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Amore greco: Harmony Collezione
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E-book173 pagine6 ore

Amore greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il perfetto mix fra un calice di champagne di prima qualità, un tradizionale ricevimento di nozze greco e l'istantanea sintonia con un affascinante sconosciuto conduce la bella Daisy Connolly a un indimenticabile weekend fra le braccia di Alexandros Antonides. Quello che sembrava un sogno, però, si conclude nel peggiore dei modi, lasciandola con il cuore spezzato proprio nel momento in cui credeva di aver trovato l'uomo della sua vita.
È passato molto tempo da allora, e all'improvviso Alex è di nuovo lì davanti a lei. Il punto è capire di cosa sia in cerca...
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2020
ISBN9788830507067
Amore greco: Harmony Collezione
Autore

Anne McAllister

Autrice di grande versatilità, ha vinto il premio RITA per la letteratura romantica ed è acclamata dai fan di tutto il mondo.

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    Anteprima del libro

    Amore greco - Anne McAllister

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Breaking the Greek’s Rules

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Barbara Schenck

    Traduzione di Sonia Indinimeo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-706-7

    1

    Alexandros Antonides studiò il foglietto stropicciato, su cui era stato scarabocchiato un nome e un indirizzo e provò la tentazione di rimetterlo in tasca.

    O, meglio ancora, di stracciarlo.

    Non ho bisogno di una sensale, per la miseria!

    Continuò a tormentarlo, guardando fuori dal finestrino del taxi che procedeva a singhiozzo verso nord, sull’Ottava Strada. Erano quasi le cinque e mezzo e non erano ancora usciti da Manhattan. Avrebbe potuto dire all’autista di lasciar perdere, ma non lo fece. Si adagiò contro lo schienale di cuoio e lisciò il pezzetto di carta con il dito.

    Daisy Connolly. Suo cugino Lukas gli aveva dato il nome e l’indirizzo quando si erano trovati a una riunione di famiglia negli Hamptons, un mese prima. «Ti troverà la moglie perfetta.»

    «E tu come lo sai?» aveva chiesto a Lukas con malcelato scetticismo, poi si era guardato intorno, come per sottolineare che Lukas non aveva portato alla riunione né una moglie né una compagna, perfetta o no.

    «Gliel’ho visto fare» aveva risposto Lukas. «Andavamo al college insieme. Ha il dono di intuire le affinità tra le persone e creare coppie perfette. Lo faceva allora e lo fa ancora oggi» lo informò, stringendosi nelle spalle. «Non so come ci riesca. Magia? Foglie di tè? Credimi! Chiamala e poi vai a conoscerla.»

    Alex aveva grugnito, senza dire né sì né no.

    «A meno che tu non abbia alcuna intenzione di sposarti» lo aveva incalzato Lukas, soppesandolo con lo sguardo. «Forse è un codardo» aveva detto, voltandosi a guardare i suoi fratelli.

    Uno di loro aveva riso.

    Alex aveva alzato gli occhi al cielo, mascherando la rabbia. «Bene!» aveva esclamato. «Se proprio dovessi essere disperato, la chiamerò.»

    «Io credo che tu sia già disperato» aveva commentato Lukas. «Quante ex fidanzate hai?»

    «Due» aveva sibilato. «Ma Imogene non conta.»

    Imogene era perfetta. Non lo amava, almeno quanto Alex non amava lei. Quando il suo fidanzato le aveva detto che non intendeva sposarla, Alex le aveva offerto una spalla su cui piangere. Ma due giorni dopo avergli detto di sì, il suo ex ci aveva ripensato, l’aveva chiamata e le aveva chiesto di sposarlo.

    «Che ci posso fare?» si era giustificata lei. «Io lo amo ancora!»

    Peggio per te, aveva pensato Alex, mentre le augurava educatamente buona fortuna. Era certo che, stupida com’era, ne avrebbe avuto bisogno.

    «Non so» aveva detto Lukas, con studiata lentezza. «Due fidanzate in un anno...» Aveva guardato i suoi fratelli, con aria seria e preoccupata. «A me sembra una situazione abbastanza disperata!»

    Elias e PJ avevano annuito gravemente.

    Alex aveva fatto una smorfia. Lui non voleva una moglie perfetta. Ne voleva una adatta. Aveva trentacinque anni. Era tempo di sposarsi. Molti uomini non sarebbero stati d’accordo, ma non gli Antonides. Gli Antonides si sposavano. Tutti!

    Non troppo giovani, di norma. Molti di loro avevano folleggiato parecchio prima di sistemarsi, eppure, alla fine, tutti avevano fatto il grande passo.

