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I desideri della principessa: Harmony Collezione
I desideri della principessa: Harmony Collezione
I desideri della principessa: Harmony Collezione
E-book171 pagine2 ore

I desideri della principessa: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il desiderio più dirompente è quello proibito...

Nell'istante stesso in cui posa lo sguardo su di lei, Zahir El Hashem capisce di essersi infilato in un vero guaio. Scortare la principessa Soraya da Parigi fino al matrimonio che l'attende, nel suo regno del deserto, non sarà semplice come credeva...

Soraya ha sempre saputo che un giorno avrebbe dovuto rinunciare alla sua vita per assolvere ai doveri che il suo lignaggio le impone, ma non immaginava che quel giorno sarebbe arrivato così in fretta. E ora, aggrappata agli ultimi spiccioli di libertà, ha un solo desiderio: prendere la via più lunga verso casa, rimandando il più possibile l'inevitabile. Solo che così facendo finisce con il dare inizio a qualcosa che né lei, né Zahir sono in grado di controllare.

LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2016
ISBN9788858944356
I desideri della principessa: Harmony Collezione
Autore

Annie West

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    I desideri della principessa - Annie West

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Defying her Desert Duty

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Annie West

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-435-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Lui la stava osservando. Di nuovo. Soraya si sentì pizzicare la nuca e avvertì una sensazione di calore scorrerle lungo le braccia. Lottò contro il desiderio di alzare lo sguardo, sapendo cos’avrebbe visto. L’uomo nell’ombra, dai lineamenti marcati, moro e possente con spalle ampie nella giacca di pelle. Gli occhi del tipo misterioso erano in ombra, ma ogni volta che lei guardava dalla sua parte, era certa che la stesse fissando. L’interesse di quel tipo turbava Soraya, che si avvicinò di più al proprio gruppo: Raoul e Jean Paul discutevano di politica, mentre Michelle e Marie parlavano di moda. Raoul le circondò distrattamente le spalle con un braccio e lei si irrigidì, poi si sforzò di rilassarsi, ricordando a se stessa che si trattava solo di un gesto amichevole. Adorava lo stile di vita casual di Parigi, ma non aveva ancora superato le proprie riserve. Anche se aveva lasciato Bakhara, Bakhara continuava a vivere dentro di lei; fece una smorfia. Un movimento attirò il suo sguardo e si voltò. Lui non si era mosso, era ancora appoggiato allo schienale della sedia, oltre la luce tremolante della candela sul suo tavolo. Ora stava guardando una bionda in un mini abito di seta rossa e Soraya voltò la testa di scatto.

    Zahir sprofondò nella sua sedia, gustandosi il drink gelido, una tregua dal calore. Un calore che non era dovuto all’atmosfera intima del night club, ma alla donna dall’altra parte della stanza. In cosa diavolo si era cacciato? Un compito semplice, gli aveva detto Hussein. Zahir scosse la testa, mentre i propri sensi gli gridavano di stare in allerta, avvertendolo del pericolo. Tuttavia non aveva scelta e rimase lì, immobile. Ora che l’aveva trovata, non poteva andarsene.

    In altre circostanze, avrebbe potuto accettare l’invito della voluttuosa bionda con l’abito rosso. Nel tempo libero non si lasciava sfuggire i piaceri della vita, ma mai a spese del proprio dovere, e quella sera aveva responsabilità e obblighi. Tuttavia avvertiva qualcosa di strano, di sconosciuto, evocato da un paio di occhi scuri a forma di mandorla e da una bocca voluttuosa a cuore. Appartenevano alla donna che pendeva dalle labbra di quello scheletrico intellettuale che pontificava come se avesse in mano un paese. Zahir sbuffò e posò il bicchiere. Di qualunque cosa si trattasse, quello che stava provando non gli piaceva, era una complicazione di cui non aveva bisogno. Aveva speso una vita a imparare a destreggiarsi nelle difficoltà e, negli anni, era arrivato a frenare la propria impazienza. Ora usava soprattutto le capacità di un uomo di stato: negoziazione e discrezione, essendo stato addestrato come un guerriero fin dalla nascita. Tecnicamente era ancora a capo della guardia del corpo dell’Emiro, posizione che gli dava l’opportunità di affrontare anche duri combattimenti fisici.

    Esaminò il tipo che si stava vantando del proprio ingegno e attirava sempre più vicino la donna con l’abito scuro. Ora la sua mano era posata sul suo braccio nudo. Il pugno di Zahir si serrò. Gli sarebbe piaciuto mettere le mani addosso a quel pagliaccio e dargli una bella lezione. L’intensità della propria sete di sangue lo bloccò. Quella missione era un errore, se lo sentiva nelle ossa.

