Professione reporter: Harmony Collezione
Di Kathryn Ross
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Proprio quando stava per godersi qualche giorno di ferie, “il capo” ha pensato di invitarla a partire, invece, a caccia di uno "scoop". È il destino delle giornaliste come Kathy Felding che, però, questa volta ha paura.
Non è pericoloso mentire per...
Kathryn Ross
Americana, viene giustamente considerata uno dei nuovi "talenti" della narrativa rosa targata Harlequin.
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Professione reporter - Kathryn Ross
successivo.
1
La riviera francese scintillava nella calura soffocante. Cathy era adagiata su una sedia a sdraio accanto alla piscina dell'albergo e si sforzava di raccogliere le energie necessarie per spostarsi all'ombra.
La vacanza che stava trascorrendo era davvero da sogno, considerò fra sé compiaciuta; non le pesava neppure il fatto di essere partita da sola. Il suo lavoro per un giornale in una città come Londra aveva assunto dei ritmi sempre più frenetici e le era davvero necessario un po' di riposo, per ricaricare le pile.
Proprio mentre constatava quanto bene le stesse facendo quel cambiamento d'aria, arrivò un cameriere per avvertirla che qualcuno la stava cercando al telefono.
«Per me? Ne è sicuro?» domandò lei stupita. Poi si alzò a sedere sul lettino accavallando le lunghe gambe, gesto che richiamò lo sguardo di approvazione di due uomini seduti al bancone del bar.
«Sicurissimo, signorina Fielding» replicò il cameriere porgendole un telefono senza fili che lei, dopo aver ringraziato, prese ansiosa.
«Ciao, Cathy, sono Mike. Ci sono novità» annunciò allegramente la voce del direttore del giornale presso il quale lei lavorava. Mike Johnson, quarantacinquenne, burbero e duro. Con un tono troppo gioioso, almeno quel giorno, per non nasconderle qualche trappola.
«La tua chiamata è giustificabile solo se stai andando a fuoco o se il primo ministro è fuggito con una monaca» lo aggredì lei irritata che le venisse ricordato il lavoro durante la sua fin troppo meritata vacanza.
«Avanti, Cathy, scommetto che ti stai annoiando a morte e che non vedi l'ora di tornare in azione. Ti conosco, sei un'ottima giornalista e sei felice solo quando hai un incarico interessante. So che per una buona storia cambieresti subito il sole del sud della Francia con la pioggia di Londra.»
«Sogna, sogna...» brontolò Cathy preoccupata da quell'esordio, che comunque Mike ignorò.
«Ho una bomba in esclusiva, e si trova a pochi metri da te» la informò infatti enigmatico. Poi, per qualche attimo non aggiunse altro, in modo da suscitare la curiosità di chi lo stava ascoltando. Lei si sforzò di non cadere in trappola, rimase altrettanto muta più a lungo che poté, ma infine dovette pronunciare la domanda che le bruciava in gola.
«Di che cosa si tratta, esattamente?» chiese dopo un lungo sospiro.
«Pearce Tyrone alloggia nella sua villa al mare, in fondo alla stessa strada dove si trova il tuo albergo» annunciò il capo.
«E allora? È uno scrittore di successo e ha una casa in Francia dove probabilmente soggiorna spesso. Sai che notizia!» commentò lei ironica.
«La bambina di Jody Sterling è da lui. È un segreto, e noi siamo l'unico giornale in possesso dell'informazione.»
«La fonte è affidabile?»
«Affidabilissima. La piccola Poppy è arrivata a villa Tyrone stamattina presto» riferì Mike riuscendo a far sorgere in Cathy un barlume di curiosità.
Il nome di Jody Sterling, infatti, era stato di recente su tutti i maggiori giornali, in seguito a un incidente d'auto che era quasi costato la vita alla bella attrice. Un'attrice di enorme talento e di straordinaria bellezza. Bionda, bella e brava, si trovava spesso al centro dell'interesse pubblico, come pochi mesi prima, quando aveva dato alla luce una bambina illegittima di cui si rifiutava di nominare il padre.
La sua segretezza, naturalmente, aveva dato adito alle più strampalate speculazioni. Una rivista aveva addirittura montato una storia sulla presunta relazione dell'attrice con Jonathan Briars, uomo politico coniugato, mettendone in pericolo la luminosa carriera. Alla fine, era rimasto solo un nome, a concorrere per la paternità misteriosa. Quello di Pearce Tyrone.
