Il tempo ritrovato: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Dopo molti anni, Mark Maxwell ha ritrovato il suo primo amore, la dolce Emily MacAllister. Quanto tempo è passato... e quante cose sono cambiate! Se lui è diventato un affascinante dottore impegnato in importanti progetti di ricerca, ora lei è una madre single, poco attenta alla moda e alla linea. Qualcosa però è rimasto immutato: la speciale attrazione che li aveva uniti nel passato e che è tornata, con prepotenza, nel presente. Come una volta Mark la sorprende con la forza del suo abbraccio e la rassicura con la dolcezza dei suoi baci. Ma quanto Emily sta per rivelargli potrebbe spezzare l'incanto del tempo ritrovato.
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Anteprima del libro
Il tempo ritrovato - Joan Pickart Elliott
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Plain Jane MacAllister
Silhouette Desire
© 2002 Joan Elliott Pickart
Traduzione di Daniela Innocenti
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-113-5
www.eHarmony.it
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Prologo
Finalmente a casa, pensò Mark, appoggiando a terra la valigia pesante.
Era finalmente tornato a Boston dopo aver vissuto e lavorato a Parigi per un anno, un anno che si era rivelato piuttosto lungo.
Il progetto di ricerca al quale lo avevano invitato a collaborare era stato appassionante, una vera sfida, e per lui parteciparvi era stato un grande onore.
L’unico problema con il soggiorno parigino era stato che i preconcetti nutriti dalla maggior parte degli americani sulla città in questione si erano mostrati del tutto veri. Ovunque si girasse, gli sembrava di essere circondato da coppiette innamorate alla follia.
Magari era stato così anche a Boston, ma di certo lui non se n’era mai accorto.
Con tutta probabilità, lo stato mentale in cui era partito per Parigi lo aveva reso più suscettibile alle smancerie amorose che si vedevano ovunque di quanto sarebbe stato normalmente.
Con suo sommo disgusto, si era persino ritrovato a ripensare al tempo in cui un dolce sorriso e dei brillanti occhi marrone gli avevano rubato il cuore e l’innocenza della sua gioventù.
Avevano progettato un futuro insieme, parlando per ore della casa che avrebbero condiviso, dei bambini che avrebbero avuto, della felicità finché morte non li avesse separati.
Ma nessuno di questi sogni si era poi avverato... almeno, non per lui.
La ragazza gli aveva frantumato il cuore, lasciandolo stordito, amareggiato e ben deciso a non innamorarsi mai più.
Si era convinto di aver affrontato quei fantasmi dolorosi con successo, di non ricordarsi più ormai né di lei né di quel che gli aveva fatto.
Invece, circondato da schiere di coppiette innamorate per le strade parigine, i vecchi ricordi lo avevano sommerso, facendogli capire che in realtà non l’aveva mai né dimenticata né tanto meno perdonata.
Attraversò il soggiorno ed entrò in cucina. Durante la sua assenza, aveva affittato l’appartamento all’amico e collega Eric, che gli aveva lasciato qualcosa da mangiare in frigo e, in un angolo della cucina, delle riviste e pubblicità arrivate per posta.
Mark iniziò a strapazzare quattro uova in padella, aggiungendo formaggio e pancetta, e inspirò l’aroma delizioso; poi corrugò la fronte, mentre metteva le uova su un piatto e lo appoggiava sul tavolo della cucina. Si versò un bicchiere di latte, si sedette e finalmente cominciò a mangiare.
Eh, sì, pensò, dopo un abbondante pasto caldo e nutriente e una bella dormita si sarebbe risvegliato di nuovo il buon vecchio dottor Mark Maxwell che aveva lasciato Boston un anno prima carico di aspettative.
Così, mentre mangiava, fissava il vuoto, sovrappensiero.
Il buon vecchio dottor Mark Maxwell, si ripeté.
Il dottor Mark Maxwell, che per quattordici anni non si era lasciato coinvolgere in nessun tipo di relazione seria con una donna.
Il dottor Mark Maxwell, che si era immerso totalmente nel lavoro, e che all’età di soli trentadue anni era un ragazzo prodigio nel campo della ricerca medica.
Il dottor Mark Maxwell, che era tanto solo a Boston come lo era stato a Parigi, sebbene fino a questo momento non lo avesse mai ammesso neanche a se stesso.
«Oh, accidenti» disse ad alta voce. Era talmente sfinito da sentirsi vulnerabile da un punto di vista sia emotivo sia mentale.
Sembrava non essere in grado di riconoscere che non aveva mai trovato il tempo per dedicarsi a una relazione con una donna perché si era focalizzato soltanto sulla carriera.
Le speranze professionali erano diventate una realtà oltre ogni sua aspettativa. Ma emotivamente? Era costretto ad accettare ciò che non poteva più negare: sotto sotto era ancora un ragazzino diciottenne, ferito e inesperto, disincantato, amareggiato e incavolato nero.
«Fantastico, davvero» sbottò Mark, scuotendo la testa con disgusto. «E ora che fai, Maxwell? Come pensi di liberarti di questo fantasma opprimente?»
