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Il conte e l'istitutrice: Harmony History
Il conte e l'istitutrice: Harmony History
Il conte e l'istitutrice: Harmony History
E-book260 pagine4 ore

Il conte e l'istitutrice: Harmony History

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Info su questo ebook

Londra, 1815
Una volta arrivata a Manresa House, la minacciosa tenuta che sovrasta le brughiere dello Yorkshire, il primo istinto di Selina Salinger è quello di tornarsene dritta a Londra. Ma il dovere la trattiene: ha infatti accettato il posto di istitutrice di due giovani orfane e quando ne incontra lo zio, Lord Westcrof, ha la netta sensazione che lui non desideri altro che liberarsi di quella responsabilità e ritornare in India. Matthew in effetti ha ereditato il titolo di conte e la proprietà in seguito all'improvvisa morte del fratello e tutto quello che vuole è sapere che le nipoti sono in buone mani. Tuttavia la nuova istitutrice sembra decisa a rendergli la vita impossibile. E decisamente più entusiasmante!
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2020
ISBN9788830514591
Il conte e l'istitutrice: Harmony History
Autore

Laura Martin

Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il conte e l'istitutrice - Laura Martin

    successivo.

    1

    «Cinque minuti lungo il viale!» borbottò Selina.

    Era ciò che il cocchiere le aveva assicurato, prima di farla scendere dalla carrozza. Selina fece una smorfia, mentre gli stivali affondavano in un'altra pozzanghera. L'uomo si era rifiutato di condurla più avanti, e aveva lanciato dalla vettura la borsa di stoffa che conteneva tutto quello che lei possedeva al mondo, indicando gli arrugginiti cancelli di ferro.

    Era accaduto venti minuti prima: venti minuti durante i quali lei aveva lottato contro il vento che le frustava le gonne e la pioggia gelida che filtrava attraverso il mantello. E durante i quali aveva iniziato a rimpiangere la decisione di viaggiare così a nord, per assumere un impiego in un posto in cui non conosceva nessuno e dove sembrava che il tempo fosse inclemente, e gli abitanti scortesi e sospettosi.

    Mentre aggirava un'altra curva, arrivò in vista della casa. Era grande, con una sezione centrale e due vaste ali sporgenti ai lati. La facciata era di pietra grigia, segnata dalle intemperie, e sembrava aver bisogno di cure e attenzioni. Su un lato cresceva l'edera, che copriva il muro e strisciava sulle finestre.

    «Casa...» ansimò Selina, sentendo la paura stringerle lo stomaco. Non somigliava affatto a casa, non a una in cui le sarebbe piaciuto vivere, almeno.

    Si fermò, sapendo di dover procedere, ma incapace di muovere un altro passo. Forse poteva tornare a Londra, all'agenzia, e vedere se ci fossero altre posizioni più adatte. In qualche luogo un po' più invitante, un po' meno isolato. Le sue dita si chiusero sul borsellino. Tornare a Londra non era un'opzione. La misera somma che era riuscita a risparmiare l'anno prima era stata spesa per il biglietto per arrivare al nord dello Yorkshire e per un nuovo vestito, nella speranza di far buona impressione sul suo datore di lavoro.

    Lord Westcrof. Un uomo sul conto del quale non era riuscita a scoprire niente, non importava a quante persone avesse chiesto.

    La pioggia stava diventando più fitta, le gocce battevano sul cappuccio del mantello e scivolavano lungo i bordi. Non poteva indugiare oltre. Era tempo di incontrare la famiglia con cui avrebbe vissuto per gli anni a venire.

    Fece un passo avanti, sollevando con forza lo stivale che, mentre era rimasta immobile, si era un po' attaccato al fango. Il movimento la sbilanciò, e l'altro piede iniziò a scivolare. Agitò le braccia freneticamente, nella speranza di recuperare l'equilibrio, ma si rese conto che era inutile. Il piede slittò sotto di lei, e Selina precipitò al suolo.

    Atterrò a sedere nella pozzanghera, le gonne quasi del tutto sommerse dal fango. Per un secondo restò seduta lì, incapace di credere al gelo che filtrava attraverso la stoffa. Incapace di credere con quanta rapidità quell'orribile giornata fosse diventata ancora peggiore.

    In qualche modo si alzò, rabbrividendo, fissando allibita lo stato dei suoi vestiti. Conciata com'era, assomigliava più a una mendicante che a una rispettabile istitutrice che stava per prendere servizio nella casa di un Pari del regno.

