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Ritorno d'amore: Harmony Collezione
Ritorno d'amore: Harmony Collezione
Ritorno d'amore: Harmony Collezione
E-book147 pagine1 ora

Ritorno d'amore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sono passati cinque anni da quando Louisa si è allontanata dalla sua casa e da Andreas Markonos, suo marito, ponendo di fatto fine al loro matrimonio. Così Andreas stenta a credere, ora, che la stessa donna che lo ha lasciato senza alcuna spiegazione abbia avuto il coraggio di rifarsi viva sulla sua isola, dopo tutto quel tempo. Eppure, misto alla rabbia, quel sentimento che li ha travolti al loro primo incontro è ancora forte per entrambi, come l'incapacità di contrastarlo. Forzando l'orgoglio ferito, i due capiscono che è giunto il momento di squarciare il muro di silenzio che li separa affrontando le reciproche paure e facendo una piacevole scoperta.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2019
ISBN9788858997123
Ritorno d'amore: Harmony Collezione
Autore

Michelle Reid

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ritorno d'amore - Michelle Reid

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Markonos Bride

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Michelle Reid

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-712-3

    1

    L’atmosfera a Villa Markonos, residenza estiva della famiglia, non sarebbe potuta essere più gelida neppure se una tempesta di ghiaccio, proveniente dal circolo polare Artico, si fosse insinuata dalla portafinestra del terrazzo.

    Attraverso l’immenso tavolo da pranzo Andreas Markonos lanciò un’occhiata fredda al padre. «No» si limitò a rispondere conciso, il viso che s’incupiva.

    Il padre emise un sospiro frustrato. «Non riesco proprio a capirti!» borbottò. «Dici di essere pronto ad assumere il comando del nostro impero, e io te lo offro. Dov’è il problema?»

    Il problema era molto semplice, a parere di Andreas. «Non accetto ricatti.»

    «Non si tratta di ricatto, ma di semplice buonsenso!» ribatté il vecchio. «Nel nostro mondo, se si vuole emergere, bisogna avere una vita privata stabile. Rifletti» insistette. «Prendiamo decisioni rapide con il cellulare, stipuliamo contratti via Internet... possiamo guardare in faccia gli altri via satellite. A questi livelli, il potere può dare alla testa!»

    «Stai insinuando che corro questo rischio?» chiese astioso Andreas.

    «Ah...» Il padre fece un gesto noncurante. «Sai bene di possedere qualità straordinarie. Nessuno ha la tua stessa capacità di prendere decisioni importanti tanto rapidamente» riconobbe. «Ma io ho esperienza, Andreas. So cosa significa volare tanto in alto da rischiare di spezzarsi le ali! Finora ti ho tenuto ancorato alla realtà, ma chi lo farà quando non ci sarò più?»

    «Magari io stesso.»

    Fu come agitare un drappo rosso di fronte a un toro inferocito. Orestes Markonos si sporse in avanti, il viso infuriato, gli occhi che trafiggevano il figlio. «Non usare questo tono sarcastico con me, Andreas» lo mise in guardia. «Sai benissimo di cosa sto parlando. La mia adorata moglie e i miei figli mi hanno tenuto con i piedi per terra. Tu non hai altro che relazioni squallide con donne squallide. Non puoi andare avanti così!»

    «Non mi sposerò un’altra volta per accontentarti» ribatté freddamente Andreas.

    «La prima volta non ti sei certo sposato per compiacere me!» gli ricordò il vecchio. «E il matrimonio con Louisa è stato un errore, l’hai ammesso tu stesso.»

    Andreas provò un’improvvisa sensazione di gelo che gli irrigidì i muscoli del volto. «Non ho mai detto che quel matrimonio è stato un errore.»

    «Eravate troppo giovani e impetuosi» mormorò Orestes. Aveva usato un eufemismo, lo sapeva, e avrebbe preferito esprimersi con altre parole, ma non voleva peggiorare la situazione.

    Andreas rispettava suo padre, ma c’era un limite alla sua sopportazione. Quell’argomento era tabù, e il vecchio lo sapeva bene. Nessuno poteva pronunciare il nome di Louisa in sua presenza senza provocare una reazione gelida. E nessuno faceva mai riferimento al suo matrimonio ormai finito.

