Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Intervista a due piazze (eLit): eLit
Intervista a due piazze (eLit): eLit
Intervista a due piazze (eLit): eLit
E-book160 pagine2 ore

Intervista a due piazze (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Si racconta che l'elegante albergo Inn un tempo fosse un famoso bordello e che gli spiriti delle procaci signorine vissute lì siano rimasti per aiutare le giovani coppie a scoprire le gioie del letto.



Daphne non riesce proprio a non essere impulsiva! Presa dalla curiosità è salita su un bus turistico e ora che è giunta a destinazione, il famoso albergo, l'ex casa chiusa di cui ha tanto sentito parlare, non ha una camera libera! Ma sbaglia o l'uomo più intrigante che abbia mai visto l'ha invitata a dividere la propria stanza? Rifiutare?! Non ci pensa nemmeno!
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2017
ISBN9788858971871
Intervista a due piazze (eLit): eLit
Autore

Colleen Collins

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

Leggi altro di Colleen Collins

Correlato a Intervista a due piazze (eLit)

Titoli di questa serie (4)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Intervista a due piazze (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Intervista a due piazze (eLit) - Colleen Collins

    successivo.

    Prologo

    La vita ultraterrena non è proprio quel gran divertimento che uno si aspetta. Per fortuna sono morta col mio sigaro in bocca, una fiaschetta di whisky infilata nei mutandoni e la mia fidata 44 in mano. Altrimenti sarebbe stata una vera noia.

    Belle Bulette puntò la Colt 44 verso il lampadario più osceno che avesse visto negli ultimi cent'anni almeno e premette il grilletto.

    Dall'altra parte del salone, la stessa stanza dove più di un secolo prima lei e le altre ragazze avevano accolto i clienti, Rosebud le lanciò un'occhiataccia attraverso le lenti degli occhiali prima di tornare al suo libro, L'amante di Lady Chatterley.

    «Ci risiamo, eccola che usa il salone come poligono di tiro» si lamentò Flo, sistemandosi lo scialle sulla camicia da notte.

    Belle guardò appena nella sua direzione. L'atteggiamento insofferente della ragazza l'aveva infastidita in vita e la irritava ancor più dopo. Chiunque avesse coniato la frase riposi in pace aveva un paio di cosucce da imparare. Peccato che Mimi si fosse scordata di aiutare Flo a togliere il soffocante corsetto la notte della fatale fuga di gas: se non fosse stato così, forse la vecchia collega avrebbe trascorso l'eternità di umore migliore.

    «Quando eravamo vive si comportava molto meglio» osservò Gloria, sì, la stessa Gloria che ai bei tempi faceva esclamare agli uomini Gloria, alleluia! nel suo marcato accento texano.

    «Sciocchezze» replicò Flo.

    «Però non sparava nel salone» rimarcò dolcemente Sunshine, la chioma dorata che brillava sotto i raggi del sole del tardo mattino che filtravano attraverso le finestre. «Né nelle altre stanze del bordello, anche se ci andò vicino quella volta che Jack Blackhearted esagerò con miss Arlotta e Belle gli intimò di andarsene, puntandogli la pistola alla gola.»

    A Belle non piacevano un granché le ragazze, aveva sempre preferito la compagnia degli uomini, ma per Sunshine faceva un'eccezione, dato che era una delle sue più accanite sostenitrici. Tra l'altro, Belle aveva ormai compreso da tempo che sotto l'aspetto da bambola di Sunshine si nascondeva una ragazza intelligente che sapeva esattamente ciò che faceva.

    Flo non si diede per vinta. «Magari non sparò mai qui dentro, però ci entrò a cavallo dopo aver fatto un po' troppa baldoria. Miss Arlotta la multò per quella bravata.»

    «Come se questo potesse fermarla» mormorò la Contessa mentre rimirava la propria bellezza ungherese allo specchio. Il riflesso era visibile dalle ragazze ma non dai vivi. «A Belle non è mai importato del denaro.»

    Perché ne ho ammucchiato abbastanza da riempire un fienile. Belle era ancora molto orgogliosa del fatto che fino alla prematura morte sua e delle ragazze, causata da un'infausta perdita di gas nel 1895, si era guadagnata da vivere, col proprio corpo e la propria mente. Aveva affinato la propria arte in camera da letto e ai tavoli da gioco, e aveva risparmiato ogni centesimo per poter aprire un giorno la propria bisca. Quando si trattava di carte, era abituata a vincere, e quando vinceva parecchio festeggiava di conseguenza. Chiunque poteva entrare in una stanza e annunciare una buona notizia, ma ci voleva del fegato per entrarci a cavallo.

