Un weekend... per sempre: Harmony Destiny
Di Dorien Kelly
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Dorien Kelly
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Un weekend... per sempre - Dorien Kelly
successivo.
1
Dana Devine non credeva alle rivelazioni. Almeno finché la sua epifania personale non si manifestò sotto forma di torta alle carote.
«Fammi capire bene» disse alla sua migliore amica, Hallie Whitman. «Pensi veramente che questa torta sia migliore del sesso?»
Hallie posò la forchetta e sospinse via il piattino. «Be', magari la glassa...»
Dana inspirò a fondo. Con un po' di fortuna, l'aroma della cannella mescolato a quello del caffè fresco avrebbe avuto un effetto sedativo. Altrimenti, sarebbero stati guai.
Hallie non aveva bisogno di cucinare per movimentare le proprie nottate. Dana, invece, si era tenuta perlopiù occupata nell'ultimo anno con la ricerca della perfetta mousse al cioccolato. Di recente, era passata alle torte. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe venuto il giorno in cui l'idea di una squisita crostata di frutta o di un delizioso plumcake l'avrebbe fatta sentire triste e sola, eppure eccolo lì.
«So che non sarà facile per te, col tuo beato atteggiamento da novella sposina, ma fingi per un secondo di poterti cucinare un'enorme torta alle carote tutte le sante sere. E ora immagina di non aver fatto sesso da... be', diciamo, quasi un anno.»
«Oh, Dana.»
«Dai, aumentiamo la posta in gioco» insistette lei, avvicinandole il piattino. «Stiamo parlando di una torta sopraffina. Con la farcitura più ghiotta che si possa trovare. Che cosa faresti allora? Sceglieresti la torta o il sesso?»
«Sono una donna morta qualsiasi cosa dica, giusto?»
Dana sospirò mentre si passava le dita tra i corti capelli biondi. «Be', mica puoi farci niente, tu. Dopotutto, hai sposato l'uomo dei tuoi sogni. Ma, vedi, è dura per quelle come me che possono scegliere soltanto tra la torta alle carote e... la torta alle carote. Sono sei mesi oggi che il mio divorzio è diventato effettivo e... e...»
Dannazione. Stava piangendo. Dana detestava compatirsi. Certo non le mancava l'ex marito, Mike. Dopotutto, era difficile rimpiangere un tipo che le era stato infedele ancor prima di decidere quale regalo farle per le tradizionali nozze di carta del primo anno. Gliel'aveva presentata lei un po' di carta: una bella domanda di divorzio!
Alzandosi da tavola, Hallie recuperò una scatola di fazzolettini di carta e la passò a Dana. «Tutto bene?»
Questa si asciugò gli occhi. «Sì, tranquilla» mormorò. E per scusarsi, aggiunse: «Devo essere un po' stanca».
«Per forza. Con gli orari che fai di recente!»
La vita a Sandy Bend, Michigan, era un alternarsi di monotoni inverni e vorticose estati. Posta tra il Crystal River e le dune del lago Michigan, la sonnolenta località richiamava ogni anno migliaia di villeggianti in cerca di quiete. Alberghi e residence stavano gradualmente soppiantando cottage e capanni da pesca mentre sfavillanti negozi alla moda occupavano fabbricati un tempo vuoti.
I tradizionalisti non vedevano di buon occhio l'avanzata del turismo. Dana, invece, se ne rallegrava. Sapeva fiutare un'occasione a un miglio di distanza nonché concepire il piano perfetto per coglierla al volo.
Dana adorava i piani. Quello a cui stava lavorando al momento occupava mezzo taccuino e gran parte dei suoi sogni a occhi aperti. Aveva lavorato come una pazza per ampliare il suo salone di bellezza, trasformandolo in un full-service day che si rivolgeva alla clientela estiva. Era soltanto fine febbraio, eppure le sembrava già di essere indietro coi preparativi. Lo disse a voce alta.
«Scusa, ma che senso ha realizzare questo progetto se poi ti manca l'energia per gestirlo?» osservò Hallie prima di affondare la forchetta nella torta che trovava migliore del sesso.
