Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Una tentazione in camice bianco: Harmony Bianca
Una tentazione in camice bianco: Harmony Bianca
Una tentazione in camice bianco: Harmony Bianca
E-book158 pagine2 ore

Una tentazione in camice bianco: Harmony Bianca

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Lui potrebbe diventare il suo capo. Lei non ha mai concesso all'amore di entrare nella sua vita. Insieme faranno scintille.

La prima volta che l'infermiera Imogen Donally intravede il dottor Beauchamp lui è senza maglietta ed è bellissimo. Immediatamente la sfiora un pensiero che è quasi una speranza: forse quei sei mesi di lavoro in un paesino sperduto sulle montagne non saranno così noiosi come aveva creduto. Presto Wyatt si rivela un medico preparato e un uomo carismatico e terribilmente sexy. Imogen non ha mai sentito il desiderio di mettere radici, ma per la prima volta nella sua vita qualcuno la potrebbe indurre in tentazione.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2019
ISBN9788830508217
Una tentazione in camice bianco: Harmony Bianca

Leggi altro di Amalie Berlin

Correlato a Una tentazione in camice bianco

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Una tentazione in camice bianco

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Una tentazione in camice bianco - Amalie Berlin

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Craving Her Rough Diamond Doc

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Darcy Gafeira

    Traduzione di Rita Orrico

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-821-7

    1

    La prospettiva di trascorrere sei mesi tra i monti Appalachi pendeva come una spada di Damocle sulla testa di Imogen Donally. Tre, al massimo quattro mesi di soggiorno nello stesso posto erano il periodo più lungo che si fosse mai concessa. Sei mesi erano così lunghi da sembrare sei anni.

    Amanda era l’unica persona alla quale non sapeva dire di no, e questo solo perché non la vedeva da un paio d’anni e c’era di mezzo un’urgenza. La migliore amica di Imogen era incinta; la gravidanza era iniziata nel migliore dei modi, ma una settimana prima Amanda aveva avuto un incidente che ora la costringeva a riposo fino al termine. Essere una madre single era già abbastanza difficile senza quel genere di complicazioni. La sua amica aveva bisogno di aiuto e, viste le circostanze, sei mesi non erano poi un’eternità.

    Imogen trasse un profondo respiro e inserì le quattro ruote mortici per affrontare l’impervio sentiero pietroso che doveva condurla all’abitazione del dottor Wyatt Beechum. Cugino e capo di Amanda, Wyatt era il proprietario di una moderna stranezza: il suo studio medico si trovava a bordo di un autobus.

    Una vistosa placca di legno inchiodata sul tronco di un albero sembrava indicare che la strada che stava percorrendo era quella giusta. Vergata nella tipica grafia svolazzante di Amanda, recava tutta una serie di informazioni riguardo ai punti di riferimento da seguire, dei ponti da attraversare e persino di ciò che un tempo si trovava in quella zona. Non che per un forestiero queste ultime informazioni fossero di molta utilità.

    Sebbene Amanda fosse chiacchierona per natura, si era rivelata insolitamente taciturna quando Imogen le aveva chiesto di parlarle del cugino. Di lui sapeva solo che aveva fatto ritorno a casa per il funerale del padre dopo anni di assenza e che aveva perso la madre e il fratello quando era un ragazzo. La sua clinica mobile rischiava di perdere i finanziamenti, quindi l’intento di Imogen era quello di trovare il dottore e convincerlo ad assumerla come infermiera per coprire l’assenza di Amanda.

    Lui aveva bisogno di un aiuto, perciò non aveva motivo di rifiutare l’offerta. Un compito facile, sempre che le fosse riuscito di attraversare incolume quella fitta foresta e giungere a destinazione. Il cellulare lì non prendeva, perciò chiedere altre informazioni ad Amanda era fuori questione.

    Quel genere di sentiero doveva essere piuttosto comune in quella regione e a lei non restava altro da fare che adattarsi alla situazione. Inoltre, al termine non l’attendeva nulla di spaventoso: solo un uomo. Un medico. Era in grado di gestire un misero dottore, che problema c’era?

    Di lì a sei mesi sarebbe tornata alla normalità. Ogni volta che si era fermata in un posto, qualcuno aveva finito per aspettarsi che restasse per sempre, ma lei non era fatta per le promesse a lungo termine. Per fortuna, Amanda non aveva fatto drammi quando si erano separate, dopo il college. Se solo il mondo avesse avuto più persone come Amanda!

