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A nozze con l'ereditiera: Harmony Collezione
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A nozze con l'ereditiera: Harmony Collezione
E-book169 pagine2 ore

A nozze con l'ereditiera: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un'ingenua ereditiera.

Tia Grayson non ha mai conosciuto la vita al di fuori del convento nel quale è rinchiusa. Fino a quando Max Leonelli fa irruzione nel suo mondo, affermando che lei è la legittima erede di un'immensa fortuna e riuscendo a incendiarla di desiderio con un solo, unico sguardo.



Un uomo senza scrupoli.

Il nonno di Tia si aspetta che il suo protetto e la propria erede convolino a giuste nozze. Ma Max non è tipo da matrimonio, anche se la fresca sensualità di Tia potrebbe farlo ricredere. Così, sulla strada del ritorno, in un'esplosiva notte di passione, Tia e Max scriveranno il loro destino.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2018
ISBN9788858980286
A nozze con l'ereditiera: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    A nozze con l'ereditiera - Lynne Graham

    successivo.

    1

    «È davvero un grande favore che non ho il diritto di chiederti» ammise Andrew Grayson rudemente, spingendo la sedia a rotelle più vicino al camino.

    Max Leonelli, ventottenne uomo d'affari multimilionario, che conosceva Andrew da quando lui lo aveva accolto nella sua casa all'età di dodici anni, gli lanciò uno sguardo colmo di disapprovazione. «Non c'è nulla che tu non mi possa chiedere» dichiarò senza alcuna esitazione.

    Andrew guardò il giovane con orgoglio. Era troppo tardi per ammettere che avrebbe dovuto sposare la zia di Max e adottarlo. Il nipote della sua governante era entrato nella sua vita, da adolescente. Un ragazzino senza tetto, traumatizzato, spaventato e diffidente. Nessun segno di quei tratti era visibile nel sofisticato uomo d'affari che Max era diventato.

    Le donne andavano pazze per lui. Il bellissimo ragazzino con gli occhi impauriti era cresciuto fino a diventare un uomo sorprendente, con un fisico spettacolare, la pelle olivastra e uno sguardo implacabile. Le sue umili origini e la sua orribile infanzia lo avevano indurito, ma era anche ferocemente leale. Da quando la sua salute era peggiorata, costringendolo ad abbandonare la guida del suo impero commerciale, Max aveva preso saldamente in mano il timone. Era stato il suo battesimo del fuoco e aveva dimostrato di essere più che all'altezza della sfida.

    «Questo va davvero oltre e non ti piacerà» lo avvertì lui.

    Max era confuso perché di solito Andrew andava dritto al sodo. «Okay...»

    Andrew inspirò faticosamente, mettendo a dura prova i polmoni malandati. «Voglio che sposi mia nipote.»

    Un lampo di sconcerto brillò negli occhi neri, quando fissò incredulo l'anziano mentore. «Ma tua nipote vive in un convento in Brasile!»

    «Sì, e voglio che tu la sposi. È l'unico modo che ho per proteggerla, dopo che me ne sarò andato» dichiarò Andrew, fermo nella sua idea. «Avrei dovuto combattere suo padre, quando le ha impedito di venirmi a trovare, ma fino all'anno scorso ho sperato che Paul tornasse a casa e prendesse il mio posto. Non volevo alienarmelo del tutto. In fondo, lei era sua figlia, non mia. Era un suo diritto decidere come farla crescere.»

    Max represse un sospiro. Sposarsi con una ragazza che non aveva mai incontrato? Una donna cresciuta in convento, che non era mai tornata in Inghilterra da quando era nata? Era una richiesta a dir poco pazzesca, ma era il primo, vero sacrificio che gli avesse mai chiesto Andrew. E sarebbe sicuramente stato l'ultimo, perché ormai stava morendo. A quel pensiero, sentì bruciare gli occhi come se si fosse avvicinato troppo al fuoco, ma irrigidì le spalle e mantenne il contegno che la quieta dignità di Andrew richiedeva.

    «Tia è tutto ciò che mi è rimasto, la mia sola parente ancora in vita» gli ricordò Andrew con voce incerta. Mentre gli occhi gli si velavano voltò la testa grigia, tornando a immergersi nel dolore di aver perso entrambi i suoi figli.

    Erano già trascorsi tre anni da quando il maggiore dei due, Steven, era morto in un incidente, senza aver avuto figli, ma solo due mesi da quando Andrew aveva saputo che il più giovane, Paul, era stato colto da un attacco cardiaco improvviso, in Africa. Era stato sepolto lì, senza troppe cerimonie e senza aver mai tentato di riallacciare i rapporti con il padre, da cui si era da tempo allontanato. Tia era la figlia di Paul, frutto del suo breve matrimonio con una modella brasiliana.

    «Avrebbe dovuto far parte della nostra vita già da molto tempo» sospirò Andrew.

