Un infermiera per lo scozzese
Di Ann Mcintosh
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Info su questo ebook
I suoi piani vengono però stravolti dall'incontro con il dottor Cameron MacRurie. Lui è il suo esatto opposto: carismatico, ribelle e spericolato. Sarebbe una follia innamorarsi di lui... E allora perché Harmony sente accendersi un desiderio impossibile da ignorare?
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Anteprima del libro
Un infermiera per lo scozzese - Ann Mcintosh
successivo.
1
Quando scorse Eilean Rurie, o Rurie Island, che sorgeva come un pugno di granito dal mare spumoso e agitato, Harmony Kinkaid annuì soddisfatta.
Aspre scogliere nere schermavano desolate colline avvolte dalla nebbia e il cielo coperto dava a ogni cosa una triste tonalità di grigio. Una pioggerella fastidiosa rendeva l'intero scenario ancora più tetro.
Il posto perfetto, dopo l'anno che aveva passato.
Situata in un'insenatura riparata, Eilean Rurie era abbastanza lontana dalla costa occidentale della Scozia per darle l'illusione di lasciarsi tutto alle spalle. Trovarsi su un'isola alquanto remota dove non conosceva anima viva era ben al di là della sua zona di comfort, ma era decisa a dimostrarsi all'altezza della situazione.
L'incarico era saltato fuori all'improvviso, ma proprio al momento giusto. E quando Caitlin, un'amica dai tempi del corso per infermiere, l'aveva chiamata di punto in bianco, Harmony non aveva potuto fare a meno di pensare che si trattasse di un segno.
«Sono all'ospedale di Fort William e non potrò tornare a lavorare a Eilean Rurie. Puoi sostituirmi tu finché il dottor MacRurie non trova qualcun altro?»
«Cos'è successo?»
«Preeclampsia. Mi hanno detto di stare a riposo fino alla fine della gravidanza. So che al momento sei senza lavoro e speravo che fossi disposta a sostituirmi.»
Caitlin era incinta del primo figlio.
«È molto diverso rispetto a Londra, ma è facile lavorare con Cam... il dottor MacRurie, cioè. E ci sono solo duecentocinquanta pazienti in tutto. Dovrai star via per Natale, però...»
Le dita di Harmony si erano strette attorno al telefono. «D'accordo. Ma certo che lo farò. I soldi mi farebbero proprio comodo.»
E, cosa più importante, non sarebbe stata costretta a passare le feste da sola in una casa deserta, ora che la nonna era morta e sua madre aveva deciso di andarsene nello Yorkshire con il suo nuovo compagno.
Oh, non era arrabbiata per Fred. Era un brav'uomo, e la mamma meritava di rifarsi una vita. Solo che le era sembrato un tradimento bello e buono quando le aveva raccontato dei suoi progetti per le feste.
«Fred si è preso un po' di ferie per Natale e vuole passarlo con figli e nipoti. Sarebbe un'ottima occasione, potrei conoscere tutti, così ho accettato di andare con lui.»
Harmony c'era rimasta talmente male che non era riuscita a replicare.
La mamma doveva averlo capito dalla sua espressione, perché aveva aggiunto in fretta: «Sei invitata anche tu, naturalmente».
La preoccupazione nella sua voce l'aveva fatta tornare in sé. «No, mamma. Va' pure, divertiti. Ho risposto ad alcuni annunci e sarà meglio farsi trovare se dovessero chiamarmi per un colloquio.»
Eppure, sotto sotto, le era sembrata l'ultima goccia che aveva fatto traboccare il vaso di un anno orribile. Prima era finita la sua storia con Logan, poi un paio di mesi dopo la nonna era morta all'improvviso, lasciando lei e sua madre in preda alla disperazione. La nonna aveva vissuto con loro da quando era morto suo padre, quando Harmony aveva solo sei anni, ed era parte integrante della loro famigliola.
E proprio allora, come se non fosse già abbastanza, il capo di Harmony aveva deciso di andare in pensione. E nonostante le rassicurazioni, il medico che l'aveva sostituito l'aveva lasciata a spasso.
Quando la mamma aveva sganciato la sua notizia bomba, Harmony era rimasta del tutto disorientata. Non le piacevano i cambiamenti.
