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Seducenti bugie: Harmony Destiny
Seducenti bugie: Harmony Destiny
Seducenti bugie: Harmony Destiny
E-book172 pagine3 ore

Seducenti bugie: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

SEXYGATE - Nella città del potere c'è una sola regola: vincere. Ma se entra in gioco la passione...

Quel che accade in ascensore, resta in ascensore. Ecco cosa pensa Liam Crowe, magnate dei media, mentre bacia con struggente desiderio Francesca Orr, la sua più fidata collaboratrice. Ma da quell'improvvisa passione non può scaturire nulla di buono. La loro rete televisiva, l'ANS, è già nell'occhio del ciclone e uno scandalo interno può solo aggravare la situazione. A meno che Francesca non accetti di mettere in atto una piccola recita a beneficio dell'opinione pubblica. Quel che serve è una festa, un anello di fidanzamento e una prova generale in camera da letto.
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2020
ISBN9788830510166
Seducenti bugie: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Seducenti bugie - Andrea Laurence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Very Exclusive Engagement

    Harlequin Desire

    © 2013 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-016-6

    1

    Zotico figlio di contadini.

    Liam Crowe non parlava italiano. Il nuovo proprietario della rete televisiva American News Service era sì e no in grado di ordinare piatti italiani, ed era sicuro che il suo vicepresidente del Programma di solidarietà lo sapeva.

    Francesca Orr aveva borbottato le parole sottovoce durante l’odierna riunione straordinaria del consiglio di amministrazione. Si era scritto quello che aveva detto – quantomeno con ragionevole approssimazione – così da poter controllare più tardi. Le parole le erano uscite con tono seducente dalle labbra di un rosso acceso. L’italiano era una lingua dal grande impatto emotivo. Potevi ordinare del formaggio e avere l’impressione di aver fatto una dichiarazione d’amore. Soprattutto se a parlare era la bruna bellezza esotica che gli stava seduta di fronte.

    Ciononostante, aveva la netta sensazione che il suo commento non gli sarebbe piaciuto.

    Aveva previsto che rilevare la società di Graham Boyle non sarebbe stata una passeggiata. L’ex proprietario e diversi dipendenti erano in carcere, in seguito a uno scandalo di intercettazioni telefoniche ai danni del nuovo Presidente degli Stati Uniti. La prima voce in agenda per la riunione del consiglio di amministrazione era la sospensione della reporter dell’ANS Angelica Pierce, per sospetto comportamento riprovevole. Hayden Black stava indagando sul ruolo che Angelica poteva aver avuto in quella vicenda. Una volta che avesse completata l’indagine – scoprendo, ci si augurava, prove valide – Liam e il suo consiglio di amministrazione avrebbero deciso quali altri provvedimenti adottare.

    Si stava impegolando in un vortice politico e affaristico affatto semplice, ma era l’unico motivo per cui aveva potuto permettersi di diventare il principale azionista dell’ANS, il gioiello più prezioso nel settore dei media. Il contraccolpo dello scandalo delle intercettazioni aveva messo in ginocchio l’azienda e il suo proprietario, Graham Boyle. Anche con Graham dietro le sbarre e la rete televisiva scesa agli ultimi posti nell’indice di gradimento, Liam sapeva che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di comprarla.

    Perciò, c’era uno scandalo da far dimenticare e una reputazione da ricostruire. Nella vita non c’era niente di facile, e a lui piacevano le sfide. Aveva sperato che i dipendenti dell’ANS, e soprattutto il suo consiglio di amministrazione, gli avrebbero dato il loro sostegno. Dal portiere di notte al direttore finanziario, i posti di lavoro erano a rischio. La maggior parte delle persone con cui parlava erano eccitate di averlo a bordo e speravano che avrebbe riportato l’azienda all’antico splendore.

    Ma non Francesca. Non aveva senso. Certo, lei aveva per padre un famoso e ricco produttore cinematografico che l’avrebbe aiutata se avesse perso il posto all’ANS, ma il suo lavoro erano le opere di beneficenza. Non c’erano dubbi che avesse a cuore i dipendenti dell’azienda non meno degli orfani affamati e dei malati di cancro.

    Però, non era quella l’impressione. Seduta al tavolo nella sala delle riunioni, Francesca lo aggrediva come se fosse stato l’incarnazione del diavolo. Lo avevano avvertito che era una donna impetuosa e ostinata – che non ci sarebbe stato niente di personale se si fossero scontrati – ma il suo atteggiamento l’aveva colto impreparato. La semplice allusione alla ridistribuzione del budget per assorbire le perdite aveva scatenato una sua tirata. Ma lui non poteva buttare milioni in cause caritatevoli quando le loro finanze erano così disastrate.

    Basti dire che lei era in disaccordo.

