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Una moglie quasi perfetta: Harmony Destiny
Una moglie quasi perfetta: Harmony Destiny
Una moglie quasi perfetta: Harmony Destiny
E-book172 pagine2 ore

Una moglie quasi perfetta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La regina dei reality show Ashley George e l'affascinante milionario inglese Marcus Chambers abitano una accanto all'altro in un prestigioso palazzo di Manhattan. Quando un incendio devasta il suo appartamento, Ashley si trasferisce temporaneamente a casa del vicino. Nonostante l'innegabile attrazione, Marcus è però determinato a frequentare solo una donna adatta a diventare la madre perfetta della sua piccola Lila. Al contrario, la sua bellissima e spumeggiante vicina di casa è uno spirito libero e non fa affatto al caso suo. Come mai, allora, non riesce a tenerla fuori dal proprio letto e tanto meno dal proprio cuore?
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2017
ISBN9788858967843
Una moglie quasi perfetta: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Una moglie quasi perfetta - Karen Booth

    successivo.

    1

    Ashley George sbuffò esasperata quando, chiusa la porta del proprio appartamento, scorse Marcus Chambers che attendeva l'ascensore.

    «Scendi?» L'affettato accento britannico e il tono altezzoso di Marcus non fecero che aumentare la sua irritazione.

    Sapeva bene che anche lei era diretta al piano terra, e, a meno che Ashley non desiderasse fare le undici rampe di scale del loro palazzo di Manhattan con la gonna stretta e il tacco dodici che indossava, avrebbe dovuto prendere quell'ascensore.

    Sospirò indispettita e gli passò davanti per entrare nella cabina. I lunghi riccioli biondi sottolinearono con un fruscio il suo sdegno.

    «Piano terra?»

    Ashley strinse le labbra e si conficcò le unghie nel palmo delle mani. Due secondi nello stesso spazio e già le urtava i nervi. «Sappiamo entrambi che dobbiamo recarci allo stesso meeting. Il tuo umorismo non è affatto divertente.»

    Marcus si sistemò la giacca del completo grigio antracite, incrociò le mani davanti a sé e fissò le porte dell'ascensore. «Un gentiluomo non ricorre mai all'umorismo.»

    Che bisogno ne aveva?

    Marcus Chambers era a dir poco affascinante. Per meglio dire, era irresistibile. Peccato che fosse anche di una scontrosità di proporzioni epiche. Qualunque fosse la causa, non poteva che essere genetica o avere a che fare con il suo passato. Per il resto, sembrava che possedesse tutto. Denaro, un lussuoso appartamento nel prestigioso Upper West Side, un fascino che non temeva rivali e – sebbene Ashley avesse visto Lily solo di sfuggita – una figlioletta adorabile.

    «Non ricorre neanche alle lamentele con il consiglio condominiale» replicò prontamente Ashley.

    Lui si schiarì la voce.

    «Non solleverei alcuna protesta se ti decidessi ad assumere un'impresa edile competente per terminare la tua ristrutturazione. Sono stanco di vivere nel caos.» Da sopra la spalla, la freddò con i suoi sprezzanti occhi verdi. «Semini scompiglio ovunque tu vada.»

    Marcus non aveva tutti i torti. Considerando ciò cui aveva assistito, la sua vita doveva sembrargli un tornado. Ashley era sempre di fretta, spesso destreggiandosi come una funambola fra telefonate e le mille idee che le frullavano per la testa. Era vero, si erano verificati diversi problemi durante la risistemazione del suo appartamento. Non sempre tutto era filato liscio come l'olio, tuttavia, per quanto si fosse impegnata a mantenere le cose sotto controllo, Marcus non aveva mai dimostrato un briciolo di comprensione.

    Con un sospiro, si appoggiò a una delle pareti della cabina e gli scoccò un'occhiata furtiva. Se si fosse sottoposto a un trapianto di personalità o almeno avesse imparato a prendere lunghi respiri, sarebbe stato l'uomo perfetto. Mascella volitiva e mento squadrato un po' mefistofelico evidenziati da un filo di barba e folti capelli castano scuro. Fece scivolare lo sguardo e un brivido la scosse mentre fantasticava sul suo ampio torace e sui suoi addominali spettacolari. Non aveva avuto la fortuna di ammirarli di persona, ma aveva scovato alcune foto su internet.

    Marcus era uno dei più ambiti scapoli inglesi. O almeno così veniva pubblicizzato in un calendario di beneficenza pieno di uomini aitanti. Un single con una figlia. Il divorzio era una cosa terribile.

    Là fuori, da qualche parte del mondo, c'era la donna giusta per quell'uomo tanto fascinoso quanto insopportabile. Ashley era convinta che tutti avessero la propria metà della mela. Non si trattava di una finzione televisiva quella che portava in scena nel suo reality show Manhattan Matchmaker, in cui organizzava incontri. Il vero amore e l'anima gemella esistevano, così come esistevano i cuori infranti, le malattie genetiche, i doveri e le questioni di vita o di morte.

