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Un eredità per la dottoressa: Harmony Bianca
Un eredità per la dottoressa: Harmony Bianca
Un eredità per la dottoressa: Harmony Bianca
E-book162 pagine1 ora

Un eredità per la dottoressa: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Cenerentole reali 1/2
Due dottoresse catapultate in una vita da sogno. Un sogno da cui non hanno intenzione di svegliarsi.

La dottoressa Sara Greer rimane sconvolta quando trova il principe Farhan sulla sua porta di casa. Quando poi le annuncia che lei è l'erede perduta al trono di Kalyana, Sara capisce che la sua vita sta per cambiare per sempre. In tutti i sensi.
Farhan ha bisogno di conservare il trono, e quando lui le propone di sposarlo, Sara accetta, convinta che con la propria professionalità sarà in grado di fare la differenza per quello che sta per diventare il suo Paese. La passione per la nuova sfida cresce di pari passo con i sentimenti che prova per il principe. Solo che Sara sa che non c'è spazio per l'amore nella messinscena che è diventata la sua vita, e così decide di agire di conseguenza.
LinguaItaliano
Data di uscita20 feb 2020
ISBN9788830510425
Un eredità per la dottoressa: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Un eredità per la dottoressa - Ann Mcintosh

    successivo.

    Prologo

    1988

    Yasmine si sentiva galleggiare come fuori dal proprio corpo. I rumori e gli odori del reparto Maternità sembravano attutiti. Le sensazioni fisiche distanti. Il dolore agli occhi, i movimenti del bambino, il caldo...

    In Sala Osservazione c'erano solo lei e un'altra donna. Nessuna delle due parlava, anche se la tenda tra i due letti era rimasta aperta.

    Si lasciò andare alla deriva, ripensando alla notte in cui aveva detto al marito di essere finalmente, e miracolosamente, incinta.

    Brian si era mostrato entusiasta e aveva appoggiato la testa al suo ventre. «Il mio bambino...» aveva mormorato. «Figlio o figlia. Principe o principessina.»

    Nel sentire quelle parole il cuore le era balzato nel petto. Per trent'anni Brian aveva seguito scrupolosamente la regola che si erano dati. Nessuno doveva sapere dov'erano. Né chi fossero. Eppure aveva parlato ad alta voce.

    Lei aveva dovuto fare uno sforzo per non chiedergli di tacere. Aveva cercato di calmarsi, pensando che lui intendesse dire che il figlio sarebbe stato trattato come un re.

    Brian era rimasto deluso nel vedere che gli anni passavano e che lei non riusciva a concepire. Eppure non aveva mai pensato di doversi cercare un'altra donna in grado di dargli un erede. Anche se il bambino avrebbe avuto ben poco da ereditare... Il bisogno di mantenere un basso profilo li aveva portati in Canada, a Fort McMurray, dov'erano rimasti.

    Quando qualcuno chiedeva da dove venissero, lui rispondeva sempre: «Siamo di fuori Bombay», perché era una città che conosceva bene e di cui avrebbe potuto parlare senza destare sospetti. Aveva mantenuto il suo portamento regale, ma nessuno aveva mai fatto domande.

    Yasmine si era limitata a tenere la bocca chiusa. Aveva sofferto di nostalgia per molti anni, rimpiangendo di non essere andata all'università e di essersi dovuta accontentare di lavori mal pagati.

    Ma ora Brian non c'era più e lei non riusciva a piangere e nemmeno a sentirsi arrabbiata.

    Quattro mesi prima il marito aveva cominciato a manifestare strani sintomi. Un dolore al braccio, momenti di disorientamento, perdita di equilibrio... Aveva cercato di minimizzare e lei non si era resa conto della gravità della malattia, finché lui non aveva avuto un attacco epilettico ed era stato portato in ospedale. Dopo parecchi esami era stato trasferito a Edmont per ulteriori accertamenti.

    A quel punto l'oncologo aveva parlato in modo brusco e diretto, anche se Yasmine aveva notato tracce di empatia nel suo sguardo. «Si tratta di un cancro al colon al quarto stadio, con metastasi al fegato, ai polmoni e al cervello. Temo che non potremo fare niente, se non cercare di mitigare il dolore e tenerlo ricoverato in un hospice.»

    Per la prima volta Yasmine si era trovata a combattere da sola, ad alzare la voce e a insistere che ci doveva pur essere qualcosa che si potesse fare.

    Il medico gli aveva dato sei mesi, ma Brian era sopravvissuto solo tre mesi e mezzo. E ogni momento del suo tempo era stato dedicato a pensare al figlio che stava per nascere. «Portalo a casa, Yasmine...» aveva detto Brian a un certo punto.

