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Il marito segreto
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E-book154 pagine3 ore

Il marito segreto

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Info su questo ebook

Heat Langston e Julianne Eden sono stati amici per la pelle per tutta l'infanzia, fino a quando, appena maggiorenni, hanno visto mutare il reciproco affetto fraterno in passione bruciante. Complice una gita a Parigi e l'atmosfera romantica della città, impulsivamente si sono sposati, senza però avere il coraggio di andare fino in fondo e consumare il matrimonio. Poi tra loro tutto è cambiato e si sono allontanati inesorabilmente l'uno dall'altra. Ma ora, dopo anni, un'emergenza di famiglia li riunisce e il passato torna a vivere con il suo carico di segreti. Heat e Julianne, infatti, sono ancora sposati e nessuno lo sa. È tempo di decidere: divorziare o rispettare fino in fondo le promesse che si sono scambiati, cedendo al richiamo dei sensi?
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2021
ISBN9788830525351
Il marito segreto

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    Anteprima del libro

    Il marito segreto - Andrea Laurence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Her Secret Husband

    Harlequin Desire

    © 2014 Andrea Laurence

    Traduzione di Eleonora Motta

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-535-1

    1

    «L’attacco di cuore di vostro padre è stato piuttosto serio, questa volta.»

    Le secche parole del medico non fecero che peggiorare l’ansia di Heath Langston riguardo le condizioni di salute del padre adottivo, Ken Eden, ricoverato in ospedale. Si sentiva soffocato da un insopportabile senso d’impotenza e questo proprio non riusciva a reggerlo. Nonostante fosse il più giovane dei ragazzi Eden, era in gamba e possedeva una compagnia di pubblicità in Madison Avenue a New York. L’anno precedente aveva sviluppato da solo una delle campagne pubblicitarie di maggior successo e la sua professionalità lo rendeva un punto di riferimento fondamentale per soci e dipendenti.

    Questa, tuttavia, era un’altra faccenda. Qui si trattava di vita o di morte. Julianne, unica figlia biologica di Ken e Molly, non aveva smesso di singhiozzare da quando era arrivata. L’abituale atteggiamento positivo di Heath era svanito. Non era riuscito a trovare un argomento valido per sollevarle il morale.

    I cinque figli degli Eden si erano precipitati alla fattoria di famiglia a Cornwall, nel Connecticut, appena erano stati avvertiti dell’attacco di cuore di Ken. Heath era salito in auto senza sapere se il padre adottivo sarebbe sopravvissuto fino al suo arrivo. I suoi genitori biologici avevano perso la vita in un incidente stradale quando aveva nove anni. Benché adulto e presidente della propria compagnia, non era pronto per affrontare la perdita di un altro genitore.

    Heath e Julianne furono gli ultimi a giungere in ospedale e ad ascoltare la prognosi dei medici.

    «Adesso è stabile, ma siamo stati fortunati» proseguì il dottore. «L’aspirina che Molly gli ha somministrato ha fatto la differenza.»

    La figura minuta di Julianne, simile a quella di Molly, era davanti a lui. Nonostante la gravità della situazione, Heath non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Quel giorno appariva ancora più esile, le spalle curve, lo sguardo basso. I lunghi capelli biondi erano raccolti in maniera disordinata dietro la nuca. Tremante, si stringeva le braccia alla vita, sprofondando sempre più nell’ampio maglione verde di cashmere.

    Heath le pose una mano sulla spalla per rassicurarla. I fratelli erano presenti con le loro fidanzate che li confortavano, ma lui e Julianne erano soli. Il cuore gli si spezzò a vedere la sua artista preferita, di norma sicura di sé, così distrutta. Era sempre stata la sua migliore amica, la sua complice in un crimine e l’amore della sua vita.

    La sicurezza della reciproca presenza in quel momento cupo, lo fece sentire meglio. Si augurò che, quella sera, potessero gettare il loro tumultuoso passato alle spalle e focalizzarsi su ciò che era importante. In un’altra situazione, lei gli avrebbe rifilato un giocoso spintone, ma non quel giorno. Al contrario, il suo corpo si abbandonò, la schiena contro il suo torace.