    Da ragazzo, Alex aveva rifiutato l’idea, convinto che sarebbe stato l’eccezione alla regola. La grande varietà di prede e l’eccitazione della caccia lo avevano sempre emozionato, ora invece, la maggior parte delle volte, aveva l’impressione che non ne valesse la pena.

    Il sesso? Be’, quello non era un problema. Ma le donne da una serata e via lo avevano stancato. Aveva corso la cavallina per anni, però adesso era un uomo fatto ed era giunto il momento di trovare una stabilità, di diventare responsabile e maturo.

    In altre parole, di sposarsi!

    Elias, pecora nera della famiglia, era nato responsabile, ma anche suo fratello P.J., che era stato un famoso e invidiato bullo da spiaggia, alla fine si era accasato. Lukas, il più giovane, nonostante fosse uno spirito libero, era sul punto di fare il grande passo.

    E se anche Lukas... Era solo questione di tempo. E il tempo di Alex era arrivato.

    Lo aveva capito da un anno, quando si era reso conto che preferiva disegnare palazzi, anziché darsi da fare per portarsi a letto una donna qualunque. Non che incontrasse grandi difficoltà, in quel senso. La vera difficoltà consisteva nel convincerle che non aveva nessuna intenzione di innamorarsi.

    Aveva deciso che sarebbe stato più semplice e diretto trovare una donna che gli piaceva, spiegarle le sue regole e chiederle di sposarlo. Problema risolto!

    Non che di regole ne avesse molte. Quello che voleva era una donna disposta ad accettare un marito che non credeva nell’amore, non voleva avere figli e, in altre parole, non voleva complicarsi la vita.

    Lui e sua moglie avrebbero diviso il letto e la tavola, compatibilmente con i viaggi di lavoro di uno e dell’altro. Sarebbero stati leali e avrebbero rispettato i reciproci doveri. In quel periodo, lui viveva in un appartamento che aveva ristrutturato a Brooklyn, proprio sopra il suo ufficio, ma era un appartamento da scapolo. Non si aspettava che una moglie ci volesse vivere. Ne avrebbe cercato un altro, magari vicino all’ufficio di lei. L’avrebbe lasciata scegliere. A lui non interessava. Era deciso a essere molto accomodante.

    Quante difficoltà avrebbe potuto incontrare per trovare una donna disposta ad accettare quei termini?

    Più di quante credesse, ammise.

    Le ultime tre con cui era uscito gli erano sembrate promettenti. Donne sulla trentina, professioniste in carriera, che aveva conosciuto per lavoro. Donne che sicuramente amavano la libertà e avevano bisogno del loro spazio, proprio come lui.

    Sulla carta, tre candidate perfette!

    Ma l’avvocatessa aveva trasformato la loro cena in un’istruttoria sul perché lui non volesse figli. La dentista lo aveva annoiato a morte continuando a ripetere che odiava il suo lavoro e non vedeva l’ora di sposarsi e metter su famiglia. Melissa, infine, l’analista finanziaria con cui aveva cenato la sera prima, aveva dichiarato chiaro e tondo che il suo orologio biologico stava ticchettando minacciosamente e che era decisa a fare un figlio entro un anno.

    Se non altro Alex aveva avuto la prontezza di spirito di rispondere io no!

    Ma quell’appuntamento e molti altri che aveva avuto in precedenza avevano cominciato a far vacillare la sua fiducia nel fatto che ci si potesse sposare senza tirare in ballo fastidiose complicazioni come l’amore.

    E questo lo riportò all’appunto che stringeva in mano. Daisy...

    Fissò il nome scritto da Lukas.

    Gli ricordava qualcosa. Capelli biondi, brillanti occhi azzurri. Risate, dolci sospiri, parole di miele. Si agitò sul sedile del taxi. Anni prima, per un brevissimo periodo aveva frequentato una donna di nome Daisy.

    Un segno del destino...

    Quella Daisy avrebbe voluto sposarlo, forse questa Daisy gli avrebbe trovato una moglie.

    Rivolgersi a un’organizzatrice di incontri era un po’ come delegare sul lavoro, gli aveva spiegato Lukas.

    Era vero. Aveva una squadra di architetti che facevano ciò che lui non aveva il tempo di fare. Bravi ed efficienti, anche se le decisioni finali le prendeva lui.

    Era una soluzione logica e di buon senso. Lukas aveva ragione, un’organizzatrice di incontri avrebbe fatto la stessa cosa. Sarebbe stato meglio che affrontare da solo tante inutili cene, con donne del tutto inadatte.

