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L eredità: Harmony Destiny
L eredità: Harmony Destiny
L eredità: Harmony Destiny
E-book182 pagine2 ore

L eredità: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Mason Harrington ha avuto una vita turbolenta e quando un'eredità gli regala l'opportunità di tornare al suo paese d'origine si appresta a prendersi le proprie rivincite. Prima fra tutte, impossessarsi della rinomata scuderia che appartiene a EvaMarie, la donna che tempo addietro gli ha spezzato il cuore.

Una volta raggiunto l'obiettivo, Mason permette a EvaMarie di continuare a lavorare per lui e ben presto diventa evidente che ciò che Mason cerca, lì, non è soltanto una rivalsa. Più sorprendente per lei è rendersi conto di sentirsi felice all'idea di assecondarlo...

Le incomprensioni che inevitabilmente sorgeranno tra i due finiranno con il rovinare la rinnovata passione, o questa seconda occasione regalata loro dal destino porterà a un lieto fine?
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9788858978559
L eredità: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    L eredità - Dani Wade

    successivo.

    1

    Scoprire che la vecchia tenuta degli Hyatt era in vendita fu la più grande gioia che Mason Harrington avesse mai provato. In effetti, in quanti riuscivano a raggiungere gli scopi della loro vita – possedere una scuderia e ottenere la vendetta sperata – in una sola volta?

    «Il pignoramento è appena stato approvato e concluso tramite i nostri uffici» dichiarò il direttore della banca seduto a un'enorme scrivania laccata. L'espressione seria lo faceva sembrare più un nonno preoccupato che un uomo d'affari. «Non è ancora stato notificato nemmeno alla famiglia. Semplicemente non c'è stato il tempo.»

    «Sarò felice di farlo io» dichiarò Mason. Oops! Era forse troppo? Probabilmente sì, a giudicare dall'espressione del direttore. E la gomitata del fratello glielo confermò.

    Mason si sottrasse con discrezione al gomito acuminato del fratello, ignorando lo scricchiolio prodotto dalla sedia in pelle. Kane poteva anche avercela con Daulton Hyatt per come aveva diffamato il loro padre, ma era stato Mason ad aver fatto di tutto per distruggere quell'uomo.

    Non avrebbe mai dimenticato come Daulton l'avesse umiliato, o il dolore provato nel vedere che EvaMarie non aveva fatto nulla per difenderlo.

    «Devo dire che il pignoramento non rientrava nei miei piani. Speravo di poter aiutare EvaMarie a sistemare le cose» ammise il direttore con un cipiglio che intensificò i segni dell'età sul suo viso.

    «Perché EvaMarie?» chiese Kane. «Non avrebbe dovuto aiutare Daulton Hyatt?»

    L'uomo sgranò leggermente gli occhi mentre osservava i fratelli. Dopo un istante disse: «Scusate. Ho parlato a sproposito. Non era mia intenzione riferire dettagli personali dei miei clienti». Abbassò lo sguardo sul foglio stampato che aveva di fronte. Mason aveva trovato l'avviso di pignoramento su un sito web locale. La banca non aveva perso tempo nel cercare di rientrare dalle perdite.

    «Non ha importanza. La banca ha già messo in vendita la proprietà» osservò Mason. «Ascolti, le stiamo offrendo più del prezzo richiesto e tutto in contanti. Dobbiamo contattare direttamente qualcuno all'ufficio centrale?» Sarebbero stati sicuramente felici di intascare i soldi degli Harrington.

    Dallo sguardo del direttore intuì che non voleva che questo accadesse. Tuttavia Mason lo avrebbe fatto se fosse stato necessario.

    «Possiamo trasferire il denaro entro il pomeriggio» aggiunse Kane. «La nostra offerta è valida solo per un'ora. Affare fatto?»