Era come se tutto ciò che amava delle feste fosse sparito.
Ma forse mandare al diavolo il Natale e la solitudine forzata che l'attendeva era proprio quel che ci voleva. Allontanarsi da tutto ciò che era familiare per pensare davvero a cosa avrebbe voluto fare della sua vita.
Da quello che aveva sentito e letto sulle piccole comunità, non si sarebbe sorpresa se ci fosse voluto del tempo perché la gente la prendesse in simpatia. E questo le stava benissimo. Pace e tranquillità erano proprio quello che cercava.
«È la prima volta che viene a Eilean Rurie?»
La voce del marinaio di coperta la destò dall'amarezza dei suoi pensieri. Harmony sbatté le palpebre per ricacciare indietro quelle sciocche lacrime prima che sgorgassero.
«Sì» rispose, mentre il traghetto doppiava la punta estrema dell'isola e si dirigeva verso quello che doveva essere il porto.
«È un mortorio al momento, ma andrà meglio tra qualche giorno.»
«Che succede tra qualche giorno?» chiese lei. Ma l'uomo si era già allontanato, sicuramente per prepararsi ad attraccare.
A meno che l'intera isola non venisse trasportata per magia in una località tropicale, Harmony non riusciva a pensare a nulla che potesse migliorare la situazione. La cittadina e la zona adiacente al porto erano avvolte nello stesso grigiore, anche se bisognava ammettere che era soprattutto per colpa della giornata nuvolosa. La maggior parte degli edifici era di calce bianca o di pietra color crema, e l'effetto generale era di un villaggio alquanto pittoresco, d'altri tempi.
Le grida degli uccelli marini e il rumore del vento erano stranamente rigeneranti e Harmony provò una lieve ondata di eccitazione. Questo luogo pacifico, lontano dalla frenesia e dal rumore di Londra, sarebbe stato sicuramente l'ideale per riflettere sul proprio futuro.
La tranquillità del momento venne interrotta da un whoosh che riusciva a sovrastare i motori del traghetto e dalla vista di un uomo che dall'acqua sembrava spinto verso il cielo. Le ci vollero un paio di secondi di confusione per capire che l'uomo indossava un jetpack, una specie di zaino a propulsione, che lo sospingeva in aria. Mentre lo osservava, lui scese in picchiata, poi cominciò a virare e ad avvicinarsi alla superficie dell'acqua, facendo acrobazie.
Quel tizio doveva essere fuori di testa. Atterrita e affascinata al tempo stesso, rimase a guardare le sue prodezze mentre il traghetto si avvicinava alla costa.
L'uomo si sospinse di nuovo in alto e poi, in un istante, piombò verso l'acqua. Harmony cercò di chiudere gli occhi, per non vederlo morire, ma non ci riuscì, coprendosi la bocca per attutire il grido di paura che le cresceva in gola. Chissà come, a pochi centimetri dall'acqua, l'uomo riprese il controllo del jetpack e si sollevò di nuovo.
Alla fine distolse lo sguardo, con mani tremanti finse di rovistare nel proprio borsone in modo che nessuno capisse quanto si fosse spaventata.
Perché la gente faceva certe cose? Non si rendevano conto di quanto fosse pericoloso? Che potevano perdere la vita?
La rabbia prese il posto della paura, e mentalmente maledisse l'uomo che l'aveva turbata appena prima di incontrare il suo nuovo capo. Il cuore le batteva all'impazzata, aveva le spalle contratte e lo stomaco sottosopra. Con un respiro profondo, si costrinse a rilassarsi meglio che poté.
Tirò fuori il portacipria per applicare un po' di rossetto. Notando i solchi profondi tra le sopracciglia, si impose di scacciar via la tensione.
Mentre il traghetto si avvicinava al molo, guardò lungo la costa, cercando di individuare il dottor MacRurie. C'era un uomo anziano, ma Caitlin le aveva detto che il medico era sulla trentina. C'era da sperare che non si fosse dimenticato del suo arrivo, anche se di sicuro sarebbe riuscita a trovare da sola la strada per lo studio medico e l'appartamento in cui avrebbe alloggiato. Il villaggio non era grandissimo, dopotutto.
