Gioielli e segreti: Harmony Destiny
Di Jan Colley
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Jan Colley
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Anteprima del libro
Gioielli e segreti - Jan Colley
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Satin & a Scandalous Affair
Silhouette Desire
© 2008 Jan Colley
Traduzione di Rita Pierangeli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-352-1
1
«Danielle Hammond? HO una proposta per lei.»
Strappata a una piacevole fantasticheria, Dani batté le ciglia. La figura imponente di un uomo si era frapposta tra lei e il sole che, fino a un istante prima, le aveva riscaldato il volto mentre se ne stava seduta a un tavolo all’aperto di un bar.
«Posso sedermi?» L’accento sembrava più continentale che australiano. Dani batté di nuovo le palpebre. Impiegò alcuni secondi per capire che l’oggetto della sua fantasticheria, l’uomo che aveva visto entrare nel suo negozio poco prima, aveva attraversato la strada fino al bar e ora incombeva su di lei dall’alto della sua statura.
Impiegò un’altra manciata di secondi per rendersi conto che non era una faccia nuova, e per mascherare lo sgomento. Era lui... come si chiamava?... ah, Quinn Everard!
Il nome le esplose in testa mentre lui lanciava un biglietto da visita sul tavolo e scostava la sedia di fronte alla sua.
Dani abbassò gli occhiali da sole e, anche se non ce n’era bisogno, lesse il nome sul biglietto. Quinn Everard, Broker. Non l’aveva mai incontrato di persona ma, nel corso degli anni, aveva visto spesso la sua foto su varie pubblicazioni.
Lui voltò la testa verso la porta del bar e subito apparve una cameriera. Ordinò un caffè mentre la curiosità di Dani si scatenava. Che cosa poteva volere da lei il famoso esperto di gemme australiano? Non aveva usato mezzi termini per dichiarare, pubblicamente, che lei non era degna nemmeno di lustrargli le scarpe.
«Ha visto qualcosa di suo gradimento?» gli chiese, succhiando il suo frullato con la cannuccia.
Occhi color cioccolata, sotto folte sopracciglia, la scrutarono in viso.
«Nel negozio» precisò Dani, sfilando un piede dalla scarpa sotto il tavolo.
«Stavo cercando lei. Il suo assistente mi ha detto dove potevo trovarla.»
«L’ho vista mentre esaminava la mia vetrina.»
Lui appoggiò un gomito sul tavolo e la sottopose a una pigra ispezione. Conficcando, per quanto la riguardava, un altro chiodo nella sua bara. Dani sostenne il suo sguardo senza lasciarsi intimidire, rivedendone mentalmente l’alta figura mentre analizzava la vetrina del suo negozio. Ricordando come aveva ammirato quello che sembrava un completo di Armani, e l’andatura sciolta e scattante quando era scomparso all’interno. Si muoveva come un pugile, e chi poteva dire che non lo fosse? La gobbetta sul dorso del naso tradiva una frattura, e all’angolo della bocca c’era una pallida cicatrice.
Completata la sua ispezione, lui si rilassò contro lo schienale. «Negli ultimi tempi, ho sentito fare spesso il suo nome.»
Grazie a Howard Blackstone, il benefattore di Dani, che l’aveva nominata designer ufficiale per l’annuale presentazione aziendale in febbraio. «Probabilmente al lancio della Blackstone Jewellery.» La Blackstone Jewellery era una divisione della Blackstone Diamonds, la società di Howard. Dani sporse le labbra in una smorfia ironica. «Oh, dimenticavo. Lei non era stato invitato.»
Un lampo divertito gli accentuò le rughe ai lati della bocca, rivelando un’insospettabile fossetta. «Non ho mai detto che non trovo interessante il suo lavoro, signorina Hammond. Ed è il motivo per cui sono qui. Le ripeto, ho una proposta da farle.»
Dani esultò segretamente. Quell’uomo non aveva mai finto di apprezzare la sua opera, eppure eccolo lì. Che cosa diamine poteva avere da proporle?
