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Notti hawaiane: Harmony Destiny
Notti hawaiane: Harmony Destiny
Notti hawaiane: Harmony Destiny
E-book147 pagine2 ore

Notti hawaiane: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Dopo una delusione d'amore, l'ultima cosa a cui Paige Edwards pensa è una fuga romantica, ma l'occasione di una vacanza completamente pagata alle Hawaii la porta dritta nel letto di Mano Bishop. Mano, nonostante un tragico passato che ha lasciato un segno indelebile nella sua vita, è un uomo di successo che non ha mai cercato altro che veloci avventure, almeno fino ad allora.
L'incontenibile passione che scoppia tra loro sarebbe per Paige un ottimo modo di riprendersi e ricominciare, se non fosse per il segreto che nasconde...
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2018
ISBN9788858987124
Notti hawaiane: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Notti hawaiane - Andrea Laurence

    successivo.

    1

    «Be', nonno, finalmente ce l'hai fatta a tornare alle Hawaii» disse Paige Edwards afferrando l'urna mentre raggiungeva la berlina che l'aspettava fuori dall'aeroporto di Honolulu. L'autista caricò le sue valigie poi le aprì la portiera facendola accomodare sul sedile posteriore.

    Durante il tragitto lungo le affollate e tortuose strade che l'avrebbero condotta all'albergo situato sulla spiaggia di Waikiki, Paige non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione surreale che l'aveva travolta nelle ultime settimane. Era iniziato tutto con la chiamata della madre, che la metteva al corrente della morte di suo nonno. Nell'ultimo anno aveva combattuto contro uno scompenso cardiaco, e nelle sue vesti da infermiera Paige aveva avvertito il bisogno di trascorrere del tempo con lui, assicurandosi che ricevesse le migliori cure possibili.

    In realtà non era necessario. Suo nonno era incredibilmente ricco e si poteva permettere i migliori dottori della California. Tuttavia lei era molto premurosa perciò aveva trascorso parecchio tempo con lui. Negli ultimi tempi era diventato più facile accudirlo che affrontare la sua vita ormai troppo ingarbugliata.

    Alla morte del nonno, era riuscita a distrarsi un po' con l'organizzazione del rito funebre e con i discorsi dei genitori, preoccupati su come dovesse essere suddivisa la proprietà.

    A Paige, onestamente, tutto ciò non importava. I soldi del nonno erano sempre stati un contorno e a lei non erano mai interessati. Anzi, lo aveva sempre spinto a donarli per una buona causa, qualcosa che fosse importante per lui. In quel modo avrebbe allontanato gli avvoltoi che puntavano alle sue proprietà.

    Ciò a cui non era preparata, però, era che il nonno aveva altri piani per lei, più grandi di quelli che avrebbe mai potuto immaginare. Ed erano stati proprio quei piani che l'avevano costretta a salire su un aereo per le Hawaii con le sue ceneri.

    Guardando fuori dal finestrino, Paige capì perché suo nonno aveva deciso di essere sepolto proprio lì. Il panorama era meraviglioso. Mentre si avvicinavano all'albergo rimase estasiata dalla sabbia dorata e dall'acqua turchese che si stagliava contro un cielo blu terso. Grandi palme ondeggiavano alla brezza del mare e innumerevoli persone in abbigliamento da spiaggia affollavano i marciapiedi e i locali all'aperto.

    L'auto rallentò per svoltare ed entrare in un resort chiamato Mau Loa. Paige non aveva fatto molta attenzione ai dettagli dell'itinerario che l'esecutore testamentario del nonno aveva programmato. Quella non doveva essere una vacanza, perciò non le importava molto dove avrebbe alloggiato.

    Quando si fermarono e un usciere dell'albergo le aprì la portiera, Paige si rese conto che suo nonno aveva avuto ben altri progetti per lei.

    Quello che aveva di fronte non era un Holiday Inn a cinque isolati dalla spiaggia. L'albergo era praticamente sul mare. L'addetto indossava un'elegantissima uniforme con candidi guanti bianchi. All'entrata si respirava la brezza marina e dall'atrio si godeva di una vista mozzafiato sull'oceano.

    Paige venne accompagnata alla postazione riservata al check-in dei VIP. Consegnò il documento che l'esecutore testamentario le aveva dato e gli occhi della donna al bancone si illuminarono per un momento prima che il volto le si aprisse in un largo sorriso.

