Accordo d'amore (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Andrew Hanson deve rientrare in città per aiutare l’azienda in difficoltà. La Hanson Media Group ha bisogno di chiudere un contratto con un’altra società. Peccato che la controparte sia della famiglia di Delia McCray, l’affascinante donna con cui Andrew ha passato un’unica notte di passione. L’accordo sarà in salita.
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Anteprima del libro
Accordo d'amore (eLit) - Victoria Pade
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
The Baby Deal
Silhouette Special Edition
© 2006 Harlequin Books S. A.
Traduzione di Alessandra Canovi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-959-3
1
Spiagge di sabbia bianca. Acqua cristallina che bagna la barriera corallina. Grandi palme dal fogliame intenso. Musica ritmata in sottofondo. L’aria pervasa dal profumo del mare e di fiori dolcissimi.
Il paradiso.
Delia McCray pensava che Tahiti fosse davvero il paradiso, mentre si guardava intorno rimanendo seduta al tavolino.
L’ultima sera delle sue vacanze.
Un trio polinesiano suonava la chitarra, l’ukulele e i tamburi in un angolo della pista da ballo di legno, dove il fratellastro Kyle e la sorellastra Marta ballavano con i rispettivi consorti.
Osservandoli, Delia sorrise.
Quel viaggio di cinque giorni era stata una sua idea, un premio per il loro duro lavoro. Si trattava anche della sua prima vacanza in dieci anni e le toccava il cuore vedere come tutti loro se la stessero godendo.
Nonostante i tre McCray non fossero completamente consanguinei, erano stati allevati dalla stessa madre che avevano in comune ed erano molto uniti tra loro.
Erano tutti molto contenti di riuscire a trascorrere qualche giorno insieme. Anche se Delia, in momenti come quello, si sentiva fuori posto, insieme alle due coppie.
La sua attenzione si concentrò su Kyle, che stringendo a sé la moglie Janine, le sussurrò qualcosa all’orecchio, facendola ridere. Delia non aveva idea di cosa avesse detto, ma sorrise anche lei, riscaldata anche in lontananza dal sentimento che i due condividevano.
Kyle era il più giovane della famiglia, aveva ventotto anni, e Delia era molto orgogliosa di lui, dell’uomo che era. L’uomo che era riuscito a diventare, crescendo in una casa piena di donne.
Kyle era un finto-alto, come amava definirsi, ma era snello e muscoloso. Aveva i capelli dello stesso biondo di Delia, ma il colore degli occhi e della pelle era più scuro, più simile ai colori di Marta.
Marta, che entrò in quel momento nel campo visivo di Delia, attirandone l’attenzione, era più giovane della sorellastra, ma più vecchia di Kyle. Aveva trentadue anni.
Mentre Delia la stava osservando, Marta posò la testa sulla spalla del marito, Henry. Lui appoggiò la guancia sui riccioli neri della moglie e le accarezzò amorevolmente i fianchi curvilinei.
Non sorprendeva che nessuno immaginasse che Delia e Marta fossero sorelle. Non si assomigliavano per niente. Marta aveva il naso leggermente schiacciato, Delia l’aveva alla francese. Gli occhi di Marta erano un misto di castano e verde, mentre quelli di Delia erano decisamente azzurri. Le labbra di Marta erano più piene, la pelle di Delia molto più chiara. Le due sorelle non avevano mai potuto scambiarsi un reggiseno, perché Delia non avrebbe mai potuto riempirne uno di Marta. Ma, nonostante le differenze fisiche, erano anime gemelle.
«Potresti essere là a ballare anche tu...»
Delia sorrise alla voce profonda che proveniva da dietro di lei, sentendo il soffio del respiro caldo contro il suo orecchio.
Andrew.
«Potrei essere là a ballare, se avessi un partner» rispose, flirtando molto più di quanto avrebbe fatto se si fosse trovata a casa, a Chicago. O senza il coraggio infusole dal martini che stava sorseggiando.
Andrew le girò attorno e posò sul tavolino un drink fresco. Sotto l’influenza di quel liquore che le rendeva leggera la testa, Delia posò lo sguardo sull’uomo che aveva conosciuto solo il giorno prima. Era talmente affascinante che perfino lo splendore del paradiso dove si trovavano sbiadiva al suo confronto.