    Heath appoggiò la guancia sui capelli arruffati e respirò il suo profumo, da sempre impresso nella propria mente. Julianne sospirò, provocandogli un fremito lungo la spina dorsale. L’emozione gli annebbiò il cervello e la voce seria del medico gli giunse ovattata. Per un istante, ci furono solo loro due e lui godette della inebriante sensazione che quel contatto gli donò.

    Sfiorare Julianne era un’esperienza rara e preziosa. Lei non era mai stata molto espansiva, diversamente da Molly che abbracciava ogni persona che incontrava. Con lui, poi, era persino più schiva. Non importava cosa fosse accaduto tanti anni prima e chi fosse da biasimare. In un momento come quello, Heath accusò in maniera acuta la perdita della sua migliore amica.

    «Sarà necessario un intervento chirurgico a cuore aperto. Quindi, dovrà restare nel reparto di terapia intensiva prima di essere trasferito in corsia.»

    «Fra quanto tempo potrà tornare a casa?» chiese Julianne, facendo provare a Heath un tremendo senso di colpa per la propria distrazione.

    Sebbene fossero vicini, lei era focalizzata sulla questione contingente non sulla loro storia. Il che gli servì per raddrizzarsi, riportare l’attenzione sulle parole del dottore e porre una distanza di sicurezza fra i loro corpi.

    Il medico la fissò. «Non amo creare aspettative ma, come ho detto ai vostri fratelli, Ken rimarrà qui almeno una settimana. Avrà bisogno di un periodo in un centro di riabilitazione, oppure potrà stare a casa in una stanza a pianterreno, con un’infermiera al suo fianco. In seguito, sarà necessario un lungo riposo, senza compiere alcuno sforzo. Niente pesi, né scale. A Natale non potrà di certo tagliare pini e abeti.»

    Questo confermò l’intenzione di Heath di prendersi qualche mese di ferie e tornare alla fattoria dei genitori e alla coltivazione degli alberi di Natale.

    Un cadavere era stato rinvenuto in una parte di terreno un tempo di proprietà degli Eden e, di recente, era stato identificato come Tommy Wilder, un ragazzo adottivo che era rimasto con loro per un breve periodo. Heath e i fratelli sapevano che Tommy era morto sedici anni prima, ma le indagini della polizia erano iniziate solo da poco.

    Tra la curiosità di avere notizie e il desiderio di fingere che quel delinquente non fosse mai esistito, Heath provava un profondo senso d’angoscia. Forse era giunto il momento di confessare il proprio crimine. Nella fattoria, adesso, abitavano solo Ken e Molly e, sebbene non fossero a conoscenza della verità sulla scomparsa di Tommy, erano costretti a sopportare le continue ingerenze e gli interrogatori della polizia. Secondo suo fratello Xander, lo stress per il minacciato arresto da parte dello sceriffo Duke gli aveva provocato quell’infarto.

    Era già terribile che una persona avesse perso la vita per colpa sua... Heath non avrebbe sopportato di avere sulla coscienza un’altra vittima. Soprattutto se si trattava di suo padre.

    Il dottore si allontanò e lui e Julianne si diressero verso la sala d’attesa dov’era riunito il resto della famiglia. I tre fratelli e le fidanzate erano sparsi qua e là. Alcuni sfogliavano delle riviste, altri erano al telefono. Tutti, comunque, apparivano stanchi e angosciati.

    «Intendo rimanere alla fattoria finché papà non starà meglio» annunciò Heath. «Mi occuperò io di tutto.»

    «So bene che è solo l’inizio di ottobre, ma Natale arriverà prima di quanto crediamo» fece notare Wade, il fratello maggiore. «Gli ultimi mesi dell’anno sono sempre caotici. Non puoi farcela da solo.»

    «Non abbiamo altra scelta. Siete tutti impegnati. Il mio socio può gestire la Langston Hamilton senza di me per un breve periodo. Inoltre, c’è Owen» spiegò Heath, riferendosi al dipendente più anziano del Giardino dell’Eden, il vivaio di alberi di Natale. «Lui mi aiuterà con i dettagli. Quando le feste saranno alle porte, assumerò qualche ragazzo del liceo per tagliare e preparare gli abeti.»

    «Vengo anch’io a casa con te» dichiarò Julianne.

