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Il ritorno di Lucky Parker: Harmony Collezione
Il ritorno di Lucky Parker: Harmony Collezione
Il ritorno di Lucky Parker: Harmony Collezione
E-book155 pagine2 ore

Il ritorno di Lucky Parker: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lucy Parker! Come osava ricomparire, dieci anni dopo averla abbandonata senza una valida spiegazione né un motivo apparente, e pretende anche di dettare legge sulla vita e sul futuro suo e di suo figlio? Callie Magruder sta lottando su due fronti: contro l’amore profondo che in realtà non è mai finito e contro una verità che lei ha sempre negato. Il piccolo Robbie, infatti, appartiene anche a lui. Finché Lucky non le chiede di sposarlo elei…
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858953235
Il ritorno di Lucky Parker: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Il ritorno di Lucky Parker - Barbara Benedict

    successivo.

    1

    Lucky Parker era tornato in città.

    La notizia passò di bocca in bocca con la velocità di un fulmine al salone di bellezza di Mamie, sulla Main Street, ma Callianne Magruder non aveva bisogno di ascoltare i pettegolezzi per sapere del suo arrivo. Ne avvertiva la presenza.

    Callianne possedeva una sorta di sesto senso per tutto ciò che riguardava Lucky Parker.

    Cercava di mantenersi calma mentre si dava da fare sulla tintura della signora Pendergast. Tuttavia, non poteva fare a meno di sbirciare fuori della finestra, di tanto in tanto, fino a quando non scorse Lucky parcheggiare la sua BMW proprio davanti alla vetrina dell'istituto.

    Vide la figura alta e dinoccolata che scendeva dall'auto. Luke chiuse a chiave la portiera, senza dubbio un'abitudine presa negli anni trascorsi a New York. Poi infilò le chiavi in tasca e si diresse verso l'ingresso del locale.

    Callie si sentì balzare il cuore in gola. Stava andando a cercarla!, pensò, terrorizzata. Ma era assurdo, si disse poi, cercando di essere razionale. Che motivo poteva avere? Incapace di distogliere lo sguardo, lo osservò avvicinarsi a grandi passi, con la stessa tranquilla arroganza con cui se n'era andato dieci anni prima.

    Con i suoi capelli biondi, gli occhi color cielo e il fisico asciutto costruito in anni di football, era ancora l'uomo più affascinante che lei avesse mai visto.

    Con uno sforzo immenso, Callie distolse il viso e si concentrò sui capelli della sua cliente, cercando di ignorare i battiti impazziti del proprio cuore. Non era possibile che Lucky Parker cercasse lei, si ripeté. Cosa poteva dirle, considerato l'antico odio che correva fra le loro famiglie?

    Più di cinquant'anni prima, il nonno di Callie aveva sposato la donna che Ben Parker desiderava rendere propria moglie. Da allora, le due famiglie erano nemiche.

    Callie aveva imparato a proprie spese che interferire nei progetti di Ben Parker era un errore che si pagava caro. Aveva commesso quello sbaglio già una volta, per Lucky, e non aveva nessuna intenzione di ricaderci.

    Tuttavia, il suo sguardo continuava a ritornare alla finestra. Anche se erano trascorsi dieci anni, non era pronta ad affrontare Lucky, né l'ondata di pettegolezzi che quella visita avrebbe scatenato. Avrebbe dovuto sentirsi indifferente, invece bastava la sola vista di quell'uomo per ridurla a un fascio di nervi!

    Certo, era tipico di Lucky Parker piombare lì dopo tutto quel tempo, convinto che gli sarebbe bastato un sorriso per farla cadere di nuovo ai suoi piedi. Ma non questa volta! Gli avrebbe dimostrato che si sbagliava di grosso.

    Con la coda dell'occhio, vide Lucky avvicinarsi sempre di più... Una volta giunto sul marciapiede, però, lui svoltò bruscamente a sinistra e si allontanò!

    Callie sbatté le palpebre. Che idiota sono!, pensò. Cosa le aveva fatto supporre che fosse diretto da lei?

    «Ahi!» si lamentò la signora Pendergast. «Callie, tesoro, mi stai tirando i capelli!»

    Callie prese un profondo respiro. «Mi scusi, signora» si affrettò a dire. «Annie, per favore, finisci tu» aggiunse, rivolta a una collega.

    Prima di massacrare la povera cliente, era meglio che si prendesse una pausa. Non era in grado di concentrarsi, in quel momento.

