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Lo sceicco di natale: Harmony Collezione
Lo sceicco di natale: Harmony Collezione
Lo sceicco di natale: Harmony Collezione
E-book121 pagine3 ore

Lo sceicco di natale: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

C'è una sola cosa a cui Lizzie Palmer non intende rinunciare, ed è un Natale tranquillo a casa, a Londra, con il fratello. Ma pare che Hugo sia prigioniero, insieme ad altri connazionali, del temibile uomo d'affari Kemal Volkan, detto Il Sultano.

Così Lizzie non ci pensa due volte a recarsi in Turchia per cercare di sistemare la faccenda. Non ha molto tempo, e non ha molte armi a propria disposizione, così paradossalmente si vede costretta a fare a Kemal una proposta quasi indecente: trattenga lei al posto del fratello, finché l'affare in questione non si sarà sbloccato.

Kemal accetta volentieri, ma la sistema nel suo palazzo più come una principessa che come una prigioniera. E dopo aver ceduto alla tentazione di spiarla nell'harem, il suo unico obiettivo è sedurla.

LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2014
ISBN9788858920329
Lo sceicco di natale: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    Lo sceicco di natale - Susan Stephens

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sultan’s Seduction

    Mills & Boon Short Stories

    © 2004 Susan Stephens

    Traduzione di Claudia Cavallaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-032-9

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Quando si varca quella soglia, si deve lasciare il proprio mondo alle spalle ed entrare nel mio.»

    Era forse una minaccia?, si domandò Lizzie Palmer. Raddrizzandosi, seguì la direzione dello sguardo di Kemal Volkan verso il lato opposto dell’ampio giardino del palazzo.

    «Da chi ha avuto il mio indirizzo?» domandò lui superando le porte dorate.

    Saggiamente, Lizzie non rispose, ma colse negli occhi di Kemal Volkan uno strano luccichio che le fece rizzare i capelli sulla nuca. Nonostante tutta la sua determinazione, sentì d’un tratto dentro di sé un’ansia crescente. E poi lui rise. Un suono duro e virile che rimbalzò fra loro dai ciottoli neri e bagnati.

    «Ha una bella faccia tosta» disse lui.

    Determinazione? Decisamente. Faccia tosta? Forse, rifletté Lizzie precedendo l’uomo che veniva chiamato Il Sultano verso l’entrata della sua casa. Ma non poteva farci niente. Nella vita di Lizzie, erano solo due le cose importanti: la professione di avvocato e suo fratello Hugo. E il fratello veniva sempre al primo posto.

    Le bastava soltanto ricordare che Kemal Volkan teneva prigioniero Hugo da qualche parte in Turchia per capire di avere ragione a voler entrare in quella casa con la forza.

    Dopo la telefonata del fratello, purtroppo poco chiara perché disturbata dalle scariche statiche, Lizzie aveva preso il primo aereo per Istanbul. Quello che aveva saputo di Kemal Volkan dopo una breve indagine era servito soltanto ad aumentare la sua preoccupazione per il fratello.

    Stando alle voci raccolte, sembrava che Kemal vivesse come un antico signore della guerra, circondato da un muro di silenzio. Era dovuta ricorrere a tutta la propria competenza professionale e alle sue conoscenze per indagare in profondità negli affari di quell’uomo, e così aveva scoperto che il nome che gli avevano affibbiato non era un’esagerazione. Il Sultano era immensamente potente e abituato a usare il suo potere senza alcuna pietà.

    Si era anche rivolta all’ambasciata perché l’aiutassero a risolvere quella situazione difficile, ma le era stato detto che avrebbe dovuto arrangiarsi da sola. Si trattava di una questione commerciale, e non politica o penale, e il Foreign Office non poteva venire coinvolto nei procedimenti legali di un altro paese. Così, lei aveva rintracciato un avvocato locale, specializzato in pratiche commerciali, ed era stato proprio Sami Gulsan a darle la cattiva notizia: la società per la quale Hugo aveva lavorato durante l’anno di vacanza che si era concesso prima di iniziare l’università si trovava in gravi difficoltà.

    I passaporti dei dipendenti dell’azienda venivano trattenuti fino all’arrivo in loco delle parti mancanti del macchinario che Hugo aveva aiutato a installare.

    Volkan intendeva usare la libertà degli uomini come merce di scambio per ottenere quelle parti mancanti, e solo il cielo sapeva dove fossero stati portati nel frattempo gli uomini.

    Nemmeno Sami Gulsan era stato in grado di dirglielo. E Lizzie sapeva che, a causa delle difficoltà finanziarie dell’azienda, sarebbe stato quasi impossibile ottenere quei componenti.

