Rifugio segreto: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Rifugio segreto - Carole Mortimer
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Vengeance Affair
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2004 Carole Mortimer
Traduzione di Maria Elena Vaccarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-001-2
1
«Oh!» La ragazza s’arrestò di colpo al centro della terrazza illuminata dalla luna, quando una sagoma scura emerse all’improvviso dal buio a pochi metri da lei. Ma il battito del suo cuore rallentò non appena riconobbe l’uomo. Inspirò profondamente. «L’ospite d’onore dovrebbe essere in casa a godersi la festa, e non fuori a...»
«A godersi un po’ di tranquillità?» terminò Beau Garrett per lei.
Era uscita anche lei per sfuggire alla confusione, nella speranza che, una volta fuori, sarebbe riuscita a sgattaiolare via senza che la padrona di casa, Madelaine Wilder, se ne accorgesse. Però non aveva considerato la possibilità d’imbattersi proprio nell’ospite d’onore.
«La staranno cercando» gli fece notare.
«Davvero?» Il viso era in ombra e i capelli, piuttosto lunghi, rilucevano nel chiarore lunare. «Non sono propriamente vestito per il ruolo di ospite d’onore, no? Faccia una capatina, verranno alcuni amici per un drink!
» Garrett imitò la voce leziosa di Madelaine. «Dev’esserci almeno mezzo paese là dentro!»
«Come minimo» riconobbe la ragazza, emergendo dall’ombra. «Detesto ammetterlo, ma questa è la terza festa che Madelaine organizza per darle il benvenuto ad Aberton, solo che le altre volte lei non si è nemmeno presentato!»
In un certo senso, era più facile parlare con quell’uomo al buio, che ne celava la bellezza sensuale e l’assoluta virilità così evidenti sul piccolo schermo durante i suoi talk show. Ma nemmeno l’oscurità poteva dissimulare la sua espressione arcigna.
«Se fossi riuscito a cavarmela senza sembrare maleducato, non sarei venuto nemmeno stavolta!» ribatté lui brusco.
Stando alle frecciate che di sovente riservava ai suoi controversi ospiti, la cortesia non doveva essere una caratteristica del suo carattere. In realtà, era proprio l’incertezza su ciò che sarebbe potuto accadere ogni settimana nel suo talk show a renderlo così popolare.
«Povera Madelaine!»
Beau Garrett sbuffò. «Si capisce che anche lei è del posto. Così chiedo anche a lei la stessa informazione che ho domandato tutta la sera... che poi è la sola ragione per cui sono venuto! Il giardino della Vecchia Canonica è ridotto a una giungla, sa chi potrebbe sistemarlo?»
«Che risposte ha ricevuto?»
«Jaz Logan, vecchio mio. Originale ma brillante
» scimmiottò Garrett.
La ragazza sorrise. «Il maggiore.»
«Jaz ha sistemato in modo splendido il caos in cui era ridotto il mio giardino.
»
«Quella era certamente Barbara Scott, la proprietaria della bottega del paese.»
«"Jaz è un autentico tesoro."»
«Betty Booth, la moglie del vicario.»
«E secondo la nostra ospite, Jaz è un angelo
» concluse Garrett disgustato.
La ragazza ridacchiò. «E allora, qual è il problema?» gli domandò.
«Il problema, come lo definisce lei, è che questo Jaz Logan mi pare un tantino effeminato» sbottò Beau Garrett. «L’ultima cosa che voglio è lo stile convenzionale da vecchio villaggio inglese: rose intorno alla porta d’ingresso e un mucchio di aiole piene di fiori rosa!»
«Mi dica, signor Garrett, se disprezza tanto la vita di paese, perché si è trasferito qui?»
«Non è evidente?» Garrett si voltò in modo che il chiarore lunare illuminasse la cicatrice che gli sfregiava la guancia destra dalla fronte alla mascella, ricordo dell’incidente d’auto nel quale aveva rischiato di morire quattro mesi addietro.