    Ashley credeva fermamente che, prima o poi, avrebbe incontrato la propria metà sebbene, dopo essere stata lasciata dal ragazzo che riteneva essere quello giusto, aveva deciso di prendersi un anno di pausa. Era necessario che si focalizzasse su se stessa, sull'io e non sul noi.

    Non aveva resistito a lungo. Marcus si era trasferito nel suo palazzo i primi giorni di gennaio e le aveva chiesto di uscire una settimana più tardi. E, stupidamente, lei aveva accettato.

    Quella notte di tre mesi prima non aveva fatto che dimostrare la sua tesi. Non era ancora pronta per stare con qualcuno. Non si fidava del proprio istinto quando si trattava di sentimenti. Non dopo la rottura con James. E poi la sua vita era davvero un caos totale.

    Marcus inclinò la testa di lato come per distendere una fastidiosa contrattura del collo. Nel movimento, la fragranza del suo dopobarba la investì. Gli effetti furono devastanti come un'ondata di caldo torrido nel Sud Carolina. Dannazione. Aveva anche un buon profumo. Avvolgente e maschile proprio come il più raffinato dei bourbon, dato che Marcus era il presidente della distilleria di famiglia.

    Il campanello dell'ascensore la riportò alla realtà.

    «Dopo di te.»

    Il suo accento vellutato le echeggiò nella testa. Se solo lo avesse usato per qualcosa del tipo: Sei davvero uno schianto. Perdonami se negli ultimi tre mesi mi sono comportato in maniera inqualificabile.

    Uscì dall'ascensore e si maledisse per aver indossato una gonna troppo stretta per permetterle di procedere a passi lunghi, passi che esprimessero la sua determinazione a uscire indenne da quella breve conversazione.

    Marciò dritta verso la sala riunioni.

    I cinque membri del consiglio condominiale erano seduti attorno al tavolo ovale, al capo del quale c'era la presidentessa Tabitha Townsend. La donna squadrò Ashley con altezzosità e lei dovette richiamare a sé tutto il proprio autocontrollo. Per quanto esausta dopo una dura giornata di lavoro per la pubblicità della nuova stagione di Manhattan Matchmaker, era fondamentale che si ingraziasse i consiglieri.

    «Salve a tutti.» Strinse la mano alla sua unica alleata, la signora White, che viveva nel palazzo da lungo tempo. Membro dell'alta borghesia newyorkese, era un'appassionata di reality show e quello di Ashley era il suo preferito.

    La donna le rivolse un sorriso speranzoso. «Lo ripeterebbe una volta sola per me?»

    Ashley non ebbe scelta. Il sostegno della signora White era vitale. «Sono Ashley George e trovo il vero amore nella città che non dorme mai.»

    L'altra batté le mani in solluchero. «Adoro quando lo dice! Mi vanto di conoscerla con tutti i miei amici.»

    «Ne sono lieta.»

    «Speravo che la riunione di stasera si svolgesse in circostanze migliori» commentò la signora White, infastidita. «Dovremmo parlare della nuova stagione della sua trasmissione, non di banali battibecchi di vicinato.»

    «Qui si tratta di ben altro che di banalità» intervenne a quel punto Marcus con tono decisamente gelido.

    La donna scosse la testa, spostando lo sguardo da lui ad Ashley. «È pazzesco. Voi due sareste perfetti insieme. Una coppia ideale. Ci avete mai pensato? Perché non uscite a cena e cercate di appianare le vostre divergenze?»

    Marcus sbuffò, risentito. Ci avevano già provato e il risultato era stato un vero disastro.

    Esageratamente nervosa, Ashley aveva bevuto parecchio vino prima che servissero l'antipasto. A quanto pareva, non aveva ancora elaborato la rottura con James e non aveva fatto altro che parlarne per tutta la sera. Il suo ex l'aveva lasciata perché era troppo coinvolta dal lavoro e dalla carriera, perché non era in grado d'impegnarsi e non era pronta ad avere figli. La lista era poi continuata per diverse decine di minuti. Troppi per Marcus che aveva terminato la serata con una stretta di mano. Una delusione tremenda.

    Non che lei avesse fantasticato che tra loro potesse nascere un amore. Non era così stupida. D'altra parte lui era così sexy e attraente che almeno un bacio glielo avrebbe strappato volentieri.

    Il suo progetto di ristrutturazione era iniziato il giorno successivo, dando origine all'infuocata battaglia Chambers contro George.

    «Stia attenta» la mise in guardia Ashley, continuando a stringerle la mano, come per aggrapparsi all'ultimo baluardo difensivo, «o la gente penserà che lei voglia prendere il mio posto come organizzatrice di incontri.»