    All’improvviso, la cosa gli era parsa promettente. Avrebbe dovuto andarci prima, ma non aveva avuto un momento libero fino a quel pomeriggio.

    Poco dopo, il taxi imboccò la strada dove Daisy Connolly aveva l’ufficio. Alex sperò che non se ne fosse già andata a casa. Non aveva voluto prendere appuntamento, riservandosi il diritto di cambiare idea fino all’ultimo momento.

    La strada, discretamente elegante e tranquilla, correva tra due file di bellissime case di pietra a quattro o cinque piani. Alex chiese al tassista di fermarsi e scese qualche isolato prima. Su entrambi i lati, la via era fiancheggiata da alberi nel pieno del loro splendore autunnale. Sembrava una fotografia. Si incamminò lentamente lungo il marciapiede, lasciando che l’architetto che era in lui si godesse quella perfetta fusione di rosso, arancio e oro.

    Quando era tornato a New York dall’Europa, aveva scelto di vivere in un piccolo appartamento arrampicato su un palazzone di venti piani, a ovest di Central Park. Aveva pensato che la vista gli avrebbe offerto spunti interessanti, ma aveva sbagliato. Non si era mai sentito a suo agio in quella casa.

    Due anni prima, gli era stata offerta la possibilità di restaurare un vecchio palazzo di uffici a Brooklyn. Inizialmente il proprietario aveva deciso di demolirlo e gli aveva chiesto di progettare un nuovo palazzo, poi si era lasciato convincere a cederglielo in cambio di un appezzamento di terreno adiacente.

    Ora viveva in quel palazzo e aveva lì anche il suo ufficio. Sentiva di appartenere a quel posto, come non gli era mai capitato prima.

    La stessa sensazione che stava sperimentando lì, nella strada di Daisy Connolly. Nascosto tra le case c’era un minuscolo parco giochi, poco più avanti una lavanderia e su una vetrina spiccava la piccola insegna dorata di una rivendita di piante e sementi.

    Si fermò davanti al numero scritto sul biglietto e notò che non c’erano insegne. La casa di cinque piani alta e stretta era in pietra color miele. Alle finestre del primo piano le tende di pizzo rendevano l’insieme piacevole e professionale nello stesso tempo.

    Non c’era nessuna traccia di sfere di cristallo, fatine di vetro o segni astrologici. Niente di ciò che Lukas aveva ipotizzato e Alex tirò un sospiro di sollievo.

    Entrò nel piccolo ingresso e lesse su una targa di ottone accanto alla porta Daisy Connolly – Appartamento 1. Si sistemò la cravatta e suonò il campanello.

    Per mezzo minuto non sentì nulla e si maledisse per aver sprecato inutilmente il pomeriggio, ma, proprio quando stava per girare sui tacchi e andarsene, sentì la chiave nella serratura. La porta si aprì e nella penombra dell’atrio vide la sottile figura di una giovane donna sorridente.

    Continuò a sorridere fin quando i loro sguardi non si incontrarono. In quel momento il suo sorriso si spense e impallidì di colpo. «Alex?»

    Capelli biondo miele. Profondi occhi azzurri. Il ricordo di baci roventi. «Daisy?»

    Alex? Qui? No!

    No. No. No.

    Ma nel momento stesso in cui quella parola le riecheggiava nella mente, la realtà incarnata in quello splendido metro e ottantacinque di muscoli la fissava in faccia. Perché diavolo non aveva guardato dalla finestra, prima di aprire la porta?

    La risposta era semplice. Alexandros Antonides era così lontano nel tempo che non avrebbe mai immaginato di vederselo comparire davanti.

    Stava aspettando Philip Cannavarro.

    Aveva fatto delle foto alla famiglia Cannavarro. Phil, Lottie e i loro tre bambini, sulla spiaggia. Phil aveva chiamato il giorno prima, dicendo che sarebbe passato a ritirarle nel tardo pomeriggio.

    Così, quando il campanello aveva suonato alle sei meno venti, era andata ad aprire portando con sé la cartelletta con le foto. Una cartelletta che la vista di Alexandros Antonides le fece cadere di mano.

    «Oh, cavolo!» Con il cuore che le martellava in gola, si chinò e cominciò a raccogliere le foto sparpagliate. Quell’operazione le diede qualche istante per riprendersi. Ma che ci fa qui?

    Non vedeva Alex da anni e non si era aspettata di rivederlo. Notò che anche lui sembrava sorpreso.

    Quando Alex si abbassò per aiutarla a raccogliere le fotografie, ritrovò la parola. «Lascia stare!» borbottò, spazzando il pavimento

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