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Il visconte e la pittrice: Harmony History
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Il visconte e la pittrice: Harmony History
E-book238 pagine2 ore

Il visconte e la pittrice: Harmony History

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Info su questo ebook

The Talk of the Beau Monde 1
Londra, 1814 - Miss Faith Brookes, pittrice di talento, è curiosissima di entrare nella casa dell'uomo più chiacchierato della Stagione, il Visconte Eastwood. Dovrà realizzare un dipinto che le porterà via diversi mesi e la costringerà a stare a stretto contatto con quell'uomo, che lei giudica crudele e impossibile. Ha divorziato dalla moglie, disconosciuto il figlio e sembra sicuro di poter avere tutto ciò che desidera. Be', di certo non otterrà nulla da lei. Faith è già stata scottata in passato ed è riuscita a tacitare lo scandalo per pura fortuna. Farsi sedurre una seconda volta da un nobile, per quanto affascinante, non è nei suoi piani futuri. Però, quando Lord Eastwood si dimostra del tutto indifferente alla sua presenza, la voglia di rivalsa e di ferire il suo cuore la rende un po' troppo audace...
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2021
ISBN9788830528680
Il visconte e la pittrice: Harmony History

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    Anteprima del libro

    Il visconte e la pittrice - Virginia Heath

    successivo.

    1

    Si susseguono voci, cari lettori, su un certo giovane, rinomato poeta, e la figlia maggiore di un celebre ritrattista, dopo che ieri i due sono stati visti insieme, di nuovo, al British Museum. È forse il presagio di un fidanzamento imminente per la spregiudicata Miss B. di Bloomsbury?

    Sussurri dietro il ventaglio

    Febbraio 1814

    «Sei proprio certo di non poterlo fare da solo?» Gli occhi della madre scagliavano saette verso il marito, che le stava seduto di fronte nell'esiguo abitacolo della carrozza. «Non sono io a doverti ricordare, Augustus, che il figlio maggiore è un...» Ridusse la voce a un sussurro, scandì con attenzione la parola successiva, disegnandone le lettere in aria, «... di-vor-zia-to

    Faith sollevò gli occhi al cielo, esasperata dall'atteggiamento esageratamente protettivo della madre e dalla sua ostinazione a sussurrare certe parole in presenza di una qualunque delle tre figlie, quasi le ritenesse incapaci di capire.

    «Come se non bastasse, è assolutamente spie-ta-to.» Di nuovo quella parola sussurrata e disegnata per aria.

    Faith non riuscì più a contenersi. «È da circa vent'anni che ho imparato a leggere, mamma» commentò, strappando una risata al padre. «E se pure non fossi in grado di decifrare il tuo codice, posso assicurarti che lo scandalo che avvolge il Visconte Eastwood è di dominio pubblico. Ne è al corrente perfino sua moglie.»

    Sarebbe stato impossibile il contrario, del resto, visto che nella buona società non si era parlato d'altro per tutta la primavera e l'estate precedenti. Non era cosa di tutti i giorni che un Pari del Regno presentasse una petizione in parlamento per scaricare la moglie poco prima che desse alla luce il loro erede.

    E tuttavia, senza dubbio grazie alla ricchezza, alla fama e alla posizione predominante nel governo, il visconte era riuscito a sbarazzarsi della poveretta in meno di sei mesi accusandola di infedeltà, e solo perché si era pentito di aver sposato una donna di rango inferiore al suo.

    Era riuscito perfino a far consegnare l'atto di divorzio alla moglie pochi giorni prima che lei entrasse in travaglio, facendo sì che il neonato diventasse illegittimo prima ancora di venire alla luce. Faith aveva divorato ogni articolo comparso sull'argomento, sui giornali, consumata da una rabbia viscerale nei confronti dell'ingiustizia perpetrata ai danni della povera moglie. Era dalla sua parte, poiché lei stessa un tempo era stata giudicata inadatta da un altro visconte, anche se grazie al cielo la sua umiliazione non era diventata di dominio pubblico, né familiare.

