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Bugie pericolose: Harmony Collezione
Bugie pericolose: Harmony Collezione
Bugie pericolose: Harmony Collezione
E-book159 pagine2 ore

Bugie pericolose: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

In che razza di guaio si era cacciata?

All'inizio era un favore a Janie, poi un diver tente scambio di identità e adesso... un gioco molto, molto pericoloso. Rosamund Craig ha accettato volentieri di sostituire la sorella

gemella all'appuntamento con un famoso scrittore, inventandosi un mestiere falso.

Ma adesso le bugie non stanno più in piedi!
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2016
ISBN9788858958537
Bugie pericolose: Harmony Collezione
Autore

Sara Craven

E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.

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    Anteprima del libro

    Bugie pericolose - Sara Craven

    successivo.

    1

    Sam guardò l'orologio, aggrottò la fronte e si versò un po' d'acqua. Lei era in ritardo. Dieci minuti. Forse aveva deciso di tirarsi indietro. Be', pensò, in fondo non aveva tutti i torti.

    Decise che le avrebbe dato tempo fino alle otto e mezzo, poi se ne sarebbe andato. Dopo tutto aveva molti altri appuntamenti e, se fosse dipeso da lui, non l'avrebbe nemmeno inclusa nella rosa delle candidate.

    Cuore solitario a Londra, diceva l'annuncio sul Daily Clarion. Sei seriamente interessata all'amore e al matrimonio? Scrivimi! E il numero di una casella postale. Come esca era perfetta, e le risposte erano arrivate a frotte.

    Non conosceva il nome della ragazza con cui aveva appuntamento quella sera. Sulla lettera si era firmata In cerca d'amore.

    Era stata scelta perché diceva di lavorare nell'ambito della cosmesi e sembrava più giovane della maggior parte delle altre. E anche perché sulla sua lettera c'era un francobollo di Chelsea, sospettava Sam.

    Per questo la stava aspettando da Marcellino, invece che in una normale trattoria o enoteca.

    Sam continuava a fissare la porta d'ingresso e quando scorse la propria immagine riflessa nello specchio della parete di fronte ebbe un lieve fremito interiore. L'abito di bassa sartoria che indossava luccicava spavaldo sotto le luci della sala, i riccioli neri erano stati mozzati, gli avevano appiattito i capelli con del gel e gli avevano fatto mettere un paio di ridicoli occhiali con la montatura dorata.

    Sembro un cretino integrale.

    Il capo cameriere aveva avuto un attimo di esitazione nel farlo accomodare. Glielo aveva letto negli occhi. Non gli era mai capitato prima e giurò che non gli sarebbe mai più successo, una volta che tutta quella storia fosse finita e la sua vita fosse finalmente tornata alla normalità.

    Ammesso che fosse possibile, pensò con rammarico. Non era sicuro di poter riuscire a sfuggire a quel caos che lui stesso aveva creato.

    Se e quando si fosse presentata, la ragazza con cui aveva appuntamento quella sera lo avrebbe probabilmente guardato e poi sarebbe fuggita gridando.

    Bevve un altro sorso d'acqua, trattenendo una smorfia. Avrebbe preferito un bello Scotch. Ma le regole non lo consentivano.

    Guardò di nuovo l'orologio. Ancora quindici minuti e sarò fuori di qui. Non manca molto.

    Rosamund Craig si sentiva tesa, rannicchiata in un angolo del taxi. Avevano fatto a malapena cinquanta metri negli ultimi quindici minuti e ora il traffico era di nuovo bloccato.

    Sarei dovuta partire prima, pensò. Solo che non aveva avuto davvero intenzione di andare. Sarebbe stata sufficiente una telefonata e tutto si sarebbe risolto. Fine della storia.

    Invece eccola lì, in un taxi che arrancava lentamente per portarla a un appuntamento con un perfetto sconosciuto. Una follia. Doveva essere ammattita!

    Anche il vestito che indossava faceva parte della sua follia, rifletté, sistemandosi la minigonna di lycra. Di solito non metteva abiti neri e alla moda, ma puntava su tinte più sobrie: color talpa, beige, grigio e linee classiche. L'eleganza discreta era sempre stata una sua caratteristica. Altro che vestiti mini e giacche scarlatte!

    Per non parlare dei sandali con i tacchi alti e il cinturino. Prima della fine della serata si sarebbe slogata una caviglia.

    E quello era comunque l'ultimo dei problemi, pensò con rammarico. La cosa più ragionevole da fare sarebbe stato chiedere al tassista di girare la vettura e riportarla diritta a casa.

