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Una sfida intrigante (eLit): eLit
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E-book161 pagine2 ore

Una sfida intrigante (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Le sorelle Marshall 4
Diffidente nei confronti della nuova assistente di sua madre, l'affascinante Dante Leonetti è deciso a cacciare la ragazza dal proprio castello. Cosa potrebbe mai volere quella donna dalla sua famiglia, se non una fetta della loro fortuna? Il piano è semplice: Dante la costringerà a confessare il suo vero scopo, costi quel che costi. La ricerca del padre naturale ha portato la bellissima Topaz Marshall nel mondo di Dante, del quale conosce alla perfezione la pessima reputazione. Ma, sapendo che lui la considera soltanto un'approfittatrice senza scrupoli, perché mai ha cominciato a esercitare il suo proverbiale fascino cercando di conquistarla?
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2020
ISBN9788830515239
Una sfida intrigante (eLit): eLit
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Una sfida intrigante (eLit) - Lynne Graham

    Immagine di copertina:

    Charday Penn / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Challenging Dante

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Lynne Graham

    Traduzione di Chiara Fasoli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-523-9

    1

    Dante Leonetti, banchiere di successo, stimato filantropo e conte di Martino, per chi attribuiva ancora importanza a questo genere di titoli, si accigliò preoccupato nel venire a sapere che il suo amico d’infanzia, Marco Savonelli, era fuori della porta del suo ufficio e chiedeva di vederlo. Doveva essere accaduto qualcosa di veramente grave per spingere Marco ad allontanarsi dal proprio ambulatorio di paese e raggiungere il frenetico centro finanziario di Milano.

    Dante si passò una grande mano dalle lunghe dita abbronzate tra i capelli, in un gesto nervoso insolito per un uomo dal carattere duro come il suo. La visita di Marco non poteva che essere legata alla raccolta fondi.

    I due uomini si erano infatti impegnati a organizzare una serie di eventi di beneficenza allo scopo di raccogliere la cifra necessaria a finanziare il viaggio di una bambina del paese affetta da leucemia negli Stati Uniti, dove avrebbe potuto sottoporsi a un innovativo trattamento sperimentale. Inizialmente Dante si era offerto di coprire tutti i costi personalmente, ma Marco lo aveva convinto che sarebbe stato meglio spingere l’intera comunità a lavorare unita per raccogliere la somma necessaria. Molti eventi erano già stati organizzati e l’ultimo grande appuntamento in programma era un ballo di gala nella casa natale di Dante, il Castello Leonetti, in Toscana. Sospirò rassegnato a quel pensiero, perché avrebbe di gran lunga preferito fare una grossa donazione, piuttosto che sottoporsi a quella pantomima. Non sopportava quel tipo di ricevimenti.

    Il suo telefono squillò e Dante lo estrasse subito dalla tasca, abituato da anni di lavoro come banchiere a essere sempre in allerta. Ma non c’era alcuna potenziale crisi in vista. Era un messaggio della sua amante, la bellissima Della, e Dante si oscurò in volto guardando la foto in primo piano dei grandi seni della donna, contorse la bocca in una smorfia di disgusto e cancellò all’istante la foto. Non voleva foto oscene sul suo cellulare, non era un adolescente, pensò seccato. Era chiaramente giunto il momento di dare a Della il benservito. Si era ormai stancato di lei, della sua colossale vanità e della sua avidità.

    Una luce di genuino calore riempì gli occhi di Dante mentre attraversava il corridoio per andare ad accogliere Marco Savonelli. Sulla trentina, basso e di costituzione robusta, l’amico era l’esatto opposto di Dante anche per quanto riguardava il carattere, ed era quasi impossibile non vederlo sorridere. Be’, in quel momento non stava sorridendo, anzi, la sua espressione era insolitamente tesa e preoccupata.

    «Mi dispiace davvero disturbarti così» esordì Marco imbarazzato, osservando a disagio l’opulenza dell’edificio intorno a lui.

    «Rilassati, Marco. Siediti, beviamo un caffè» consigliò lui, guidando l’amico verso la lussuosa area ristoro.

    «Non avevo idea che il tuo posto di lavoro fosse così sfarzoso» confidò Marco, «e pensare che credevo di aver raggiunto il massimo del lusso quando ho fatto installare i computer nel mio studio...»

    I caffè arrivarono a una velocità sorprendente. «Non è da te allontanarti dai tuoi pazienti» disse Dante, impaziente di sapere quale fosse il problema. «Qualcuno si è appropriato dei fondi raccolti? È successo qualcosa del genere?»

