Sotterfugi d'amore: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Catarina Mendes è giovane, innocente e, ora che ha compiuto ventun anni, ricca e indipendente. O almeno questo era ciò che credeva. La sua libertà ha infatti un prezzo. Per entrare in possesso dell'eredità che le spetta dovrà sposarsi, e il compito di trovarle un marito spetta al suo affascinante tutore: Jake Ramirez. Jake ha appena scoperto l'identità del suo vero padre, oltre al fatto di avere due fratellastri. Prima di poterli conoscere, però, dovrà cercare un marito brasiliano per la bella Cat, ma rispettare queste condizioni si rivela più difficile del previsto. Per quale motivo, nelle clausole dell'accordo, non era previsto che i due si innamorassero?
Sandra Marton
Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Sotterfugi d'amore - Sandra Marton
successivo.
1
Il giorno in cui la vita di Jake Ramirez venne sconvolta iniziò come tutti gli altri.
Si svegliò alle sei e bevve la sua prima tazza di caffè mentre leggeva il New York Times. Poi bevve la sua seconda tazza intanto che si faceva la barba. Poco dopo le sette indossò un completo grigio con la camicia bianca e la cravatta di seta e prese l'ascensore privato che lo portò dal suo attico, sulla Quinta Strada, al piano terra.
La Mercedes nera lo aspettava proprio all'ingresso del palazzo.
«Buongiorno, signor Ramirez.»
«Buongiorno Dario.»
L'autista si immise nel traffico. Come al solito, Jake trascorse un paio di minuti a parlare con l'uomo, informandosi sulla sua famiglia o su chi aveva vinto la partita domenica. Dopodiché Dario sollevò il vetro divisorio e Jake estrasse il suo cellulare, iniziando così la giornata lavorativa.
Innanzitutto telefonò in ufficio. Aveva una riunione alla Borsa alle otto e un quarto, però voleva prima mettersi in contatto con Belle, la sua segretaria personale, che di certo si trovava già dietro la scrivania.
Non quel giorno, però. Jake le lasciò un messaggio, così avrebbe risparmiato tempo, e il tempo era un articolo prezioso per il presidente delle Ramirez Enterprises. In seguito fece alcune telefonate a persone con cui era in rapporti d'affari.
Il cellulare squillò prima che potesse digitare un altro numero. Jake controllò l'origine della chiamata sul display e rispose.
«Buongiorno, Belle.»
«Buongiorno, signor Ramirez. Volevo ricordarle che oggi è il compleanno della signorina Vickers.»
Jake chiuse gli occhi. Maledizione! Se ne era scordato anche se lei aveva fatto di tutto per rammentarglielo. «Va bene, telefona al...»
«Fiorista. Già fatto. Ho ordinato due dozzine di rose. Rosse, naturalmente.»
«Perfetto. Allora chiama anche...»
«Tiffany. Consegneranno alla signorina Vickers un braccialetto di zaffiri a mezzogiorno.»
«Zaffiri?»
«La signorina Vickers ha gli occhi blu» spiegò Belle con un leggera sfumatura di rimprovero nella voce.
Possibile che lui non prestasse mai attenzione a quei dettagli? Non lo aveva mai fatto. Dopo un po' tutte le belle donne che frequentava gli parevano indifferentemente uguali.
«Le ho riservato anche un tavolo da Sebastian per le venti e trenta.»
«E hai fatto tutto questo stamattina?» Jake diede una rapida occhiata al suo orologio. «Non pensavo che fossero già aperti a quest'ora.»
«Sono sempre aperti per lei» ribatté la segretaria. «Comunque, in caso non le piacesse Sebastian, ho fatto anche una prenotazione da Leonie. Mi dica quale dei due preferisce e cancellerò l'altra.»
«Com'è questo Sebastian?»
«Lo hanno appena aperto. Pare che Madonna vi sia andata a mangiare la settimana scorsa.» Belle fece una pausa. «Alla signorina Vickers piacerà.»
Jake sorrise. Era evidente che la sua segretaria non gradiva molto Samantha. Del resto, neppure sua madre l'approvava; forse perché l'aveva vista solo in televisione mentre sfilava indossando una succinta biancheria intima su un paio di tacchi a spillo.