    Già. All'epoca il suo spasimante – un codardo falso e insensibile – aveva insistito per mantenere la segretezza del loro legame e lei, da giovane sciocca qual era, aveva ceduto ciecamente alle sue richieste. Ciò che adesso la faceva infuriare era il fatto che si fosse addirittura appassionata alla segretezza, agli intrighi. Tutti quei momenti rubati, quei baci scambiati sotto il tetto dei suoi genitori, avevano aggiunto un brivido eccitante alla sfortunata storia d'amore, e l'unico fatto positivo di quella sordida vicenda era che nessuno, nella sua famiglia, era mai venuto a conoscenza del suo terribile sbaglio. Grazie al cielo! Altrimenti si sarebbe trovata nella stessa identica posizione della Viscontessa di Eastwood: rovinata e abbandonata da un uomo indegno, per amore del quale aveva gettato al vento ogni cautela.

    La similitudine tra lei e quella donna senza volto e senza voce era inquietante. L'unica differenza era che Faith non era stata in grado di farsi sposare dal suo visconte degenere, anche se, alla luce degli eventi, quella che all'epoca le era sembrata un'immane tragedia in fondo forse era stata la sua più grande fortuna. Ecco perché aborriva il comportamento spietato di Lord Eastwood: una volta sposata una donna, avrebbe dovuto tenerla al proprio fianco per l'eternità.

    Per quanto disapprovasse l'atteggiamento duro e scortese del visconte, tuttavia, era curiosa di poterlo finalmente incontrare di persona. Grazie allo stile di vita dei genitori, aveva conosciuto molti personaggi scandalosi, nel loro eclettico cantuccio di Bloomsbury, anche se Lord Eastwood sarebbe stato il primo tristemente notorio. E l'indole da artista di Faith non vedeva l'ora di scoprire se la spietatezza per cui andava famoso era un tratto che amava mettere in mostra, o piuttosto nascondere.

    «Questa idea non mi piace neanche un po', Augustus! Ho i nervi a pezzi, anche se non hai ancora neppure incominciato a lavorare per quella bestia!» Sempre più agitata, la madre si aggrappò al braccio del marito. «Non sarebbe più prudente che tu lo ritraessi da solo, anziché esporre nostra figlia alla sua cattiveria? Faith potrebbe accompagnarmi alle prove, oggi, e magari, nelle prossime settimane, quando avrai finito gli schizzi preliminari, potrebbe darti una mano lavorando in tutta sicurezza a casa, alla larga dalle grinfie della Bestia

    «Ti stai lasciando trasportare dall'immaginazione, Roberta.» Suo padre sapeva quanto Faith detestasse seguire la madre, un soprano, dietro le quinte del teatro di Covent Garden. «Si tratta di un incarico piuttosto importante, mia cara» soggiunse stringendole affettuosamente il braccio. «Inoltre, sai bene che non lavorerò per la Bestia, bensì per suo padre, un uomo rispettabile che è fatto di tutt'altra pasta. Nei prossimi mesi trascorreremo soltanto una parte infinitesimale del nostro tempo in compagnia del solo visconte. Quando la settimana scorsa ho conosciuto tutta la famiglia, Lord Eastwood non ha fatto mistero del poco entusiasmo che nutre verso il progetto del padre. A suo avviso, è solo un'assoluta perdita di tempo e di energia.»

    «Come dev'essere stata la sua povera, sfortunata consorte» aggiunse Faith, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del padre.

    Così non mi aiuti, parve dirle, prima di tornare a rassicurare la moglie. «Un'opera tanto vasta richiederebbe molti mesi in più, senza l'aiuto di Faith. Inoltre, a dispetto del recente scandalo che ha colpito la famiglia, si tratta pur sempre di una commessa prestigiosa e molto redditizia. Sarei uno stupido a non dedicarvi tutte le mie energie, soprattutto in considerazione delle aspettative che suscita da più di un anno. Il Conte di Writtle è uno dei prediletti del re, oltre a essere grande amico del Primo Ministro e del Segretario di Stato. Sono personaggi all'apice della società, mia adorata, e anziché scegliere Sir Thomas Lawrence, hanno scelto me. Questo lavoro è un colpo spettacolare, Roberta. Non posso tirarmi indietro, e senza l'aiuto di Faith non saprei come cavarmela. Sarei costretto a lavorare molto più a lungo, ad assentarmi da casa più del previsto.»