Pearce stesso era un mistero. Di lui si conosceva pochissimo, oltre al fatto che era un autore di enorme successo, costantemente in testa alla classifica dei libri più venduti. Cathy aveva visto solo poche fotografie di quell'uomo misterioso, nelle rare occasioni in cui a qualche giornalista era riuscito di cogliere la sua immagine mentre usciva da un ristorante o un albergo.
Lo scrittore, infatti, non concedeva interviste, era anzi inavvicinabile per la stampa. Teneva moltissimo alla sua privacy, tanto che il retro di copertina dei suoi libri era perfino privo degli abituali cenni biografici. E non riportava alcuna fotografia dell'autore, che pure aveva l'aspetto di un adone.
Il suo atteggiamento esasperatamente schivo verso il prossimo otteneva naturalmente l'effetto di incuriosire ancora di più il pubblico.
Cathy si chiese se fosse davvero lui il padre della bambina di Jody Sterling.
«Allora? Ti interessa?» la distolse la voce di Mike dalle sue speculazioni.
«È sicuramente un boccone appetitoso, ma non è pane per i miei denti. Questo è il genere che piace a Linda Hardman, lo sai anche tu» commentò Cathy, che di solito non si occupava di notizie scandalistiche.
«Linda si trova a New York, tu sei sul luogo del delitto» le ricordò Mike con un tono secco da cui era scomparsa ogni traccia di giocosità. «Inoltre, i controllori di volo francesi sono in sciopero da ieri; non posso far arrivare nessuno in tempo. Tocca a te intervistare il nostro uomo prima che gli altri giornali ci soffino la notizia» affermò autoritario.
«Aspetta un momento!» protestò Cathy spaventata da tanta faciloneria. «Stiamo parlando di un uomo che ritiene che firmare copie dei suoi libri per il pubblico pagante sia una violazione della sua sfera privata. Come credi che posso riuscire a farmi concedere addirittura un'intervista?»
«Fatti venire in mente qualcosa. E non dimenticare di scattare delle fotografie» continuò imperterrito Mike. «Conto su di te. Anche il tuo posto di lavoro conta su di te...» concluse impietoso, senza darle nemmeno il tempo di replicare. Con quella minaccia, infatti, aveva interrotto la comunicazione e a Cathy non restò che spegnere l'apparecchio imprecando contro il destino e la sua professione.
Circa un'ora dopo Cathy si trovava al volante della sua auto, diretta verso villa Tyrone. Secondo le informazioni datele dal personale dell'albergo, la casa doveva trovarsi a poca distanza dal centro abitato, nascosta nella vegetazione rigogliosa e protetta da un'alta cancellata in ferro battuto al cui ingresso facevano buona guardia due leoni di pietra che sonnecchiavano su altrettante colonne.
Cathy guidava piano, cercando di riconoscere quanto le era stato descritto, finché non si trovò davanti ai leoni. Fermò la macchina e rimase a guardare per un po' il cancello chiuso, chiedendosi come mai avrebbe potuto ottenere il permesso di entrare. Il cuore le batteva a ritmo martellante nel petto, la mente confusa si rifiutava di collaborare.
Se non altro, non c'era anima viva in giro. I casi erano due: Mike aveva avuto una dritta
davvero esclusiva, oppure si trattava di un abbaglio. Osservò il cancello, che veniva manovrato elettricamente a distanza. Su ognuna delle colonne che ne segnavano l'entrata si trovava una telecamera, accanto al leone. Insomma, non poteva scavalcare.
Cathy si morsicò le labbra e considerò che poteva usare l'approccio diretto; presentarsi come una giornalista che desidera intervistare il signor Tyrone. Molto probabilmente sarebbe stata scacciata all'istante, in modo più o meno originale.
Oppure poteva tentare la carta della fanciulla in difficoltà; non era un metodo molto onesto, ma aveva già più probabilità di riuscita.
Spostò lo specchietto retrovisore e controllò la propria immagine. Gli occhi verde smeraldo incorniciati da lunghe ciglia scure esaminarono critici il bell'ovale del viso dai tratti regolari, contornati dai capelli biondo miele. Si portò una mano alla testa e si chiese se non fosse meglio liberare la bella chioma dalla severa coda di cavallo che la teneva ordinatamente scostata dal viso.
