Ardente proposta: Harmony Destiny
Di Dani Wade
5/5
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Info su questo ebook
Ziara Divan è orgogliosa della propria posizione professionale. Peccato che il suo nuovo capo, il magnate della moda Sloan Creighton, in lei veda solo una preda da conquistare. Lui sa che, finché resteranno tra le mura aziendali, sarà impossibile convincerla a entrare nel suo letto. Per rimanere solo con lei, la obbliga a seguirlo a Las Vegas per un incontro di lavoro. Lui è il suo capo, e lei non può rifiutarsi di accompagnarlo. Avvolti dalle luci sfavillanti della città che non dorme mai, Ziara si accorge che ormai è impossibile resistere alle proposte di Sloan, che ogni notte diventano più intriganti e invitanti.
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Anteprima del libro
Ardente proposta - Dani Wade
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
His By Design
Harlequin Desire
© 2013 Katherine Worsham
Traduzione di Mariangela Latorre
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-017-3
1
Non era così, che doveva andare la mattinata.
Ziara Divan entrò affannata nel foyer della Eternity Designs, consapevole del ritardo. Tra tacchi alti e gonna aderente, correre in ufficio sin dal garage le aveva arrossato le guance.
Buttò la borsa sotto la scrivania, afferrò il tablet dal cassetto e lo accese mentre continuava a correre lungo il corridoio, fermandosi soltanto quando raggiunse l’anticamera dell’ufficio di Vivian Creighton. La scrivania dell’assistente era vuota.
Respira, Ziara. Ricomponiti.
Lisciò le pieghe che le si erano formate sui vestiti e cercò di recuperare l’aspetto professionale confacente a una aspirante assistente esecutiva, anche se l’ingorgo sulla statale le aveva messo addosso un’incredibile ansia.
Mentre riprendeva fiato, le giunsero all’orecchio alcune voci concitate provenienti dall’ufficio interno. Le sembrava impossibile che qualcuno urlasse nell’ufficio di Vivian. Lei non urlava mai, era contrario a tutte le regole di comportamento che governavano la vita delle signore del Sud. Ma, in quel momento, Vivian stava indiscutibilmente urlando.
E l’altra voce che ribatteva a tono, maschile e profonda, era... Oh, no!
«Non ti lascerò distruggere la società di mio padre!»
Sloan Creighton, il figliastro di Vivian. Si faceva vivo di rado, ma quando passava in ufficio, portava con sé un tornado di energia e procurava a Ziara uno sgradito brivido di consapevolezza. E ogni volta che faceva una tappa alla Eternity Designs, non mancava mai di cercarla, di farle la corte, di capovolgere tutto il suo senso di professionalità. Ottima ragione per evitarlo.
«... il nostro maggiore acquirente ha respinto tutti i modelli...»
Le parole di Sloan le procurarono un tuffo al cuore. Le tremavano tanto le ginocchia, che dovette aggrapparsi allo stipite della porta.
Aveva intuito che l’incontro con il loro maggiore acquirente non fosse andato come previsto, ma nessuno dei colleghi che vi aveva preso parte le aveva detto una parola a riguardo. Perdere quel cliente poteva significare la rovina per la Eternity Designs, e per Ziara poteva significare perdere il lavoro che amava, la stabilità, l’accoglienza che le era sempre mancata per tutta la vita.
«... non hai altra scelta...»
Non l’aveva neppure lei. Doveva varcare quella porta. Vivian le aveva detto di arrivare alle otto in punto ed erano già le otto e un quarto. L’idea di affrontare Sloan le faceva venire voglia di correre indietro da dove era venuta, ma la necessità le fece trarre un lungo sospiro, raddrizzare le spalle e andare avanti.
Sloan torreggiava su Vivian. «Io devo avere più voce in capitolo nella Eternity Designs, a cominciare da ora. Mi servono tre mesi. Se la collezione autunnale incontrerà il favore dei clienti, mi cederai il controllo creativo della società, oltre alle tue azioni. Voglio il possesso del cinquantacinque per cento.»
Ziara si fermò di colpo mentre assorbiva il senso incredibile di quelle parole. Vivian e Sloan si guardavano in cagnesco e per un attimo lei fu tentata di sparire, ma alla fine riuscì a ritrovare la voce. «Vuoi che ritorni più tardi, Vivian?»