    Alla fine, dovette muoversi e giunse fino a Tabitha che, invece di offrirle la mano, la fulminò con un'occhiata minacciosa prima di rivolgersi a Marcus.

    «Signor Chambers. È un piacere averla con noi stasera.» Lasciò scorrere le dita affusolate sulla scollatura della camicetta.

    Nonostante gli sforzi per apparire seducente, Tabitha non era adatta a Marcus. Era lampante che per lui ci volesse una compagna forte, dal carattere di ferro, non una donnetta isterica.

    «Si accomodi, signorina George» la invitò con tono aspro.

    Storcendo le labbra, ubbidì e prese posto su una delle due sedie dall'altra parte del tavolo. Più che a una riunione condominiale, le parve di trovarsi davanti a un plotone d'esecuzione. Accavallò le gambe e pose la borsetta a terra. Marcus si accomodò accanto a lei.

    «Signorina George» prese la parola Tabitha, «ci è stato riferito che la ristrutturazione del suo appartamento sia fuori controllo.»

    Che bell'inizio. Ashley si agitò sulla sedia.

    La donna aprì una cartella traboccante di documenti. Marcus non si era risparmiato con le lamentele.

    «I suoi operai, in particolare il caposquadra, dimostra poco riguardo per l'unico inquilino del suo stesso piano, il signor Chambers. Ha usato seghe circolari alle sette del mattino...»

    «Ero fuori città» si difese Ashley. «Sono desolata.»

    «Signorina George» la richiamò Tabitha. «La prego di alzare la mano se desidera prendere la parola.» Voltò pagina con aria indispettita. «Leggo, inoltre, che la musica è troppo alta...»

    Ashley sollevò rapida la mano.

    «I falegnami hanno bisogno di ritmo per lavorare. Se mi lasciasse spiegare...»

    «Non ho finito, signorina George. La prego.»

    «Scusi.» Si accasciò sulla sedia.

    «Come stavo dicendo, gli operai hanno ripetutamente imbrattato il pianerottolo che condivide con il signor Chambers, con calcinacci e polvere. Non puliscono e, ciò che è peggio, è stato segnalato del fumo all'interno dell'edificio, il che potrebbe causare incendi ed è severamente proibito.»

    Lo stomaco di Ashley si contorse. L'evento più tragico della sua vita era stato proprio un incendio. «Mi sono raccomandata di non farlo. Glielo ripeterò di nuovo.»

    «Francamente, sono tentata di dirle subito di bloccare il progetto e di assumere un'altra impresa.»

    La nausea di Ashley divenne quasi insopportabile. Era stata in lista d'attesa per un anno con quella ditta. Ed era stata la sua seconda scelta. Con la prima avrebbe dovuto attendere quasi due anni e questo solo dopo che aveva sbandierato il proprio nome e la propria notorietà. Gli operai che aveva ingaggiato erano veloci e non eccessivamente costosi, pregio imprescindibile dati i considerevoli debiti che aveva con la sua famiglia in Sud Carolina.

    Non poteva fermare i lavori. Avrebbe perso ogni centesimo che aveva anticipato. Ci sarebbero voluti mesi per riprendersi da quell'ammanco e avrebbe dovuto vivere nel caos chissà per quanto tempo. Proprio adesso che aveva deciso di dare una regolata alla propria esistenza. Con i suoi ritmi di lavoro e le precarie condizioni di salute di suo padre, dopo diversi infarti, il sogno di un appartamento come lo aveva sempre desiderato era l'unica cosa che la spingeva ad andare avanti. Veniva dal nulla e si era spaccata la schiena per ottenere quella casa. Non intendeva rinunciarvi, lasciandosela sfuggire fra le dita.

    «Mi scuso per gli inconvenienti che il signor Chambers ha dovuto subire. Parlerò con il capomastro e gli farò comprendere la gravità dei loro comportamenti. Questa volta sarò chiara e irrevocabile.»

    Tabitha scosse la testa. «Dopo aver esaminato il caso, il consiglio ha deliberato di concederle un'ultima possibilità, signorina George. Se il suo progetto non verrà portato a termine in un modo che il signor Chambers riterrà accettabile, metteremo fine alla questione. Un'altra lamentela e la faccenda sarà chiusa.»

    Ashley rivolse uno sguardo truce a Marcus che sorrideva. «Un'altra lamentela? Scherza?» Puntò il dito con aria minacciosa verso di lui. «Non gli andrà bene niente. Probabilmente avrà da ridire anche su come sto seduta su questa sedia. Questo è sleale.»

    Sleale. Termine appropriato, considerando la propensione di Ashley a ignorare i disagi causati dalla ristrutturazione del suo appartamento. Marcus e Lila, la sua bambina di quasi un anno, stavano tentando di ricostruirsi una vita a New York. Era comprensibile che desiderasse porre fine a quella continua baraonda.

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