Matrimonio a prima vista: Harmony Destiny
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Matrimonio a prima vista - Rachel Bailey
successivo.
1
Callie Mitchell si lisciò la gonna, prese un respiro profondo per calmare le farfalle che le si agitavano nello stomaco e seguì la segretaria che le faceva strada verso l'ufficio di Adam Hawke, all'ultimo piano di un palazzo di Los Angeles. La Hawke's Blooms occupava l'intero piano e, in qualità di direttore generale, Adam aveva l'ufficio ad angolo, che doveva godere di una vista spettacolare.
Con il senno di poi, pensò che probabilmente era stata una pessima idea quella di fermarsi a bere qualcosa per darsi un po' di coraggio – specialmente perché era stato proprio l'alcol che aveva dato il via a quel folle pasticcio – ma le serviva un po' di aiuto. Non capitava tutti i giorni che una donna incontrasse il marito in segreto.
In realtà, non l'aveva più visto nei tre mesi trascorsi dal giorno del matrimonio, quindi era proprio un evento. Si erano conosciuti in occasione di una conferenza di lavoro a Las Vegas circa due anni prima e avevano trascorso una fantastica notte insieme, e poi si erano incontrati di nuovo l'anno seguente. La terza volta era stata incantevole, al punto che avevano aggiunto dei voti matrimoniali al loro incontro.
La segretaria aprì la porta per introdurla nella stanza e improvvisamente Callie si trovò di fronte a lui, l'uomo con cui aveva trascorso le notti più esplosive della sua vita. Il resto del mondo sembrò sparire, lasciandoli soli. Anche l'ossigeno pareva essere sparito, perché si ritrovò incapace di respirare.
La segretaria se ne era andata e aveva richiuso la porta, lasciandoli soli, ma Callie non riusciva a trovare una parola da dire. Neppure Adam diceva nulla.
Era perfetto come lo rammentava, il che era sorprendente. Era convinta che la sua immaginazione avesse migliorato il ricordo, poiché nessun uomo poteva essere così magnifico. Invece i suoi occhi verdi erano intensi come l'immagine che conservava nella mente, e lo stesso era per il suo corpo forte e possente. L'unica differenza era che indossava una giacca con una camicia candida e cravatta blu scuro, mentre nella sua memoria erano impresse più che altro scene di lui che girava per la stanza dell'hotel Vegas indossando soltanto un sorriso.
Lui si schiarì la gola. «Sei diversa con i capelli castani.»
Era tornata al suo colore naturale di capelli – un castano caramellato – circa tre settimane prima, ma non glielo disse. «E tu sembri diverso con i vestiti addosso» si sentì pronunciare invece.
Lui sgranò gli occhi mentre lei si copriva la bocca con la mano. Quel bicchiere per farsi coraggio era stata davvero una pessima idea.
Lui scoppiò a ridere, il rombo basso della sua voce che permeava la stanza. «Comincio a ricordare perché ti ho sposato.»
«E anche quello che ti ha fatto cambiare idea.» Lei sorrise. Dopo un giorno e una notte passati a letto, mentre tornavano sobri, Adam aveva suggerito di divorziare. Callie si era divertita così tanto e, onestamente, era stata così abbagliata da quell'adone che le si era proposto, che avrebbe voluto concedere almeno una possibilità al matrimonio, ma era stata d'accordo con lui che non avevano alcuna ragione di restare insieme.
Tuttavia, dopo tre mesi, nessuno dei due aveva ancora avviato alcuna pratica. Non conosceva i motivi di Adam, ma dentro di lei albergava una pallida speranza che lui non fosse ancora pronto a recidere del tutto il loro legame.
Lui indicò due poltrone imbottite accanto alla vetrata. «Accomodati. Posso offrirti qualcosa da bere?»
Sapeva che probabilmente intendeva caffè o tè, ma sussultò pensando al gin che aveva stupidamente ingurgitato poco prima. «No, sto bene così. Non resterò a lungo.»
Lui annuì e prese posto di fronte a lei. «Che cosa ti serve, Callie?»