    «Aloha, signorina Edwards. Benvenuta a Mau Loa» la accolse, poi uscì da dietro il bancone per metterle al collo una collana di orchidee color magenta. Avevano un profumo paradisiaco. Dopodiché la donna si voltò verso il fattorino che portava le valigie di Paige. «Per favore, porta i bagagli della signorina Edwards nella suite Aolani poi informa il signor Bishop che abbiamo un nuovo ospite VIP che sta facendo il check-in.»

    Paige aggrottò un sopracciglio. Una suite? VIP? Il nonno aveva davvero esagerato. Da infermiera di un ospedale per veterani, non era abituata a essere viziata. Passava la maggior parte del suo tempo a scacciare i demoni notturni di ex soldati traumatizzati, cercando di convincerli che l'aver perso una gamba non fosse poi la fine del mondo. Il tasso di suicidi era di gran lunga troppo alto fra i reduci che facevano ritorno a casa. Concedersi dei vizi le sembrava alquanto ridicolo dopo aver sentito certe storie.

    Si diede un'occhiata intorno mentre la donna completava il suo check-in. Oltre il bancone, tre uomini stavano suonando degli strumenti accanto a una piscina che sembrava una laguna con tanto di cascata. Un addetto stava accendendo delle torce tutt'intorno all'area mentre il sole cominciava a calare. Il suono delle onde si mescolava alla melodia della tradizionale musica hawaiana e Paige percepiva il suo corpo che si stava rilassando.

    Aveva messo piede solo da cinque minuti in quell'albergo che già adorava le Hawaii.

    «Ecco la sua chiave, signorina Edwards. La sua suite è pronta. Segua semplicemente il sentiero che attraversa il giardino e arriverà alla Sunset Tower. Lì, a bordo piscina, troverà ad allietarla della musica dal vivo fino alle dieci. Buona permanenza.»

    «Grazie.» Paige prese la chiave e si inoltrò lungo il sentiero di pietra che l'avrebbe condotta alla sua stanza.

    Il resort era molto grande, con più torri che circondavano un giardino comune. La parola giardino non rendeva giustizia, in realtà. C'erano numerosi ristoranti e piante tropicali ovunque, oltre a una piscina immensa con un paio di scivoli. Era come un'oasi lussureggiante nel bel mezzo della foresta tropicale.

    La Sunset Tower era la torre più vicina alla spiaggia. Paige diede un'occhiata alla sua chiave ed entrò nell'ascensore. La suite a lei riservata era la numero 2001. Paige cercò di non aggrottare le sopracciglia mentre premeva il bottone e l'ascensore la faceva schizzare a venti piani da terra. Quando si aprirono le porte invece di un lungo corridoio si ritrovò in un piccolo atrio. Alla sua sinistra c'era una porta con la scritta Privato. Alla sua destra, la stanza 2001 con la scritta Suite Aolani. Ma dov'era il resto delle stanze di quel piano?

    Stava per passare la chiave elettronica nella fessura della porta quando questa si aprì e ne uscì un inserviente che le tenne la porta aperta per farla entrare. «Le sue valigie sono nella camera da letto padronale. Buona permanenza al Mau Loa

    Tornò all'ascensore per poi scomparire, lasciandola sull'uscio completamente spersa. Sgattaiolò nella stanza e la porta si richiuse alle sue spalle.

    Non poteva crederci. Quella era... la suite nell'attico.

    Era molto più grande del suo appartamento ed era composta quasi interamente da finestre. Nel soggiorno lussuoso erano stati sistemati divani di pelle e un televisore a schermo gigante, mentre nella sala da pranzo c'era un tavolo a otto posti e la cucina era dotata di elettrodomestici dell'ultima generazione. La scelta di colori neutri, l'arredamento bianco e le moderne sfumature cromate luccicanti creavano un ambiente pulito ed elegante, molto rilassante. Un lato della stanza si affacciava sulla parte più a sud di Honolulu, mentre l'altro dava su Waikiki.

    Paige venne attirata subito dalla terrazza sull'oceano. Aprì la porta di vetro scorrevole e uscì fuori. La brezza catturò subito i suoi lunghi capelli castani, soffiandoglieli in volto. Con una mano li spostò da un lato poi si avvicinò alla ringhiera per godersi il panorama. Era splendido.