    L’intera famiglia si volse a fissarla. Era rimasta in disparte da quando era arrivata dagli Hamptons, ma Heath sembrò l’unico a rendersi conto del significato di quella decisione. Si stava offrendo di rimanere alla fattoria, pur sapendo della sua presenza. Mentre Julianne faceva spesso visita ai genitori, i ragazzi tornavano a casa solamente per le feste natalizie.

    Nonostante l’aspetto minuto e fragile, i suoi occhi verde smeraldo rivelavano un carattere deciso e Heath conosceva bene la sua determinazione ed era certo che nessuno sarebbe riuscito a dissuaderla.

    Anche senza Heath, la sua presenza era un affare di stato. Julianne era una scultrice e il suo studio e la galleria si trovavano negli Hamptons. Non sarebbe stato semplice trasferire una fornace che pesava tonnellate e lavorare alla fattoria.

    «E la tua mostra?» le rammentò Heath. «Non puoi permetterti di perdere due o tre mesi di lavoro per venire qui.»

    «Intendevo comunque aprire un nuovo studio» ribatté.

    Heath assunse un’espressione pensierosa.

    Julianne possedeva uno studio nella casa che aveva condiviso con Danny, il suo ragazzo, per un anno e mezzo. Un vero record per lei. Se cercava un nuovo locale, significava che era anche alla ricerca di un luogo nuovo in cui vivere. Forse anche di una nuova relazione.

    «È successo qualcosa fra te e Danny?» chiese Brody, sottraendo il fratello dall’imbarazzo di ficcanasare nella sua vita amorosa.

    Infastidita, Julianne spostò lo sguardo da un fratello all’altro. Era evidente che non desiderava toccare l’argomento.

    «Danny e io non siamo più Danny e io. Se n’è andato circa un mese fa e io avevo bisogno di cambiare aria. Ho venduto la casa e sono alla ricerca di un posto nuovo. Finché papà non si rimetterà, aiuterò nella fattoria e potrò anche lavorare alle mie opere. Più avanti mi cercherò un posto dove stare.»

    I fratelli la scrutarono dubbiosi, il che la irritò ancor di più, infiammandole il viso pallido. «Cosa c’è?» li aggredì, i pugni sui fianchi.

    Xander allargò le braccia. «Perché non ci hai detto nulla della tua rottura con Danny e della vendita della casa? Stavate insieme da parecchio tempo.»

    «Perché tre di voi si sono fidanzati di recente» sospirò lei. «È una tristezza infinita pensare di venire da sola ai vostri matrimoni e non avevo una gran voglia di annunciare che, come al solito, la mia relazione era finita male. A quanto pare, sono destinata a diventare la vecchia zitella di famiglia.»

    «Impossibile, Jules» commentò Heath.

    I gelidi occhi color smeraldo di Julianne incrociarono i suoi. «Il punto è che posso tornare a casa ad aiutare la mamma. E lo farò» concluse, ignorando le sue parole.

    Il tono non ammetteva repliche, così Heath si rivolse agli altri. «L’orario di visita sta per scadere, anche se sostituirei volentieri la mamma al capezzale di papà. Tutti noi faremmo meglio a salutare e andare alla fattoria. È stata una giornata lunga e stressante.»

    Si ammassarono nella camera di Ken, la silenziosa semioscurità disturbata solo dal regolare bip del monitor cardiaco e dal suono attutito del televisore acceso. C’era una piccola luce sopra il letto che illuminava i lineamenti provati dell’uomo. I capelli castani, ormai quasi tutti bianchi, erano spettinati.

    Molly era seduta accanto a lui su una poltrona con lo schienale reclinabile che poteva trasformarsi in una specie di letto. Il che le avrebbe permesso di riposarsi un po’ durante la notte. Sorrideva, come era solita fare, più che altro a beneficio di Ken, ma era evidente che la preoccupazione la stesse straziando.

    Ken spostò la propria attenzione dal suo gioco a premi preferito alla tv, al gruppo di figli accalcati attorno al letto. Cinque ragazzi, tutti con carriere meravigliose, ricchi e autorevoli, ma impotenti. Tutto il loro denaro non avrebbe potuto comprare un cuore nuovo al loro padre.

    Almeno, non legalmente. Erano già passati al lato sbagliato della legge e un buon numero

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