Lei scartò la propria porzione. Non aveva molta fame, perlomeno non di torta. «Vorrà dire che sarò la mia prima cliente.»
«Ah, ah, ah, bella battuta.»
Cercando un terreno neutrale, Dana chiese a Hallie ulteriori dettagli sul murale che stava progettando per la Eden Room, una delle tante salette private che Dana stava aggiungendo a Devine Secrets. Non che fosse veramente preoccupata riguardo al soggetto. Hallie era un'artista di prim'ordine.
Mentre l'amica si lanciava in un'entusiastica descrizione pittorica, Dana si zittì e le servì una seconda fetta di torta. In realtà rimpiangeva di aver tirato in ballo Mike. Pur non essendo direttamente coinvolta, Hallie non era nemmeno disinteressata. Ai tempi del liceo, aveva fatto coppia con Mike al ballo di fine d'anno. Si era trattato di un episodio isolato: Hallie stava cercando di farsi passare la cotta per il ricco e più maturo Steve Whitman, che era adesso suo marito. Mike, per contro, aveva voluto dimostrare a Dana, per la quale aveva un debole, che non era l'unica ragazza a cui potesse aspirare.
Dana aveva abboccato, proprio come si era aspettato lui. La situazione era degenerata, tant'è che Hallie li aveva sorpresi a riconciliarsi come natura li aveva fatti sul sedile posteriore dell'automobile di Mike.
Sdegnata, li aveva riempiti di birra e insulti, poi era fuggita via.
Dana si era sentita in colpa fino all'estate scorsa, quando Hallie era ritornata in città dopo svariati anni di lontananza. Hallie e Steve Whitman si erano innamorati, e Dana e Hallie avevano fatto pace, diventando amiche per la pelle. La loro era l'amicizia più improbabile di Sandy Bend, cosa che faceva sì che Dana volesse ancor più bene a Hallie.
Quest'ultima agitò la forchetta per aria. «Insomma, non mi ascolti!» si lagnò.
Dana arrossì. «Scusa. Che cos'era che stavi dicendo?»
«Che dovresti concentrarti su qualcos'altro oltre il lavoro.» Dopo una breve pausa, Hallie aggiunse: «Te l'ho detto che Cal ha rotto con Linda Curry la settimana scorsa?».
«Almeno tre volte.» Cal era il fratello maggiore di Hallie e, in un punto imprecisato della loro amicizia, Hallie si era messa in testa di spingere Dana in direzione di Cal. Ma, lungi dal collaborare, Dana faceva di tutto per evitare Cal Brewer. La sua vicinanza le faceva uno strano effetto.
«Vedi, tutto ciò di cui avete bisogno voi due è...»
Dana si sporse e agguantò il piattino di Hallie.
«Ehi, ridammelo!» L'amica allungò la mano ma lei fu più veloce.
«Niente da fare. Lo riavrai quando avrai smesso di parlare di Cal.»
Hallie esitò, poi si arrese. «E va bene» mugugnò. «Niente più Cal.»
Dana le rese il piattino. «Promesso?»
«Almeno finché non avrò finito la torta» assicurò l'altra in tono scherzoso. «Eccoti una domanda che esula da Cal. Quand'è stata l'ultima volta che sei andata via?»
«Contando lo stage per acconciatori a New York?»
«Lo scorso autunno, vuoi dire? Quando hai avuto quell'intossicazione alimentare e sei rimasta in albergo tutto il tempo? Per favore...»
«Okay, escludendo New York, allora l'ultima volta è stata a Natale, quando ho fatto shopping alle Grand Rapids.»
«Un pomeriggio in un centro per acquisti della zona non è gran che come vacanza. Ma sempre meglio di niente.»
Dana non poté trattenere un sorriso.
Hallie s'insospettì. «Ehi, calma un attimo. Natale di quale anno?»
Lei capì di aver perduto. «Lasciamo stare» borbottò.
L'amica si alzò e incominciò a girellare per la cucina piccola ma meravigliosamente rinnovata, un gioiellino moderno nel bel mezzo di una casa altrimenti vittoriana. «Hai fatto miracoli giù al salone» ricominciò. «Ma a rimetterci sei stata tu. Ti sei guardata allo specchio di recente?»