Guardando l'orologio, si rese conto che il traghetto era in anticipo di qualche minuto. Probabilmente il dottore era per strada... a meno che non fosse stato chiamato per un'emergenza.
Senza pensarci riportò lo sguardo in direzione dell'uomo con il jetpack, che ormai aveva raggiunto la riva sassosa. Anche da una certa distanza, era evidente che era in una forma straordinaria, con la muta che gli aderiva a cosce, sedere e torace muscoloso.
D'un tratto, come se avesse percepito il suo interesse, l'uomo si voltò a guardare il traghetto. Sarebbe stato impossibile distinguerla da quella distanza, ma lei si nascose comunque, in preda a un imbarazzo del tutto ingiustificato. Non c'era nulla di male o di illegale nell'ammirare il lato B di un uomo... soprattutto se lui non poteva scoprirti. E lei sapeva apprezzare un bel didietro...
C'era da sperare che fosse solo di passaggio sull'isola, così non avrebbe dovuto interagire con lui. In questo modo non sarebbe stata tentata di dirgli quanto lo ritenesse fuori di testa, a fare una cosa del genere. Inoltre, gli uomini attraenti in questo momento erano assolutamente fuori questione.
L'esperienza con Logan le era stata sufficiente come lezione. Aveva creduto che fosse quello giusto: un attraente seppur noioso e razionale contabile con la testa sulle spalle. O almeno questo era ciò che aveva pensato finché lui non le aveva comunicato di essersi innamorato di una stagista del suo ufficio e che stava per lasciare il lavoro per trasferirsi in Australia con lei.
Era rimasta allibita, afflitta e furiosa in egual misura.
La mamma si era mostrata comprensiva, ma non sorpresa dall'accaduto, mentre la nonna aveva detto: «E comunque era noioso da morire».
Ma la mancanza di entusiasmo di Logan era una delle cose che le erano piaciute di più in lui. L'ultima cosa che voleva nella vita era qualcuno come suo padre, la cui avventatezza e smania per l'avventura lo avevano fatto morire su una montagna che non avrebbe neanche dovuto scalare, viste le sue condizioni di salute. Lei voleva al proprio fianco una persona prudente, affidabile, che non le avrebbe spezzato il cuore o l'avrebbe lasciata a lottare da sola per mantenere una figlia, come era capitato a sua madre.
Forse era meglio restare da sola per un bel po'. Amare gli altri portava soltanto sofferenza.
Mentre il traghetto attraccava, Harmony mise da parte quei pensieri lugubri e si sistemò la borsa sulla spalla, poi trascinò il trolley per la maniglia. Dopo un altro respiro profondo, si apprestò a raggiungere la passerella, ignorando le ondate d'ansia.
Fermandosi per lasciar passare una signora anziana, sfiorò il colletto di pelliccia finta del suo cappotto di tweed preferito, lasciando che la morbidezza del materiale placasse il suo nervosismo. Aveva pensato di indossare degli abiti più casual, ma aveva ignorato quell'impulso. Solo perché avrebbe lavorato su un'isola non significava che volesse arrivare dando l'impressione di non prendere l'incarico sul serio. Inoltre, le piaceva vestirsi bene: si sentiva più sicura di sé quando era elegante.
A testa alta, percorse la passerella sino al molo. Quando nessuno si fece avanti per accoglierla, proseguì verso l'edificio contrassegnato dalla scritta Ufficio dell'autorità portuale.
All'improvviso fu circondata da quattro signore anziane, che la costrinsero a fermarsi di colpo.
«Infermiera Kinkaid?» chiese una di loro con un sorriso. «Lei è l'infermiera Kinkaid, vero?»
«Sì.»
«Oh, fantastico! Non è fantastico, ragazze?»
Incerta su cosa ci fosse di tanto fantastico, Harmony non fece alcun commento, limitandosi a sorridere mentre le donne si misero a parlare tutte insieme.
«Che piacere averla qui!»
«È scozzese?»
«Ma che splendida ragazza!»
«Quanti anni ha?»
«Mi piace da morire il suo cappotto!»