    Il dottor Earp, come l’aveva segretamente ribattezzato, doveva essere contento che un’infermiera professionale si rendesse disponibile con così poco preavviso e venisse a dargli una mano in quella landa sperduta.

    All’improvviso la foresta si aprì in una radura e di fronte a lei apparve un lucido pickup nero. Era fermo davanti a uno scuolabus blu coi finestrini schermati da tendine e più in là s’intravedeva una baita di legno in ristrutturazione. Era alta solo un paio di tronchi, ma era collegata a un bellissimo camino di pietra.

    Imogen spense il motore, si sistemò i capelli e scese dall’auto. Quando girò intorno all’autobus, si trovò di fronte a un uomo robusto e decisamente virile. I capelli neri e arruffati gli sfioravano il collo. Indossava un paio di jeans, una semplice maglietta bianca e scarponcini da lavoro. Un bell’uomo, alto. Anzi, altissimo. E con un paio di occhiali di protezione.

    Solo allora Imogen si accorse della sega elettrica. L’uomo diede uno strattone alla cordicella e avviò il motorino della sega. Una nuvola di trucioli si sollevò in aria mentre lui faceva tagli poco profondi sui ceppi di legno. Non si accorse nemmeno della presenza di Imogen.

    Impreparata ad affrontare un uomo di montagna armato di sega elettrica, lei occupò il tempo controllando di nuovo il proprio aspetto nei finestrini polverosi dell’autobus. Le ciocche tinte di rosa risaltavano come fari sui capelli biondissimi. Erano decisamente fuori posto, ma forse le conferivano un aspetto esotico. Dopo averle indicato dove trovare Wyatt, il boscaiolo sexy poteva invitarla a bere qualcosa con lui e aiutarla a superare i sei mesi a venire senza annoiarsi.

    Magari poteva anche spiegarle perché attraverso le tendine dell’autobus s’intravedessero un letto e un vecchio televisore.

    Finalmente lui spense la sega elettrica e Imogen approfittò del silenzio per fare un passo avanti.

    «Salve.»

    Lui non rispose. Al contrario, si sfilò la t-shirt, l’appallottolò e la usò per spazzolare via dalle braccia muscolose i trucioli di legno.

    Non poteva trattarsi di Wyatt, si disse lei. Quell’uomo alto, dalle spalle ampie e la schiena da dio greco non poteva essere un medico. Gli unici dottori che lei avesse visto a torso nudo erano decisamente più gracili e raramente abbronzati. La professione non si prestava al mantenimento di un fisico atletico e forse per questo Imogen finiva sempre per frequentare uomini al di fuori della cerchia lavorativa. I cattivi ragazzi avevano un bell’aspetto e di rado si abbandonavano a conversazioni serie sul futuro di una relazione. Il genere di conversazioni che lei evitava accuratamente; aveva battuto quel sentiero in passato e sapeva che era impervio quanto quello che aveva percorso per arrivare lì.

    Fece un altro passo avanti e finalmente lui sollevò lo sguardo. I loro occhi s’incontrarono attraverso le lenti trasparenti degli occhiali di protezione. Lo schermo avrebbe dovuto rendere l’esperienza meno intensa, eppure lei si ritrovò a sorridere come un’idiota e dovette resistere all’impulso di gettare indietro i capelli e avvicinarsi ancheggiando. «Sto cercando il dottor Wyatt... qualcosa. Non è lei, vero?»

    Lui si levò i tappi dalle orecchie e li infilò nelle tasche dei jeans. «Che cosa vuole?»

    Che saluto cordiale!, pensò lei con ironia. Però era pronta a perdonarlo: con quei muscoli... «Sto cercando Wyatt Beechum. Bi E E Ci... a dire il vero, non so come si scrive.»

    Lui depositò a terra la sega e la guardò con evidente impazienza. «Beauchamp» la corresse. «Che cosa vuole?» ripeté poi con un atteggiamento di sfida.

    Il boscaiolo sexy non brillava per cortesia. E c’era la possibilità che non fosse affatto un boscaiolo.

    «Suona francese. Non sarà piuttosto come l’albero? Beechum?»

    «È così che lo pronunciano da queste parti» borbottò lui. «Nessuno si è mai preso la briga di dirlo nel modo giusto.»

    «Capisco. Sono Imogen Donally, un’amica di Amanda.» Lei tese la mano, pronta a mostrarsi amichevole e disinvolta.