Andrew.
Conosceva solo il suo nome, poiché lui non aveva accennato al proprio cognome. Era alto, aveva le spalle ampie e la schiena muscolosa.
I capelli erano castani, schiariti dal sole, e li portava un po’ troppo lunghi.
Il viso era una combinazione interessante di lineamenti fini e un tocco di ruvidezza che scolpiva la linea del mento e il naso in angoli sottili. La fronte ampia, gli zigomi pronunciati. Gli occhi castani scuri avevano la stessa tonalità del caffè della Colombia.
Con un aspetto del genere, sembrava essere il tipo d’uomo abituato a circondarsi da fotomodelle, senza degnare di uno sguardo le persone mortali. Eppure, da quando si erano incontrati, lui sembrava non avere nemmeno visto le donne che gli lanciavano occhiate ammiccanti. Si era inserito nel loro gruppo come se fosse uno di loro, un McCray.
Delia non sapeva nulla di lui, sennonché era una persona di compagnia e che era stato in grado di raccomandare loro il luogo migliore dove compiere delle immersioni.
Era arrivato al resort il giorno prima e li aveva sentiti mentre, durante la cena, stavano programmando la loro ultima giornata a Tahiti, così aveva offerto loro i propri consigli. Poiché era sembrato un esperto del luogo come qualunque nativo, quando aveva proposto di accompagnarli al luogo che aveva loro raccomandato, gli avevano chiesto di trascorrere la giornata in loro compagnia.
Per ringraziarlo poi, i McCray lo avevano invitato a cenare con loro. Adesso erano lì, al bar all’aperto a pochi metri dalla riva del mare, ad assaporare le ultime poche ore dell’ultima serata a Tahiti.
Be’, l’ultima serata dei McCray. Andrew non sarebbe partito.
In quel momento lui offrì la mano a Delia.
«Mi farebbe piacere essere il tuo partner per questo ballo» mormorò, con un sorriso che rivelò i denti perfettamente bianchi e creò due piccole fossette ai lati delle labbra.
«Non sei obbligato» rispose Delia, perdendo all’improvviso parte del coraggio di poco prima.
«Vorrei ballare con te» insistette lui. «Queste sono le mie scarpe da ballo.»
Abbassò lo sguardo sui propri piedi e Delia fece lo stesso, concedendosi però di osservare lungo il tragitto il suo ampio torace avvolto da una polo e i fianchi stretti accarezzati dai pantaloni cachi.
Indossava delle scarpe da barca, non da ballo, senza calze, e Delia dovette reprimere un leggero brivido di piacere nello scorgere poco più di un centimetro di pelle nuda, tra le scarpe e i pantaloni.
A casa delle scarpe da barca senza calze le avrebbero fatto passare qualsiasi fantasia. Del resto, a casa, lei non avrebbe mai indossato una canottiera con delle spalline sottili, se non sotto a una giacca, e un sarong colorato legato in vita abbinato a un paio di sandali. Ma non era a casa. Era a Tahiti. In vacanza.
Andrew aveva ancora la mano tesa verso di lei, nell’attesa che lei la afferrasse e accettasse il suo invito a ballare.
«Coraggio» mormorò con voce bassa e tentatrice.
Perché no? Si domandò Delia, alzandosi e prendendo la sua mano.
«Brava ragazza! Sapevo che ne avevi il coraggio» si complimentò con lei, prendendola in giro.
La accompagnò sulla pista da ballo e la strinse tra le braccia. Quel movimento fece venire un capogiro a Delia, che si domandò se davvero non avesse bevuto troppo.
Non aveva importanza, comunque. Non quando si sentiva così bene. Non quando tutto sembrava essere perfetto.
Quando incontrò il suo sguardo, Marta la gratificò con un gesto di approvazione, sollevando il pollice al di sopra della spalla di Henry.
Delia sorrise alla sorella e Andrew la strinse maggiormente a sé, mostrandole di essere bravo a ballare almeno quanto era bravo in qualunque altra attività avessero svolto quel giorno.