Sebbene fosse scossa al pensiero della grave ferita che quell’uomo aveva subito, la ragazza cercò di dissimulare la propria emozione. Ma dall’amarezza del tono, intuì che, dentro di sé, Garrett doveva nascondere cicatrici più distruttive di quella così evidente sul viso. «Non in modo particolare» ribatté, scrollando le spalle. «Le cicatrici scompaiono, signor Garrett» aggiunse gentilmente.
«Già, così mi hanno spiegato» replicò lui amaramente. Ma non abbastanza in fretta, suggeriva il suo tono.
«Mi dica, signor Garrett, è mai vissuto in un piccolo paese prima d’ora?»
«No...»
«È quello che pensavo. Be’, noi siamo gente curiosa. Se quello che cerca è la pace e la tranquillità, allora è venuto nel posto sbagliato.»
Beau Garrett le voltò bruscamente le spalle. «Non ho intenzione di soddisfare la curiosità di nessuno» dichiarò con malcelato disprezzo.
«Bene, in tal caso le auguro buona fortuna.»
«Che cosa significa?»
«Niente di particolare. Salvo...»
«Salvo?» la sollecitò Garrett con asprezza.
Lei si strinse nelle spalle. «Quello che non sanno, lo inventeranno.» E lei lo sapeva fin troppo bene!
«Per me, facciano pure!» ironizzò Garrett allontanandosi.
«Oh, può starne certo» gli garantì la ragazza, senza seguirlo. Ma se Beau Garrett s’illudeva che non si sarebbero più rivisti, si sbagliava di grosso.
2
«Perché non me l’ha detto venerdì sera da Madelaine che lavora per Jaz Logan?»
La ragazza alzò gli occhi dalle fatture sparpagliate sulla scrivania nella stanza che fungeva da ufficio del vivaio, nient’affatto sorpresa che Beau Garrett fosse il primo cliente quel tranquillo lunedì mattina. In verità, lo stava aspettando.
«Lei non me l’ha chiesto» rispose con un’alzata di spalle.
Il viso di Garrett rivelava tutta la sua irritazione. «No, credo di no. Ma dal momento che le avevo chiesto informazioni su quell’uomo, avrebbe potuto fornirmele, no?» ribatté in tono di accusa.
Impassibile, lei s’appoggiò allo schienale della sedia. «C’è un’altra cosa che dovrebbe sapere della vita di paese: siamo sempre curiosi sugli altri, ma di rado forniamo volontariamente informazioni su noi stessi. Comunque» continuò prima che Garrett potesse interloquire, «la cosa è più grave di quello che pensava.» Si alzò, pulendosi le mani sporche di terra sui jeans logori. «Vede, io non lavoro per Jaz Logan. Io sono Jaz Logan» concluse, tendendogli la mano.
Beau Garrett ignorò la mano tesa, ma i suoi occhi grigi la scrutarono lentamente, dagli stivali di gomma infangati all’ampio pullover blu dalle maniche slabbrate, soffermandosi sul viso dall’espressione determinata, sugli occhi azzurri e sui lunghi capelli neri ancora scarmigliati dal vento che soffiava mentre prima lavorava all’aperto.
«Originale ma brillante» mormorò in tono di derisione. «Mi pare di capire, da quel commento, che il maggiore considera insolito trovare una donna giardiniere...»
Jaz sorrise. «Il maggiore è un po’ all’antica.»
«Capace di mettere ordine nel caos» continuò Beau Garrett.
Jaz si strinse nelle spalle. «Se frequenterà la bottega del paese, capirà che Barbara è una perfezionista in fatto di ordine.»
«Un autentico tesoro» la dileggiò Beau.
«Betty non parla mai male di nessuno. Ma non dimentichi l’angelo.»
Quel richiamo alla loro conversazione di venerdì non sembrò fare colpo su Beau. In realtà, il suo bel viso tornò a imbronciarsi.
Alla luce del giorno, la cicatrice sulla guancia spiccava livida sul volto pallido, senza però sminuirne il fascino. Semmai, gli dava un’aria pericolosamente piratesca. Ma dal luccichio in quegli occhi grigi, Jaz capì che Beau Garrett non avrebbe apprezzato affatto quell’osservazione.