Non ne aveva la più pallida idea. Ma ce l’avrebbe fatta, accidenti, una volta che si fosse ristorato con una bella dormita, perché non aveva nessuna intenzione di trascorrere il resto della vita da solo per colpa di quella ragazza.
Nessunissima.
«Ne riparliamo più tardi» si disse, alzandosi in piedi. «Altroché, se ne riparliamo. Ma per il momento non ci penso più, perché non ho proprio la testa.»
Si avvicinò allo scatolone delle riviste, afferrò la prima della pila e si soffermò a osservare la copertina.
«Across the USA» lesse, rimettendosi a sedere e cominciando a sfogliarla.
Mentre finiva le uova, Mark girò una pagina e, fissando il titolo di un articolo, si irrigidì improvvisamente.
«Ventura, California: due concittadine sposano cugini regali in una favola diventata realtà» lesse a voce alta.
Quasi gli si fermò il cuore nel vedere l’immagine a colori di una folla di gente identificata nella didascalia come le famiglie degli sposi, quella reale dell’Isola di Wilshire e quella di Ventura, California.
Ed eccola lì.
Si trovava dietro alle due coppie appena sposate.
Era lei.
Lo sguardo inchiodato alla fotografia, Mark si alzò così di scatto che non sentì neanche il rumore della sedia che cadeva a terra.
Una cosa assurda, veramente inquietante, pensò in preda al panico.
Era in pieno conflitto emotivo per colpa di quella donna ed ecco che se la ritrovava davanti in una fotografia?
Riprenditi, Mark, si disse, accasciandosi sulla sedia che nel frattempo aveva rimesso a posto. Forse non era poi così assurdo. Forse si trattava... sì, di un segno, di un’indicazione che l’unico modo per liberarsi davvero di lei sarebbe stato rivederla un’ultima volta, mettere per sempre una pietra su quello che era successo così tanto tempo prima.
Poi finalmente avrebbe potuto superare l’intera faccenda, trovare l’anima gemella, riempirsi la vita di amore e gioia, avere una casa, dei figli... e dimenticarsi del gelo della solitudine che lo consumava.
Ci avrebbe dormito su, pensò. Ma se anche al suo risveglio l’idea gli fosse sembrata ancora così convincente, se ne sarebbe tornato a Ventura, diamine. Avrebbe attraversato gli Stati Uniti per riprendersi il proprio cuore, visto che lei era riuscita, in qualche modo, a tenerselo per tutti quegli anni.
Mark riprese in mano la rivista e si concentrò sulla foto, guardando il sorriso che conosceva così bene, i capelli castano scuro, gli occhioni marrone e le labbra... ah, quelle labbra che sapevano di ambrosia.
Accidenti, com’era bella, pensò.
Ormai era una donna matura, non più una ragazza di diciassette anni. Negli anni aveva messo su qualche chilo, ma stava bene e... ed era così bella e...
Sbatté nuovamente con forza la rivista sul tavolo e puntò un dito minaccioso contro il viso sorridente della donna.
«Stai per ricevere una visita» disse con voce un po’ brusca. «Preparati alla resa dei conti, Emily MacAllister.»
1
«Nonna» gridò Emily dalla cucina luminosa. «Ti ho portato i fiori come avevo promesso, e sono veramente belli. Puoi supervisionare dal patio mentre li pianto. Nonna?»
«Sono in soggiorno, cara» rispose Margaret MacAllister.
Emily entrò in soggiorno dalla sala da pranzo più formale, con un sorriso affettuoso per l’adorata nonna stampato sul viso.
Poi si fermò di colpo, sentendosi sbiancare in volto mentre il cuore cominciava a galoppare all’impazzata.
In quel breve, brevissimo istante, fissando l’uomo alto e slanciato che si era alzato in piedi al suo ingresso, il suo mondo - tutto ciò che conosceva - cessò di esistere.
Non aveva trentun anni, ma diciotto.
Non era una donna grassoccia con le guance paffute e un accenno di doppio mento; era una teenager snella e dal fisico invidiabile.
Non era vestita come una barbona; indossava jeans firmati all’ultima moda, con la marca cucita sulla tasca del fondoschiena sodo.
Emily fu scossa da un improvviso capogiro, e si aggrappò a una poltrona mentre la stanza le girava intorno.
Tutto questo non stava succedendo davvero, pensò in preda al panico. Era solo un incubo, e di lì a poco si sarebbe svegliata per iniziare la sua giornata come al solito.
Mark Maxwell non si trovava, non poteva trovarsi dall’altra parte della stanza con un’espressione indecifrabile sul viso. No.
«Hai visto che bella sorpresa, Emily?» disse Margaret in tono affabile. «Mark è tornato a trovarci dopo tutti questi anni.»
Non... è... vero, pensò Emily. Ma perché non suona la sveglia? No, no, no, Mark Maxwell non è qui.
«Ciao, Emily» disse Mark a voce bassa.
E invece sì, pensò lei, portandosi una mano alla fronte. Ma non era il Mark Maxwell secco, mingherlino, teneramente ridicolo di una volta. Proprio no. Questo Mark era alto almeno un metro e ottanta, con i lineamenti marcati e affascinanti, le spalle larghe e con addosso pantaloni scuri fatti su misura.
Dov’era finito l’adorabile portapenne