Delia stava bene. Era bello non sentirsi più fuori posto. Bello avvertire le braccia forti di un uomo intorno a sé... qualcosa che non accadeva da molto, molto tempo. Era bello trovarsi dove si trovava, essere chi era, con la sua famiglia e con quello sconosciuto la cui compagnia era molto piacevole. Era bello sentirsi così rilassata e libera da impegni, con nessun programma se non quello di divertirsi un poco. Era bello, una volta tanto, lasciarsi trasportare dal vento...
Fu esattamente ciò che Delia fece per il resto della serata. Danzò con Andrew, con Henry e con Kyle. Bevve ancora – e ancora – un altro martini. Rise, flirtò e si divertì fino a quando, uno dopo l’altro, tutti i presenti al bar sulla spiaggia scomparvero. Fino a quando Kyle e Janine si avviarono al loro bungalow. Fino a quando Marta e Henry augurarono la buonanotte.
Fino a quando rimase sola con Andrew, ancora sulla pista da ballo.
Le braccia dell’uomo le accarezzavano i fianchi, le mani erano allacciate dietro la sua schiena. Lei gli teneva le mani sulle spalle, la fronte appoggiata sul petto muscoloso. Si muovevano appena, al suono di una melodia molto lenta.
«Perché le vacanze si aspettano così a lungo e poi terminano così velocemente?» si lamentò Delia con voce cantilenante.
Andrew ridacchiò. «Non riesco a immaginare di riuscire ad aspettare molto, prima di tornare qui» mormorò lui. «E chi dice che devono finire? Potresti cambiare il tuo programma. Rimanere...»
Delia rise. «Rimanere?»
«Potresti lasciare che Kyle, Janine, Marta e Henry tornino da soli e rimanere» ripeté Andrew e, salvo che Delia non si sbagliasse, era serio.
La ragazza sollevò il viso per guardare il volto dell’uomo, troppo bello per essere reale. «Non posso restare» esclamò, senza sembrare seria come invece pensava di essere.
«Certo che puoi. Qualche telefonata e puoi sistemare tutto. Conosco il proprietario di questo resort... vengo qui spesso. Farò in modo che tu possa prolungare l’affitto del tuo bungalow. E io sarò qui...»
L’ultima parte era la più convincente.
Delia rise di nuovo.
«No, no, no» disse, in modo poco convincente.
«Sì, sì, sì» rispose lui, chinandosi su di lei per posarle un bacio poco sopra all’orecchio.
Il bacio la colse di sorpresa. Andrew non aveva fatto nulla del genere, prima. In qualche modo però, non la sconvolse. Si trattava solo di un’altra cosa bella. E tentatrice. Come lui.
«No, no, no» ripeté, ancora una volta non fermamente, nemmeno certa se si riferisse alla sua proposta di rimanere a Tahiti o al suo bacio. In entrambi i casi, comunque, non fu convincente.
«Solo per qualche giorno... che problema sarebbe?»
Delia rise. «Non farmi domande così difficili quando ho bevuto così tanti martini.»
Fu il turno di Andrew di ridere. La strinse contro il proprio corpo muscoloso. «Se te ne andrai, sentirò la tua mancanza.»
Sembrò sincero, anche se Delia dubitò che lo fosse.
«Credo che probabilmente riuscirai a sopravvivere agli orrori di Tahiti, senza di me» scherzò lei.
«Ma a quale costo?» domandò lui in tono forzatamente drammatico, facendola ridere di nuovo.
Il barman terminò di sistemare il bar e attese che la musica finisse.
«Per stasera è tutto»annunciò il suonatore di ukulele, in un inglese dal forte accento francese, e si avviò con gli altri due membri del gruppo musicale dietro al barista.
Ma Andrew non prestò loro la minima attenzione. Non distolse lo sguardo dal viso di Delia e continuò a muoversi come se stesse danzando.
«Credo che dovremo chiudere noi il bar» sussurrò Delia, come se confidasse un segreto, incontrando gli occhi color del caffè.
Andrew sorrise brevemente e poi si chinò a baciarla di nuovo. Questa volta sulle labbra. Un bacio tenero, che sprigionò scintille all’interno della ragazza come se fosse la notte di capodanno e qualcuno le avesse gettato addosso dei coriandoli.
Andrew