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Fantasia d'amore: Harmony Collezione
Fantasia d'amore: Harmony Collezione
Fantasia d'amore: Harmony Collezione
E-book149 pagine1 ora

Fantasia d'amore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Bethany Seaton non ha mai dimenticato il ragazzo che sei anni prima le ha rubato il cuore. Di lui conosce solo il nome, Joel, poche sillabe che per lei sono come una dolce melodia. Quando lo rincontra non riesce a credere ai propri occhi ed è di nuovo sua, nel corpo e nell'anima. Ignara dei sospetti che Joel nutre nei suoi confronti, decide di partire con lui e di vivere il suo sogno d'amore. La vita di Bethany si trasforma in una favola, ricca di feste e balli scintillanti. Ancora non sa che Joel la sta mettendo alla prova e che il suo amore rischia di svanire per sempre, come un incantesimo allo scoccare della mezzanotte.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2019
ISBN9788858997253
Fantasia d'amore: Harmony Collezione
Autore

Lee Wilkinson

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Fantasia d'amore - Lee Wilkinson

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Bejewelled Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Lee Wilkinson

    Traduzione di Carla Maria De Bello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-725-3

    1

    Bethany si diede un’occhiata intorno. Il panorama che si offriva al valico d’alta montagna risplendeva freddo e bellissimo nella luce opalescente di quel pomeriggio di inizio febbraio.

    Quando era partita per Bosthwaite, per recarsi a casa della signora Deramack e visionare la sua collezione di pezzi d’antiquariato, aveva percorso la strada principale ma ora, desiderosa di ammirare la vigorosa maestosità che ricordava dalla precedente visita al Lake District, aveva optato per una pista secondaria e solitaria.

    Alla guida dell’auto ripensò a quel viaggio e rivide, con la medesima nitidezza di un tempo, gli stessi occhi brillanti e la bocca peccaminosamente sexy del ragazzo che l’aveva fatta trasalire, e il cui ricordo era rimasto immutato nella sua mente per sei lunghi anni.

    Timida e tranquilla, era soltanto una ragazzina al tempo di quella vacanza con i genitori. Durante il viaggio di ritorno che dalla costa occidentale della Scozia li riportava a Londra, avevano deciso di fermarsi una notte in Cambria, e avevano affittato una camera a Dundale End.

    Dopo cena, convinti dall’insistenza dell’albergatrice, si erano recati al concerto che si teneva nel piccolo villaggio.

    Di fronte al palcoscenico improvvisato numerose sedie erano state disposte a semicerchio e proprio lì, su uno di quegli scomodi sgabelli di plastica al centro della seconda fila, si era innamorata per la prima volta.

    Era stato amore a prima vista, una specie di folgorazione. Lo aveva visto arrivare, alto e sicuro di sé, e il cuore aveva iniziato a battere all’impazzata. Nonostante avesse circa una ventina d’anni sembrava già un uomo, gli zigomi prominenti, i capelli color del grano e gli occhi brillanti.

    Accanto a lui, una coppia più anziana e una ragazza più o meno della stessa età che gli si rivolgeva chiamandolo Joel.

    Joel... Bethany aveva abbracciato quel nome, custodendolo come fosse un regalo prezioso.

    Nel corso della serata i suoi occhi si erano posati molto più a lungo su di lui che sul palcoscenico e in diverse occasioni lo aveva anche scoperto a ricambiare il suo sguardo ma, le guance in fiamme, si era prontamente voltata, lasciando che la cascata di capelli scuri celasse l’imbarazzo.

    Quando lo spettacolo era terminato, accompagnato da un prolungato e caloroso applauso, Bethany aveva fissato l’attenzione sul palco. Forse, se si fossero incrociati all’uscita, avrebbero potuto scambiare due parole. Bella serata... Sei qui in vacanza? Ma presto si accorse che il piccolo gruppo era già scomparso, lasciandola con l’amaro in bocca.

    Poi, nonostante si fosse ripetuta più volte quanto fosse ridicolo desiderare qualcosa che sarebbe potuto accadere, aveva ripetutamente fantasticato su quell’episodio e il ricordo di quell’innocente infatuazione le scaldava ancora il cuore.