    Non che quel lavoro fosse ciò che aveva sempre sognato. Un tempo, aveva desiderato diventare infermiera specializzata. Era sempre stata brava negli studi, e sembrava destinata a un brillante futuro.

    Poi, però, aveva conosciuto Lucky Parker e la sua vita era cambiata per sempre.

    Afferrò una scopa e cominciò a spazzare il pavimento, dicendosi che era un bene che Lucky avesse deciso di non avvicinarla. Aveva già abbastanza grattacapi! Doveva pensare all'affitto da pagare e al futuro di suo figlio. L'ultima cosa che le serviva era ripensare a un vecchio amore adolescenziale.

    E poi, aveva ottime ragioni per detestare i Parker. Padre e figlio avevano causato solo problemi e dolore alla sua famiglia.

    Luke Parker rallentò e si fermò, sentendosi un idiota. Chi voleva prendere in giro, cambiando direzione all'ultimo istante? Per tutta la sua vita, non aveva fatto che evitare di affrontare i problemi, e questo atteggiamento non l'aveva mai portato a nulla di buono. Si guardò intorno, pensando che forse era vero che non si deve mai tornare indietro. I visi e gli edifici familiari non facevano che riportargli alla memoria ricordi dolorosi. Avrebbe preferito trovarsi in qualunque altro luogo, fuorché a Latour, ma non aveva scelta.

    Girò sui tacchi e si diresse verso il salone di bellezza che aveva appena superato. Non era fiero di ciò che stava per fare, ma non aveva alternative.

    Non si faceva illusioni su se stesso: non era mai stato uno stinco di santo. Tuttavia, a differenza di suo padre, non si era mai servito delle persone e non aveva mai mentito. Fino a ora.

    L'unica cosa su cui suo padre aveva ragione era che, nella vita, prima o poi ci si trova a un bivio e bisogna scegliere quale strada prendere. Dopo trentadue anni gettati via in cose inutili, adesso Luke aveva un'ultima possibilità di riscattarsi. Dipendeva da lui afferrarla o lasciarsela sfuggire.

    Ripensò a Callianne Magruder come l'aveva vista l'ultima volta, bella e fragile, gli occhi pieni di lacrime mentre lo guardava lasciare la città. Per un istante, quell'immagine lo fece esitare, ma poi Luke spalancò con decisione la porta del salone di bellezza.

    Quando entrò, nel locale scese un silenzio di tomba, e tutte le clienti si voltarono a fissarlo. Lui sorrise distrattamente, ma il suo sguardo corse verso Callie, che era in fondo al negozio e gli dava le spalle, intenta a spazzare il pavimento. Era sempre stato così, pensò Luke. Era sempre stata una di quelle donne che attirano l'attenzione senza nemmeno rendersene conto.

    Allertata dal silenzio improvviso, lei raddrizzò la schiena e si voltò.

    Appena i loro occhi si incontrarono, Luke percepì l'ostilità che emanava da lei. Trattenne un sospiro: non sarebbe stato facile convincerla. Dopo averle rivolto un cenno di saluto, si avvicinò alla proprietaria del salone, Mamie Saunders, per chiederle di concedere una breve pausa a Callie.

    Un sorriso e un paio di complimenti gli bastarono per ottenere ciò che voleva.

    Mentre si dirigeva verso Callie, udì i bisbigli delle clienti alle sue spalle, ma aveva imparato da tempo a ignorare i pettegolezzi. Adesso doveva pensare solo al motivo per cui era tornato.

    Doveva concentrarsi solo sulla giovane donna di fronte a lui. Si sentiva come un adolescente che deve chiedere un primo appuntamento a una ragazza. Il suo futuro dipendeva da quanto si sarebbero detti nei prossimi dieci minuti.

    Mentre cercava le parole adatte, guardò la ragazza che aveva abbandonato dieci anni prima.

    In quegli anni, la ragazza era diventata una splendida donna, pensò. Era meno esile di un tempo, ma la sua figura snella ci aveva guadagnato in femminilità. Forse non reggeva il confronto con le modelle che Luke aveva frequentato a New York, ma in compenso aveva una carica di sensualità ricca e umana. Callie era una ragazza con cui si poteva parlare. E, soprattutto, era una ragazza che sapeva ascoltare.

    Luke sperava che fosse disposta ad ascoltare anche lui. «Callie?» chiese, con un po' di esitazione, come se temesse di spaventarla.