«Ho letto sui giornali della vostra relazione, però non l'hai mai portata qui» lo aveva rimproverato Sarah Reece.
Jake non aveva mai fatto conoscere a sua madre le donne con cui usciva. Era una donna troppo all'antica.
«Joaquim, è arrivato il momento di sistemarti. Tutte quelle giovani che frequenti... So che il mondo è cambiato, però...»
«Però vorresti che trovassi una brava ragazza.»
«Sì.»
«E che la sposassi.»
«Certamente.»
«E che avessi una casa piena di bambini, un cane, e vendessi la Porsche e la Mercedes per una macchina familiare.»
«Adesso ti stai prendendo gioco di me.»
Jake le aveva circondato le spalle con un braccio assicurandole che un giorno l'avrebbe accontentata.
Ma non ora.
Non quando la città, il mondo, era pieno di Samanthe. Soprattutto, non quando costruire il suo impero era la cosa più importante della sua vita.
«Se non le piacciono Sebastian e Leonie» proseguì Belle a quel punto, riportandolo al presente con la sua voce tranquilla, «posso sempre chiamare quel ristorante francese e...»
«Sebastian va benissimo. Cosa farei senza di te, Belle?»
«Probabilmente manderebbe dei fiori a una donna che ha smesso di vedere il mese prima.»
«Mi è successo soltanto una volta.»
«Una volta è più che sufficiente» replicò Belle con la sicurezza che le derivava dalla consuetudine. Lavorava con Jack da quando aveva realizzato il suo primo milione di dollari. «Dopo il suo appuntamento delle otto ha una riunione con...»
«Lo so.»
«E un pranzo con il sindaco da...»
«Belle» la interruppe Jake divertito. «Ho mai dimenticato un incontro d'affari? Voglio solo sapere se c'è qualche novità.»
«No. Anzi, sì. Aspetti! Kelsey mi ha appena portato qualcosa dalla reception.»
«Di cosa si tratta?»
«È una busta molto grande e mi ha detto che è stata consegnata a mano.»
«Be', aprila.»
«Già fatto. C'è una lettera dentro, sigillata, e...»
«Ed è profumata» sospirò lui. Certe donne erano davvero insistenti, malgrado fosse sempre stato molto chiaro con loro. «Buttala via.»
«Non c'è nessun profumo. In effetti, ha un aspetto abbastanza formale. C'è scritto confidencial.»
«Spagnolo?»
«Il timbro è del Brasile.»
«Allora sarà portoghese.» Jake corrugò la fronte. Chi mai poteva spedirgli una lettera riservata dal Brasile? Aveva avuto contatti di lavoro con l'Argentina, ma mai con il Brasile, per quanto ricordasse.
«C'è dell'altro» continuò Belle. «Una scatolina bianca, probabilmente di un gioielliere. Devo aprire sia la lettera che la scatola?»
Belle era con lui da tanto tempo e Jack non aveva segreti per lei, ma il suo sesto senso in quel momento gli consigliò di essere cauto. Aveva costruito la sua fortuna seguendo il proprio istinto; perché non farlo ancora?
«No. Metti tutto sulla mia scrivania. Me ne occuperò personalmente più tardi» ordinò pensando cinicamente che doveva trattarsi di un regalo di incoraggiamento per trascorrere delle vacanze in Brasile.
A volte, essere miliardari aveva i suoi svantaggi.
La giornata fu fruttuosa come aveva sperato.
Al sindaco piacque la sua idea di organizzare una raccolta fondi per i senzatetto, che stavano diventando sempre più numerosi, e poi era riuscito a concludere l'acquisto di un palazzo a Park Avenue, a cui teneva molto, spuntando un prezzo accettabile. Samantha lo aveva chiamato due volte: prima per ringraziarlo dei fiori e del braccialetto, e la seconda volta per informarlo che erano stati invitati a una festa nel Connecticut il weekend successivo.
«Devo controllare l'agenda e verificare che sia libero» le aveva risposto, pur sapendo di non avere impegni. Non era amante di quel genere di party. Troppa gente che voleva qualcosa da lui; per non parlare delle donne che si strusciavano contro le sue gambe sotto il tavolo. Però a Sam piacevano e, poiché erano solo tre settimane che stavano insieme, sarebbe stato ancora un fardello sopportabile.