    Testa alta, schiena dritta, spalle rilassate, si ordinò. Era il modo in cui la sua defunta madre le aveva sempre detto di comportarsi. Come guardare le persone negli occhi, anche se quelle insistevano a guardarla dall'alto in basso.

    Con tutta la sicurezza che poteva radunare, avanzò fino alla porta d'ingresso. La sensazione di essere osservata la fece esitare, mentre allungava la mano al pesante battente di ferro. Sollevò lo sguardo, abbastanza in fretta da vedere due piccoli volti scomparire da una finestra in alto. Le erano parse pallide, quasi spettrali, e Selina si chiese se le due bambine che era stata incaricata di seguire vedessero mai la luce del sole. Con una smorfia, guardò le fitte nubi sopra la sua testa. Forse così a nord non ce n'era abbastanza.

    Prima di cedere alla tentazione di cambiare idea, sollevò il battente e lo lasciò ricadere due volte. Seguì un pesante silenzio, interrotto solo dal picchiettare della pioggia nelle pozzanghere dietro di lei.

    «Cosa volete?» l'apostrofò un'anziana donna in tono scontroso, aprendo la porta di uno spiraglio e scrutandovi attraverso. Esaminò Selina dall'alto in basso e scosse la testa. «I mendicanti non sono benaccetti.»

    «Io non sono...» La sua protesta venne soffocata dallo schianto della porta, che le venne richiusa fermamente in faccia. Sentendo il primo fuoco dell'indignazione, sollevò di nuovo il battente, lasciandolo ricadere in rapida successione, sapendo che nessun domestico avrebbe ignorato un simile fracasso, che poteva disturbare il suo padrone.

    «Andate via!» le intimò la donna anziana, aprendo di nuovo la porta e allungando una mano sottile per spingere Selina giù dalle scale.

    «Che cos'è tutto questo rumore?» La voce profonda emerse da qualche parte nell'oscurità oltre la soglia, irritata e impaziente.

    «Le ho detto di andare» rispose la domestica. «Le ho spiegato che i mendicanti non sono benvenuti, qui.»

    Selina aprì la bocca per protestare, ma un rapido movimento di fronte a lei la zittì. In piedi sulla soglia, occupando gran parte dello spazio con la sua grande figura, c'era un uomo, che suppose fosse Lord Westcrof. Alto, ben fatto, con spalle larghe e forti. La sua espressione era un misto di irritazione e acuto esame. I suoi occhi guizzarono su Selina, esaminando l'abito macchiato di fango e il volto arrossato dal vento.

    «Datele del cibo dalla cucina» ordinò in tono perentorio, poi si voltò.

    Era quasi scomparso nell'oscurità, quando Selina ritrovò la voce. «Lord Westcrof» chiamò. Il suo tono educato lo fece fermare.

    «Smettete di infastidire il padrone» la rimproverò la domestica. «Andate alla porta sul retro.»

    Di nuovo la porta iniziò a chiudersi sulla sua faccia, ma stavolta Selina era pronta. Infilò un piede nell'apertura giusto in tempo, sussultando quando la quercia pesante lo colpì, ma era decisa a non farsi congedare di nuovo. «Lord Westcrof, ho freddo, e sono bagnata e stanca. Da quel che diceva l'agenzia, avete disperatamente bisogno di un'istitutrice. Perciò, se non volete che faccia dietrofront e torni a Londra con il prossimo postale, suggerisco che mi invitiate a entrare. E che mi indichiate dove posso scaldarmi.»

    La donna non sembrava un'istitutrice, ma di certo ne aveva il tono. La sua voce conteneva la giusta combinazione di autorità e disapprovazione e, nel girarsi, Matthew raddrizzò un po' la schiena. Provava l'impulso di trascinarla in casa e spiegarle in termini inequivocabili che non sarebbe andata da nessuna parte.

    Riuscì a trattenersi. Anche un titolato di fresca nomina sapeva che non era il caso di implorare, soprattutto davanti a dei domestici.

    «Miss Salinger?» chiese, ricordando il nome dalla lettera dell'agenzia. Un nome che aveva ringraziato di tutto cuore, dopo due lunghi mesi di ricerche di un'istitutrice per le infelici bambine che si trovavano sotto la sua tutela.

    «Piacere di incontrarvi, Lord Westcrof» pronunciò la donna in tono non troppo cordiale.