    «Sì» concordò Max, riflettendo su quanto poco sapesse di Paul, il padre di Tia. Max apparteneva alla generazione successiva a quella dei figli di Andrew e aveva conosciuto meglio il maggiore. Steven, che aveva lavorato per anni con il padre, era un coscienzioso sgobbone, privo di iniziativa. Da quanto Max aveva sentito dire, Paul era molto più brillante e promettente del fratello, ma intorno ai trentacinque anni aveva abbandonato il suo lavoro per andare a prestare la sua opera nelle missioni. Aveva tagliato i ponti con suo padre e con il mondo degli affari, perdendo lungo quella sua nuova strada anche la moglie. Durante il primo viaggio di Paul in Brasile, lei se n'era andata con un altro uomo, lasciando il marito e spedendogli la figlia come un pacco.

    Paul si era occupato di quella sgradevole responsabilità, affidando la bambina alle cure delle suore del convento locale, riprendendo subito i suoi viaggi, per lavorare e predicare ai poveri, nei luoghi più travagliati del mondo.

    «Perché vuoi che la sposi?» gli chiese Max gentilmente.

    Andrew gemette. «Pensaci, Max. Non conosce niente del nostro mondo ed erediterà una fortuna. Sarebbe come gettare un neonato in una vasca di squali. Ha un disperato bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei e la guidi, finché non saprà stare in piedi da sola.»

    «Non è una bambina, Andrew» commentò Max. «Ormai ha...? Quanti anni? Ventuno?»

    «Quasi ventidue» precisò lui, con una malcelata punta di rammarico. «Ma ha ancora bisogno di un porto sicuro, fin quando non imparerà a cavarsela in questo mondo spaventoso.»

    «Può essere cresciuta nel bacino amazzonico, ma forse è meno ingenua e sprovveduta di quanto immagini» ipotizzò Max.

    «Ne dubito molto e visto che parecchie persone dipendono dalla stabilità delle mie società, non intendo correre questo rischio. Ho il dovere di tutelare anche loro. Tia sarà un bersaglio troppo facile per i cacciatori di dote. Ho contattato la madre superiora. La mia più grande preoccupazione era che Tia avesse deciso di farsi suora, ma pare che non abbia mai espresso questo desiderio.»

    «Allora perché a ventidue anni vive ancora in un convento?» chiese Max con una punta di ironia.

    «Mi sembra di aver capito che ora lavori lì. Non giudicarla, Max. Non ha mai conosciuto nient'altro. Paul era un uomo molto rigido e francamente era parecchio sessista. Voleva un figlio maschio e, secondo la sua visione, una figlia femmina rappresentava solo una delusione e una preoccupazione. Sembrava ossessionato dall'idea di mantenerla pura e al sicuro dall'influenza del mondo moderno. Credo sperasse che, con il suo incoraggiamento, si sarebbe fatta suora.»

    «Ma lei non ha seguito i consigli del padre.» Passandosi le dita tra i capelli neri, Max si avvicinò al mobile bar e si versò un goccio di whisky, sperando inutilmente di trovare qualche falla nel ragionamento di Andrew.

    Come unica erede di Grayson, Tia sarebbe stata un bersaglio e Max sapeva bene cosa ciò significasse. Lui stesso era un bersaglio fin da quando aveva guadagnato il suo primo milione. Sapeva di essere ambito soprattutto per i soldi e quanto più diventava ricco, tanto più era braccato, inseguito e lusingato, da donne che sarebbero state altrettanto desiderose di catturarlo se fosse stato brutto e vecchio.

    «Ed è una fortuna che non l'abbia fatto, perché tutto ciò che ho costruito con il lavoro di una vita sarebbe stato venduto e il ricavato sarebbe andato al convento, se lei si fosse fatta suora» disse Andrew mestamente. «Devo qualcosa di meglio ai miei dipendenti. E mi piacerebbe anche incontrarla...»

    «Lo immagino» mormorò Max, stringendo le belle labbra in una linea sottile. «Ma non è necessario che io la sposi per garantirti ciò che chiedi.»

    «Non è da te essere così lento nell'afferrare le cose» borbottò Andrew, fissando sul giovane gli occhi azzurri, velati e stanchi. «Ovviamente io voglio lasciare tutto a Tia e a te, insieme.»

    «Insieme?» ripeté Max sbigottito.

    «Come coppia. Se sposi Tia, formerete una famiglia ed erediterete il mio impero. So che qualunque cosa accada tra voi, quando io me ne sarò andato, tu continuerai a curare i suoi interessi oltre che i tuoi. Sono certo che lo farai» aggiunse soddisfatto. «È questa la posta in gioco, Max. Un accordo che porterà immensi benefici anche a te.»

    Max lo fissò scioccato. Non aveva mai pensato che avrebbe ereditato qualcosa da Andrew. «Non puoi parlare sul serio...»

    «Sono serissimo, invece» gli assicurò Andrew. «Ho già provveduto a cambiare il mio testamento in questo senso.»

    «Sei pronto a corrompermi per convincermi a sposarla?» Max era costernato.

    «Non si tratta di corruzione. Preferisco definirlo un realistico incentivo. Dopotutto, rinunciare alla tua libertà sarà un grosso sacrificio per te. Lo so. So anche che non avevi intenzione di sposarti e mettere su famiglia, almeno per ora» aggiunse. «E solo il cielo sa che tipo sia Tia, dopo la strana infanzia e adolescenza che ha vissuto, in un convento in mezzo al nulla... Sicuramente non sarà come le donne che sei abituato a portarti fuori.»