    Soraya indietreggiò quanto glielo permisero le braccia di Raoul che la circondavano. Era tardi e avrebbe preferito essere già a casa, solo che Leslie, la sua coinquilina, aveva finalmente fatto pace con il suo ragazzo e aveva bisogno di privacy, anche se significava per Soraya rimanere fuori fino all’alba. Leslie era una buona amica e l’amicizia era qualcosa di prezioso per lei, ma aveva fatto uno sbaglio ad accettare di ballare con Raoul. Trasalì e gli spostò la mano insinuante.

    Di solito lei non commetteva errori simili, le veniva naturale mantenere le distanze con gli uomini, ma aveva agito in modo insolito, innervosita dallo sguardo insistente dello sconosciuto. L’aveva fatta sentire eccitata e consapevole. Perfino ora sentiva il suo sguardo come un marchio sulla schiena, sulle braccia nude, sulle guance. Cosa voleva? Lei non era vestita in modo appariscente.

    Soraya avrebbe voluto attraversare la stanza e chiedergli di smetterla, ma quella era Parigi. La mano di Raoul interruppe il filo dei suoi pensieri e lei si irrigidì. Quando era troppo era troppo. «Smettila! Togli subito quella mano o...»

    «La signora è pronta per un cambio, credo.» La voce profonda e vibrante la avvolse come una carezza, ma la sua sfumatura d’acciaio era inequivocabile. Raoul si fermò di colpo e indietreggiò, mentre una grossa mano gli toglieva il braccio dalla vita di Soraya. I suoi occhi brillarono di paura, mentre si spostava. Per quanto Raoul fosse alto, lo sconosciuto lo superava di un pezzo. Farfugliò qualcosa mentre veniva spinto da parte.

    Soraya avvertì la tensione nel corpo dell’intruso, mentre l’afferrava trascinandola in un giro di valzer.

    Divisa tra l’essere stata liberata dalle mani viscide di Raoul e lo shock per quel gesto imperioso da parte del nuovo venuto, la protesta le si gelò in gola. Era lui, l’uomo che l’aveva osservata per tutta la sera.

    Improvvisamente le era così vicino, che avvertì il suo respiro sulla fronte. Il calore di quel corpo possente la scaldò e il modo in cui le sue grandi mani l’afferrarono le fece capire che era abituato alla compagnia femminile. Soraya rabbrividì, mentre una sensazione sconosciuta la travolgeva nel profondo. Non trepidazione e nemmeno indignazione, ma qualcosa che annodava insieme i suoi pensieri e la spingeva inconsapevolmente a muoversi con lui al ritmo di quella lenta melodia.

    «Aspetta e vedrai...» sopra la spalla dello sconosciuto lei vide Raoul con il pugno alzato.

    Gli occhi di Soraya si spalancarono. «Raoul! No! Basta.»

    «Mi scusi un momento.» Lo sconosciuto la lasciò e si voltò verso il ragazzo. Gli disse qualcosa che lo fece vacillare all’indietro. Poi, prima che lei avesse il tempo di protestare, si voltò e riprese a farla volteggiare.

    Quello era il tipico maschio che marcava il territorio, ma Soraya non apprezzò di essere stata trascinata via senza una parola, anche se l’aveva sottratta alle attenzioni di Raoul.

    «Non c’era alcun bisogno che lei intervenisse.» Avrebbe preferito sedersi, ma lui non diede segno di avere sentito. Avrebbe potuto divincolarsi da quelle braccia forti, ma respinse l’idea di dare luogo a un’altra scenata. Inoltre era curiosa. «Cosa le fa pensare che io voglia ballare con lei?» Alzò il mento con aria di sfida, ma fu un errore. Il suo sguardo si scontrò con il fuoco ardente di due scuri smeraldi. Trattenne il respiro, mentre gli scrutava il viso. Era decisamente affascinante. Aveva lineamenti forti e sensuali, zigomi alti, un mento determinato e un naso affilato. Nell’insieme lasciava senza fiato. La pelle color oro scuro e gli occhi circondati da linee sottili, rivelavano ore e ore trascorse all’aperto.

    Soraya trasalì e distolse lo sguardo, turbata nell’avvertire il proprio polso accelerare.

    «Non mi sembrava si stesse godendo il ballo col suo amico, o sbaglio?» Si strinse nelle spalle e lei intuì che, nonostante il francese perfetto, lo sconosciuto non era del posto. In quel movimento, non c’era nulla della noncuranza francese, bensì l’azione fluida e deliberata di un uomo che aveva in testa ben più di un semplice tentativo di seduzione.