    Lui la guardò con attenzione, oltre il fango, e si rese conto che sotto lo strato di sporco i suoi vestiti erano di buona qualità. La sua pelle era chiara e i capelli, quelli che spuntavano dal cappuccio del mantello, spazzati dal vento ma lucidi e sani. Si chiese come avesse potuto scambiarla per una mendicante.

    «Venite nel mio studio» la invitò, muovendosi lungo il corridoio. «Il fuoco è acceso e la stanza è calda.»

    «Grazie.»

    Lei lo seguì, i movimenti rigidi, lasciando una scia di umido sul pavimento alle sue spalle.

    «Istitutrici che sembrano mendicanti, come dovrei capire la differenza?» sentì borbottare a Mrs. Fellows, la governante che aveva ereditato con tutto il resto della casa.

    «Venite, scaldatevi» la esortò Matthew, osservando Miss Salinger avanzare verso il caminetto.

    Percepì la tensione abbandonare le sue spalle. Per un momento aveva temuto che lei potesse portare avanti la sua minaccia, girarsi e tornare diritta a Londra. Non l'avrebbe biasimata, dopo l'accoglienza ricevuta, o dopo aver guardato la tetra facciata di Manresa House. Non era la più invitante delle case, isolata com'era al limite della brughiera.

    «Mi scuso per il mio aspetto» mormorò Miss Salinger, alla fine. «Il cocchiere si è rifiutato di portarmi oltre il cancello, e il terreno del viale era traditore.» Fece una smorfia, portandosi una mano alla testa, toccando le ciocche di capelli che le incorniciavano il volto. Si girò verso di lui con un mezzo sorriso. «Sono caduta in una pozzanghera.»

    Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Matthew, lui avvertì una scossa, una sensazione che non aveva provato da lungo tempo. La represse in fretta, insieme all'urgenza di osservare con attenzione i suoi graziosi lineamenti e le morbide curve del corpo. Non aveva alcuna intenzione di compromettere la situazione con un'occhiata inappropriata. «Mi auguro che il vostro viaggio non sia stato troppo faticoso» replicò, chiedendosi quanto a lungo dovesse mantenere quell'educata conversazione, prima di guidare la nuova istitutrice nella nursery e trasferirle ufficialmente la responsabilità delle due nipoti. Era stata una responsabilità che aveva gravato con forza su di lui, negli ultimi due mesi, e non vedeva l'ora di tornare a non dover rispondere di altri che di se stesso.

    Miss Salinger lo guardò, una traccia di sorriso sulle labbra. Era come se potesse avvertire la sua impazienza, per quanto accuratamente nascosta. «Siete davvero molto lontani da Londra» osservò.

    «È il vostro primo viaggio nello Yorkshire?»

    «Sì.» Lei rabbrividì, guardando fuori della finestra. «Ho fatto un viaggio terribile.»

    «Abitate a Londra?»

    «Cambridge. Perdonatemi, Lord Westcrof, ma ho l'impressione che preferireste essere da qualche altra parte.»

    Lui aggrottò la fronte, non per quelle parole dirette, ma per la perspicacia che quella donna aveva dimostrando, capendo quanto fosse ansioso di guidarla al piano di sopra. «Le bambine non vedono l'ora di conoscervi» mentì.

    «Parlatemi di loro» lo pregò, liberandosi del mantello e arrotolandolo sul braccio. Sotto, indossava un sobrio abito grigio. Qualcosa del tutto adatto a un'istitutrice. Era pratico, con la stoffa scura e le lunghe maniche, e disegnato per essere quanto possibile poco attraente, ma non poteva nascondere completamente la vita sottile di Miss Salinger, o la curva dei suoi fianchi.

    «Priscilla ha nove anni, è tranquilla, attenta, le piacciono la lettura e la musica. Theodosia ha sette anni...» Matthew fece una pausa, chiedendosi come descrivere in termini diplomatici il carattere della nipote più piccola. «Lei è vivace e curiosa, e le piace stare all'aperto.»

    «Sembrano due bambine incantevoli» commentò lei. «Hanno ricevuto molta istruzione, finora?»

    «Un po'.» In verità, Matthew non ne aveva idea. Suo fratello Henry era morto quasi un anno prima, e fino ad allora lui aveva ignorato perfino di avere delle nipoti. La rottura in famiglia aveva limitato le comunicazioni allo stretto necessario, e Henry non aveva ritenuto che la nascita delle due figlie fosse un'informazione importante. Da parte sua, Matthew si era goduto la libertà, la mancanza di responsabilità.