    Marco gli lanciò uno sguardo pieno di orrore. «Certo che no! Non ha niente a che fare con la raccolta fondi, e... ecco, in realtà dovevo comunque venire a Milano perché mia madre mi ha chiesto di andare a trovare mia zia Serafina, così ho pensato di fare un giro in città.»

    A Dante non sfuggì il tentativo di cambiare argomento da parte dell’amico, e si meravigliò che pensasse di poterlo trarre in inganno. «Ma davvero?»

    «E visto che mi trovavo già da queste parti» continuò Marco, guadagnando velocità nel parlare, quasi volesse concludere il discorso il più in fretta possibile, «ho pensato che non ci sarebbe stato nulla di male nel passare a trovarti per fare quattro chiacchiere.»

    Sforzandosi di non ridere per la goffaggine dell’amico, Dante mormorò pigramente: «Perché no?».

    «Hai parlato con tua madre, di recente?»

    Dante raggelò. «Mi chiama quasi tutti i giorni» rispose cercando di mantenere un tono casuale nonostante iniziasse a essere davvero preoccupato.

    «Oh, davvero? Bene... ehm... eccellente» rispose Marco, preso alla sprovvista da una notizia tanto rassicurante, «ma quando sei andato a farle visita l’ultima volta?»

    Dante si irrigidì, chiedendosi dove l’amico volesse andare a parare. «Ho pensato che gli sposini volessero godersi un po’ di intimità.»

    «Certo, certo» si affrettò a rassicurarlo Marco con tono di scusa, «un pensiero naturale, anche alla loro età. E... ehm... non voglio essere invadente, ma anche se tu non mi hai mai detto nulla, il secondo matrimonio di tua madre deve essere stata una vera sorpresa per te.»

    Dante decise di essere diretto, intuendo che l’amico avrebbe potuto impiegare ore prima di giungere al punto, dato il suo estremo tatto. «Più che una sorpresa» ammise in tono piatto, «la cosa mi ha stupito e preoccupato al contempo. Non solo la decisione di mia madre di risposarsi è stata davvero improvvisa, ma sono anche rimasto deluso dalla sua scelta di marito.»

    «Eppure all’epoca non hai detto niente» sospirò Marco. «Se solo fossi stato più aperto con me, Dante...»

    «Mia madre ha condotto una vita miserabile con mio padre, per molto più tempo di quanto mi piaccia ricordare. Era un bastardo, e bada bene, non è una cosa che sarei disposto ad ammettere davanti ad altri se non a te. Detto questo, sono l’ultima persona al mondo che voglia interferire con la sua scelta di sposarsi, se la cosa la può rendere felice.»

    Marco si rilassò visibilmente, uno sguardo di comprensione negli occhi gentili. «Lo capisco.»

    Il viso di Dante si oscurò mentre ripensava all’improvviso matrimonio di sua madre con Vittore Ravallo, avvenuto solo due mesi prima. Ravallo era un imprenditore fallito e un tempo latin lover, tanto povero quanto Sofia, Contessa di Martino, era ricca. Quella di sua madre era stata una decisione impulsiva e sconsiderata, ma Dante amava sua madre e aveva tenuto per sé i propri dubbi. In caso il matrimonio si fosse rivelato l’errore che lui pensava che fosse, sarebbe subito intervenuto per proteggere sua madre, ma per il momento aveva deciso di restare in disparte. Ma rimanere distaccato si era dimostrata un’ardua sfida, soprattutto visto che la coppia occupava il suo castello in Toscana mentre aspettava che terminassero i lavori di restauro della casa dove i due sarebbero andati a vivere. Era per quella ragione che Dante non tornava a Castello Leonetti fin dal momento della piccola cerimonia intima che aveva segnato il destino di sua madre.

    Marco strinse le labbra.

    «Forse dovresti considerare l’idea di tornare a casa per una visita. Sta accadendo qualcosa di strano.»

    Dante scoppiò quasi a ridere. «Strano?»

    «Non ho mai prestato attenzione ai pettegolezzi, ma siamo amici da tutta una vita e ho pensato che fosse giusto avvertirti di ciò che sta succedendo.»

    «Allora... cosa sta succedendo al castello, Marco?»

    «Be’, sai che tua madre è sempre stata un tipo molto energico? Ora non più. Non è più coinvolta nelle sue solite opere di beneficenza, non lascia mai il castello e non si dedica nemmeno più al giardino.»