Le venivano in mente alcune cose... tutte collegate al fatto che, prima di accorgersi di chi si trattava, ne aveva ammirato la prorompente virilità.
Augurandosi che la sua faccia non tradisse quella fugace attrazione, si schiarì la gola. «Una proposta per me? Il primo d’aprile è passato da qualche giorno.»
«Voglio che lei disegni una collana per un diamante molto grosso e speciale.»
Quella era una vera soddisfazione. Il famoso Quinn Everard stava chiedendo a lei, Dani Hammond, di eseguire un lavoro per lui.
Oh, ma c’era quel piccolo problema. Tra loro esisteva un odio reciproco.
Dani sollevò la testa. «No.»
Lui socchiuse gli occhi.
«In realtà, i diamanti non sono la mia specialità.» Le tornarono alla mente le parole che lui le aveva rivolto quattro anni prima, al prestigioso premio annuale per giovani designer. Il suo commento era stato più o meno: «Una designer di gioielli dovrebbe attenersi a ciò che conosce meglio. Può darsi che la signorina Hammond si sia fatta le ossa con i diamanti, ma non ha sensibilità e intuito per l’essenza delle gemme».
Non era stata l’unica stroncatura pubblica che Dani aveva subito da parte di Quinn Everard, e aveva dedotto che fosse a causa della lite avvenuta anni prima tra lui e Howard.
«Ricorda?» gli chiese in tono soave, ricevendone per risposta uno sguardo freddo e calcolatore.
«Le offro un compenso generoso.»
La faccenda si faceva interessante... «Quanto generoso?» Un guadagno extra le avrebbe permesso di saldare il prestito avuto da Howard. Naturalmente, avrebbe versato la cifra al suo asse patrimoniale, dal momento che lui era morto alcuni mesi prima.
Quinn tirò fuori quella che sembrava una penna d’oro massiccio, scrisse qualcosa sul biglietto da visita e lo spinse verso di lei.
Dani trasalì leggendo la cifra. «È disposto a pagarmi una somma simile per la creazione di un gioiello?»
Quinn annuì.
Come compenso, era esorbitante. Poteva essere la cauzione per il negozio più grande, più moderno e al momento libero, due porte più avanti del suo.
«È un’esagerazione. Lo sa.»
«Sì o no?»
Dani scosse la testa, convinta di essere il bersaglio dello scherzo di qualcuno. «La risposta è no.»
Quinn si appoggiò allo schienale, senza tentare di nascondere di essere contrariato. «Sbaglio o lei e la sua famiglia avete subito non poca pubblicità negativa negli ultimi tempi? La morte di Howard tre mesi fa. Per non parlare della sua compagna sull’aereo.»
Niente che lei non sapesse già. Non c’erano stati sopravvissuti sull’aereo che Howard aveva noleggiato per recarsi a Aukland una sera di gennaio e che si era poi inabissato in mare. Quando si era scoperto che Marise Hammond si trovava a bordo, i media si erano lanciati come avvoltoi sulla notizia. Marise era sposata con il principale nemico di Howard, Matt Hammond, capo della House of Hammond, un’antica e raffinata oreficeria in Nuova Zelanda. Per di più, Matt era cugino di Dani, anche se non si erano mai incontrati a causa della faida tra Howard e gli Hammond che durava da tre decenni.
La lettura del testamento di Howard, un mese più tardi, aveva sconvolto la famiglia fino alle fondamenta. Il fatto che Marise fosse stata nominata come beneficiaria e che a suo figlio Blake fosse stato intestato un fondo fiduciario aveva fatto nascere il sospetto che Marise e Howard avessero una relazione. Tutti volevano sapere chi fosse il vero padre di Blake, Howard Blackstone o Matt Hammond.
Benché sempre più in preda all’ansia, Dani finse una disinvoltura che era ben lontana dal provare. «E con questo?»
«Poi ci sono Ric e Kimberley, poveretti. Per loro deve essere stato frustrante quando le telecamere hanno disturbato il loro matrimonio.»