    Con un sospiro buttò da parte il tovagliolo e si alzò, dirigendosi verso il mobile bar, il corpo ingessato in un abito formale che sua madre insisteva che gli uomini indossassero quando cenavano in casa.

    In casa, pensò, facendo scorrere lo sguardo nella sala, il cuore della villa che apparteneva alla famiglia da quando i Markonos esistevano sulla faccia della terra.

    Una villa sull’isola nella quale lui si recava ben di rado, se non per obbedire alle richieste del padre che spesso avevano il sapore di un ordine. E se avesse intuito il motivo di quella convocazione, si sarebbe guardato bene dal presentarsi. Ora capiva anche perché, con una scusa, poco prima sua madre era uscita dalla sala. Il vecchio le aveva chiesto di lasciarli soli.

    Il ritiro del padre dagli affari era previsto a breve. Per il grande Orestes Markonos era giunto il momento di farsi da parte e cedere il controllo dell’impero al figlio maggiore.

    A un prezzo inaccettabile.

    «Sono orgoglioso di te, Andreas.» Il padre l’aveva seguito. «Sei sangue del mio sangue. Ma se vuoi subentrarmi, insisto che ti trovi una moglie che metta un limite alla tua propensione a...»

    «Sono già sposato» lo interruppe Andreas prendendo la bottiglia del cognac.

    «Una situazione alla quale si può porre rapidamente rimedio» lo contraddisse Orestes. «I miei avvocati se ne occuperanno...»

    «I tuoi avvocati?» Il lampo di collera che gli attraversò lo sguardo spinse Orestes a rettificare subito: «Solo per le indagini preliminari, naturalmente».

    «Naturalmente.» Andreas rivolse di nuovo l’attenzione alla bottiglia. «Ma non senza il mio consenso.»

    Il messaggio era chiaro, e Orestes rilasciò il fiato con un sibilo esasperato. «Cinque anni sono sufficienti per piangere un passato che non può essere cambiato.»

    Era proprio così? Andreas decise di ignorare quell’affermazione.

    «Devi lasciartelo alle spalle e costruirti una nuova vita, con le solide basi che ti sto offrendo, insieme a una moglie devota che ti aiuti a tenere i piedi per terra... con altri figli...»

    Quelle ultime parole, del tutto prive di tatto, colpirono Andreas come un pugno nello stomaco. Rivolse al padre un’occhiata omicida.

    «Voglio solo che mi ascolti!» ruggì Orestes alzando la voce. «Non è salutare la vita che conduci. Sconvolgi tua madre e porti me alla disperazione!»

    «Allora mi scuso!»

    «Non voglio le tue scuse!» Il vecchio balzò in piedi. «Sono sempre tuo padre, non importa quanto tu ti ritenga adulto, quindi apri bene le orecchie e ascoltami.»

    «Allora dimmi qualcosa che voglia sentire!»

    Le parole aleggiarono nell’elegante sala da pranzo e, nel silenzio che seguì, Andreas decise di abbandonare il campo di battaglia. Girando sui tacchi uscì in terrazza. Immobile, lo sguardo che si perdeva sul giardino della villa fino al mare, a un tratto scorse le luci del traghetto che si stava avvicinando al porto.

    Dato che sull’isola non c’era aeroporto, quello era l’unico mezzo di comunicazione fra Palistos e il resto del mondo. Nel giro di un’ora, valutò Andreas in base all’esperienza, il piccolo porto si sarebbe animato, popolandosi di auto e furgoni che scaricavano merci e passeggeri. Un paio di ore dopo la nave sarebbe ripartita consentendo all’isola di riassestarsi nell’abituale tranquillità.

    Andreas apprezzava quella routine. Era felice del fatto che la mancanza di un aeroporto avesse impedito al turismo di massa di appropriarsi di quel piccolo spazio. In alta stagione soltanto rari amanti della quiete si stabilivano sull’isola, conducendo una vita solitaria e tranquilla. Per quanto bella, Palistos non offriva divertimenti tali da trattenere la maggior parte dei turisti per più di una settimana. E se non fosse stato per il vantaggio di poter disporre di elicotteri privati, anche i Markonos vi sarebbero tornati ben di rado.

