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Bollente tempesta: Harmony Collezione
Bollente tempesta: Harmony Collezione
Bollente tempesta: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Bollente tempesta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Le apparenze a volte ingannano.



La vita di Maeve Macleod è segnata dagli scandali, e i tabloid non esitano a dipingerla come un'immorale vedova nera. Le cose, però, stanno in maniera diversa: non solo Maeve non è un'arrampicatrice sociale, ma è stata costretta ad accettare il proprio matrimonio solo per salvare suo fratello dalle gravi conseguenze delle sue dissennate azioni. Nessuno, però, è a conoscenza della verità, né si preoccupa di andare oltre quella falsa e precostituita immagine di lei. Almeno fino a quando il destino non la getta fra le braccia di Saverio Costanza, noto milionario e suo improvvisato salvatore.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2018
ISBN9788858979785
Bollente tempesta: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    Bollente tempesta - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Stranded, Seduced...Pregnant

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Kim Lawrence

    Traduzione di Cristina Ingiardi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-978-5

    1

    Tenendo in alto le tazze fumanti onde evitare scontri, Maeve abbozzò un sorriso di scuse e indietreggiò per aggirare un numeroso e rumoroso gruppo familiare che si era impossessato del tavolo più ambito. Mentre un membro del clan le liberava il passaggio spostando una borsa, la ragazza continuò a guardarsi intorno in cerca di Hannah, che non era dove l’aveva lasciata.

    L’errore, lo riconobbe, era stato dirle di non muoversi prima di andare a mettersi in coda al bancone per le bevande calde.

    Quando imparerò?, si domandò con un sospiro. Qualunque ordine, anche il più innocente, aveva l’effetto di ottenere che Hannah facesse esattamente il contrario di quanto le veniva chiesto. La speranza che quella vacanza di metà trimestre riuscisse a creare tra loro un legame non era mai stata troppo realistica, ma in quel momento le parve a dir poco assurda.

    Si fermò, gli occhi socchiusi a studiare i volti delle persone che si accalcavano nella stanza dal soffitto basso, gente come lei, viaggiatori bloccati che avevano trovato rifugio in quella remota locanda di passaggio. Lo sguardo le corse alla finestra dalle vetrate a piombo, e Maeve rabbrividì: la tormenta che aveva preoccupato i meteorologi e bloccato la West Country continuava a imperversare.

    Mentre tratteneva il fiato per permettere a un uomo di passare e superarla, con la coda dell’occhio colse un lampo di blu. Le discutibili ciocche che spiccavano tra i lucidi capelli neri le permisero di identificare la testa della figliastra. Era riuscita ad accaparrarsi una panca di legno accanto a una delle finestre.

    Respirando a fondo per calmarsi, si fece strada verso la ragazzina, riuscendo a raggiungerla senza ustionare nessuno.

    «Bel lavoro. Hai trovato un posto migliore.» Non farne un affare di stato, Maeve. «Pensavo di averti persa» aggiunse, appoggiando le tazze di cioccolata calda sul davanzale d’ardesia, accanto a un vaso colmo di giacinti blu, prima di togliersi il cappello in cui aveva intrappolato i riccioli rosso rame.

    Scuotendo i capelli, liberò le ciocche che le si erano infilate nel collo del maglione e si levò anche la giacca. La sala era piacevolmente calda. «Ho pensato che la cioccolata ci avrebbe riscaldate per bene, e l’ho fatta guarnire con la panna... non sono riuscita a resistere!» Il tentativo di cameratismo suonava poco convincente perfino a lei, per non dire addirittura patetico.

    Era evidente che anche Hannah la pensava allo stesso modo. Scoccandole un’occhiata seccata e sprezzante, di quelle che, in base all’esperienza di Maeve, solo gli adolescenti riescono a produrre, la figliastra si strinse nelle spalle. «Hai la minima idea di quante calorie ci sono lì dentro? Diventerai grassa come un maiale» sibilò, ignorando la tazza.

    Nessuna tregua: le ostilità proseguivano. Con un sorriso incollato sul volto, Maeve si accomodò.

    Nel momento stesso in cui si sedette, Hannah scivolò all’estremità più lontana della panca, così da evitare ogni possibile contatto fisico.