    Quella mattina, dopo una nottata quasi insonne e una brutta mezz’ora trascorsa a fare colazione con Tony, il suo capo, aveva imboccato la strada principale e si era diretta a Bosthwaite per far visita alla signora Deramack.

    Come aveva avuto presto modo di constatare, il paesino sorgeva isolato nel bel mezzo della valle. Quando si era fermata a chiedere indicazioni sull’abitazione della donna, un contadino aveva voluto avvertirla.

    «La vecchia signora Deramack è un po’... come dire...» Poi, apparentemente a corto di parole, aveva iniziato a tamburellarsi la fronte con le dita nodose e le aveva indicato la direzione da seguire.

    Quando l’aveva conosciuta, le ci era voluto poco tempo per realizzare cosa quell’uomo avesse inteso dire, soprattutto quando la signora l’aveva informata che, nonostante suo marito Joseph fosse morto da ormai cinque anni, lo percepiva ancora accanto a sé e Bethany avrebbe dovuto guadagnarsi l’approvazione di lui prima di acquistare qualsiasi cosa.

    I pezzi d’antiquariato in questione si trovavano in una soffitta gelida e male illuminata e, mentre la donna si librava in cima alle scale parlando incessantemente al marito come se fosse lì con loro, Bethany si era fatta strada tra mucchi di scatoloni. Poi, intirizzita dalla testa ai piedi e con la gola intasata dalla polvere, aveva confessato alla donna che in quel luogo non c’era nulla che potesse interessarle e, nel tentativo di attutire il colpo, le aveva lasciato i nomi e gli indirizzi di un paio di commercianti locali ai quali rivolgersi.

    Poi aveva intrapreso il viaggio di ritorno all’albergo percorrendo quella strada secondaria. Il paesaggio, che aveva già avuto modo di ammirare quella mattina, ora si presentava ancora più spettacolare. Il lato sinistro era dominato da un’imponente parete rocciosa, mentre sulla destra si spalancava l’abisso. L’aria si fece improvvisamente caliginosa e il tramonto iniziò a infiltrarsi tra le colline, mentre una nebbia grigia avvolgeva i picchi più elevati.

    Accese i fari dell’auto e scorse un bagliore di risposta lungo il sentiero che attraversava la valle sottostante. Quella luce lontana, segno che non era totalmente sola, era già di per sé rassicurante. Nonostante ciò, si ritrovò a chiedersi se non fosse stato imprudente avventurarsi così tra le montagne, ma non avrebbe saputo rinunciare a un simile spettacolo, anche se sapeva che Tony Feldon, suo capo e proprietario della Feldon Antiques dalla morte del padre, avvenuta l’anno precedente, non avrebbe approvato quella deviazione. Il giovane non aveva nascosto il fatto di sentirsi a disagio in quel posto fuori dal mondo e, quando la sera precedente erano arrivati al Dundale Inn e si era guardato intorno, non era riuscito a trattenere un brivido.

    «Se proprio dobbiamo trascorrere due notti in questo posto dimenticato da Dio, facciamo almeno in modo che ne valga la pena» aveva borbottato.

    «Sarà certamente così» aveva ribattuto lei tentando di essere cortese. «Ho visto alcuni articoli interessanti sul catalogo Greendales e, stando a quanto mi ha anticipato al telefono la signora Deramack, deve possedere degli splendidi oggetti d’argento e porcellana.»

    «Se ritieni che valga la pena acquistarli, non parlare di prezzi. Andrò io a trattare l’affare personalmente, anche a costo di fermarmi un giorno di più in questo posto sperduto.»

    Bethany si era accigliata, risentita da quella mancanza di fiducia. Aveva lavorato per James Feldon, il padre di Tony, da quando aveva diciotto anni e la sua morte, sopravvenuta a causa di un improvviso e fatale attacco di cuore, l’aveva profondamente sconvolta. Con il figlio, invece, il rapporto era totalmente diverso. La sua convinzione che le donne fossero prede da cacciare e le frequenti allusioni a quanto avrebbero potuto divertirsi insieme la facevano imbestialire. Eppure amava quel lavoro che, nonostante il guadagno non fosse molto elevato, le dava la possibilità di acquistare piccoli pezzi per sé in vista di una futura attività in proprio.

