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La sposa di Sua Maestà: Harmony Collezione
La sposa di Sua Maestà: Harmony Collezione
La sposa di Sua Maestà: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

La sposa di Sua Maestà: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Seduzione reale 1/2
Abituate a sottostare a una rigida etichetta, due principesse sono ora pronte a stravolgere le regole.

Il matrimonio combinato tra la Principessa Amelie e il Re Alexander di Bengaria rischia di andare a monte. Proprio quando avrebbero dovuto incontrarsi per la prima volta, infatti, Amelie scompare misteriosamente.

Qualcuno deve prendere il posto della principessa fino al suo ritorno, e chi può farlo meglio di Cat Dubois, la sua sorellastra? Figlia illegittima di un re, Cat ha vissuto un'infanzia tutt'altro che lussuosa. Dopo anni di vessazioni, non vorrebbe tornare nel paese della sua infanzia, ma il dovere la chiama e il suo corpo risponde a qualsiasi stimolo provenga dal carismatico Alexander. Lui potrà anche non conoscere la sua vera identità, ma l'attrazione tra loro è reale e minaccia di travolgere il regno.
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2018
ISBN9788858991930
La sposa di Sua Maestà: Harmony Collezione
Autore

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La sposa di Sua Maestà - Annie West

    successivo.

    Prologo

    Cat superò con un salto il muretto. Il respiro era rapido anche se i movimenti, invece, erano misurati.

    Lei e Paolo correvano all'interno del magazzino abbandonato. Saltò di nuovo appoggiando i piedi contro un muro e si aggrappò al bordo di un lucernario. Si sollevò con la forza delle braccia e fu in quel momento che Paolo la superò.

    Era agile e veloce, ma lui era più forte. Con un grido di trionfo Paolo balzò sul tetto, per poi scendere di corsa lungo una scala antincendio.

    Cat lo aveva quasi raggiunto quando lui si fermò al recinto perimetrale.

    «Oggi ho vinto io» ansimò.

    Lei si piegò in avanti posando le mani sulle ginocchia. La coda le ricadde sulla spalla. Respirò a fondo.

    «Quel tuo passe muraille è stato impeccabile.»

    Paolo le sorrise. «Speri di eguagliarmi?»

    Cat gli colpì il braccio con un pugno. «Diciamo che è uno dei miei obiettivi» ribatté mentre si avviavano verso l'uscita.

    «Stessa ora la settimana prossima?»

    «Potrei avere un incarico fuori città. Ti chiamo.»

    Paolo annuì e aprì l'auto.

    «Hai bisogno di un passaggio?»

    Lei scosse la testa. «No, grazie, vado in palestra.» La palestra che usavano per allenarsi, all'esterno in pessime condizioni ma molto ben attrezzata, si trovava dietro l'angolo. Voleva controllare i ragazzini di cui si occupava dopo la scuola. Erano degli adolescenti problematici, come lo era stata lei, però promettevano bene e tra un incarico e l'altro le piaceva stare con loro.

    Mentre prendeva la scorciatoia per raggiungere la palestra si accorse della presenza di una limousine, assolutamente fuori posto in quella parte di New York. Ma fu il tizio alto con il rigonfiamento sotto la giacca che avrebbe dovuto notare subito.

    Lo sconosciuto si mosse veloce, tuttavia lei non fu da meno. Quando la raggiunse, Cat si abbassò, gli afferrò il polso e approfittò del suo sbilanciamento per atterrarlo. Quindi lo immobilizzò bloccandolo con un ginocchio in mezzo alle spalle e lo disarmò.

    «Mademoiselle Dubois!»

    Lei si voltò nel sentir pronunciare il suo nome mentre il tipo a terra gemeva. Davanti alla portiera della limousine c'era un uomo magro che indossava un abito scuro.

    «Mademoiselle Dubois, per favore, voglio solo parlarle.»

    Cat espulse tutta l'aria che aveva nei polmoni perché lo sconosciuto non aveva parlato in inglese, bensì il patois della sua lingua madre, ossia una versione modificata del francese. Nella sua testa cominciarono a risuonare campanelli d'allarme.

    «Chi è lei?» domandò allentando la presa sul poveretto a terra, senza però mollargli il polso.

    L'altro si avvicinò.

    «Sono l'ambasciatore di St Galla negli Stati Uniti. Sono venuto qui per offrirle un lavoro. Posso mostrarle le mie credenziali?» rispose avvicinandosi.

    Cat controllò la sua identità e verificò che era vera. «Se davvero mi voleva parlare, perché mandare lui?» gli chiese indicando il tizio che si stava rialzando da terra.