    Con un sospiro, Liam chiuse la cartella e uscì dalla sala per andare a mangiare un boccone, da solo. Era stata sua intenzione invitare alcuni dei membri del consiglio, ma si erano dileguati tutti al termine di quell’imbarazzante riunione. Non li biasimava. Lui era riuscito a mantenere il controllo, assicurandosi che venissero discussi tutti gli argomenti in agenda, ma era stato un compito penoso.

    Era piuttosto strano, però l’unica cosa che glielo aveva reso tollerabile era stato osservare proprio Francesca. In una sala dove prevalevano anziane donne d’affari e uomini in completi grigi, Francesca rappresentava una nota di colore e di vita. Anche quando non parlava, il suo sguardo aveva continuato a puntarsi su di lei.

    Aveva capelli nero ebano, che le scendevano oltre le spalle e si arricciavano sulla schiena. Gli occhi a mandorla erano marrone scuro, con ciglia folte e nere. Erano occhi intriganti, anche quando li socchiudeva per guardarlo con aria irritata. Durante le loro discussioni, il colore le saliva al volto, dando alla sua pelle abbronzata un sottotono rosato, accentuato dal rossetto corallo.

    Liam aveva una predilezione per le donne focose ed esotiche. Aveva avuto la sua dose di ragazze bionde con occhi azzurri, ma quando era andato al college aveva scoperto di preferire donne un po’ più piccanti. Francesca, se non avesse tentato di rovinargli la giornata e forse anche l’anno, sarebbe stato proprio il tipo di donna che avrebbe invitato a uscire. Ma complicare lo scenario con un flirt finito male era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.

    In quel momento, ciò di cui aveva bisogno era qualcosa di forte da bere e carne rossa al suo ristorante preferito. Era contento che il quartiere generale dell’ANS si trovasse a New York. Anche se gli piaceva abitare a Washington, era sempre bello tornare nella sua città natale. I migliori ristoranti del mondo, posti in tribuna per le partite della squadra di baseball di cui era tifoso... e l’ineguagliabile atmosfera di Manhattan.

    L’aveva frequentata spesso per affari. In realtà, avrebbe voluto viverci in modo permanente, ma se voleva stare a contatto con la scena politica, che era il fulcro dell’ANS, doveva fare base a Washington. Perciò aveva stabilito l’ufficio principale nella sala stampa di Washington, come aveva fatto Boyle, conservando sia il suo appartamento a New York sia la casa a Georgetown, che aveva comprato mentre vi frequentava il college.

    Liam passò dal suo ufficio prima di uscire per pranzare. Posò la cartella sul tavolo e copiò le parole di Francesca dal suo taccuino su un post-it, che prese con sé. Uscendo, si fermò alla scrivania della sua assistente.

    «Jessica, finalmente è finita. La signora Banks ti porterà i documenti per la sospensione della signorina Pierce. Le Risorse umane devono occuparsene subito. Ora vado fuori a pranzo.» Liam le diede il biglietto con la frase italiana. «Puoi farmela tradurre? È in italiano.»

    Jessica sorrise e annuì, come se quella non fosse una richiesta insolita. A quanto pareva, c’era abituata dai tempi in cui era l’assistente di Graham Boyle. «Me ne occuperò, signore.» Guardando il biglietto giallo, scosse la testa. «Vedo che la signorina Orr le ha riservato un benvenuto speciale. Questa non l’avevo mai sentita.»

    «Dovrei sentirmi onorato?»

    «Non lo so ancora, signore. Glielo dirò dopo aver controllato.»

    Ridacchiando, Liam accennò ad andarsene, poi si fermò. «Per curiosità, sa come lei chiamava Graham?»

    «L’appellativo che preferiva era stronzo

    «Cosa significa?»

    «Ha diverse traduzioni, ma mi imbarazza pronunciarle.» Jessica le scrisse sul retro del biglietto che Liam le aveva dato.

    «Wow!» esclamò lui, leggendo. «Allora, non è di sicuro un nomignolo affettuoso. Dovrò occuparmi della signorina Orr prima che la faccenda mi sfugga di mano.»

    Una macchia rossa gli passò accanto e, alzando la testa, Liam vide Francesca che correva verso gli ascensori. «Ecco la mia occasione.»

    «Buona fortuna, signore» gli gridò Jessica mentre si allontanava di corsa.

    Una delle porte si era appena aperta e lui vide Francesca entrare nella cabina e voltarsi a guardarlo. I loro occhi si incontrarono per un attimo, quindi lei allungò la mano verso il pannello dei tasti. Per accelerare la chiusura delle porte.

    Simpatica.

    Liam infilò il braccio tra i pannelli, che si riaprirono all’istante permettendogli così di unirsi a Francesca, la quale sembrava tutt’altro che contenta di quell’invasione. Per un attimo lo fulminò con gli occhi da sotto le scure ciglia, quindi arricciò il suo bel nasino come se lui puzzasse di pesce marcio. Mentre le porte si richiudevano, lei si rifugiò nell’angolo opposto della cabina.

    «Dobbiamo parlare» disse Liam mentre iniziavano a scendere.