    Quando erano entrati nell’atrio deserto e si erano avvicinati al bancone della reception, l’avevano trovato deserto. Dopo aver suonato ripetutamente il campanello di ottone con più energia di quanto fosse necessario, un’anziana signora si era presentata.

    «Mi dispiace di avervi fatto aspettare, ma l’impiegato è malato e non c’è nessuno che possa sostituirlo... Avete prenotato?»

    «Sì, per due notti. Il nome è Feldon.»

    Aprendo il registro praticamente vuoto, la donna aveva confermato. «Ah, sì... eccovi... Il signore e la signora Feldon... Una doppia a pianterreno. Stanza numero cinque.»

    «Dev’esserci un equivoco!» aveva esclamato Bethany, scandalizzata, rendendosi conto soltanto in quel momento del motivo per cui Tony aveva insistito per occuparsi personalmente della prenotazione, invece di affidare il compito alla segretaria. «Non sono la signora Feldon e gradirei una camera singola.»

    «Oh, mi dispiace per l’equivoco» si era scusata la donna. «C’è una stanza proprio in fondo al corridoio. La numero nove.»

    Bethany aveva afferrato le chiavi e si era diretta nella direzione che le era stata indicata.

    «Dannazione, Bethany, perché hai voluto un’altra camera?» aveva protestato Tony accigliato.

    Lei l’aveva guardato, gli occhi infuocati di rabbia. «Non ti è neanche passato per la mente che io non avessi intenzione di venire a letto con te, vero?»

    Tony sembrava sorpreso. «Perché non dovresti? Moltissime altre donne ne sarebbero felici.»

    «Allora avresti dovuto portare una di loro.»

    «Magari lo avessi fatto!» aveva esclamato lui, adirato. «A ogni modo, se dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi. Ti assicuro che ci divertiremo.»

    Bethany era furiosa. «Te lo ripeto per l’ultima volta. Se non la smetti di tormentarmi, sarò costretta a rassegnare le mie dimissioni.»

    Tony sapeva quanto sarebbe stato difficile trovare una persona altrettanto valida che la sostituisse, per cui aveva cercato di smorzare il suo impeto. «Non è necessario arrivare a tanto. E poi non capisco perché non ti rilassi... Non sei più fidanzata con quel verme di Devlin!»

    Mancavano circa sei settimane al matrimonio quando, di ritorno da un viaggio di lavoro a Parigi, Bethany aveva sorpreso il futuro sposo a letto con un’altra. Così, per nulla disposta ad accettare le sue giustificazioni, gli aveva restituito l’anello e se n’era andata per sempre.

    «Solo perché sei arrabbiata e amareggiata per il modo in cui ti ha trattata, non devi pensare che tutti gli uomini siano come lui» aveva insistito Tony, ma, cogliendo la freddezza con cui lei lo stava fissando, aveva aggiunto: «Se non fossi stata così frigida, Devlin non avrebbe dovuto cercarsi un’altra donna...». Poi, deluso dal fatto che le sue provocazioni non avessero suscitato alcuna reazione, si era diretto verso la propria stanza e vi si era infilato sbattendo la porta.

    Nonostante l’apparente impassibilità, però, quelle parole erano riecheggiate nella mente di Bethany facendo riemergere vecchi ricordi. È vero, era stata arrabbiata e amareggiata, ma si era presto resa conto che, anche se la propria autostima era andata distrutta, il cuore era rimasto virtualmente intatto. Probabilmente non aveva mai amato Devlin, ma ne era stata attratta semplicemente perché le ricordava tanto lo sconosciuto biondino di cui si era perdutamente innamorata quando aveva diciassette anni...

    Un’improvvisa sterzata la riportò bruscamente alla realtà. Con il cuore in gola, Bethany riuscì ad allontanarsi dall’orlo del precipizio e accostò sul

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