Vivian e Sloan si girarono all’unisono verso di lei. Ziara incrociò per primo lo sguardo del suo capo e mentore. Quegli occhi serrati e la bocca tesa in una linea sottile denotavano una frustrazione insolita, per una donna come Vivian. Quasi si fosse appena resa conto del proprio aspetto, proprio in quel momento si raddrizzò, si spinse dietro le orecchie i corti capelli rossi e sorrise. «Buongiorno, Ziara. Ti prego, accomodati. E tu, Sloan» proseguì senza perdere un colpo, tornando a rivolgersi al figliastro, «spiegami perché mai dovrei accettare una richiesta tanto ridicola.»
Sloan fu lesto a ottemperare. «Non saprei. Forse perché gli ordini sono al minimo storico, perché i creditori non sono disposti ad accettare altri rinvii di pagamento e perché tu non hai la più pallida idea di come uscire da questa situazione.» Allargò le spalle. «Io, invece, sì.»
«Tu come tanti altri.»
«E tutti nel tempo sufficiente a fare la differenza? Non credo proprio.»
Vivian concesse l’ultima parola al figliastro abbandonandosi contro lo schienale della poltrona. Era così tesa da mettersi addirittura a giocherellare con la fede nuziale che ancora le adornava la mano sinistra. Almeno non sembrava essersi accorta del ritardo di Ziara.
Sloan, invece, aveva già incominciato a catalogare ogni particolare in lei, accarezzandola con lo sguardo da capo a piedi con evidente godimento. Incominciò con la scollatura della giacca, sotto la quale si intravvedeva il merletto di una canotta, poi proseguì osservandole il collo, e il tutto rivolgendole un ghigno saccente che la indisponeva e la eccitava al tempo stesso.
Maledizione a lui! Era facile capire come mai Vivian lo considerasse tanto irritante. Il comportamento professionale sembrava essere un concetto del tutto estraneo, per lui. Non era la prima volta che le riservava un tale interesse. E visto che bastava la sua presenza ad accendere in lei il desiderio più sfrenato, Ziara aveva sempre fatto di tutto per ridurre i contatti tra loro al minimo indispensabile.
Se lo avesse incrociato per strada, non lo avrebbe mai ritenuto capace dell’impegno professionale che stava mettendo in mostra in quel momento. I capelli imbionditi dal sole e un po’ lunghetti, insieme all’impercettibile gobba al naso causata da chissà quale botta, lo indicavano piuttosto come un tipo da spiaggia che non come un negoziatore di ferro. Ma il completo di alta sartoria e l’atteggiamento inflessibile lasciavano intuire il vero uomo che c’era dentro di lui, e gli occhi di un incredibile azzurro elettrico comunicavano che il cuore di Sloan era fatto di puro acciaio.
Ziara era lieta che il suo interesse fosse tornato a spostarsi su Vivian. «È dell’eredità di mio padre che stiamo parlando, Vivian. Salvare le imprese altrui è il mio lavoro, è quello che faccio ogni giorno. Mi sembra il minimo lasciarmelo fare anche per la Eternity Designs.»
«Ah, già, il tuo lavoro» sospirò Vivian.
«Esatto, il mio lavoro. È un processo estremamente lucrativo che consiste nel prendere un’impresa in difficoltà e trasformarla in una macchina da soldi. È un vero peccato che tu non ti sia rivolta prima a me, ma forse è un bene, altrimenti non saresti mai stata costretta a riconoscere di avere fallito.»
La forza con cui Vivian sbatté la mano sulla scrivania fece sobbalzare Ziara sulla sedia. Non riusciva a credere che il viso solitamente placido della donna potesse assumere un’espressione tanto velenosa. «Se tuo padre non ti ha lasciato tutta l’eredità, è solo perché non si fidava affatto di te. Per quale motivo dovrei fidarmi io?»
Sloan appoggiò le mani alla scrivania e si protese in avanti, così da torreggiare sopra di lei. «E di chi è la colpa? Chi gli ha insinuato nella mente pensieri al vetriolo sin dal primo giorno? Chi lo ha convinto a farmi laureare anziché lasciarmi perseguire il mio sogno di fashion designer? Dannazione, Vivian, so bene che ci sei tu, dietro tutto ciò.»
«Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando.»