    Lei strinse forte il manico della scopa, quasi fosse l'unica cosa che le permettesse di restare in equilibrio. Era un po' pallida, e i suoi occhi scuri sembravano immensi nel viso dai lineamenti delicati. Luke notò che portava ancora i capelli castani lunghi e sciolti sulle spalle. Indossava un paio di jeans scoloriti e una maglietta bianca senza maniche che dovevano avere conosciuto tempi migliori. Fisicamente non era cambiata quasi per nulla, ma c'era qualcosa in lei - Luke non avrebbe saputo dire cosa - ma aveva un aspetto insolito che la faceva sembrare una sconosciuta.

    Una sconosciuta furiosa con lui.

    Luke non era sorpreso di scoprire che non era entusiasta di rivederlo, eppure quell'espressione dura lo ferì. «Hai un minuto? Vorrei parlarti.»

    «Lasciami stare, Lucky Parker» rispose lei, con tono calmo ma gelido. «Non ho tempo da perdere con te» aggiunse.

    Non era proprio un ottimo inizio, pensò lui.

    «Luke» la corresse. «Ormai ho trentadue anni, e Lucky è un nomignolo da ragazzino.» Le rivolse un sorriso disarmante. «Era ora che crescessi, non pensi anche tu?»

    Callie non aveva nessuna intenzione di dirgli cosa stava pensando.

    Era stato già abbastanza difficile non pensare a lui quando era lontano, ma adesso che lo aveva di fronte in tutto il suo metro e ottantacinque... Be', era impossibile. Aveva dimenticato quanto fosse bello, e quanto fosse attraente il suo sorriso sensuale.

    Non si giudica una persona dal suo aspetto, ma dalle sue azioni, diceva sempre suo nonno.

    Luke si guardò intorno. «Senti, non potremmo andare a parlare fuori?» le chiese, a bassa voce.

    Solo in quel momento Callie si accorse che erano al centro dell'attenzione. Tutti in città conoscevano Lucky Parker, ma nessuno sapeva cosa c'era stato tra lui e Callianne Magruder. Non era sorprendente che adesso le clienti li fissassero con spasmodica curiosità, tentando di sentire la loro conversazione. Nel giro di un'ora, tutta la città avrebbe fatto illazioni sul motivo di quella visita.

    Callie impallidì di rabbia. «Non voglio parlare con te» dichiarò, seccamente.

    Ma Lucky Parker non aveva mai conosciuto il significato della parola no.

    «Ti potrebbe interessare quello che ho da dire» insistette. «Ho chiesto a Mamie di darti cinque minuti di pausa, e per lei va bene.»

    Callie gli voltò le spalle e riprese a spazzare il pavimento. «Forse a lei va bene, ma a me no.»

    Con sua immensa stizza, Luke scoppiò a ridere. «Vedo che non sei cambiata, Callie. Vuoi sempre rendere tutto difficile.»

    «Tutto cambia» ribatté lei a denti stretti, posando la scopa in un angolo. «Anche quella sciocca di Callie Magruder.»

    Lui la osservò attentamente. «No, non lo credo.»

    Lei si voltò, le braccia incrociate al petto. «Cosa vuoi da me, Luke?»

    «Vedi?» rispose lui, con un sorriso impudente. «Vai ancora dritta al punto, senza perdere tempo in chiacchiere.» Poi la interruppe con un gesto, prima che potesse ribattere. «Solo cinque minuti, lo giuro. Cosa potrei mai combinare di male, in cinque minuti?» la provocò.

    Callie lo guardò negli occhi, scettica. «Non mi fido di te, Lucky... Luke. Perché insisti tanto?»

    Lui tornò serio di colpo. «Per scoprirlo, dovrai venire con me.»

    Callie esitò. Nonostante la sua diffidenza era incuriosita. «Non hai intenzione di arrenderti, vero? Continuerai ad assillarmi sino a quando non avrai ottenuto ciò che vuoi.» Si aspettava che lui le rivolgesse un brillante sorriso, e lo sguardo serio che gli lesse negli occhi la inquietò un po'.

    Per la prima volta, si chiese se anche lui non fosse cambiato, in quei dieci anni.

    «Se vuoi, posso parlarti anche qui» le rispose Luke. «Le signore presenti me ne sarebbero grate.»

    Callie lanciò una breve occhiata alle clienti. Qualcuna si era persino tolta il casco per sentire meglio. Quello era un ricatto! «Perché mi stai facendo questo?» gli sibilò. «Non ti basta ciò che hai già fatto?»

    Le sembrò che sul viso di Luke passasse un'espressione contrita, ma fu solo un

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