    A quel punto tacque, lasciando che la moglie assorbisse l'idea. Sapeva che restare a casa senza di lui la preoccupava molto più di qualsiasi scandalo, tanto più che la loro famiglia era avvezza allo scandalo: il figlio di un muratore diventato artista e la figlia di un tappezziere trasformata in cantante lirica, tollerati dalla società soltanto perché erano l'artista e la cantante d'opera migliori del mondo civilizzato. La bravura del padre aveva finito per superare addirittura quella del ritrattista ufficiale di corte, Sir Thomas Lawrence, e adesso che era stato eletto tra i componenti della Royal Academy of Arts, la sua stella era destinata a brillare ancora più luminosa.

    «A parte il maggiore Lord Eastwood...»

    «Ti prego, Augustus. Chiamalo soltanto la Bestia, quando sei in mia presenza.» La madre rifiutava di placarsi.

    «E sia, Roberta. A parte la Bestia, gli altri familiari del Conte di Writtle sono deliziosi, e lo sai bene, dato che sei stata tu a presentarmeli. Mi hai sempre detto che sono persone perbene, persone influenti, e che il desiderio più grande della contessa era di fare immortalare tutti i suoi cari in un'unica tela a olio, e che aveva scelto me come ritrattista. Lo hai detto tu stessa, ricordi?»

    C'erano innumerevoli clienti in lista d'attesa per ottenere un ritratto da parte del padre e, data la presentazione della moglie, Augustus aveva promesso alla Contessa di Writtle che il ritratto della sua famiglia sarebbe stato pronto prima della fine della Stagione, per essere esposto durante il gran ballo che la famiglia organizzava ogni anno alla fine di maggio. Senza l'aiuto di Faith, non sarebbe stato in grado di tener fede all'impegno preso, e avrebbe dovuto rinunciare a una commessa particolarmente importante. Faith era la sua allieva più promettente, oltre a essere la sola di cui si fidava ciecamente.

    «Ma questo è accaduto un anno fa, caro, e da allora sono cambiate parecchie cose. Di' loro che non sei più disponibile.»

    «Roberta...» Il padre scosse la testa, deluso. «Sarebbe una scelta poco elegante, senza contare che potrebbe rivelarsi catastrofica per la mia reputazione. Sono un uomo di parola, e non intendo venir meno alle promesse fatte. Comprendo bene la tua preoccupazione, dato che Faith è nostra figlia, ma sarebbe ingiusto infangare tutta la famiglia del conte con un rifiuto. Che genere di persone dimostreremmo di essere, se voltassimo le spalle a una famiglia perbene? E per di più a causa delle azioni di un figlio su cui non hanno alcun controllo. No, mia adorata. Il Conte e la Contessa di Writtle sono dei veri mecenati, e non meritano un trattamento simile. Non da parte mia, almeno.»

    «Hai ragione.» Roberta Brookes sospirò. Nonostante l'avversione per Lord Eastwood e per il suo scandaloso divorzio, aveva un cuore d'oro e una natura particolarmente generosa. «Il Conte e la Contessa di Writtle sono persone meravigliose.»

    «Appunto!» Il padre le fece l'occhiolino. «E poi, mia cara, non dimenticare che Faith sarà sempre con me. Che cosa potrebbe mai capitarle di male, finché resta sotto lo sguardo attento di suo padre?»

    «Oh, cosa vuoi che ti dica? Lui è un demonio ricco e affascinante, e lei è così graziosa. E se le facesse girare la testa? È della sua virtù, che mi preoccupo.»

    Faith si sentì stringere il cuore. Non aveva il coraggio di infrangere le illusioni materne rivelandole di aver già concesso anni prima la sua preziosa virtù a una vera e propria canaglia. Per fortuna la risata del padre stemperò la tensione.

    «Andiamo, Roberta! Sei uscita di senno? Conosci nostra figlia meglio di chiunque. È una giovane estremamente posata e ragionevole. Nessun diavolo, per quanto affascinante, riuscirebbe a farle girare la testa. Non ci è riuscito nemmeno Edward Tate, che è senza dubbio l'uomo più affascinante di tutta l'Inghilterra.»

    «Che peccato!» esclamò a quel punto la madre. Convinta che il giovane poeta fosse il compagno perfetto per Faith, aveva fatto il possibile per incoraggiare l'unione. Per quanto Edward le piacesse, però, Faith non riusciva a nutrire un sentimento, nei suoi confronti. Lo conosceva da troppi anni per pensare a lui sotto quel punto di vista.