    Max fissò il fondo del bicchiere senza commentare, anche se lui le donne non se le portava fuori. Se le portava semplicemente a letto. Nel suo mondo non c'era posto per appuntamenti romantici e fidanzate. Manteneva le sue relazioni a un livello molto superficiale. Non offriva fiori, né spiegazioni, né esclusive. In quel modo era sempre riuscito a evitare malintesi. Non creava aspettative, né dava adito a false speranze. Non c'era nulla di complicato nel suo atteggiamento. Gli piaceva il sesso e non aveva bisogno di impegnarsi con una donna, per trovare ciò che cercava.

    «D'altro canto, posso capire che forse non sarà un matrimonio... per la vita. Tu e Tia potreste non andare d'accordo e uno di voi due potrebbe desiderare di riacquistare la sua libertà. Non sono irragionevole. Ma sono sicuro che ti prenderesti cura di Tia, anche se vi doveste separare. Detto questo, che cos'hai da perdere?»

    «Mi hai dato molto su cui riflettere. Vedo che hai considerato la situazione da ogni angolazione» gli concesse Max, con un'espressione indecifrabile.

    «E tu non hai opposto un rifiuto sdegnoso» commentò Andrew soddisfatto.

    «Ma dai per scontato che Tia voglia sposarmi. Questa è una supposizione piuttosto pesante.»

    «Max, tu fai innamorare le donne da quando avevi quattordici anni...»

    Lui abbozzò una smorfia. «Non mi piacciono le smancerie e non sono disposto a mentire. Prenderò in considerazione la tua proposta. Non posso prometterti altro, per ora.»

    «Il tempo stringe» gli ricordò Andrew. «Ho detto alla madre superiora che sono malato e che tu andrai a prendere mia nipote per portarla da me. È molto protettiva nei confronti di Tia e mi ha fatto un milione di domande, anche su di te.»

    «Bene.» Max sospirò e la tensione gli si strinse intorno alla testa come una fascia chiodata. Quella sensazione e gli incubi occasionali erano i soli strascichi della sua orribile infanzia. Soffriva di terribili emicranie e sentiva che quella in arrivo sarebbe stata particolarmente aggressiva.

    «Tia potrebbe essere l'amore della tua vita» disse Andrew quasi euforico, «quindi smettila di essere così pessimista.»

    Dopo aver informato l'infermiera di Andrew che stava lasciando il paziente da solo, Max salì le scale della grande casa. Amore..., pensò incredulo, scrollando la testa. Solo Andrew, che aveva avuto un lungo e felice matrimonio con la moglie, che era morta prima dell'arrivo di Max, poteva parlare dell'amore con tanta fiduciosa sicurezza.

    Max non sapeva che cosa fosse l'amore.

    I suoi genitori non l'avevano amato e nemmeno la zia Carina, la governante di Andrew, che aveva dato a Max una casa quando ne aveva avuto bisogno, l'aveva amato. Zia Carina era una donna inasprita e del tutto sprovvista di spirito materno. Aveva fatto il suo dovere, occupandosi del figlio della sorella defunta. Né più, né meno. Ma pensando alla sua sordida infanzia, Max non la incolpava per la sua freddezza. Se lui stesso odiava ricordare il suo orribile passato al punto di non averne mai parlato con nessuno, come avrebbe potuto la sorella di sua madre provare anche solo un accenno di calore e affetto sincero nei suoi confronti? Dopotutto, nulla avrebbe mai potuto cambiare la realtà. Lui sarebbe sempre stato il figlio di suo padre.

    Ma Max aveva anche altri buoni motivi per diffidare dell'amore. Da adolescente aveva preso una terribile cotta per una ragazza ed era stato un completo disastro. Il suo presunto migliore amico dell'epoca e la ragazza che aveva amato avevano tramato alle sue spalle, tentando di distruggerlo per nascondere i loro peccati. Max aveva vissuto sulla sua pelle i tormenti che la fiducia e l'amore per la persona sbagliata potevano scatenare.

    Quindi... non cercava l'amore. Temeva che un giorno o l'altro l'avrebbe colto di sorpresa e si sarebbe intrufolato di nuovo nella sua vita, ma per fortuna non era ancora accaduto. Il suo cuore era intatto, anche se si vergognava un po' del fatto che le sue donne fossero tutte intercambiabili, una meno memorabile dell'altra. Cercava sempre lo stesso tipo di donna, libera e con una sessualità spiccata come la sua. Non le sognava a occhi aperti, non sentiva la loro mancanza quando non c'erano. Regalava gioielli e riceveva sesso in cambio. Anche se ogni tanto quel pensiero aveva un retrogusto vagamente amaro.

    Una moglie era un'altra cosa e il solo pensiero gli faceva venire i sudori freddi. Una moglie gli sarebbe stata sempre intorno, soprattutto una non autosufficiente e bisognosa di supporto.

    Poteva sempre rifiutare... Poteva, no?

    Purtroppo Max

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