    Sorridendo al ricordo, Belle abbassò la pistola. Come se potesse comunque fare qualche danno. Se la sua Colt avesse potuto sparare proiettili veri, quel mostro di lampadario sarebbe già scomparso da anni. Quella dannata società di investimento, che aveva ristrutturato il bordello, lo aveva trasformato in un lussuoso hotel per coppie in luna di miele stravolgendone la personalità. Aveva tinteggiato i bassorilievi dorati, eliminato i rivestimenti di legno, e come se non bastasse aveva sostituito le vecchie lampade a gas con quelle elettriche. Oh, alcuni tocchi del passato, nella hall, erano stati mantenuti, come il tappeto dai toni rubino, il camino di mogano e persino alcuni vasi di palme, quelli che alle ragazze piacevano tanto parecchi anni prima. Ma i proprietari avevano relegato pressoché ogni altra cosa in una stanza sul retro, una zona separata da una tenda di velluto rosso che chiamavano il salotto storico.

    La stessa sala che un tempo miss Arlotta aveva chiamato superiore, dove i gentiluomini potevano sorseggiare il whisky migliore e scommettere poste elevate. Per una ragazza era un onore essere chiamata in quella stanza e spesso per allontanarsene usava una scala nascosta che conduceva direttamente al piano soprastante, in modo da mantenere una certa discrezione sull'incontro. Tra l'altro, nel caso fossero sorti problemi e un gentiluomo avesse dovuto andarsene alla svelta, la scala aveva anche un'altra uscita, su una via laterale.

    In qualche occasione, quando non c'era intorno anima viva, Belle amava materializzarsi in quel salotto per poter sfiorare le poltrone di velluto rosso ormai consumate o i delicati pizzi delle tende. La stanza era piena di oggetti che le ricordavano la sua vita passata e lì la sua mente poteva tornare alle gioie dell'esistenza terrena: la frizzante brezza portata dalle vicine cascate in estate, la carezza del vento sul viso mentre cavalcava nei campi...

    Era un inferno essere confinata entro quattro mura dal 1895.

    «Belle!» la raggiunse la voce di miss Arlotta. «Non imprecare.»

    Flo le rivolse uno sguardo colmo di sdegno.

    «Pardon» mormorò Belle, rivolgendosi all'attico dove miss Arlotta trascorreva la maggior parte del tempo. Belle non era ancora riuscita a capire come la maîtresse riuscisse a vedere e sentire ogni cosa nella casa. E quando parlava, le sue parole riverberavano nell'aria, esigendo lo stesso rispetto di quando quello era il bordello più di elegante e alla moda nel raggio di cento miglia da Denver.

    E proprio come a quei tempi le ragazze avevano obbedito agli ordini di miss Arlotta, così ora si attenevano alle sue regole auree. Certo, l'obiettivo era cambiato. Come miss Arlotta spesso ricordava loro, prima li aiutavamo ad allontanarsi (dalla retta via), ora li aiutiamo a restare. Sposati, si intende.

    Quando una ragazza aiutava una coppia in difficoltà, poteva guadagnare una tacca nel registro di miss Arlotta. Non era facile ottenerla, innanzitutto perché non tutte le coppie avevano bisogno d'aiuto, e poi perché in certi casi si doveva proprio lavorare sodo; ma nelle occasioni speciali miss Arlotta le premiava con il bonus di una stella d'oro, che valeva più di una tacca. Dieci tacche e una ragazza era pronta ad avanzare verso i Verdi Pascoli.

    Da quando era stato aperto il rinnovato Inn di Maiden Falls, nel 1994, le ragazze avevano avuto l'opportunità di aiutare il vero amore in compensazione del finto amore che avevano simulato da vive, e Belle aveva guadagnato nove tacche. Mordeva il freno per ottenere quell'ultima tacca, senza badare in effetti se la destinazione successiva sarebbe stata quella dei Verdi Pascoli o di un arido deserto, pur di poter uscire da quella dannata, azzardò un'occhiata all'attico, da quella stupida prigione, in modo che il suo spirito potesse essere di nuovo libero.

    «Ehi, guardate là» osservò una delle ragazze. «Pare che abbiamo un single al check-in.»

    «Proprio come ai vecchi tempi» scherzò Gloria.

    Single.

    Belle rivolse l'attenzione alla reception. Scrutando attraverso l'eterea forma di Sunshine, che stava chiacchierando animatamente con un altro spirito, Belle studiò l'alto e dinoccolato ospite dai capelli rossi. Non sembrava il tipo appena sposato. Vestito con un paio di jeans e un maglioncino rosso con le toppe sui gomiti, aveva più l'aspetto della canaglia.

