un programma di protezione testimoni. Lei non abitava a Sydney da molto tempo, quindi era logico che non avesse sentito parlare di lui. Ma che importanza aveva? Non lo avrebbe rivisto più.

    Sembrava un'amazzone, pensò Declan mentre guardava la giardiniera dirigersi verso il cancello. I suoi capelli biondo miele erano raccolti in una spessa treccia che le arrivava fino alla vita, e che in quel momento stava ondeggiando per l'indignazione. Doveva essere alta quasi un metro e ottanta, notevole anche con quelle scarpe da lavoro senza tacchi. Le maniche arrotolate della camicia color cachi rivelavano braccia forti e abbronzate, e i pantaloni di taglio maschile non riuscivano a nascondere le sue curve femminili e le lunghe gambe. Sembrava forte, vitale e anche femminile... molto diversa dalla sua idea di giardiniera. Diede un'occhiata al biglietto che aveva in mano.

    Shelley Fairhill. Un nome antiquato, che faceva pensare a una persona romantica e amante dei fiori. Ma la donna che aveva visto somigliava più alla guerriera del videogioco fantasy con cui aveva guadagnato il suo primo milione a soli diciotto anni: la principessa Alana, un'implacabile assassina tutta muscoli, ali da angelo e curve esagerate nate dai suoi ormoni da adolescente. Con il suo arco e le sue frecce mortali, Alana aveva combattuto molte dure battaglie nel mondo di fantasia che Declan si era creato per sfuggire alla solitudine della sua infanzia.

    In questa giardiniera c'era parecchio del personaggio che aveva continuato a rendergli milioni... Anzi, miliardi, da quando aveva venduto a caro prezzo i diritti sulla principessa Alana.

    In quel momento, Shelley Fairhill era tutta muscoli tesi e rabbia repressa. Dalla postura delle sue spalle indovinava che stava facendo fatica a non sbattersi alle spalle il cancello. Invece, lo chiuse con cura esagerata, senza mai voltare il suo capo biondo oro a guardarlo.

    Come biasimarla? Non era stato molto cortese con lei. Ma Shelley Fairhill non avrebbe mai dovuto varcare quel cancello. Declan le aveva aperto in un momento di distrazione, dovuto al fatto che era stanco morto dopo trentasei ore di lavoro ininterrotto. Non faceva mai entrare nessuno, e il giardino gli piaceva com'era: anzi, sperava che un giorno le piante crescessero fino a nascondere del tutto la villa e il suo abitante.

    Tuttavia, doveva ammettere che era una donna attraente, con quel fisico atletico, i capelli dorati e gli occhi di un caldo castano. Per un attimo provò una punta di rimpianto per essersi costruito un muro impenetrabile intorno al cuore.

    Quando l'aveva vista sulla soglia, per una frazione di secondo aveva dimenticato quel muro e i dolorosi motivi per cui lo aveva eretto. Tutto ciò di cui era stato consapevole era di essere un uomo e che lei era una donna bellissima. Ma erano sensazioni che non poteva più permettersi.

    Per un istante guardò il cancello serrato, sulle cui sbarre si protendevano i lunghi viticci di un rampicante. Poi si voltò e si chiuse di nuovo in casa.

    2

    Shelley rilesse il messaggio che le era appena arrivato sullo smartphone.

    Mi contatti subito. Oggetto: lavoro su giardino. Declan Grant.

    Non conosceva quel nome, ma il tono secco del messaggio la indirizzò sulla strada giusta.

    In quelle due settimane aveva cercato di non pensare al giardino trascurato e al suo attraente ma scortese proprietario. Il ricordo del loro incontro non faceva che innervosirla. Quel cafone non le aveva dato neanche la possibilità di spiegargli cosa avrebbe potuto fare! Aveva persino smesso di passare davanti alla villa quando andava alla stazione di Edgecliff dall'appartamento della Double Bay che divideva con sua sorella. E tutto a causa dell'uomo che probabilmente si chiamava Declan Grant.

    Il suo primo impulso fu cancellare il messaggio. Non voleva avere niente a che fare con un uomo tanto sgarbato. Stava per schiacciare Cancella sul display quando si fermò, con un sospiro.

    Accidenti. Avrebbe dato qualunque cosa per lavorare in quel giardino.

    Fissò il telefono per un lungo istante. In quel momento stava piantando una siepe nel giardino di una nuova palazzina di appartamenti sulla costa nord. Non sarebbe riuscita a tornare nella parte est della città, attraverso il ponte sul porto di Sydney, prima di sera. L'idea di rivedere quell'uomo nelle tenebre di una serata invernale di luglio non la attirava affatto, ma temeva che lui avrebbe cambiato idea. Sospirò di nuovo.

    Stasera, venerdì, 18:00.

    Poi, per essere sicura che Declan Grant fosse davvero il proprietario della villa, aggiunse:

    Può confermare l'indirizzo?

    Il messaggio di risposta accertò l'indirizzo sulla Bellevue Street.

    Grazie. A stasera.

    Concluse Shelley, subito dopo.

    Il sole era tramontato quando Shelley si incamminò lungo il vialetto che portava alla villa, nell'oscurità. La prima cosa da fare se avesse ottenuto quel lavoro sarebbe stata installare delle luci LED ad alimentazione solare

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