    «Lo so. Mia cugina ha la mania delle fotografie, ne tiene un paio anche di lei sul suo muro.» Lui guardò la sua mano tesa ma non la strinse. Almeno non l’aveva fatta a pezzi con la sega.

    «Ne deduco che lei è Wyatt e non un altro cugino che si aggira da queste parti.» Il lato positivo della faccenda era che lavorare per lui le avrebbe dato tempo per convincerlo a farle visitare la zona. E qualsiasi altra cosa volesse. Sembrava un uomo abbastanza taciturno, poco incline a lunghi discorsi sulle sue speranze, e i sogni di un futuro con tre bambini. Lei poteva fingere che fosse muto fintanto che restava a torso nudo.

    «Come ho già detto ad Amanda, avrebbe dovuto chiamare prima di sprecare il carburante.»

    Imogen arricciò il naso e si sforzò di concentrarsi sul motivo per cui era lì. «Ha già trovato una sostituta?»

    «No, ma lei non può aiutarmi.»

    «Sono un’ottima infermiera» obiettò lei.

    «L’ha detto anche Amanda. Ma lei non può essere la sua sostituta.»

    «Sostituta temporanea» lo corresse lei, sempre sorridendo ma con più sforzo. «Se sa che sono brava nel mio lavoro e la sua infermiera abituale mi ha raccomandato, perché dice che non posso aiutarla?»

    Lui si tolse gli occhiali protettivi e li posò sul tronco che aveva appena segato. «Senza offesa, ma Amanda si è guadagnata il rispetto delle persone che curiamo e per quanto brava lei sia nel suo lavoro, di lei non si fideranno e non si apriranno quanto serve per offrire loro le cure migliori.»

    «Mi sembra un’affermazione da secolo scorso. Teme che io non possa curare le persone perché parlo con un accento diverso dal loro?» Imogen sorrise di nuovo, sperando di persuaderlo. «Posso imparare il dialetto locale, se proprio ci tiene.»

    «Non ci provi nemmeno» ribatté lui, guardandola con espressione serissima. «Lei è una forestiera, non si confideranno mai con lei. Non posso usarla.»

    Allo scopo di prendere tempo, Imogen fece qualche passo avanti e osservò lo chalet in costruzione. «Lei però è del posto. Non potremmo fare che i pazienti parlano con lei e io seguo le istruzioni?»

    «Sono stato via per parecchio tempo. Non sanno ancora cosa pensare di me.»

    Lei allora provò con una tattica diversa. «Non è quello l’autobus della clinica mobile, vero?» Nessuno avrebbe immaginato di venire guarito in quel vecchio rottame.

    Lui non rispose. Si limitò a lanciarle un’altra occhiata ostile, prima di chinarsi per sollevare uno dei tronchi.

    Le cose non stavano andando affatto come Imogen le aveva immaginate e per la prima volta da quando era arrivata, sperò che lui si rimettesse la maglietta. Non aveva mai avuto difficoltà a fare amicizia con le persone, bastava trovare un terreno d’interesse comune. «Ha bisogno di aiuto con quello?»

    «No» grugnì lui. A sua discolpa, stava facendo un grosso sforzo per bilanciare il lungo tronco sulla parete dello chalet. I muscoli delle sue spalle e della schiena si contrassero, derubandola per un attimo di qualsiasi pensiero coerente.

    «Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno per la costruzione» continuò lui, senza smettere di lavorare. «Vada a far visita ad Amanda, così il suo viaggio non andrà sprecato.»

    «Più tardi» tagliò corto lei, ritrovando l’uso della parola. «Pensa che potrebbe rimettersi la maglietta? Non sia mai che perda un capezzolo in un tragico incidente boschivo» scherzò.

    Lui sollevò lo sguardo e per la prima volta sorrise, un attimo prima di perdere l’equilibrio e rischiare una caduta. Gli occorse una grande abilità per restare in piedi senza lasciar cadere l’asse di legno.

    E va bene, era davvero carina. Wyatt non voleva provare simpatia per lei, o ammettere che gli piaceva. Non poteva permettersi di assecondare la sua richiesta, doveva prendere tutte le decisioni legate al lavoro a mente lucida. Quando era ancora un bambino, durante la malattia di Josh, aveva conosciuto fin troppi medici di città che credevano di poter risolvere i problemi del mondo e preferiva chiudere l’attività piuttosto che trasformarla in una clinica per forestieri pieni di sé. Nemmeno se si trattava di giovani donne carine.

    «Finora me la sono cavata benissimo anche senza i suoi avvertimenti.» Se

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1