    «A Fort McMurray? Naturalmente.» Dove altro avrebbe potuto portarlo? Almeno lì conosceva il posto, aveva un lavoro e qualche amico.

    «No, no...» aveva mormorato Brian, stringendole forte la mano. «Portalo a casa, perché possa ricoprire il ruolo che gli spetta.»

    Yasmine dapprima non aveva reagito. Poi, desiderando comprendere meglio, gli aveva posto una domanda. «Perché vuoi mettere un tale fardello sulle spalle di nostro figlio, quando tu non lo hai voluto?»

    Lui aveva scosso la testa. «Lo avrei anche portato io, ma il mio bisogno di te era più forte del bisogno di servire il mio Paese.» Così era morto, impedendole di pronunciare le parole che ora minacciavano di soffocarla.

    Brian aveva odiato tutto il contesto. La madre imprevedibile, severa e manipolatrice. Il protocollo reale e il fatto di dover vivere sempre come in una boccia di cristallo. Non aveva mai detto di non poter stare senza di lei. Si era limitato a comunicarle la decisione di volersene andare e le aveva chiesto se intendesse seguirlo.

    Naturalmente lei aveva accettato. A sedici anni avrebbe fatto qualsiasi cosa per Brian.

    E ora lui voleva che portasse il suo bambino a palazzo, dove, se anche avessero creduto alla sua storia, gliel'avrebbero portato via, sbattendola in galera. Suo padre aveva ancora un po' d'influenza, ma non abbastanza da evitarle ripercussioni per una decisione presa tanto tempo prima.

    Il palazzo l'aveva sempre spaventata. La regina Nargis, ormai morta da parecchio tempo, era stata una despota, e Yasmine non sapeva nulla dell'attuale famiglia regnante. Suo padre le aveva raccontato che le cose andavano meglio, ma non voleva correre il rischio di tornare in patria. Il figlio che portava in grembo avrebbe costituito una minaccia e chissà che cosa avrebbero potuto fare per mantenere il potere? Avrebbe messo in pericolo anche la vita di suo padre...

    No. Suo figlio avrebbe avuto un'esistenza normale. Come quella sua e di Brian... Yasmine si mise le mani sul ventre per cercare di contenere il dolore. Ormai era sola. Brian non c'era più.

    Improvvisamente le sembrò tutto chiaro. «Infermiera...» chiamò con un filo di voce.

    «Sta male, signora Haskell?» domandò la donna, controllando i monitor.

    «No. Vorrei parlare con un'assistente sociale. Subito.»

    L'infermiera la guardò con gentilezza. Yasmine aveva sentito come in una nebbia le colleghe che parlavano tra loro.

    «Il marito è morto ieri...»

    «È collassata...»

    «Si tratta di una gravidanza ad alto rischio...»

    «È il primo figlio, anche se ha più di quarant'anni...»

    «Pare che non abbia parenti stretti...»

    Sapevano che si trovava in una situazione difficile.

    «La chiamerò immediatamente» affermò la donna, sistemandole i cuscini. «Lei pensi soltanto a rilassarsi. Per tutto il resto ci siamo qui noi.»

    Yasmine riusciva soltanto a immaginare il suo bambino solo, senza nessuno che si potesse occupare di lui.

    Non lo avrebbe permesso. E non avrebbe permesso che venisse portato a Kalyana.

    1

    Fuori della finestra dell'hotel c'era un turbinio di pioggia mista a grandine, ma il dottor Farhan Alaoui non ci fece caso.

    Negli anni passati si sarebbe semplicemente rifiutato di venire in Canada, dicendo al re Uttam di trovare qualcun altro che si occupasse di quella faccenda. Non sarebbe stata la prima volta che si scontravano... La cosa era iniziata quando Farhan era ancora un bambino ed era finita dieci anni prima, quando aveva lasciato Kalyana per studiare in Australia, deciso a non fare ritorno se non in caso di estrema necessità.

    Si sentiva in colpa? Naturalmente. Stava ancora piangendo Ali e cercando di accettare il fatto di essere diventato principe ereditario al suo posto. La perdita, unita al dolore della madre, era stata straziante. Non c'era bisogno che il padre sottolineasse che lui non era all'altezza del ruolo, per il quale Ali sarebbe stato invece perfetto. E certamente non c'era bisogno di dirgli che avrebbe fatto meglio a tornare all'università per ultimare gli studi in Medicina.

    Ci sarebbe stato un referendum, aveva dichiarato il re, guardandolo dall'alto in basso. Se fossero stati fortunati, il popolo avrebbe scelto di trasformare Kalyana in una repubblica, abolendo definitivamente la monarchia.