    Suo padre lo raggiunse.

    «Louisa era...»

    «È mia moglie, e la madre di mio figlio» puntualizzò Andreas, «e sei in errore se credi che la nostra giovane età abbia reso più facile accettare quanto è successo cinque anni fa, perché non è così.»

    «Lo so, figlio mio» riconobbe Orestes con voce roca, «ed è questo il motivo per cui ho taciuto per tanto tempo.»

    Lo sguardo fisso sulle luci del traghetto, Andreas s’impose di non ribattere con qualche parola tagliente. Non era vero che suo padre era rimasto in silenzio. Non l’aveva fatto nemmeno quando Louisa era entrata a far parte della famiglia come moglie incinta del figlio. Neppure quando, devastata dal dolore, aveva preso quella nave e se n’era andata per sempre.

    Meglio così, aveva commentato Orestes. E aveva ripetuto le stesse parole ogni volta che aveva cercato di affrontare l’argomento del divorzio.

    Il divorzio, rifletté Andreas, lo sguardo sempre fisso sul traghetto. Come poteva divorziare dalla donna che era stata tra le sue braccia e l’aveva amato con ogni sguardo, con ogni carezza, notte dopo notte? Come poteva divorziare da lei, dopo averla vista dare alla luce suo figlio?

    E come poteva divorziare dopo averla vista inconsolabile, il giorno maledetto in cui il loro bambino era stato sepolto?

    Non era possibile. Non dopo aver convissuto con tutti quei ricordi, né dopo aver sperimentato quelle emozioni. Alla fine, meglio così era diventato un insulto che gli lacerava l’anima, così come costruirsi una nuova vita. Come poteva divorziare da tutto quel dolore e da quella disperazione per costruirsi una nuova vita, come se niente fosse?

    Non era possibile.

    «Andreas...»

    «No.» L’espressione tempestosa, lui posò il bicchiere. «Il discorso è chiuso.»

    «Ma è una pazzia!» esplose il vecchio perdendo la pazienza. «Il tuo matrimonio è finito. Accetta la realtà! Divorzia. Costruisciti una nuova vita!»

    Il viso che pareva scolpito nella pietra, Andreas scese i gradini del terrazzo e s’immerse nell’ombra del giardino. Due minuti dopo era al volante della sua macchina sportiva che partì con uno stridio di gomme.

    Non sarebbe dovuto venire a Palistos, si disse mentre l’auto acquistava velocità. Avrebbe dovuto ignorare l’invito di suo padre e fare ciò che normalmente faceva in quel periodo dell’anno: allontanarsi il più possibile da quella dannata isola!

    Serrò la mascella quando fu costretto a rallentare e poi a fermarsi per dare la precedenza a un vecchio su un carretto trainato da un asino.

    La massima espressione di vita idilliaca, considerò cinico. Un somaro, un carro e una bottiglia di ouzo stivata da qualche parte. Una cascina sulla collina con una moglie grassa che ti aspetta, quattro alberi di olivo e un po’ di galline.

    Un modo di vivere così distante dal suo, che pareva incredibile che lui e quel vecchio fossero nati sulla stessa isola.

    Due opposti. Come due alieni che, per pura fatalità, si ritrovavano a condividere la stessa spanna di terra.

    Come lui e Louisa. Lui, un arrogante ventiduenne universitario in vacanza sull’isola, e lei, una dolce diciassettenne che trascorreva sei settimane in una casa presa in affitto sulla spiaggia.

    Stupido, cieco, giovane. Andreas malediceva quel periodo irresponsabile. Si erano innamorati come due sconsiderati, suscitando la disapprovazione dei loro mondi diversi. Un paio d’anni dopo il loro primo incontro erano diventati così vecchi che l’uomo con il carretto con la moglie grassa sarebbe apparso - o si sarebbe sentito - molto più giovane di loro.

    Si lasciò sfuggire un’imprecazione. Accelerò nella serata estiva, nello stesso modo in cui aveva accelerato quella

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