    Concedendo alla propria mascella di rilassarsi, Maeve rinunciò al sorriso. «Non preoccuparti. Sono certa che smetterà di nevicare.» Anche se, a dire la verità, non dava alcun segno di volerlo fare. E, finché non fosse accaduto, erano bloccate lì. Tutto sommato, però, c’erano posti peggiori in cui finire impantanate, pensò guardandosi intorno.

    Mentre si voltava di scatto per affrontarla, i lucidi capelli neri di Hannah frustarono l’aria, insieme alle ciocche blu responsabili delle recenti convocazioni di Maeve nel collegio del Devon in cui la ragazzina si fermava come interna durante la settimana.

    Convocazioni a cui lei aveva risposto coscienziosamente, restando seduta ad ascoltare, le mani composte in grembo, sentendosi più un’alunna che una madre mentre la preside esprimeva le proprie preoccupazioni, che peraltro lei condivideva.

    «Non è solo per i capelli, signora Macleod, o per le sigarette» aveva spiegato la direttrice, liquidando i più recenti episodi di insubordinazione con un sorriso tirato. «Credo che la situazione richieda un’attenzione particolare. Un approccio... congiunto

    Domandandosi se il proprio aspetto rifletteva l’inadeguatezza che provava, Maeve aveva annuito, troppo in pensiero per prendersela per il tono paternalista dell’altra. Aveva bisogno di tutto l’aiuto possibile: a quanto pareva, le sue capacità genitoriali si erano rivelate pari a zero.

    «C’è stato un certo numero di incidenti e, come ben sa, non tutti di importanza secondaria. Per fortuna i proprietari del furgoncino delle consegne hanno deciso di non sporgere denuncia. Si rende conto che, se non fosse per le tristi circostanze, questo sarebbe costato ad Hannah l’espulsione definitiva?»

    «E noi siamo molto grate» si era affrettata a commentare Maeve, in assoluta sincerità. Non le pareva il caso di specificare che la gratitudine di Hannah si stava esprimendo sotto forma di silenzi imbronciati e sguardi velenosi.

    «Quello che mi preoccupa di più è l’atteggiamento di Hannah. È molto aggressiva.»

    Non lo dica a me, aveva pensato Maeve. «Sono sicura che si tratta solo di una cosa temporanea...»

    «E i suoi voti sono peggiorati.»

    «Ha passato un brutto momento. Voleva molto bene al padre.»

    «Lo so. È un brutto momento per entrambe» aveva continuato la sua interlocutrice, comprensiva.

    Inorridita, Maeve si era resa conto che il proprio labbro inferiore aveva iniziato a tremare. Alla faccia della calma e dell’equilibrio che avrebbe voluto esprimere!

    La gentilezza sincera che aveva percepito nella voce della preside aveva penetrato il guscio protettivo che si era costruita, facendo ciò che non era riuscito a tutti i sarcasmi, le risatine e le fotografie dei giornali scandalistici. Afferrando un fazzolettino di carta dalla scatola che l’altra le porgeva, si era soffiata rumorosamente il naso.

    «Grazie» aveva replicato, e non intendeva certo per il fazzoletto.

    La gentilezza non era qualcosa che le veniva riservata di frequente e nell’ultimo periodo, cioè da quando le riviste scandalistiche l’avevano dipinta come una carogna dal cuore freddo, manipolatrice e arrampicatrice sociale che aveva sposato un riccone in fin di vita solo per il suo denaro, non ne aveva più ricevuta per niente. L’avevano soprannominata la vedova scarlatta. Avrebbe potuto andarle peggio, aveva cercato di scherzarci sopra Charlie, suo fratello. Avrebbero potuto chiamarla la vedova pel di carota.

    All’inizio c’erano stati alcuni disposti a concederle il beneficio del dubbio, ma erano svaniti dopo che un giornalista intraprendente aveva scavato più a fondo, scoprendo che suo fratello si era indebitamente appropriato di denaro appartenente all’azienda di James.

    Maeve non aveva cercato di difendersi. Come avrebbe potuto? Era tutto vero. Aveva sposato un uomo in fin di vita, quell’uomo le aveva lasciato un mucchio di soldi, e suo fratello si era appropriato di una piccola fortuna. A nessuno interessava che lei non avesse toccato il denaro del marito, né che avesse accettato la proposta di James proprio allo scopo di ripagare l’incredibile generosità da lui dimostrata nei confronti suoi e di suo fratello.