I capelli erano sempre stati il punto forte del suo look: lunghi, lucidi e biondi, le impedivano di passare inosservata. In ufficio le avevano addirittura fatto ottenere il soprannome di Barbie, un nomignolo che lei considerava troppo riduttivo. A volte, infatti, le sembrava che il suo lavoro non venisse considerato con la serietà che gli era dovuta proprio perché a compierlo era una bionda dalle gambe lunghe.
D'altro canto, la vita presenta anche numerose occasioni in cui la bellezza è un grosso vantaggio. Con il suo aspetto, infatti, Cathy sarebbe stata credibilissima nel ruolo di giovane donna in difficoltà. Poteva suonare il campanello, spiegare di avere problemi con il motore e chiedere di entrare a telefonare.
Non era però tipo da usare certe bassezze, perciò decise che avrebbe ottenuto la sua intervista senza ricorrere ad alcun mezzuccio o bugia. Con piglio determinato, mise in moto l'auto e si diresse verso il cancello. Entrò immediatamente nel campo controllato dalle telecamere e si fermò abbassando il finestrino accanto all'interfono.
«Che cosa desidera?» le chiese prontamente una voce in un inglese dal forte accento straniero.
«Desidero incontrare il signor Tyrone» affermò lei senza esitare. Con profondo stupore, vide che in reazione alla sua risposta i cancelli venivano aperti. Si congratulò con se stessa, concludendo che l'onestà è sempre la miglior politica e, guidando lentamente, percorse il lungo viale d'ingresso. In realtà si sentiva un po' allarmata per l'estrema facilità con cui le avevano dato il permesso d'accesso, ma non ebbe nemmeno il tempo di preoccuparsi perché presto le si offrì la vista della villa.
L'imponenza della casa seminascosta dalla vegetazione rigogliosa e inondata dal sole le tolse il fiato. Il luogo non era affatto pretenzioso, ma semplicemente perfetto; un'oasi di pace ed eleganza, piacevole e curata in ogni dettaglio, come i grossi vasi di terracotta colmi di gerani rossi sulla scalinata che conduceva a una porta aperta.
«Che cosa si può pretendere di più?» mormorò Cathy tra sé, mentre parcheggiava l'auto e si avviava verso l'ingresso della villa. Salendo le scale, si lisciò con una mano la gonna del completo di lino bianco. Rifletté che doveva ancora stabilire la linea dell'intervista. Si chiese se dovesse cominciare direttamente con la questione scottante della paternità e quindi chiedere subito a Tyrone se confermava di essere il padre della bambina di Jody Sterling. O forse era meglio prendere le distanze e domandargli se la famosa attrice avesse dato il suo nome alla neonata?
Le sue riflessioni furono interrotte dall'arrivo di Pearce Tyrone in persona, sulla soglia.
Cathy trattenne il fiato: quell'uomo era uno schianto! All'improvviso perse completamente il filo dei pensieri, esattamente nell'attimo in cui il suo sguardo incontrò gli occhi color zaffiro di lui. Non era nel suo carattere, tuttavia si sentì talmente confusa da non ricordare quasi la ragione della sua visita. Tutto ciò che la sua mente era in grado di recepire in quel momento era l'ampiezza delle spalle di lui, il suo abito estivo elegante, ogni particolare del profilo.
Pearce Tyrone aveva trentasette anni, era quindi più vecchio di lei di nove; la superava anche in altezza, forse di alcune spanne. I fotografi che erano riusciti a strappargli un'immagine non gli avevano certo reso giustizia, visto che non era stato loro possibile riprodurre in fotografia il magnetismo irresistibile del suo sguardo.
Per quanto fosse assurdo, Cathy ebbe l'impressione di aver già incontrato quell'uomo da qualche parte. Poi, mentalmente, si corresse subito: no, un uomo così affascinante, non l'aveva mai incontrato in vita sua.
«Si può sapere dov'è stata? La aspetto da ore» la accolse lui bruscamente, e Cathy non poté che fissarlo sbalordita e muta.
«La manda l'agenzia, vero?» riprese lui spazientito percorrendo con gli occhi ogni centimetro del suo corpo, in un esame altrettanto accurato di quello di lei.
Il tono secco con cui le parlava avvertì Cathy di non contrariarlo, altrimenti l'avrebbe lanciata di peso fuori della sua proprietà. Pertanto annuì debolmente, rendendosi conto spaventata di non sapere nemmeno a che cosa stesse annuendo. Tutto ciò che sapeva era che non voleva sprecare l'opportunità di entrare in quella casa.
«Meno male» sospirò lui facendole cenno di entrare. «La bambina non ha