    È finita, pensò, tetro. Non c'era modo di fuggire, adesso. Lui era il conte, il tutore delle sue nipoti, aveva l'onere della tenuta e di tutte le persone che ci vivevano.

    «Permettetemi di accompagnarvi da loro, poi Mrs. Fellows vi mostrerà la vostra camera.» Si allungò per prendere il mantello bagnato di Miss Salinger. Nel farlo, la sua mano sfiorò quella di lei, e avvertì la morbidezza della sua pelle, in contrasto con la callosità della propria. Lei si ritrasse in fretta. I suoi occhi guizzarono a incontrare quelli di Matthew, con una diffidenza che lo fece arretrare di un passo. «Da questa parte.»

    Lasciò il mantello nell'ingresso e guidò Miss Salinger su per la scalinata che conduceva al primo piano e poi per una scala più piccola, meno grandiosa, fino al secondo piano, dov'era situata la nursery.

    L'istitutrice camminava un paio di gradini dietro di lui, le mani modestamente unite, gli occhi danzanti a cogliere ogni cosa. C'era una tranquilla energia, in quella donna, e la sua casa ne aveva una dolorosa necessità.

    Matthew si fermò fuori della nursery, facendosi forza in previsione della scena che avrebbe potuto trovare, all'interno.

    «Andate via» pronunciò una voce neutra, mentre lui apriva la porta.

    La nursery era ordinata, fin troppo, e le due bambine sedute a fianco a fianco sul sedile sotto la finestra stavano guardando la pioggia all'esterno.

    «Ragazze, questa è Miss Salinger, la vostra nuova istitutrice.»

    Theodosia iniziò a girarsi, un'espressione interessata in volto, ma un rapido colpetto sul braccio da parte della sorella la bloccò.

    Matthew sentì una bolla di irritazione risalire dentro di sé. Sapeva che le bambine stavano soffrendo e che ci sarebbe voluto parecchio tempo perché si riprendessero, ma quella scortesia era comunque inaccettabile. «Su, venite a salutare la vostra nuova istitutrice» ordinò.

    Lentamente, le bambine si alzarono. Priscilla gli lanciò uno sguardo fosco, prima di scuotere i capelli biondi dietro le spalle e fissare con aria di sfida l'istitutrice ricoperta di fango.

    «Buon pomeriggio» pronunciò Miss Salinger. «È un piacere incontrarvi, Lady Priscilla, Lady Theodosia.»

    «Siete venuta a piedi?» chiese con alterigia Priscilla. «Sotto la pioggia?»

    «Solo dalla fine del viale» rispose l'istitutrice.

    Il suo atteggiamento tranquillo gli fece desiderare di uscire dalla stanza e lasciare all'istante tutto nelle sue mani.

    «È stato sciocco» decretò la bambina.

    «È stato necessario.» Miss Salinger si strinse nelle spalle. «E un po' di fango non ha mai ucciso nessuno.»

    Priscilla arricciò il naso, ma la sorella minore celò a fatica un sorriso.

    «Non vedo l'ora di conoscervi entrambe» riprese Miss Salinger. «Domani possiamo decidere cosa vi piacerebbe imparare.»

    «Possiamo scegliere?» Theodosia avanzò, gli occhi scintillanti. «Io voglio imparare il tiro con l'arco. Tutti i più bravi guerrieri sanno tirare con l'arco.»

    «Non sono sicuro che sia l'attività che Miss Salinger intendeva» intervenne Matthew.

    Theodosia mise il broncio, ma lui colse l'istitutrice a farle l'occhiolino. Si rilassò. Lui non era capace di gestire le sue nipoti, ma sembrava che la donna fosse più che in grado di svolgere il lavoro. Il che gli avrebbe consentito di trascorrere le settimane seguenti a organizzare la casa e la tenuta. Poi, quando le bambine fossero state ben sistemate con Miss Salinger, sarebbe tornato in India, alla vita a cui apparteneva.

    2

    Selina si passò il pettine tra i capelli con un sospiro soddisfatto.

    La sua iniziale accoglienza a Manresa House aveva lasciato a desiderare ma, quando era arrivata nella sua stanza, aveva trovato che la governante aveva già ordinato per lei una vasca piena di acqua fumante.