    «Tutt'altro!» protestò Augustus. «Se c'è una giovane al mondo capace di dar del filo da torcere al nefasto Lord Eastwood, quel qualcuno è proprio la nostra Faith. È stata mai capace di tenere per sé le proprie opinioni?»

    Faith trasse un sospiro. «Sappiamo tutti che sono troppo schietta, mamma, e che non posso soffrire gli stupidi, ma ti do la mia parola che farò del mio meglio per controllarmi.»

    Era una menzogna bella e buona, quella. Sebbene fosse capace di tenere a freno la lingua per ossequio al lavoro del padre, Faith non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di cantarne quattro a un aristocratico arrogante di cui non sopportava il malriposto senso di superiorità e la certezza di potersi approfittare di qualsiasi donna sprovvista di nobili natali.

    «Ti posso assicurare, mamma, che nevicherà all'inferno, prima che io mi lasci sedurre da una canaglia, fosse anche la più affascinante della terra.»

    «Sai anche tu che è vero, Roberta» rincarò il padre. «Nostra figlia maggiore è molto selettiva.»

    Ecco un'altra caratteristica di cui Faith andava fiera. Le era bastato scottarsi una volta, per decidere di non ripetere più lo stesso errore.

    «Lo so bene» confermò la madre con un sospiro. «Il fatto è che non mi pare intenda modificare il suo atteggiamento cinico nei confronti degli uomini.» E non certo per volere della madre. Roberta Brookes credeva nell'amore e nel matrimonio. All'età di Faith era già sposata da tre anni ed era madre di ben due bambine, e dunque non capiva il motivo della reticenza della figlia maggiore a prendere marito. «Anche se» soggiunse con un altro sospiro, «in queste particolari circostanze il suo cinismo potrebbe rivelarsi utile nel proteggerla dalla Bestia

    «Senza dubbio» confermò Augustus, cingendo le spalle della moglie e baciandole la fronte. «Lo vedi? Ti preoccupi inutilmente, soprattutto quando hai già tanto a cui pensare, con le prove e tutto il resto.»

    «Papà ha ragione, mamma» si affrettò a intervenire Faith. «Così fan tutte è sempre stato il tuo sogno. Non rovinarlo preoccupandoti per me proprio adesso che sta per realizzarsi.» Nella sua famiglia si riponeva molta attenzione sull'ambizione personale, senza la quale entrambi i genitori avrebbero continuato a fare il muratore e la tappezziera. «Devi dedicare le tue energie all'esibizione grandiosa che tutto il tuo pubblico aspetta con il fiato sospeso. In cambio, hai la mia parola che farò il possibile per evitare la Bestia. E se non avrò modo di evitarlo, resterò cinica, sgarbata e diretta e non gli lascerò dubbi su quanto io disapprovi il suo operato.»

    Con un lungo sospiro sgomento, la madre si risolse finalmente a capitolare. «E sia, ma voglio anche la tua parola, Augustus. Devi promettermi che non perderai d'occhio Faith neanche per un minuto. E tu, signorina, devi promettermi che non farai di tutto per persuadere tuo padre a lasciarti sola. Voglio che mi diate entrambi la vostra parola, altrimenti non riuscirò a mettermi l'animo in pace.»

    Padre e figlia si scambiarono un'occhiata di intesa, ben sapendo che sarebbe stato impossibile mantenere una simile promessa. Era da due anni che lavoravano insieme, e avevano scoperto fin dal primo momento di poterlo fare in perfetta armonia soltanto separatamente. A Faith piaceva parlottare e cantare mentre lavorava, mentre il padre non sopportava neppure il minimo sospiro. Quando si occupavano dello stesso dipinto, dunque, Faith provvedeva a disegnare lo sfondo, mentre Augustus si concentrava sui personaggi.

    «Hai la mia parola, mia adorata. La terrò sempre vicino.»

    Consapevole di avere lo sguardo della madre fisso su di sé, Faith le rivolse un sorriso rassicurante. «E io ti prometto che resterò sempre a poche iarde di distanza da papà, quando la Bestia è nei paraggi» rincarò, omettendo di aggiungere che quelle poche iarde sarebbero stati occupate da una, o più pareti.