    Si era appena fatta avanti sul sedile per chiederglielo quando il taxi ripartì bruscamente e Rosamund ricadde indietro.

    Il dado è tratto, pensò mentre si riacconciava i capelli castano chiaro e risistemava in fretta la gonna che le si era dispettosamente arrotolata lungo le cosce. In ogni caso, il tempo sarebbe trascorso velocemente. Avrebbe cenato in un buon ristorante e alla fine se ne sarebbe andata con una scusa, mettendo in chiaro che non ci sarebbero state repliche.

    Entrambi avrebbero salvato la faccia, disse a se stessa mentre entrava finalmente da Marcellino.

    Un cameriere l'accolse con un sorriso. «Ha prenotato un tavolo, signora?»

    «Devo incontrare una persona» rispose lei timidamente. «Un certo signor Alexander.»

    Il cameriere rimase per un istante interdetto, ma si riprese velocemente e le fece strada al bar.

    C'era molta gente e Ros ebbe un momento di esitazione. Varie teste si girarono a guardarla. Si domandò nervosa con chi di loro avesse appuntamento.

    «Il tavolo nell'angolo, signora.» La voce del cameriere aveva un tono di rassegnazione.

    Ros si avvicinò e vide un uomo alzarsi.

    Alto, notò subito, con i capelli scuri. Ma, santo cielo, tutt'altro che bello. E poi, che orribile taglio di capelli! pensò inebetita. Per non parlare del vestito. E degli occhiali. In che guaio si era cacciata?

    Fu molto tentata di girare i tacchi e andarsene. Eppure c'era qualcosa nel suo sguardo, un'aria diffidente, sulla difensiva, come se si aspettasse una reazione di quel tipo, che suscitò in lei un moto di compassione. Gli andò incontro con un sorriso.

    «Buonasera» esordì. «Immagino che lei sia Sam Alexander... Cuore solitario a Londra

    «E lei è In cerca d'amore?» Le labbra tese di Sam si sciolsero in un sorriso. «Incantato.»

    Con un gesto lento, raccolse la rosa appoggiata sul tavolo accanto a lui e gliela porse. «Il mio biglietto da visita.»

    Mentre lei accettava la rosa, le loro dita si sfiorarono e Ros avvertì un leggero brivido, come se avesse accidentalmente preso la scossa. E si trovò, suo malgrado, ad arrossire.

    Sam indicò il posto di fronte a lui. «Non vuole sedersi, signorina...»

    «Craig» rispose Ros dopo un istante di esitazione. «Janie Craig.»

    «Janie...» ripeté Sam pensieroso. «Un vero piacere» aggiunse con un sorriso.

    L'aspetto lasciava a desiderare, ma aveva una bella voce, pensò lei sorpresa. Era fresca e cristallina. Anche il sorriso era molto affascinante e infingardo allo stesso tempo. E aveva dei bellissimi denti.

    Ma la cosa più incantevole erano gli occhi, persino dietro a quegli stupidi occhiali. Erano di un verde-azzurro intenso, quasi turchese.

    Forse potrei cambiare opinione su di lui, pensò Ros. Con delle lenti a contatto, un bel taglio di capelli e un abito decente sarebbe più che presentabile.

    «Gradisce qualcosa da bere?» chiese Sam. «Per ora ho ordinato solo dell'acqua, ma possiamo farci portare qualcos'altro.»

    Ros esitò. Doveva tenere la mente lucida, ma un po' di vino bianco allungato con soda non avrebbe fatto poi un gran danno. «Del vino bianco secco allungato con soda, per favore.»

    «Brindiamo...» propose Sam quando arrivò il vino. «Al nostro incontro.»

    Ros mormorò qualcosa in risposta, in un tono che non sembrava contrariato. Sam Alexander non era affatto come se lo aspettava e questo la turbava.

    «È diversa da quello che mi aspettavo» commentò Sam osservandola.

    Lei ebbe un sussulto. Le aveva letto nel pensiero?

    «Davvero?» ribatté con noncuranza. «Sono meglio o peggio?»

    «Molto meglio» rispose lui prontamente, con un sorriso che le fece sussultare le terminazioni nervose. «In realtà, non mi ero fatto bene un'idea. Nella nostra breve corrispondenza, lei è stata molto cauta.»

    Rosamund giocherellava nervosamente con lo stelo del bicchiere.