    Improvvisamente si sentì in trappola, quasi in pericolo. Ridicolo, visto che era tra la folla e con i propri amici lì vicino. In preda all’ansia fece un respiro profondo e li cercò con lo sguardo. Loro la stavano osservando come incantati. Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Raoul, lui arrossì e si spostò più vicino a Marie.

    «Non è questo il punto.»

    «Quindi è d’accordo. Lui la stava importunando.»

    «Non ho bisogno di un angelo custode!»

    «Allora perché non lo ha fatto smettere?» La vena di rabbia in quella voce profonda era inequivocabile. Fu il suo turno di fare spallucce. Cosa c’era da dire? Che nonostante fosse indipendente e studiasse all’estero, non era abituata a trattare con chi allungava le mani? Nel tempo Soraya aveva perfezionato l’arte di stare sempre in compagnia e di evitare le attenzioni individuali. Quella sera era la prima volta che danzava con un uomo, ma per nessun motivo l’avrebbe confessato.

    «Niente da dire?»

    «Quello che faccio io non sono affari suoi.» Alle sue parole le labbra dell’uomo si serrarono, la musica finì e l’incantesimo svanì. «Grazie per il ballo.»

    Soraya mascherò a stento la propria irritazione. Come osava quel tipo insinuare che avrebbe dovuto essergli grata? Si voltò e fece un passo indietro, ma si rese conto che lui la teneva ancora stretta per la vita. Quelle dita forti sembravano bruciarle la pelle attraverso il vestito, in un modo che di colpo sembrò troppo intimo. La musica riprese e con un movimento rapido lui la attirò a sé.

    «Cosa diavolo...?»

    «E se io scegliessi di renderli affari miei?» Le sopracciglia corrugate aumentarono l’intensità del suo scintillante sguardo verde. Era come se stesse memorizzando ogni suo particolare, dal naso piccolo, agli occhi color nocciola, alle ciocche di capelli sfuggite dallo chignon. L’intensità di quegli occhi la confondeva.

    «Scusi?»

    «Mi ha sentito. Non faccia giochetti.»

    «Giochetti?» Indignata, Soraya gli posò le mani sugli avambracci e cercò di spingerlo via, ma si sentì serrare in una morsa d’acciaio. «Io non ho fatto niente! È lei che fa i giochetti. È tutta la sera che non fa altro che fissarmi.» I loro occhi s’incontrarono di nuovo e lei si sentì serrare il petto davanti al calore che vi colse.

    «Vorrebbe che non mi limitassi a guardare? È per questo che flirtava con il suo amico?»

    «No!» Soraya barcollò, ma il braccio dell’uomo la trascinò di nuovo a sé. Per un istante lesse qualcosa nel suo sguardo che la disturbò e affascinò insieme, poi tornò in sé e con un movimento rapido e ben orchestrato gli affondò il tacco della scarpa nel collo del piede. Un attimo dopo era libera. La mano dello sconosciuto lasciò la presa e con essa quel calore sulla pelle a cui Soraya si era quasi abituata.

    Corse via dalla pista da ballo a testa alta, ma con davanti l’immagine del suo viso, quando lo aveva colpito per liberarsi. Non aveva colto alcuna traccia di dolore nei suoi occhi, né alcuna smorfia. Che genere di persona si allenava a non reagire al dolore? La domanda la turbava, come pure la consapevolezza che era libera solo perché lui aveva scelto di lasciarla andare via.

    Tenerla tra le braccia era stato un errore.

    Zahir sospirò, preferiva non approfondire. La verità era che Soraya rappresentava un problema.

    Lo aveva intuito quando era arrivato al suo appartamento e aveva scoperto non la rispettabile sistemazione che si era aspettato, ma una sorta di alcova occupata da una coppia in abiti discinti che era chiaramente caduta fuori dal letto solo perché il suo suonare insistente minacciava di attrarre l’attenzione dei vicini.

    La sua impressione si era rafforzata quando infine l’aveva rintracciata in quello squallido club. Certo, Soraya non era mezza svestita come altre donne, ma il suo abito aderente sulle gambe perfette sembrava fatto apposta per catturare l’attenzione di un uomo e, quando si muoveva, gli faceva venire voglia di esplorare oltre.

    Zahir ingoiò un’imprecazione. Non era nella condizione di provare nulla per lei, se non disprezzo per il suo comportamento discutibile nei confronti di Hussein. Bastava guardare il modo in cui si era stretta a quel tacchino con la scusa ridicola di stare in compagnia!

    Soffocò la rabbia. No, Soraya non era

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