Cicatrice a parte, doveva essere uno degli uomini più attraenti mai comparsi sul piccolo schermo: sulla quarantina, alto e snello, con i capelli scuri piuttosto lunghi spruzzati di grigio alle tempie e il mento quadrato nel volto dalla bellezza sfrontata. Non c’era dunque da stupirsi che Madelaine, quarantacinquenne e vedova da otto anni, fosse stata così ansiosa d’invitarlo per un drink! A parte l’orgoglio di essere la prima a intrattenere una celebrità, Beau Garrett era anche il miglior partito arrivato in paese da parecchi anni!
Non essendo una patita della tivù né dei giornali scandalistici, Jaz non aveva idea se quell’uomo fosse sposato oppure no. Ma quelle rughe di amarezza intorno agli occhi e alla bocca di Beau non promettevano niente di buono a nessuna donna che avesse delle mire matrimoniali.
Per fortuna, Jaz non rientrava in quel numero. Era troppo indaffarata a mandare avanti il vivaio e l’attività di giardiniere per abbandonarsi a sogni d’amore.
«Jaz?» domandò stupito Beau Garrett.
«Sta per Jasmina» rispose Jaz, arrossendo leggermente. «Ma non le consiglio di chiamarmi così. L’ultima persona che ci ha provato porta ancora i lividi a dimostrarlo!»
Il volto duro di Beau si addolcì leggermente. «La penso nello stesso modo riguardo a Beauregard.» Fece una smorfia. «I genitori hanno parecchio di cui rispondere quando si tratta della scelta del nome per i loro poveri figli ignari, vero?»
Jaz annuì. «Se mai avrò un figlio, lo chiamerò Mark, o Mary se sarà una femmina!»
Beau Garrett corrugò la fronte. «Ho notato che sull’insegna all’esterno c’è scritto J. Logan e figli.»
«Mio padre» spiegò Jaz. «Si chiamava John. Ma non ci sono figli. Soltanto io.» Lo guardò con aria di sfida. «Mio padre ha aggiunto e figli
per scherzo.»
«Capisco» mormorò Beau, che evidentemente non vi trovava niente di divertente. «Ha detto era?» aggiunse, guardandola con gli occhi socchiusi.
Per uno che non era cresciuto lì in paese, quell’uomo sapeva come cavare informazioni! Jaz inclinò il capo. «Mio padre è morto tre anni fa, quando avevo ventidue anni e avevo appena terminato l’università. Ho lasciato l’insegna perché... be’, perché c’è sempre stata» concluse in tono incerto, pur sapendo che non era quella la vera ragione.
Le serviva a ricordare, anche se non sapeva bene che cosa. La verità era che, ogni volta che guardava l’insegna, cresceva la sua risolutezza a far sì che il vivaio prosperasse.
«E sua madre?» domandò ancora Beau Garrett.
La bocca di Jaz s’increspò in un sorriso amaro. «Non credo che apprezzasse lo scherzo... ha abbandonato me e mio padre quando avevo diciassette anni!»
«Mi dispiace.»
«Oh, lasci perdere.» Jaz tornò a sedersi dietro la scrivania. Non aveva intenzione di raccontare a quell’uomo che la madre non se n’era andata da sola, e nemmeno che lei e il suo amante erano morti tre mesi dopo in un incidente stradale nel sud della Francia. «Lo sa, signor Garrett, è molto abile a porre domande. Non mi stupisce che il suo show abbia tanto successo se riesce a far parlare in modo così franco i suoi ospiti!» Pochi minuti di conversazione con quell’uomo, e le sembrava di avergli rivelato metà della storia della sua vita!
Anche Beau Garrett sembrava ansioso di parlare d’altro. Il suo viso aveva ripreso quell’espressione tenebrosa. «Forse dovremmo tornare all’argomento in questione» dichiarò aspro. «Conosce già il problema. Ma ha tempo di occuparsi del giardino della Vecchia Canonica?»
«Naturalmente» rispose Jaz in tono altrettanto secco, decisa a tornare agli affari. «Vuole che passi oggi pomeriggio per fare un preventivo sui tempi e