    «Nonno, che cos'hai fatto?» si domandò. Tuttavia, in cuor suo, sapeva di che si trattava.

    Suo nonno voleva che le sue ceneri fossero deposte a Honolulu.

    Era stato uno dei pochi sopravvissuti dell'attacco a Pearl Harbor che aveva affondato la nave sulla quale era imbarcato, la USS Arizona. Come tale, aveva l'opzione di fare ritorno ai resti della nave per essere sepolto. La cerimonia sarebbe stata fra una settimana.

    Fino ad allora, comunque, quel viaggio era stato pensato appositamente per lei. Aveva fatto tutto quello per lei, e gli era davvero riconoscente. Negli ultimi tempi la vita di Paige aveva preso un corso inaspettato e una settimana alle Hawaii era giusto quello di cui aveva bisogno per capire cosa diamine avesse intenzione di fare.

    Con un sospiro rientrò nella suite e sistemò l'urna del nonno sul tavolo più vicino. Accanto a esso, un grande cestino di vimini colmo di frutta fresca, biscotti e altre delizie locali. Infilato all'interno, c'era una busta con sopra scritto Signorina Edwards. Paige l'aprì e lesse il biglietto stampato sull'elegante carta in rilievo del Mau Loa.

    Benvenuta al Mau Loa. Ci auguriamo che la sua permanenza possa essere magica.

    Aloha.

    «Aloha» ripeté nella stanza vuota, rimettendo il biglietto sul tavolo.

    Guardando l'orologio, si rese conto che era arrivata l'ora di cena.

    Veniva da alcune settimane di turni notturni all'ospedale, un lungo volo e relativo fuso orario. Era esausta. Ma doveva mangiare qualcosa. Se si fosse sbrigata, avrebbe potuto godersi il tramonto. Si affrettò verso la camera da letto e aprì le valigie. Si cambiò, preferendo ai jeans e scarpe da ginnastica un prendisole e un paio di sandali. Era tutto ciò di cui aveva bisogno.

    Afferrò la borsa e la chiave della stanza e si avviò a godersi la sua prima notte a Oahu, almeno finché fosse riuscita a tenere gli occhi aperti.

    Chiudendo la porta, si voltò verso l'ascensore e andò a sbattere contro un torace possente. Fece per balzare indietro, quando la mano di uno sconosciuto la sorresse per un gomito. L'uomo doveva essere alto poco meno di due metri e Paige, con il suo metro e sessanta, si sentì quasi una nana. Ma non era solo alto: era anche massiccio, con ampie spalle e bicipiti considerevoli che si notavano sotto il completo su misura. Indossava un paio di classici Ray-Ban e un auricolare scuro che curvava dietro l'orecchio poi spariva tra le onde dei suoi capelli castani che gli sfioravano il collo.

    Il suo volto era incredibilmente bello e, notò subito, fuori della sua portata. Tuttavia questo non impedì al suo corpo di avvertire come uno spasmo di fronte a un uomo del genere. Si scoprì a inalare il suo profumo, un inebriante mix di muschio e virilità che la fece fremere di piacere.

    «Mi scusi!» esclamò Paige ricomponendosi. «Ero talmente di corsa che non l'ho neanche vista.»

    L'uomo sorrise, illuminandola con i denti bianchi che risaltavano contro l'abbronzatura della pelle. Un accenno di fossetta sulla guancia la fece quasi mancare. «Non si preoccupi. Anch'io non l'ho vista.»

    Paige notò che l'uomo non la guardava direttamente mentre parlava. Abbassando lo sguardo, vide il grosso labrador al suo fianco in posizione da guardia.

    Bel lavoro, Paige. Si era scontrata con un bellissimo... uomo non vedente.

    «Accidenti...» borbottò la donna. Apparentemente, aveva capito la sua battuta ma non l'aveva trovata divertente. Certe persone trovavano spiritose le battute sui ciechi, ma negli ultimi anni aveva sviluppato un senso dell'humour un po' cupo riguardo alla sua disabilità.

    «Sta bene?» continuò Paige.

    A Mano venne da ridere. Era cieco ma non così fragile. Se quella donna si fosse schiantata contro di lui a folle velocità, non l'avrebbe minimamente avvertito. «Tutto okay. E lei sta bene?»

    «Sì.

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