    Mason si irrigidì, per nulla propenso ad andarsene, ma il fratello sapeva esattamente quello che stava facendo. Eppure il pensiero di perdere quell'opportunità lo infastidiva. Il direttore stava ovviamente cercando di fare gli interessi della famiglia Hyatt, e non quelli degli estranei che gli sedevano di fronte. In quel preciso momento, però, a Mason non importava un accidente degli Hyatt.

    Gli interessava solo fargliela pagare per aver fatto del male a lui e alla sua famiglia anni addietro.

    Non poté fare a meno di chiedersi che faccia avrebbe fatto EvaMarie nel momento in cui l'avesse cacciata dalla sua casa.

    Lentamente, con riluttanza, l'anziano annuì.

    «Sì. Credo proprio che la cosa non sia più di mia competenza.» Si alzò, sistemando la giacca del completo e la cravatta quasi si stesse preparando a un compito particolarmente spiacevole. «Se volete scusarmi un momento, chiedo alla mia segretaria di iniziare a preparare i documenti.»

    Mason sospettava che avrebbe chiamato qualcuno, ma non sarebbe stata una mossa astuta. I fratelli Harrington ottenevano sempre quello che volevano. Solitamente per pura testardaggine. Tuttavia questa volta avevano i soldi dalla loro parte.

    E i soldi aprivano davvero molte porte.

    Mason sentiva ancora la mancanza del padre, che era venuto a mancare circa sei mesi prima. Erano sempre stati solo loro tre, ed erano molto legati. Scoprire che aveva il cancro era stata dura.

    Quella, però, era stata solo la prima di altre sorprese.

    Il fatto che la madre provenisse da una famiglia molto benestante non era mai stato un segreto per loro. Era morta per un tumore al cervello quando Mason aveva circa sette anni. Ricordava pochissimo di lei, a parte il suo profumo mentre lo stringeva e la morbidezza setosa dei suoi capelli. A volte glieli spazzolava, dopo che si era ammalata, perché la calmava e spesso le alleviava i mal di testa che la affliggevano.

    Eppure se n'era andata da tempo. I ragazzi non avevano mai pensato che avesse lasciato loro qualcosa in eredità. Qualcosa? Non era solo qualcosa, si trattava di una vera fortuna. L'oculata amministrazione del denaro da parte del padre aveva aumentato la già sostanziosa eredità fino a raggiungere cifre da capogiro. Tanto che Mason non riusciva nemmeno a pensare a quella somma astronomica in termini di reali banconote.

    Dopotutto, crescendo avevano dovuto fare i salti mortali per tirare avanti. Per esempio quando Mason aveva perso il lavoro alla tenuta Hyatt. Erano dovuti tornare alla casa di città della madre. Erano stati tempi duri. Lui e Kane non sapevano che il padre stava pianificando il loro futuro.

    E adesso quel futuro era arrivato.

    Dopo che il segreto era venuto a galla Mason aveva chiesto al padre perché non avesse usato parte del denaro per semplificare la vita a se stesso e a loro. Lui aveva risposto che non voleva darla vinta ai genitori della moglie, che avevano sempre sostenuto che l'avesse sposata per soldi.

    I ragazzi erano cresciuti in mezzo ai cavalli. Il padre era un rinomato addestratore. Aveva insegnato loro tutto quello che sapeva. E avevano imparato molto anche lavorando in alcune delle migliori scuderie della zona, mentre allevavano loro stessi cavalli e bestiame. Adesso, finalmente, disponevano del capitale per acquistare una scuderia.

    E farla pagare a EvaMarie Hyatt per aver quasi rovinato la loro famiglia.

    «Mi fai paura con quello sguardo» disse Kane, studiando il fratello.

    Mason si alzò, percorrendo in lungo e in largo la stanza, che era davvero enorme per essere l'ufficio di una banca, ma in cui si sentiva comunque soffocare. «Non mi sembra vero che stia succedendo.»

    «Lo sai che papà non avrebbe voluto che ci vendicassimo per quello che è successo quasi quindici anni fa, vero?»