Dana sbuffò. «È abbastanza difficile evitare gli specchi nel mio settore, non ti pare?»
«No, voglio dire, hai guardato te stessa e non le tue clienti? Hai delle occhiaie che nemmeno Trish, la tua estetista, riuscirebbe a camuffare, e sono mesi che non ti fai niente di nuovo ai capelli!»
«Avrei voluto.» Solo che non l'aveva fatto. Non si stava curando minimamente, il che era abbastanza allarmante per una donna il cui look era essenziale al successo della propria attività.
Di recente, le sembrava che niente avesse più importanza. Per quanto si agghindasse o si adoperasse in campo professionale, una certa fazione di Sandy Bend l'avrebbe sempre considerata come la ragazzaccia di un tempo.
Hallie interruppe il corso dei suoi pensieri. «Che cosa ne diresti di staccare per qualche giorno?»
«Già, e chi baderà al negozio?» Il bello di non avere soci era che non c'era nessuno a sindacare le sue decisioni. Il brutto era essere ostaggio della propria ambizione.
«Be', domenica e lunedì sei chiusa. Sposta gli appuntamenti del sabato e ignora i lavori di ampliamento.»
L'arida affarista che si era infiltrata nella coscienza di Dana ringhiò: Giammai! Ti sei assunta dei precisi obblighi!
Dana la mandò a farsi friggere. Aveva ragione Hallie: era una questione di sanità mentale. Dopotutto, aveva appena perso le staffe per una fetta di torta alle carote!
«Quindi, ipoteticamente parlando, dove andrei?»
Un sorriso increspò i lineamenti espressivi dell'amica. «Andremo a Chicago.»
«Chicago» intonò lei sospirando. Era una città che adorava. Vi si era trasferita subito dopo il liceo, frequentando la scuola per parrucchiera e trovando quindi lavoro come apprendista in un elegante salone di Oak Street. Aveva sempre avuto talento e alla fine quello stesso talento le aveva valso una poltrona tutta sua. Si era circondata di gente allegra e mondana. Mike, che da filarino del liceo era assurto al ruolo di quasi fidanzato, l'aveva raggiunta da Sandy Bend nei weekend. La vita era stata frenetica, animata e perfetta.
Hallie continuò l'opera di persuasione. «Guarderemo le vetrine dei negozi di calzature di Michigan Avenue...»
Dana andava matta per le scarpe. Più ne aveva e meglio si sentiva. Lentamente, il resto di ciò che Hallie aveva detto le entrò nel cervello. «Sbaglio o hai parlato al plurale?»
«Non sbagli affatto. Ho bisogno anch'io di uno stacco. Voglio dire, Sandy Bend è graziosa ma a volte è più facile apprezzarla dopo qualche giorno di lontananza. Un weekend al femminile mi sembra l'ideale.»
Sembrava anche a lei. Però le sue finanze costituivano un serio problema. «Dimentichi che sono in bolletta.»
«Ho pensato anche a quello» fu la pronta risposta. «Andremo insieme in macchina. Tu ti pagherai i pasti e io mi occuperò della stanza d'albergo. Alloggeremo all'Almont.»
«Sì, giusto.» Era come dire che avrebbero dormito con la regina se fossero state a Londra. L'Almont era un albergo di lusso che sorgeva nelle vicinanze della zona esclusiva in cui aveva lavorato Dana. «Rapineremo una banca prima?»
«No, sul serio. Appartiene alla famiglia di Steve e non ci costerà un quattrino.»
Possedere un intero albergo era impensabile per Dana, il cui padre aveva gestito il porticciolo locale finché non era mancato quando lei aveva dodici anni, e la cui madre passava il proprio tempo a spacciarsi per proprietaria e non custode di yacht...
«Una camera gratuita all'Almont?» ripeté.
«Be', sarebbe questa l'idea. Anzi, ne parlerò subito con Steve.»
«A proposito, come la prenderà Steve?»
«Nessun problema» affermò Hallie con sicurezza. «Gli darà giusto qualche giorno per sentire la mia mancanza.»
L'affermazione