Per un attimo l'unica cosa cui riuscì a pensare fu il suono del proprio nome sulle sue labbra. Tre mesi prima lui l'aveva sussurrato nell'impeto della passione, mentre lei gli baciava la pelle liscia sull'addome, e lo aveva gridato quando era arrivato all'orgasmo. Più di ogni altra cosa, lei voleva sentirlo pronunciare ancora il suo nome. Poi colse il senso della domanda, e irrigidì la schiena.
«Perché pensi che abbia bisogno di qualcosa?»
Adam corrugò la fronte. «Ho pensato...» cominciò, poi si interruppe. «Dopo tutto questo tempo, ho creduto che se mi hai contattato dovevi...»
«Non mi serve nulla» rispose lei alzando le mani. «Sono qui come gesto di cortesia, per informarti di una cosa.»
Irrigidì la mascella. «Stai per sposarti?»
Intrigante come lavorava la sua mente. Ricordava che nel breve tempo che avevano trascorso insieme era stata affascinata dalle cose che lui diceva. «No, sto per avere una promozione.» Lo studio di pubbliche relazioni per il quale lavorava le aveva finalmente dato la possibilità di diventare socia, e lei non aveva intenzione di farsela scappare.
«Congratulazioni» replicò lui. «E cosa ha a che vedere con me questo?»
«Per il momento mi hanno assegnato un incarico e, se svolgerò bene il progetto, sarò ammessa come socia.» A ventinove anni sarebbe stata la socia più giovane dello studio.
Lui alzò un sopracciglio. «Di che incarico si tratta?»
«Della Hawke Brothers Trust.» La fondazione della Hawke si occupava di raccogliere fondi per i bambini senzatetto. Erano già stati organizzati vari eventi, inclusa un'asta di scapoli, e ora era tempo di passare a un livello superiore. Una cosa che Callie non vedeva l'ora di fare.
«Ah. Non sapevo che Jenna si servisse del tuo studio.»
La futura cognata di Adam, la principessa Jensine di Larsland, aveva partecipato attivamente alla creazione della fondazione, ed era lei che si occupava delle questioni organizzative. Callie aveva sospettato che Adam non fosse al corrente di quella collaborazione, ed era appunto per questo che era lì, per avvisarlo prima di cominciare a lavorare al suo progetto.
«Ci sono buone probabilità che finiremo per incontrarci in qualche occasione, così volevo avvertirti prima» chiarì con fermezza.
«Lo apprezzo» rispose lui, poi fece un mezzo sorriso. «E allora, come va?»
A dispetto del fatto di essere sposati, non si conoscevano per nulla. Non sapevano molto l'uno dell'altra.
«Bene, e tu?»
«Bene» fece eco lui, annuendo.
Era piuttosto goffa come situazione, e Callie prese fiato. «Pensavo che forse dovremmo accordarci su cosa dire, nel caso qualcuno faccia due più due e...»
Adam si sfregò il mento. «Vuoi dire riguardo al nostro matrimonio?»
«Dal momento che lavorerò con alcuni membri della tua famiglia, è possibile che qualcuno...»
«Non accadrà. Loro non... io...» Deglutì. «Non hanno idea di cosa sia accaduto.»
«Non hai detto alla tua famiglia che ti sei sposato?» Certo non si aspettava che fosse andato in giro a pubblicizzare un matrimonio lampo, e ad alta gradazione alcolica, ma non credeva neppure che avesse tenuto il segreto con i suoi due fratelli. Nel breve tempo che avevano trascorso insieme le era parso di capire che fosse piuttosto intimo almeno con il più giovane.
Lui si agitò sulla poltrona. «Tu l'hai detto ad amici e parenti?»
«Be', non a tutti, ma a mia sorella sì.» Strinse le labbra. «Davvero non l'hai raccontato a nessuno?»
Il suo viso era imperscrutabile. «Di solito non sbandiero al mondo i miei errori.»
Il fatto che avesse parlato subito di divorzio aveva chiarito che considerava il matrimonio come un errore, tuttavia c'era qualcosa nel modo in cui si ergeva nella poltrona e nel tono della voce che la fece sentire piccola e insignificante. Aveva pensato che quello che avevano fatto insieme fosse qualcosa di folle e un po' sconclusionato, un po' sopra le righe, però non aveva pensato di poter essere considerata un errore. Le fece male più di quanto si fosse aspettata.