    Dante si accigliò, trovando difficile immaginare che una donna attiva come sua madre potesse rinunciare all’indaffaratissima vita che si era creata una volta rimasta vedova. «Questo suona davvero strano.»

    «E ora c’è la sua nuova assistente...»

    «La sua... cosa?» intervenne Dante incredulo. «Ha assunto una segretaria?»

    «Una ragazza inglese, molto attraente e all’apparenza piacevole» confermò Marco a disagio. «Ma ora presenzia al posto della contessa a ogni evento sociale e Vittore le offre spesso passaggi in macchina...»

    Dante rimase perfettamente immobile, atteggiamento che i suoi impiegati avevano imparato a riconoscere come la quiete prima della tempesta, perché l’inclusione di una giovane donna attraente nel quadro che Marco gli aveva dipinto lo riempiva di rabbia. Molti uomini maturi si rendevano ridicoli in presenza di ragazze piacenti e il suo patrigno avrebbe potuto benissimo essere uno di loro. Si sentì sprofondare il cuore per conto della madre. Sperava che, se il matrimonio fosse fallito, sarebbe stato per motivi meno dolorosi per la madre che la presenza di un’altra donna. L’infedeltà di suo padre aveva già causato così tanto dolore a Sofia Leonetti che Dante non avrebbe potuto sopportare di vederla soffrire di nuovo.

    «C’è di mezzo un tradimento?» chiese stringendo le mani a pugno lungo i fianchi e alzandosi di colpo in piedi, incapace di stare seduto più a lungo.

    «Onestamente non te lo so dire. Non ci sono prove, solo sospetti dati dalle apparenze. E sappiamo bene quanto le apparenze possano ingannare. Ma c’è una cosa strana...»

    «Vai avanti» lo esortò Dante cercando di contenere il proprio sdegno all’idea che sua madre potesse essere umiliata e tradita da un’impiegata e dal suo nuovo marito nella propria casa.

    «Mio padre è stato invitato a cena al castello per il compleanno di Vittore. Per l’occasione la ragazza indossava una collana di diamanti che a parere di mio padre valeva parecchi euro.»

    Ed entrambi sapevano che il padre di Marco, rinomato designer di gioielli, aveva un occhio infallibile per certe cose.

    «Certo, potrebbe essere un cimelio di famiglia» concesse Marco.

    «Ma quanto è improbabile che una giovane impiegata possegga un gioiello del genere e lo porti con sé all’estero?» replicò Dante, poco convinto da quella possibilità. «Per quanto mi riguarda, sono convinto che i diamanti siano una prova inequivocabile di un qualche tipo di comportamento scorretto.»

    Ma se anche fosse stato così, cosa pensava di fare?, si chiese una volta che l’amico se ne fu andato. Ovviamente sarebbe subito tornato a casa per controllare di persona la situazione e se avesse scoperto qualcosa di strano si sarebbe occupato lui stesso della ragazza con la collana di diamanti.

    Topsy represse un sospiro esasperato mentre sua sorella Kat la tempestava di domande preoccupate attraverso la cornetta del telefono. Com’era la famiglia con la quale viveva? C’era qualche uomo che la importunava? La porta della sua camera aveva una chiave?

    Il senso di colpa che Topsy aveva provato inizialmente nel mentire alla propria famiglia a proposito di ciò che stava facendo e dove si trovava in Italia si dissolse come neve al sole. Quanti anni pensava che avesse? La credeva forse un’adolescente indifesa? Per l’amor del cielo, aveva quasi ventiquattro anni e un dottorato in matematica, non era certo una bambina. Ma Kat, così come le sue altre due sorelle maggiori, le gemelle Emmie e Saffy, si rifiutavano di accettare il fatto che lei fosse cresciuta e potesse condurre una propria vita privata.

    A sua discolpa si poteva dire che Kat le faceva da madre da quando Topsy era una bambina e la loro madre naturale, Odette, aveva affidato senza alcun rimorso le proprie figlie minori ai servizi sociali per tornare alla propria vita da donna single. No, Odette non aveva alcuna dote materna e Topsy sapeva fin troppo bene quanto lei e le sue sorelle dovessero a Kat per il suo amore e il suo supporto. Aveva richiesto la custodia delle sorelle minori, le aveva portate a casa sua, nella Regione dei Laghi, e le aveva cresciute a proprie spese. Il suo sacrificio e la sua dedizione non sarebbero

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