    «Abbiamo concesso tutte le attenuanti possibili ad Hannah, ma non possiamo continuare così» aveva ripreso la preside. «Ho l’impressione che la ragazza veda questa nuova sospensione prima delle vacanze come una sciocchezza. Posso darle un suggerimento?»

    «Certo.»

    «Aveva intenzione di lasciarla andare dai Palmer, giusto?»

    Maeve aveva annuito guardinga, quasi certa di sapere che cosa stava per dirle l’altra e consapevole che quella faccenda non le avrebbe certo reso la vita più semplice.

    E come previsto non l’aveva fatto. La reazione della figliastra alla notizia che avrebbe trascorso le vacanze a casa, con lei, anziché in una stazione sciistica alla moda con le proprie amiche era stata più o meno quella che Maeve si era aspettata: urla, insulti e, alla fine, un silenzio imbronciato, astioso.

    Maeve si era trasformata nel nemico pubblico numero uno. Be’, niente di nuovo in verità. Forse stava facendo qualcosa di sbagliato. Non era possibile che fosse così difficile, giusto? Che cosa avrebbe detto James?

    A ventitré anni, non puoi avere scordato che cosa si prova a essere un’adolescente.

    No, in effetti non se l’era scordato, ma lei non era mai stata un’adolescente come Hannah.

    Non ti sto chiedendo di farle da madre, Maeve. Sii sua amica. Ha assoluto bisogno di un’amica.

    Le serviva, questo sì, ma di certo non la voleva! Non che si fosse mai aspettata che Hannah arrivasse a considerarla la sua migliore amica, ma non si era aspettata nemmeno di essere il bersaglio costante di tutta quella frustrazione giovanile e quell’odio latente. Era faticoso, estenuante, e davvero deprimente. Probabilmente le cose non sarebbero andate così male se James non l’avesse omaggiata di un lascito tanto generoso nel proprio testamento. Sapeva che stava soltanto cercando di essere gentile, ma quella gentilezza le si era ritorta contro già molto prima che la stampa subodorasse la storia. Hannah la considerava già una cercatrice d’oro, e quel lascito non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti.

    Maeve si sentiva una totale incapace. James aveva creduto in lei, chissà perché, ma la verità era che non sarebbe stata in grado di badare a un cucciolo, figurarsi un’adolescente! Dio solo sapeva perché aveva accettato di farlo!

    «Hannah, ho fatto alcuni programmi per le vacanze. Potremmo andare a fare shopping, se ti va...»

    La ragazzina la interruppe brusca. «Grazie, ma non sono tipo da negozi di articoli d’occasione» osservò sferzante, roteando gli occhi. «Ormai dovresti aver capito che il rosa shocking fa a pugni con i capelli rossi» aggiunse, rabbrividendo platealmente mentre faceva scorrere lo sguardo sprezzante dal maglione ai riccioli di Maeve.

    Quest’ultima, proprietaria di un negozio di abiti vintage, si rifiutò di offendersi. In fondo era vero: aveva bazzicato a lungo i negozi delle occasioni, giungendo a sviluppare quello che gli amici più cari definivano uno stile singolare, e quelli meno cari strambo.

    «Il vintage è molto di moda, non hai sentito?» Le sue clienti l’avevano sentito di sicuro: gli affari andavano alla grande.

    «Quello non è mai stato di moda.»

    Incoraggiata dalla smorfia allegra che Hannah chiaramente stava cercando di trattenere, Maeve sorrise. «Potresti sempre darmi qualche suggerimento su cosa indossare» buttò lì.

    «Ascolta, in questo momento non c’è nessuno. Puoi fare a meno di comportarti da santa. Non che tu sia riuscita a imbrogliare qualcuno, del resto. Sanno tutti perché hai sposato papà.»

    «Volevo molto bene a tuo padre, Hannah» replicò lei sottovoce.

    «Volevi bene al suo denaro, vorrai dire» ritorse la ragazzina. «O vuoi forse dirmi che l’hai sposato per amore?»

    Sentendosi in colpa, Maeve abbassò lo sguardo. «Tuo padre era un uomo molto buono.»

    «E tu sei una vipera cercatrice d’oro!»

    L’ultima osservazione venne urlata abbastanza forte da far sì che la gente ai tavoli vicini la sentisse. Mentre la figliastra si allontanava

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