    Potevano anche essere passati quindici anni, ma per Mason le ferite e la rabbia erano ancora tangibili. Kane la riteneva una cotta adolescenziale, invece Mason sapeva di aver amato EvaMarie con tutto se stesso all'epoca. Altrimenti non avrebbe sofferto ancora così tanto.

    «Sì, lo so.» Tuttavia poteva spiegarlo. Sarebbe valsa la pena bruciare all'inferno pur di vedere lo shock sul viso di EvaMarie e di quel dittatore di suo padre.

    Giusto?

    «Stai dicendo che hai cambiato idea?» chiese a Kane.

    L'altro rimase in silenzio, per riflettere prima di rispondere. Mason ammirava quell'aspetto del fratello, era un tratto che a lui mancava. Lui prima agiva e poi si preoccupava delle conseguenze. Comunque erano una squadra, e quelle differenze giocavano a loro favore... il più delle volte.

    Kane si voltò a guardarlo, l'espressione più decisa di prima.

    «No. Fallo. Solo un avvertimento, però, Mason...»

    Mason sbuffò.

    «Non siamo un po' troppo cresciuti perché tu debba fare ancora il fratello maggiore?»

    «Sono davvero il tuo fratello maggiore, però non è questo il punto.» Lo squadrò. «Devi ricordare che potrebbe esserci una buona ragione per cui hanno perso la tenuta. Potrebbe anche non interessargli cosa ne sarà o chi la comprerà. Non ho mai sentito pettegolezzi sulla loro situazione finanziaria, a parte il fatto che stavano riducendo il personale.»

    «Io li ho tenuti d'occhio. Ma siamo fuori dal giro, a parte qualche vecchio amico.» L'elegante completo che indossava a Mason sembrava fuori luogo. Erano abituati a camicie di flanella e jeans. Mettersi in ghingheri non era la norma, tuttavia vista la direzione in cui li stava portando quell'eredità avrebbero fatto meglio a farci l'abitudine.

    Kane scosse il capo. «Non so. Ho la sensazione che non andrà a finire come vuoi.»

    Mason ripensò a quanto fosse rimasto impressionato dalla tenuta degli Hyatt quando era un diciottenne.

    L'opulenza, la cura che la madre di EvaMarie aveva messo in ogni dettaglio. Quella casa era tutta la sua vita. Non che a Mason fosse stato concesso di vederla. Ufficialmente ci era andato solo una volta. Gli avevano detto di portare dei documenti a Daulton Hyatt nella casa padronale. La madre di EvaMarie l'aveva seguito, per paura che sporcasse di letame i tappeti antichi.

    Come se fosse troppo rozzo per sapere di doversi pulire le scarpe. L'unica altra volta in cui ci era stato non c'erano genitori nei paraggi.

    «Forse hai ragione» concesse Mason, cercando di scacciare quei ricordi. «Però fidati, ci tengono. Me lo ricordo fin troppo bene.» E avrebbe usato quello che sapeva sul loro conto a suo vantaggio.

    Conoscere il nemico era un'arma vincente.

    EvaMarie Hyatt non aveva idea di chi si stesse avvicinando alla casa in una berlina di lusso seguita da un pick-up nuovo di zecca. Ma quando sbirciò dalla finestra della sua stanza al secondo piano desiderò ardentemente che chiunque fosse se ne tornasse da dov'era venuto.

    Era sudata e stravolta dopo aver messo dell'isolante nel vecchio guardaroba, tra la sua stanza e quella attigua. Per di più aveva un mal di testa allucinante. Ed era l'unica che si degnasse di aprire la porta.

    Eppure sorrise soddisfatta sapendo che quel duro lavoro sarebbe stato perfetto per quello che aveva in mente.