Ora che lui l'aveva messo in chiaro, però, era meglio rimediare. «Mentre sarò qui, dovremmo parlare seriamente del divorzio.»
«Ho già provveduto» la informò lui sicuro. «Ho preparato i documenti e aspettavo solo che il matrimonio di mio fratello fosse concluso per procedere.»
«Ah, ottimo.» Tutti sapevano che Liam, uno dei fratelli di Adam, stava per sposare la principessa Jensine di Larsland, quindi poteva capire che lui non volesse attirare l'attenzione mentre i media si occupavano dell'evento.
«Non voglio che le conseguenze della mia sbornia possano avere qualche effetto su di lui» aggiunse infatti come spiegazione.
Lei si alzò e si passò la tracolla della borsa sulla spalla. «Sono d'accordo. Adesso è meglio che vada. Fammi sapere quando sarai pronto per firmare i documenti del divorzio, allora.»
«Callie.» Si alzò a sua volta sporgendosi verso di lei, poi però lasciò ricadere la mano.
Era la prima volta da quando era entrata che la voce di Adam aveva una nota di tenerezza. Era l'unico uomo la cui voce avesse il potere di toccarla, e per un attimo vacillò.
«Mi dispiace» continuò lui. «Probabilmente sono stato brusco. Non voglio che ci separiamo in modo scortese.»
«Va tutto bene» replicò lei con un sorriso gentile. «Ma ho giù rubato fin troppo del tuo tempo. Volevo solo avvisarti e l'ho fatto, quindi meglio che torni a occuparmi della Hawke Brothers Trust.»
Adam sostenne il suo sguardo per un paio di secondi, studiando i suoi occhi. Poi annuì e si fece indietro. «D'accordo. Fammi sapere se ti serve qualcosa.»
Callie sorrise e uscì. Era nel corridoio quando il suo telefono prese a squillare, e si fermò alla reception centrale per rispondere. Sullo schermo lesse il nome di Terence Gibson, un suo collega che era stato in lizza per la sua stessa promozione prima che l'incarico fosse assegnato a lei, e dal momento che era molto ambizioso e competitivo, Callie immaginava che non si trattasse di una telefonata di congratulazioni.
«Ciao, Terence» rispose cauta.
«Adesso capisco perché ti hanno assegnato questo progetto» esordì lui, senza preoccuparsi di nascondere il tono velenoso.
Lei chiamò l'ascensore. «E sarebbe?»
«Essere sposata con uno dei clienti certo ti avvantaggia.»
Callie gelò.
«Oh, vuoi negare che non sei sposata con Adam Hawke?» domandò lui dinanzi al suo silenzio. «Accidenti, mi immagino che cosa diranno i soci quando lo sapranno. Certo non sarà un buon viatico per la fiducia, dal momento che danno molto valore alla comunicazione tra i collaboratori.»
L'ascensore arrivò, ma lei lo ignorò, appoggiandosi al muro. «Come hai...»
«Hai davvero bisogno di tenere sotto controllo la tua mimica facciale, Callie. L'espressione che avevi quando ti hanno dato l'incarico rivelava chiaramente che doveva esserci un qualche legame nascosto. La domanda era solo con quale dei fratelli. E con qualche piccola ricerca ho scoperto che ne hai sposato uno giusto tre mesi fa. Però non ho trovato traccia di documenti di divorzio. E posso immaginare dove sei adesso... con tuo marito?»
Lo stomaco di lei si aggrovigliò. «Che cosa vuoi, Terence?» chiese, anche se temeva quale potesse essere la risposta.
«Rifiuta l'incarico e lascia che lo diano a me.»
Era quello che si aspettava, ma la sua arroganza e la sua boria la indispettirono. «Sai che non lo farò. Ti farebbe candidare per la promozione.»
«Allora venderò la storia ai giornali» concluse lui, la voce quasi ilare. «Certo per lui sarebbe un disastro di immagine. Sarà un ghiotto boccone, la storia del fratello del futuro principe che, in piena sbronza, si è sposato in una squallida cappella di Las Vegas.»
«No, non puoi farlo.» Avrebbe in ogni caso gettato un'ombra pesante sul suo lavoro, e rovinato ogni possibilità di promozione.
«Allora tirati indietro e lasciami l'incarico e la promozione.»
In qualsiasi caso, che lei