    Francesca sgranò gli occhi e serrò le labbra. «Di che cosa?» chiese con aria innocente.

    «Del tuo atteggiamento. Mi dicono che svolgi con passione il tuo incarico. Ma, che ti piaccia o no, sono io a capo di questa azienda e farò tutto quello che devo per salvarla dal guaio in cui l’hanno cacciata. Non ti permetterò di prenderti gioco di me davanti a...»

    Liam s’interruppe quando l’ascensore si arrestò con uno scossone e le luci si spensero, lasciandoli nell’oscurità più totale.

    Non era possibile che stesse succedendo davvero. Lei non poteva essere rimasta intrappolata in un ascensore guasto con Liam Crowe. Il cocciuto e ridicolmente bello Liam Crowe. Ma avrebbe dovuto aspettarsi che succedesse qualcosa di brutto. Erano seduti in tredici intorno al tavolo durante la riunione del consiglio di amministrazione. Quello era un presagio di cattivo augurio.

    Con un gesto nervoso, strinse il cornetto d’oro che portava intorno al collo e pregò in silenzio che la fortuna l’assistesse. «Cos’è successo?» chiese, con voce più sottile di quanto le piacesse, considerando che il blackout aveva interrotto una lavata di capo del suo nuovo datore di lavoro.

    «Non lo so.» Rimasero al buio per un momento prima che il sistema di illuminazione d’emergenza si attivasse, inondandoli di luce rossa. Liam andò al pannello di controllo ed estrasse il telefono che consentiva di collegarsi con la manutenzione. Lo riagganciò senza profferire parola. Quindi premette il tasto per le emergenze; non successe niente.

    «Allora?» chiese Francesca.

    «Credo che sia andata via la corrente. Il telefono è morto.» Liam estrasse il suo cellulare e guardò lo schermo. «Tu hai campo? Io non ce l’ho.»

    Lei frugò nella borsa e recuperò il suo apparecchio, scuotendo la testa quando controllò lo schermo. «Niente.»

    «Dannazione» imprecò Liam. «Non posso crederci.»

    «Adesso cosa facciamo?»

    Liam si lasciò andare contro la parete con un tonfo sordo. «Aspettiamo. Se l’interruzione della corrente è generale, non possiamo farci niente.»

    «Perciò, ci limitiamo a starcene qui?»

    «Hai un suggerimento migliore? Stamattina ne avevi in abbondanza.»

    Francesca ignorò il tono sarcastico delle sue parole, incrociò le braccia in un gesto difensivo e gli diede le spalle. Il suo sguardo cadde sul pannello apribile nel soffitto. Potevano tentare di uscire da lì, ma a che altezza si trovavano? Erano partiti dal cinquantaduesimo piano e non erano scesi di molto quando l’ascensore si era fermato. Potevano trovarsi tra un piano e l’altro. Oppure la corrente poteva tornare quando si trovavano nella tromba dell’ascensore, così avrebbero rischiato di farsi male. Era probabile che l’idea migliore fosse di non fare niente.

    «È meglio aspettare» ammise con riluttanza.

    «Non ritenevo possibile che fossimo d’accordo su qualcosa dopo la riunione del consiglio e la scenata che hai fatto.»

    Francesca girò sui tacchi per affrontarlo. «Non ho fatto una scenata. Non sono così docile da starmene zitta come gli altri e permetterti di fare scelte sbagliate per l’azienda. Loro sono troppo spaventati per intervenire.»

    «Hanno paura che l’azienda non riesca a riprendersi dallo scandalo. E non hanno detto niente perché sanno che ho ragione. Dobbiamo essere fiscalmente responsabili se vogliamo...»

    «Fiscalmente responsabili? Cosa ne dici di socialmente responsabili? L’ANS ha sponsorizzato il gala di beneficenza di Gioventù in crisi negli ultimi sette anni. Non possiamo decidere di non farlo quest’anno. Mancano solo due settimane. Contano su quel denaro per fornire programmi per gli adolescenti a rischio. Quelle attività tengono i ragazzini lontano dalla strada e impegnati in attività sportive, oltre a creare occasioni didattiche che non avrebbero senza quei soldi.»

    Liam la guardava, accigliato. «Tu pensi che non m’importi dei bambini svantaggiati?»

    Francesca si strinse nelle spalle. «Non ti conosco abbastanza bene per dirlo.»

    «Bene, m’importa» sbottò lui. «Gli ultimi due anni ho partecipato al ballo e ogni volta ho firmato un grosso assegno. Ma non è questo il punto. Il punto è che dobbiamo tagliare le spese per mantenere a galla l’azienda fino a quando avremo ricostruito la nostra immagine.»

    «No. È vero il contrario. Tu hai bisogno degli eventi di beneficenza per ricostruire la tua immagine così che l’azienda possa restare a galla. Al centro di uno scandalo, cos’è meglio di un’azienda che fa buone azioni? Dice al pubblico che ci sono stati dei cattivi che hanno fatto cose

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