    Tuttavia non era il momento di crogiolarsi su quanto era stata brava. Doveva accogliere quelle persone. Scese velocemente le scale sul retro, conscia di dove fossero i suoi genitori. Sarebbe dovuto interessare anche a loro, ma sapeva benissimo che non sarebbero usciti.

    Era triste vedere i genitori un tempo così socievoli costretti a casa. Il loro riserbo e imbarazzo rendevano le responsabilità di EvaMarie ancora più pesanti e dolorose.

    Giunse all'entrata laterale mentre i veicoli parcheggiavano. Si sentiva stranamente agitata e cercò di sistemarsi i capelli. Forse i suoi la stavano contagiando... oppure il doversi prendere cura di loro la stava facendo diventare un'eremita.

    Vide sorpresa che dal primo veicolo scendeva il direttore della banca, il cui completo impeccabile la rese consapevole di indossare una T-shirt impolverata e un paio di pantaloni della tuta. Tuttavia fu l'autista del furgone a confonderla.

    Lo osservò mentre si avvicinavano percorrendo il vialetto pieno di crepe. Non lo riconobbe, eppure per qualche motivo le era familiare. Le spalle ampie, la sicurezza con cui camminava le dicevano qualcosa.

    Quando si avvicinò ulteriormente le sembrò di essere stata colpita da un fulmine.

    Erano circa quindici anni che non vedeva Mason Harrington. Oh, aveva pensato a lui quasi ogni giorno da allora. Tuttavia si era rifiutata di dar seguito alla sua curiosità. Era convinta che Mason non volesse assolutamente essere contattato da lei.

    Il tempo era stato clemente con lui. Anche da lontano riusciva a distinguere quei tratti che aveva trovato così attraenti. I capelli biondo scuro erano rasati ai lati e più lunghi sulla nuca, dov'erano leggermente ondulati. Le mani grandi, sciupate dal lavoro, avevano dita affusolate che riuscivano a far vibrare il corpo di EvaMarie come un delicato strumento. La linea squadrata della mascella celava la dolce curva della bocca carnosa.

    Le appariva addirittura più alto, compatto e muscoloso, tanto da attrarla e al contempo farla sentire a disagio. Soprattutto quando i suoi penetranti occhi azzurri la fissarono.

    Il nero cappello da cowboy che indossava la turbò maggiormente, perché le confermava che quello che si ritrovava di fronte era il ragazzo che aveva ferito.

    E che adesso era diventato un uomo.

    Mason Harrington non era certo la persona che voleva si avvicinasse a casa sua... o a suo padre. Scattò in avanti nonostante l'ansia che le attanagliava lo stomaco, ignorandolo e focalizzandosi sul direttore.

    «Clive» disse, «cosa posso fare per te?»

    «EvaMarie, mi spiace, porto brutte notizie.»

    Avrebbe voluto guardare Mason, vedere se sapeva cosa stava succedendo. Il che era assurdo. Certo che lo sapeva, altrimenti non si sarebbe trovato lì.

    «Credevo avessimo sistemato tutto il mese scorso.» Oh, santo cielo. Sperava non fosse quello che temeva.

    «Be', temo che il consiglio della banca abbia respinto la nostra proposta. Come ti avevo detto, doveva essere tutto approvato da loro.»

    Lei trattenne il respiro un istante, poi si sforzò di parlare. «Mi sembrava avessi detto di conoscere dei pezzi grossi che ci avrebbero ascoltato.»

    «Lo so, tesoro. A quanto pare non sono stato abbastanza convincente. Stavo per chiamare oggi, poi...» Rivolse un'occhiata all'uomo in silenzio accanto a lui, «mi hanno distratto.»

    EvaMarie sentiva il cuore batterle all'impazzata. Aveva la nausea. Negli ultimi cinque anni aveva superato da sola parecchi momenti difficili, eppure in quell'istante si chiese se esistesse qualcuno al mondo che non l'avrebbe delusa. «Che significa?»

    Mason avanzò. «Significa

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