    L'ambasciatore abbozzò una smorfia. «Mi è stato riferito che avrebbe potuto non gradire essere avvicinata da qualcuno di St Galla e io volevo essere sicuro che mi ascoltasse. Il suo compito era quello di accompagnarla all'auto.»

    La guardia del corpo si sciolse le spalle. «Tattica sbagliata. Sapevo che era una di noi, tuttavia non mi aspettavo...»

    «Non sono interessata a un lavoro a St Galla.» Cat aveva lasciato la sua isola a diciotto anni, subito dopo il funerale di sua madre. Quel posto non aveva più nulla da offrirle in seguito alla perdita dell'unica persona che l'avesse mai amata e che lei avesse amato.

    L'ambasciatore annuì. «C'è qualcuno che potrebbe farle cambiare idea. Il Primo Ministro è al telefono che attende di parlarle. Mi permetta di offrirle la privacy della mia auto.»

    Arrabbiata e confusa, Cat non era dell'umore adatto a ubbidire, ma alla fine vinse la curiosità e si trovò da sola all'interno della limousine, intenta a fissare in uno schermo il volto del Primo Ministro di St Galla, monsieur Barthe, che sembrava scioccato.

    «Mon Dieu, siete uguali! Avevo visto le foto, ma...»

    Cat venne sopraffatta da sensazioni che non provava da anni e che le fecero rivivere ricordi dolorosi.

    «Di chi sta parlando?» Come se non lo sapesse.

    «Della Principessa Amelie.»

    Lei rimase in silenzio. Del resto non c'era niente che avrebbe potuto dire. Da bambina lo scherno e le malignità erano diventate sempre più insopportabili. Aveva provato a ignorarle e anche a difendersi fisicamente contro i bulli, con il risultato di ritrovarsi in mezzo a guai maggiori. Proprio per quel motivo aveva sviluppato un interesse particolare per le arti marziali, che alla fine si erano rivelate la sua via di fuga.

    Serrò la mascella, detestando la sensazione d'impotenza dopo tutto quel tempo e un continente di distanza. Era come se dieci anni fossero svaniti in un istante e ciò che aveva raggiunto fosse stato solo un miraggio.

    «Mademoiselle Dubois, ho un incarico importante e confidenziale per lei.»

    «Sono sempre discreta» rispose Cat. In quanto guardia del corpo di persone famose era una necessità. «Comunque non sono interessata.»

    «È per il suo paese.»

    Il suo paese poteva andare al diavolo. I suoi primi diciotto anni erano stati un tormento, passati a difendere la sua reputazione e quella della madre in pubblico e a casa dall'uomo che aveva dovuto chiamare padre.

    «Non m'interessa lo stesso.»

    «Anche se Lambis Evangelos l'ha raccomandata?»

    Lambis? Era il migliore nel campo della sicurezza. Si erano conosciuti a Chicago quando lavorava per Afra, una delle cantanti più famose del momento. Lei si era sentita compiaciuta del suo interesse e della sua offerta di lavorare per la sua società. Ma un incarico a St Galla?

    «Le suggerisco di trovare qualcun altro.» Di certo la domanda successiva sarebbe stata perché lei non volesse tornare. Le uniche persone che conoscevano la verità sul suo conto erano morte e lei non aveva alcuna intenzione di condividere con altri il suo sordido segreto. «Ci sono tantissime guardie del corpo» aggiunse Cat, anche se poteva affermare con orgoglio che tutti quelli che avevano richiesto i suoi servizi la rivolevano, specialmente le donne, che si sentivano più a loro agio con una guardia del corpo dello stesso sesso.

    «Abbiamo bisogno dei suoi speciali... attributi» le spiegò il Primo Ministro. «Monsieur Evangelos ci ha suggerito lei nel caso avessimo avuto bisogno di una controfigura.»

    «Perché? È in pericolo?» Cat non aveva mai incontrato la principessa, eppure percepiva con lei un legame.

    «In pericolo no, tuttavia la situazione è delicata.»

    «Quale situazione?»

    «La principessa è... via.» Il Primo Ministro fece una pausa, come se stesse scegliendo le parole. «Non sappiamo quando tornerà. Nel frattempo è vitale che appaia a un ricevimento a palazzo. Questo evento deve avere assolutamente luogo sia per la nazione sia per la principessa.»

    Cat lo fissò nello schermo. «Vuole che mi sostituisca alla Principessa Amelie? Sta scherzando!» La principessa era affascinante, elegante, aggraziata, tutte cose che lei non era. Indossava gioielli e abiti formali, mentre lei era allergica ai tacchi alti e non si era mai messa un vestito lungo in vita sua.

    «Non è uno scherzo.» Il tono dell'uomo la gelò. «Non si ritroverà a fronteggiare nessuno che conosca bene la principessa. Tutto ciò che dovrà fare sarà un'apparizione, scambiare qualche chiacchiera, poi ritirarsi.»