    E Farhan aveva compreso quello che il padre non aveva avuto il coraggio di dire. Se fosse successo, l'isola si sarebbe risparmiata il regno di un incapace come lui.

    Sfortunatamente la gente aveva preferito la monarchia e Farhan era rimasto erede al trono. Cosa che lui aveva fatto del suo meglio per ignorare, tornando in Australia a lavorare in un grande ospedale, fino alla notte in cui il fratello più giovane, Maazin, aveva chiamato per dire che il padre aveva avuto un ictus.

    A quel punto Farhan era tornato, ma si sentiva ormai una persona diversa. Più sicuro di sé, pronto ad assumersi le responsabilità che aveva a lungo cercato di evitare e meno incline a litigare e a pestare i piedi. Quello a cui non era preparato era stato il tacito rifiuto del padre di assisterlo nel tentativo di calarsi nel suo nuovo ruolo.

    Tanto meno si aspettava di essere mandato in Canada sulle tracce della donna che, per diritto di nascita, avrebbe potuto essere la vera monarca di Kalyana.

    Quando aveva riferito di averla trovata, Uttam aveva battuto un pugno sulla cartellina posata sulla scrivania e Farhan aveva interpretato quel gesto come un moto di rabbia. Poi il re gli aveva chiesto guardandolo dritto negli occhi: «Sei sicuro che questa donna sia la figlia di Bhaskar?».

    Farhan aveva represso un sospiro. «Non possiedo il DNA di Bhaskar per poter fare un confronto. Ma posso dire che è una discendente diretta della regina Nargis. E visto che gli archivi dimostrano che Bhaskar era l'unico figlio di Nargis...»

    «La nostra famiglia è stata accusata di aver impedito a Bhaskar di accedere al trono, mentre lui viveva la sua vita come voleva da qualche altra parte...» Uttam si interruppe, alzandosi di scatto e cominciando a passeggiare avanti e indietro. Fermatosi davanti alla grande gabbia che conteneva un pappagallo ara, voltò la schiena ai figli e all'attendente e accarezzò con un dito la testa rossa di Sophie.

    Nessuno osò parlare. Le parole del re aleggiavano ancora nella stanza, rendendo l'atmosfera più pesante.

    Farhan lanciò una rapida occhiata a Maazin. Sembrava rilassato, ma le palpebre abbassate nascondevano la sua espressione.

    «Che cosa si sa di lei?» domandò Uttam all'improvviso. «Della figlia di Bhaskar...»

    Le notizie erano contenute nella cartellina che si trovava sulla scrivania di Uttam. Farhan aveva letto il contenuto attentamente, mandando a memoria la maggior parte delle informazioni raccolte dall'investigatore privato. Alla fine si era convinto che quella dottoressa timida e tranquilla non avrebbe potuto costituire una minaccia per il regno. Anche in fotografia aveva l'aria inoffensiva. Non bellissima, aveva una espressione seria eppure piacevole.

    Ma il padre non sembrò interessato ad ascoltare la sua opinione. Aprì la cartellina e lesse i fatti. «Dottoressa Sara Greer, medico generico, trentun anni, residente a London, Ontario, Canada. Adottata a circa tre settimane da Karen ed Everton Greer, che hanno avuto in seguito altre due figlie. La dottoressa Greer si è laureata con lode alla Eastern University e ora lavora presso un centro di Pronto Soccorso.» Uttam interruppe la lettura con un gesto della mano.

    «La dottoressa sa di poter essere la legittima erede al trono di Kalyana?»

    «È impossibile che lo sappia.» Farhan ricevette un'occhiata scettica e si affrettò a spiegare. «Quando, come da tua richiesta, è stato raccolto un campione di DNA dai resti di Nargis, i risultati sono stati inviati in forma privata a un certo numero di siti che si occupano di genealogia. In qualità di amministratore di quel campione di DNA sono stato informato di ogni caso di corrispondenza, tuttavia nessuna delle persone coinvolte è stata messa al corrente. Nemmeno la dottoressa Greer.»

    Suo padre rilassò le spalle impercettibilmente continuando ad accarezzare la testa del pappagallo.

    Farhan scambiò un'occhiata con Maazin, notando nel fratello la sua stessa impazienza. «Padre, questa è una vecchia storia, e dal momento che la dottoressa Greer non verrà mai a sapere chi è veramente, non può costituire una minaccia. La nostra costituzione parla chiaro: senza un'accurata documentazione che dimostri una discendenza diretta tra lei e il principe Bhaskar, qualsiasi pretesa verrà ignorata. I documenti

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