    «A essere sincera, è la prima volta che rispondo a un annuncio personale.»

    «E perché ha risposto al mio? Cosa l'ha attratta?»

    Questo era un colpo basso, pensò lei, rischiando di rovesciare il vino. Era troppo presto per una domanda simile e non era preparata.

    «Non è facile dirlo.» Preferì restare sul vago.

    «Provi» la incoraggiò lui con voce morbida.

    Ros si morse il labbro. «Ho avuto l'impressione che lei cercasse una relazione seria... di lunga durata e densa di sentimenti. Non solo...»

    «Non solo un'avventura» suggerì Sam vedendola esitare. «E lei cercava la stessa cosa... un impegno?»

    «Sì» rispose lei, «penso di sì. Anche se non sono sicura di avere fatto tutto questo ragionamento. Ho agito più che altro d'impulso.»

    «Può essere molto pericoloso» replicò Sam. Le sue labbra si piegarono leggermente. «Dovrò fare in modo che non se ne penta.»

    Le parole rimasero per un momento in sospeso tra di loro, poi le porse il menu. «La prossima decisione importante da prendere è che cosa ordinare per cena. Tenga... Possiamo scegliere prima di trasferirci in sala da pranzo.»

    Ros si sentiva stordita, come se le fosse stato gettato una specie di amo e lei stesse nuotando dietro al menu per proteggersi.

    Seduta a pochi centimetri da lui, aveva potuto notare alcune stranezze. Sotto al vestito mediocre indossava una camicia firmata e una cravatta di seta. E aveva anche un orologio molto costoso al polso.

    L'istinto le diceva che qualcosa non quadrava...

    Forse era un eccentrico milionario che cercava una moderna Cenerentola... o forse lei si stava facendo trasportare dalla sua fervida immaginazione.

    «Ho sentito dire che qui cucinano molto bene i frutti di mare» suggerì Sam. «Le piace l'aragosta?»

    «Moltissimo.» Le sopracciglia di Ros si inarcarono leggermente quando lesse il prezzo.

    «Allora vada per l'aragosta» decise Sam prontamente. «Con un'insalata mista e una bottiglia di Montrachet. E per iniziare... tagliolini al salmone, magari?»

    Doveva per forza essere un milionario, pensò Ros divertita. Bene, lei era pronta a fare la parte di Cenerentola, e la sua idea era proprio quella di andarsene prima dello scoccare della mezzanotte.

    Il bar era pieno di vetrate e piante verdeggianti, ma la sala da pranzo era decisamente opulenta. I tavoli erano apparecchiati con tovaglie di lino e argenteria scintillante e alti séparé in legno laccato consentivano ai commensali di godere di un'atmosfera intima, nonostante l'ambiente fosse piuttosto ampio.

    In fondo alla sala c'era una piccola piattaforma sopraelevata, occupata per la serata da una bella ragazza dai capelli rossi che suonava l'arpa.

    Mentre il cameriere li conduceva al tavolo da pranzo, Ros si concesse una rapida occhiata per completare l'immagine fisica del suo compagno.

    Spalle larghe, notò, fianchi stretti e gambe lunghe. Attributi che anche un vestito orribile non poteva celare. Si muoveva in modo sicuro, sembrava a proprio agio. La diffidenza iniziale pareva scomparsa.

    Era andata all'appuntamento con la ferma intenzione di respingerlo gentilmente, mentre ora sembrava lei quella sulla difensiva e non capiva perché.

    Mentre si mettevano a sedere, il cameriere portò loro le bevande e mise la rosa rossa accanto a Ros senza battere ciglio.

    Lei sentì che, suo malgrado, stava arrossendo di nuovo. Così riprese la conversazione per nascondere l'imbarazzo.

    «Questo posto è delizioso» commentò guardandosi intorno. «Ci viene spesso?» Fece una pausa, costernata. «Non posso credere di averglielo chiesto.»

    «È una domanda lecita.» La risata era di approvazione. «E la risposta è: solo nelle occasioni speciali.»

    Ros sollevò le sopracciglia, cercando di ignorare il bagliore dei suoi occhi turchesi. «Allora immagino che sia venuto spesso, ultimamente.»

    Sam la guardò con aria interrogativa. «Perché?»

    «Le risposte al suo annuncio. Mia... una mia amica è convinta che lei riceva un sacco di posta.»

    «In effetti, ho ricevuto diverse risposte» precisò Sam dopo una pausa. «Ma poche con le caratteristiche che cerco.»

    «E

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