    «Non è possibile.»

    «Neppure per un compenso particolarmente generoso?» Monsieur Barthe propose una somma che le fece sbarrare gli occhi.

    «Non può essere serio» commentò lei. Con quei soldi avrebbe potuto realizzare il suo sogno. Il lavoro come guardia del corpo era bello, ma non avrebbe potuto farlo per sempre. L'anno precedente era stata ferita per salvare Afra da un'auto guidata da uno stalker impazzito. Aveva impiegato parecchio tempo a recuperare la sua forma fisica. Non aveva altre qualifiche, ma le piaceva lavorare con i bambini e incanalare le loro energie negative nell'esercizio fisico con lo scopo di sviluppare un approccio positivo. Per questo voleva creare un centro dedicato ai ragazzini con problematiche comportamentali.

    «Metà soldi subito e metà alla fine del lavoro.»

    Cat scosse la testa. «Potrò anche somigliare a lei, ma non sono una principessa e tutti se ne accorgeranno.»

    «Non è un problema. Raggiungerà il palazzo con largo anticipo e verrà istruita su tutto quello che deve sapere.» Il Primo Ministro fece una pausa fissandola. «La consideri l'occasione per capire come vive una principessa.»

    Cat sentì quelle parole insinuarsi nella sua testa.

    Quante volte, durante la sua infanzia, si era chiesta come fosse essere Amelie? Vivere la vita di una bambina ricca e adorata da suo padre e dalla nazione? Ormai si era lasciata alle spalle quella fantasia anni fa.

    «Raddoppierò il compenso.»

    Lei strabuzzò gli occhi. Cosa diavolo stava succedendo? «La principessa... è al sicuro?»

    «Non sono nelle condizioni di dirlo, ma l'aiuterebbe tantissimo facendo quello che le sto chiedendo.»

    Cat non aveva bisogno della gratitudine della principessa e poteva cavarsela anche senza quei soldi, sebbene le avrebbero consentito di realizzare il suo sogno. Tornare al paese in cui era nata avrebbe significato tradire il voto che aveva fatto a se stessa a diciotto anni di non guardarsi mai più alle spalle. A ogni modo qualcosa le impedì di rifiutare. Forse si trattava della possibilità che Amelie avesse davvero bisogno di lei? O magari l'attirava l'occasione di scoprire come sarebbe stata la sua esistenza se fosse nata legittima? Sperimentare la vita che avrebbe potuto avere?

    No, era ben più di quello. Non aveva niente a che fare con la curiosità. Piuttosto era un desiderio che affondava nel profondo della sua anima, ossia quello di connettersi con la famiglia che non aveva mai conosciuto. Per anni si era detta che non sarebbe potuto venirle nulla di buono da quel suo legame reale, però il desiderio restava. Il senso di appartenenza. Si schiarì la gola, detestando quella sensazione di bisogno.

    Forse questa è la tua occasione per farlo.

    «Mi mandi un contratto da visionare.»

    Il sorriso del Primo Ministro le fece capire che sapeva di avere vinto.

    «Non se ne pentirà, mademoiselle Dubois.»

    A dire il vero Cat si era già pentita, d'altra parte doveva farlo e mettere così a tacere una volta per sempre le voci del suo oscuro passato.

    1

    Alex si stirò fissando le acque azzurre del Mediterraneo. Si trovava lì suo malgrado. Se solo avesse potuto avrebbe evitato ben volentieri le celebrazioni previste a St Galla, soprattutto dal momento che sua madre aveva iniziato a considerare la Principessa Amelie come una moglie perfetta per lui.

    Aveva soltanto trentadue anni ed era diventato re da tre. Aveva cose ben più importanti di cui occuparsi che un matrimonio, a differenza di ciò che pensavano i suoi consiglieri. Rinunciare alla carriera che amava per regnare su Bengaria non era mai stato nei suoi piani. Si chinò in avanti sulla battagliola serrando i pugni. Sarebbe dovuto salire al trono suo cugino Stefan. Purtroppo era deceduto in un incidente, così al suo posto era diventato re suo padre, l'uomo che con gli anni aveva portato Bengaria sull'orlo della bancarotta.

    Non c'era da stupirsi che tutti volessero vederlo sposato con Amelie. St Galla era una nazione ricca e avrebbe potuto aiutare Bengaria, anche se adesso la situazione economica stava cominciando a migliorare.

    Sospirò passandosi una mano nei capelli. Aveva accettato di recarsi a St Galla per via di sua madre. Aveva sofferto a lungo durante il suo matrimonio. Lui almeno era riuscito a sfuggire al controllo paterno lasciando

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