Disturbato era un eufemismo. Dani era cresciuta alla villa di Howard Blackstone, insieme con sua madre e i cugini, Kimberley e Ryan. Di recente, Kim aveva risposato il suo ex marito, Ric Perrini. La sontuosa cerimonia, a bordo di uno yacht ancorato nel porto di Sydney, aveva rischiato di essere rovinata da un’incursione di elicotteri inviati per ottenere lo scoop dell’anno.
Che cosa ne sapeva Quinn Everard?
«Non conosco Ryan ufficialmente» proseguì Quinn, «ma ho incontrato qualche volta Jessica. Secondo me, sarà una sposa incantevole, non crede?»
Dani aprì la bocca per dargli ragione, ma la richiuse di scatto. Ryan e Jessica avevano annunciato da poco il loro fidanzamento, ma i particolari del matrimonio erano un segreto custodito gelosamente in famiglia.
«Non ho idea di che cosa stia parlando.»
Ryan era quanto mai riservato. Per questo aveva chiesto a Dani di aiutarlo a organizzare una cerimonia lontano dalle malelingue di Sydney. Port Douglas era un’ottima scelta, e i preparativi erano già a buon punto.
«Davvero?» insinuò Quinn. «Qui ci sono molte belle spiagge, non è così? Mi dicono che Oak Hill sia stupenda.»
Dani si sentì mancare il cuore. Impossibile che l’avesse scoperto. Tutte le persone coinvolte erano vincolate a mantenere il segreto. «Le sue informazioni sono superate, signor Everard» mentì. «Dopotutto, non ci sarà nessun matrimonio a Port Douglas. Era soltanto uno stratagemma per depistare i giornalisti.»
«Uno stratagemma? La mia fonte asserisce in modo categorico che il venti aprile c’è in programma un evento molto speciale al Van Berhopt Resort. A giudicare dal loro sito web, è il posto ideale per un matrimonio per pochi intimi.»
Dani si accorse di digrignare i denti. «Come accidenti ha fatto a scoprirlo?»
«Basta sapere a chi rivolgersi.»
Lei capì di essere con le spalle al muro. «Questo è un ricatto» borbottò.
Quinn si strinse nelle spalle. «Si tratta di affari, signorina Hammond. La sua situazione è così florida da potersi permettere di rifiutare un compenso altamente generoso?»
Quella velata minaccia la mandò su tutte le furie. «Faccia come crede.» Respinse il bicchiere e prese la borsetta. «I Blackstone e io siamo abituati a subire l’attenzione della stampa.»
Quinn si accarezzò il mento. «Peccato che la bella giornata di Ryan e Jessica finirà per essere rovinata, poveretti. E il resto della sua famiglia, soprattutto sua madre, la prenderà con altrettanta filosofia? Tutte quelle disgustose congetture, vecchie ferite riaperte...»
«Lasci mia madre fuori da questa storia» lo interruppe Dani, furiosa. Quella era la parte peggiore. Una delle conseguenze della faida tra le due famiglie era che, da trent’anni, sua madre non aveva più avuto contatti con il fratello e ciò la faceva soffrire molto. Dopo la morte di Howard, il più ardente desiderio di Sonya era quello di riappacificare le due famiglie.
«Posso comprendere, essendo io stesso una persona riservata.» Il tono di Quinn denotava solidarietà... perfino buonsenso.
Dani sporse il mento con aria di sfida, pur dovendo ammettere, a malincuore, che lui aveva ragione. Aveva il diritto di esporre le persone a lei più care ad altri scandali?
«Potrebbe risparmiare loro di finire di nuovo sotto i riflettori. Ryan e Jessica avranno la giornata che sognano. E lei, Danielle, guadagnerà un mucchio di soldi.»
Lei lo fulminò con un’occhiataccia. Soltanto in famiglia la chiamavano Danielle. A Port Douglas, era conosciuta soltanto come Dani Hammond, e la maggior parte della gente del posto ignorava che lei fosse imparentata con una delle famiglie più famose e più ricche dell’Australia. Per i pochi che lo sapevano, era un particolare di nessun