    Un domestico si precipitò ad aprire la portiera non appena la carrozza si fermò dinanzi all'imponente residenza londinese del Conte di Writtle, in Grosvenor Square. A giudicare dalla fretta con cui Faith e il padre scesero a terra, fu chiaro che entrambi temessero un dietrofront da parte di Roberta. Così, con sorrisi identici appiccicati sul volto, salutarono la carrozza che si allontanava ed emisero all'unisono un sospiro di sollievo quando la videro scomparire oltre un angolo.

    «Detesto mentirle.»

    «Tecnicamente non le hai mentito, papà. In effetti sarò a poche iarde di distanza da te.»

    «E, tecnicamente, ogni giustificazione che inizia con la parola tecnicamente non troverebbe l'appoggio di nessun giudice, in tribunale. Un'omissione è pur sempre una menzogna, nel matrimonio. Spero che un giorno tu riesca a tenere chiusa quella tua boccuccia impertinente tutto il tempo necessario per convincere uno sciocco credulone a sposarti, prima di dimostrargli di essere una megera che sarebbe stato meglio evitare. Quel giorno, forse, comprenderai il motivo della mia ansia.»

    «A me piace fare la megera. A meno che, naturalmente, la mamma non abbia ragione e che l'affascinante e diabolico rampollo del Conte di Writtle mi faccia girare la testa e mi faccia dimenticare di comportarmi come tale.»

    «La probabilità che accada è la stessa che io ti tenga d'occhio in ogni momento» ribatté il padre scoccandole un'occhiata di avvertimento. «Detto ciò, Faith, per piacere, là dentro evita di fare l'attaccabrighe. A eccezione di Lord Bestia, è una famiglia davvero perbene e mortificheresti me, offendendoli. Ricordati che siamo qui per lavoro, dunque mi aspetto da te un comportamento sempre professionale, anche se personalmente ti senti offesa e irritata.»

    Faith si accigliò, offesa, dato che nel lavoro si comportava sempre in maniera professionale. Aveva perso l'abituale compostezza solo quando un vecchio cliente lascivo l'aveva importunata fisicamente mentre era occupata a mischiare dei colori. «Devo dirtelo, papà, la tua raccomandazione è tanto inutile quanto offensiva. Sarò educata e professionale come sempre, anche al cospetto della Bestia

    Augustus ebbe un attimo di esitazione, ma la sua espressione si addolcì un attimo dopo. «Hai ragione. Ho parlato a sproposito, e ti chiedo scusa. Ne sono state dette e scritte talmente tante sul conto di Lord Eastwood, che non ti si può di certo biasimare, se ce l'hai con lui. Anch'io nutro parecchie perplessità sul suo conto, tanto più che nelle rare occasioni in cui l'ho incontrato, neppure lui ha mai fatto niente per placare i miei timori. Immagino che per i prossimi tre mesi dovremo sforzarci entrambi di tenere a freno la lingua, quando avremo a che fare con lui.»

    Mentre i domestici li aiutavano a scaricare gli strumenti di lavoro, Faith, desiderosa di appianare all'istante il piccolo diverbio con il padre, lo prese a braccetto e si avviò insieme a lui verso la scalinata di marmo. «A proposito di Lord Bestia, credi che oggi ci onorerà della sua presenza? Confesso di essermi incuriosita, dopo tutto quello che ho sentito dire sul suo conto. Non vedo l'ora di scoprire se questo particolare diavolo ha davvero le corna.»

    «Non che io sappia, ma è probabile che sia molto abile a nasconderle.»

    «Ci toccherà togliergli gli stivali e vedere se ha gli zoccoli, al posto dei piedi.»

    Quella conversazione appena sussurrata venne interrotta bruscamente quando entrarono nella dimora del conte. Il maggiordomo si fece loro incontro per prendere i cappotti e per accompagnarli nel soggiorno, dove furono accolti con grande cordialità dai Conti di Writtle e da due delle loro figliole, accompagnate dai rispettivi consorti e da una nidiata di bambini che giocavano tra loro sul tappeto persiano, circondati da una valanga di giocattoli.

    L'unica persona distaccata dal resto del gruppo era

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