«Oh, sì, invece. Da semplice segretaria a moglie del capo. C’era da scommettere che avresti fatto di tutto per assumere il controllo della sua intera esistenza.»
Oh, Dio! Ziara trattenne il respiro. Prima di allora non aveva mai sentito parlare apertamente di come avesse fatto Vivian a entrare alla Eternity Designs, ma aveva sempre immaginato che avesse incominciato a lavorare in ditta solo dopo avere sposato il signor Creighton.
Quella rivelazione, adesso, le toglieva il fiato. Non era stata proprio Vivian a dirle che soltanto le poco di buono se la facevano con i colleghi? E Ziara, che sin dall’infanzia aveva dovuto sopportare le conseguenze del comportamento immorale di sua madre, aveva sempre fatto di tutto per evitare di essere scambiata anche lei per una di quelle.
Vivian puntò un dito tremante contro il figliastro. «Non osare parlarmi con quel tono, Sloan. È irrispettoso. E tuo padre non lo ha mai approvato.»
«Be’, mio padre non è qui a rimproverarmi. E se tu avessi voluto il mio rispetto, avresti cercato di guadagnartelo molto tempo fa. Adesso è troppo tardi.»
«Ma non lo è per aspettarmi che ti comporti da gentiluomo.»
Sloan scoppiò a ridere, crollando a sedere di fronte alla matrigna. Evidentemente era convinto di avere vinto la partita. Vivian, dal canto suo, si comportava con atteggiamento molto meno signorile di quello che Ziara le conosceva. Ma negli ultimi dieci minuti Ziara aveva appreso su di lei molti dettagli che aveva sempre ignorato: tanto per incominciare, che Vivian non era stata sempre una signora. La sorpresa era stata tale da farle ancora girare la testa.
«Bene, Sloan, fai quello che devi fare.»
«Voglio che tu lo metta per iscritto.»
«Con il tuo caratteraccio, dubito che troverai qualcuno disposto a collaborare con te.»
«Oh, ce la farò, non preoccuparti.»
«No, non da solo. Non ho nessuna intenzione di lasciarti privo di sorveglianza.»
«Come preferisci. L’importante è che il mastino che mi metterai alle costole sappia quello che fa e sia pronto a prendere ordini.»
«Oh, sarà pronta» commentò Vivian. «E sarà anche in grado di farti rigare dritto.»
Ziara ebbe un tuffo al cuore quando la mano di Vivian ondeggiò verso di lei. Oh, no! No, no, no!
«Conosciamo tutti il tuo passato con le segretarie, Sloan. Ti si incollano come api al miele. Be’, sappi che con Ziara non correrai questo rischio. L’ho addestrata bene. Il suo comportamento è impeccabile... a differenza del tuo.»
Ma cosa era diventata, una schiava in vendita al mercato?
«Oh, Vivian, che pensiero gentile, da parte tua.»
Quando Ziara sollevò gli occhi, scoprì che quelli di Sloan erano incollati su di lei. La rabbia di un attimo prima sembrava scomparsa, mentre si umettava le labbra con aria assente. Poi il suo sguardo scese lentamente ad accarezzarle le gambe. Ziara avvampò quando se lo sentì scivolare sotto l’orlo della gonna. Fece uno sforzo sovrumano per restare immobile, per non dare a vedere l’effetto che quella carezza aveva su di lei, ma il fuoco che le ardeva dentro rifiutava di lasciarsi controllare. E dire che ignorare il desiderio fisico non era mai stato un problema, prima di lui.
Il suo nuovo capo.
Aveva l’impressione che fosse in grado di scoprire la donna passionale che si nascondeva sotto il tailleur grigio da ufficio. Ma com’era possibile che gli bastasse un semplice sguardo per eccitarla a tal punto? Quasi che solo lui potesse darle ciò che le mancava.
Con calma assoluta, sebbene fittizia, cambiò posizione e si coprì le gambe con la gonna, quindi trovò il coraggio di sollevare lo sguardo per incrociare quello di lui e finalmente inarcò un sopracciglio.
Sloan ridacchiò sotto i baffi, evidentemente niente affatto intimidito da quella muta sfida. «Fatti trovare nel mio ufficio, pronta a metterti al lavoro, domani mattina alle otto in punto.»
Ziara non batté ciglio. Preferiva affrontare quel comportamento odioso e dispotico, piuttosto che i