    Assicurò rapidamente indietro le ciocche ancora umide ed esaminò il proprio aspetto nel piccolo specchio. Appariva pallida, stanca per il viaggio, e la faccia che la fissava sembrava più sottile di quella che ricordava.

    Distogliendosi dai pensieri malinconici sulla sua vita passata, si alzò, sistemò le pieghe dell'abito, e si diresse al piano inferiore. Quella sera avrebbe cenato con Lord Westcrof, il che le avrebbe permesso di discutere con lui dell'educazione delle nipoti e scoprire qualcosa in più sul loro conto. Senza dubbio, nelle sere a venire avrebbe preso i suoi pasti nella nursery con le bambine.

    Si fermò fuori della porta del salotto. Lord Westcrof era già lì, in piedi davanti a uno dei tavoli di mogano, chino su qualcosa.

    Osservò per un momento la sua assoluta concentrazione, il piccolo cipiglio sulla fronte, mentre l'uomo faceva scorrere un dito sulla carta. D'improvviso lui sollevò lo sguardo, e gli occhi incontrarono i suoi. Selina sentì un'ondata di calore salirle alle guance, per essere stata colta a fissarlo, ma costrinse le labbra a un sorriso. Vide gli occhi del conte guizzare su di lei e si portò istintivamente una mano alla gola, un gesto di protezione alla cui necessità si era abituata, nel corso dell'ultimo anno.

    «Miss Salinger» l'accolse lui, l'espressione indecifrabile.

    «Buonasera.» Selina si abbassò in un profondo inchino. Entrò nella stanza, lanciando uno sguardo al documento sul tavolo. Era una grande mappa ben disegnata, con vari colori a definire i diversi continenti e scritte ornate a rappresentare gli oceani. Vicino, c'era un libro di mappe più piccolo, consumato, e sembrava che il conte fosse stato impegnato a confrontarle. «Spero di non disturbarvi.»

    «Ho tempo per cenare» disse lui in tono sbrigativo.

    Era chiaro che considerava l'ora successiva come un dovere, l'occasione per passare a lei la responsabilità per le sue pupille, ma che poi sarebbe tornato in fretta a occupazioni che considerava più importanti.

    Se Lord Westcrof non aveva tempo per i compiti minori, allora lei avrebbe usato la cena per scoprire quel che poteva sulle bambine e forse un po' anche sull'uomo che ne era responsabile.

    «Andiamo?» Le offrì il braccio.

    Selina esitò, non era abituata che le fosse mostrato un simile rispetto. Nel suo ultimo impiego come istitutrice per il figlio di Lord e Lady Gilchrist era stata trattata quasi come una serva.

    Mise con cautela la mano sul braccio dell'uomo e lasciò che la conducesse nella sala da pranzo. Era un locale grandioso ma decadente, come il resto della casa, una stanza scura appena illuminata dalle candele sparse intorno.

    Si irrigidì, sentendo il braccio di Lord Westcrof sfiorarla, quando lui spostò la sedia per lei, ma una rapida occhiata al suo viso le rivelò che l'atto non era stato deliberato. Non appena furono seduti, un valletto arrivò portando due piatti che sistemò di fronte a loro.

    «Dovrei raccontarvi qualcosa sul passato di Priscilla e Theodosia» affermò Lord Westcrof, sollevando il suo cucchiaio.

    Dritto al punto. Selina provò una punta di irritazione. Sembrava davvero ansioso di liberarsi di lei. La represse, pensando che in fondo era proprio ciò che voleva: un cortese ma formale rapporto con il suo datore di lavoro. «Prego.»

    «Non pretendo di conoscere bene le ragazze» cominciò lui, rigido. «La loro madre è morta due anni fa. Il padre, il mio defunto fratello, dieci mesi fa. Ero in India, all'epoca, e il viaggio di ritorno è durato diversi mesi, così mi trovo qui solo da nove settimane.»

    Abbastanza per conoscere le due bambine, se lo avesse voluto, si disse Selina. «Ne hanno passate molte» si limitò invece a osservare.

    «Infatti. Stanno soffrendo, ma hanno bisogno di regole. Prima che arrivassi in Inghilterra erano seguite da un'anziana parente che le lasciava libere di fare ciò che volevano. Adesso non accettano volentieri che ci si aspetti che si comportino come giovani signore, piuttosto che come animali.»

    «Bambine» lo corresse lei, tranquilla.

    «Scusatemi?»

    «Be', sono bambine, non giovani

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