    Lanciò un’occhiata furtiva al suo avversario, determinata a farlo rinsavire. Mancava poco a Natale; di certo lui non avrebbe mai trattenuto gli uomini durante il periodo festivo, no?

    «Grazie per avermi ricevuto» disse Lizzie nel tentativo di gettare un ponte fra loro. «Posso assicurarle che non l’avrei disturbata a casa se non avessi ritenuto questa faccenda della massima urgenza.»

    Kemal inclinò leggermente la testa senza rallentare il passo. Lei non capì se si fosse addolcito o meno nei suoi confronti. Ma su una cosa lui aveva ragione, si rese conto Lizzie quando raggiunsero la maestosa entrata del palazzo: quel mondo era molto diverso dal suo. Persino l’aria sembrava diversa. Aveva la particolare immobilità che di solito circonda solo le persone estremamente ricche. E c’era anche un debole profumo - di sandalo, provò a indovinare - che emanava Kemal Volkan.

    Di norma, lei era allergica ai profumi forti, ma in qualche modo quello era diverso.

    Sentendo le porte chiudersi alle loro spalle, Lizzie capì che ora, anche se lo avesse voluto fare, sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro. Ma non ci pensava neanche, era arrivata fin lì su suggerimento di Sami Gulsan e non aveva intenzione di sprecare quell’occasione.

    Forse sarebbe stato meglio presentarsi in modo più educato, avvertendo prima per telefono, ma non aveva previsto di arrivare al palazzo con un vecchio taxi malridotto esattamente nello stesso momento in cui vi era arrivato Kemal Volkan nella sua Bentley guidata dall’autista. Su sua istruzione, il taxi aveva fatto un testa coda, bloccando così la strada alla Bentley. Volkan si era lanciato in avanti e, precedendo l’autista, aveva ordinato al taxi di spostarsi. Per poco, lei non era caduta ai suoi piedi nella fretta di aspettarlo al varco. Poteva ancora sentire l’impronta della sua mano sul braccio. L’aveva lasciata allungando la mano per stabilizzarla, mentre ordinava alle sue guardie del corpo di allontanarsi.

    Fu distolta dai suoi pensieri dalla vista di uomini vestiti con tuniche dai colori vivaci e impreziosite da pietre dure che stavano aprendo la splendida porta d’ingresso.

    D’un tratto, Lizzie fu acutamente cosciente di dove si trovava... e dell’uomo al suo fianco. Esitò brevemente, mentre lui indietreggiava per permetterle di precederlo e poi varcò la soglia del palazzo a fronte alta.

    Aveva tenuto conto del fatto che Kemal Volkan portasse il manto del potere che gli veniva dalla sua immensa ricchezza, aveva tenuto conto persino del suo aspetto diverso, più esotico di quello delle persone con cui aveva a che fare abitualmente. Ma niente avrebbe potuto prepararla a un incontro con un uomo che possedeva un’aura di tale prestigio.

    Si rese conto che le ci sarebbe voluta tutta la sua abilità accusatoria per riportare il fratello a casa in tempo per Natale e si preparò mentalmente al confronto che l’aspettava.

    «Benvenuta nella mia casa, signorina Palmer» esordì lui, costringendola così a voltarsi per guardarlo in faccia.

    «Grazie. È magnifica» disse Lizzie sincera guardandosi intorno. «Non credo di avere mai visto niente di tanto splendido.» E anche lui era stupendo, ammise fra sé, lanciando un’occhiata al padrone di casa.

    Kemal Volkan era alto, con una corporatura che emanava forza e potere, e aveva lineamenti marcati che, nonostante il vestito elegante, lo facevano assomigliare più a un bucaniere tornato a casa dall’ultima spedizione piuttosto che a un uomo d’affari miliardario.

    Lizzie poté ben immaginare come doveva essere facile per Kemal Volkan imbrogliare la maggior parte delle persone, una volta che queste si fossero riprese dallo shock provocato dall’incontro con un uomo come lui. Ma lei non glielo avrebbe permesso. Doveva soltanto ignorare il modo in cui il sangue le scorreva rapido nelle vene e soffocare il crescente senso di apprensione. In qualche modo avrebbe trattato il rilascio degli uomini... e non se ne sarebbe andata prima di averlo ottenuto.

    «Non vuole accomodarsi, signorina Palmer?» chiese lui intrufolandosi nei suoi pensieri.

    Alzando lo sguardo, Lizzie vide che Volkan si era avviato verso una porta interna e si era

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