Jake era un realista. E non avrebbe potuto essere diverso, vista la sua infanzia trascorsa nel Bronx.
Dario lo lasciò in ufficio alcuni minuti prima delle sette di sera. Era tardi, però era sua abitudine farvi un salto prima di sera, per assicurarsi che non fosse successo niente che richiedesse la sua attenzione.
Ormai erano andati via tutti, compreso Belle. I suoi passi echeggiarono lungo il corridoio che portava al suo studio. Lesse gli appunti che gli aveva lasciato la segretaria scrivendo alcune note a margine, poi telefonò a Samantha dicendole che sarebbe stato un po' in ritardo. Il suo sguardo cadde sulla busta e sulla scatolina bianca. Con tutti gli appuntamenti che si erano susseguiti durante la giornata, se ne era completamente dimenticato.
Prese la scatola. Cosa conteneva? Non era la prima volta che riceveva regali inaspettati da parte di persone che volevano entrare in rapporti d'affari con lui. Quello aveva tutta l'aria di essere un anello, viste le dimensioni del suo contenitore.
Jake l'appoggiò sul tavolo e si concentrò sulla busta. L'aprì con un tagliacarte ed estrasse l'unico foglio che conteneva. L'intestazione era di uno studio legale brasiliano, però era scritta in inglese.
Egregio signor Ramirez,
sono Javier Estes, senior partner dello studio legale Javier Estes and Associates...
Lesse un paio di righe ancora e poi si lasciò cadere sulla sedia. L'enorme stanza gli parve all'improvviso piccola e claustrofobica.
Tutto quello che aveva creduto fino a quel momento era falso.
Il padre che aveva sempre venerato tutta la sua vita non era mai esistito. Lui non era il figlio di un povero ispanico morto da eroe in una delle tante guerriglie nella giungla del Sudamerica. Secondo quella lettera, invece, era figlio di un ricco brasiliano deceduto nel suo letto alcuni mesi prima.
L'avvocato raccontava che, trentun anni prima, durante un viaggio a New York, il suo cliente, un certo Enrique Ramirez, aveva avuto una breve relazione con Sarah Reece, l'aveva messa incinta ed era tornato in Brasile senza mai più contattarla.
Jake era il frutto di quell'unione.
Nella lettera c'erano altre rivelazioni sconvolgenti, ma lui, in quel momento, non le considerò. Non poteva. Era troppo concentrato sulle parole che smentivano tutto quello in cui aveva creduto... e che sua madre gli aveva raccontato. Lo sguardo gli cadde sull'ultimo paragrafo:
Negli ultimi mesi della sua vita, il mio cliente si è pentito degli errori commessi in gioventù e ha cercato di fare ammenda verso coloro che ha trattato ingiustamente. In accordo con i suoi desideri, accludo un piccolo pegno per sua madre. La prego di farglielo avere per conto del signor Ramirez.
Jake afferrò la scatolina bianca e venti minuti più tardi, la mascella serrata, varcava l'atrio del palazzo a Sutton Place dove viveva sua madre.
«Non mi annunci» ordinò al portiere che si era affrettato a salutarlo.
Aveva una chiave di quell'appartamento, ma non la usò. Invece prese a suonare il campanello con furia.
«Joaquim!» lo accolse la madre con un sorriso che presto, però, scomparve. «Cos'è successo?»
«Non lo so, mamma, dimmelo tu» l'aggredì lui entrando nell'ingresso. Chiuse la porta con il gomito e le porse la busta. «Leggi!»
Sarah annuì. Le mani le tremavano. Chi mai poteva avere scritto a suo figlio dal Brasile?
Dopo avere letto, alzò lo sguardo e cercò disperatamente le parole giuste per alleviare la rabbia visibile negli occhi del suo ragazzo.
«Joaquim, è stato tanto tempo fa...»
Jake le diede la scatolina bianca. «Ha mandato questo per te.»
Sarah fissò il contenitore. «Io non... Non posso immaginare... Joaquim, ti prego, ascoltami...»
«Aprila!»
Lei ubbidì e sollevò il coperchio. Trovò un anello di smeraldi accompagnato da un bigliettino: per Sarah, mia