    Alcune delle ragazze fluttuarono vicino al bancone, commentando il suo aspetto sportivo, la mancanza di fede nuziale e quegli occhi azzurri, davvero pericolosi. I vivi non potevano sentire le voci delle ragazze, a meno che queste non gli si manifestassero, il che era piuttosto complicato e veniva punito con un bollo nero sul registro di miss Arlotta. Ma una volta che una coppia avesse varcato la soglia della stanza di una delle ragazze, questa poteva materializzarsi e parlare con loro, purché il suo obiettivo fosse quello di insaporire la loro unione.

    Il nuovo arrivato si appoggiò al bancone e Belle poté apprezzare le sue gambe lunghe e snelle. Gli uomini di certo non indossavano jeans tanto aderenti ai suoi tempi.

    «Il Denver Post ha prenotato una stanza per me, sei mesi fa» riferì l'uomo all'impiegata.

    Le profonde vibrazioni della sua voce riverberarono attraverso Belle. Aveva un tono basso e profondo che le ricordava qualcuno. Ma era stato molto, molto tempo prima.

    «Oh, certo» dichiarò l'impiegata, una ragazza assunta solo poche settimane prima. «Aspettavamo il Post e siamo felici di averla qui. Essere inclusi nel vostro articolo sugli hotel a cinque stelle specializzati in lune di miele sarà un vero onore. Se non ho capito male, il pezzo sarà pubblicato nel prossimo numero della rivista, vero? Comunque, se dovesse avere bisogno di qualsiasi cosa o se...»

    Bla bla bla.

    Belle non aveva mai sopportato la parlantina delle donne. Né nei trentadue anni in cui era stata viva, né nei centonove in cui era stata morta. Immersa nei suoi pensieri, era intenta a strofinare l'impugnatura in madreperla della Colt con la seta dei mutandoni quando Sunshine fluttuò vicino a lei.

    «Quel single starà nella tua stanza, Belle» sussurrò.

    Cosa?

    Belle fluttuò velocemente verso il bancone e si chinò sul monitor. Era l'unica ragazza che, ai tempi d'oro del bordello, aveva avuto l'onore di una stanza a suo nome. Per mantenere un certo gusto retrò anche dopo la ristrutturazione, i gestori dell'hotel avevano deciso di mantenere gli antichi nomi delle camere, perciò esisteva ancora la Stanza di Belle.

    Sussultò.

    Andrew Branigan, Denver Post. Stanza di Belle.

    «Per l'inferno e...» Guardò ancora verso l'attico. «Pardon di nuovo» mormorò, «ma come accidenti faccio a guadagnarmi l'ultima tacca se mi è toccato in camera una ca... un gentiluomo single

    Molte delle ragazze ridacchiarono, e Belle rivolse loro un'occhiata raggelante. Eccetto Rosebud, le cui osservazioni sagaci riuscivano a zittire chiunque, le altre abbassarono lo sguardo leggermente intimidite.

    Accidenti, acciderbolina e perdindirindina!

    Riprendendo l'abituale posizione di tiro, Belle sollevò il braccio e puntò la pistola verso l'odiato lampadario. Ignorando gli strilli e gli avvertimenti delle ragazze, premette il grilletto. La pallottola uscì dalla canna con un botto e una scintilla, ovviamente percepibili solo nel loro regno ectoplasmatico. Il proiettile, come sempre, sparì nel nulla.

    O in un altro mondo.

    Il mondo dove un giorno sarebbe andata anche lei, dove voleva andare con tutte le proprie forze. Ma con un uomo del genere nella propria stanza... Be', per l'inferno, poteva anche rigirarsi i pollici perché non ci sarebbe andata presto.

    «Belle, non...»

    «Sì, miss Arlotta, niente imprecazioni. E niente Verdi Pascoli.» Ripose la pistola nella cintura dei mutandoni e fluttuò al piano di sopra: aveva bisogno di spazio per respirare...

    Come se fosse possibile. Niente respiro, niente sesso, niente imprecazioni.

    La vita ultraterrena non era proprio quel gran divertimento che uno si aspetta.

    1

    Daphne Remington, signorina dell'alta società e futura sposa, era intenta a masticare con impegno un bastoncino di liquirizia mentre si studiava nello specchio a tutta altezza. «Perché le spose devono vestirsi di bianco?» borbottò. «Il rosso mi dona di più.»

    «Non è bianco, è avorio» la corresse la commessa sistemandole una spallina.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1