Nel castello del capo: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Michael Denver, famoso e solitario scrittore, ha deciso di proteggere la propria privacy in maniera totale. E la residenza nella quale vive, un imponente castello, sembra rappresentare perfettamente questa sua decisione.
... e la segretaria.
Jenny Mansell, timida e professionale, non riesce a varcare la soglia del castello, nel suo primo giorno di lavoro: non sono quelle imponenti mura, a frenarla, ma il suo affascinante nuovo datore di lavoro.
Lee Wilkinson
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Nel castello del capo - Lee Wilkinson
1
London Express del 14 febbraio - Articolo di prima pagina
Un altro riconoscimento, più che meritato, per un autore di fama internazionale.
Per il secondo anno consecutivo Michael Denver, a parere dei maggiori critici, insuperabile scrittore di thriller psicologici, ha vinto il prestigioso Quentin Penman Literary Award per il suo nuovo libro, Withershins.
Con questo ulteriore riconoscimento, Denver si riconferma come il migliore autore dei nostri giorni con ben cinque premi letterari. Nonostante la meritata fama, Michael Denver, dopo essere stato in prima pagina per il chiacchierato divorzio dalla top model Claire Falconer e per le successive voci di una riconciliazione, difende a spada tratta la propria privacy e rifiuta di essere fotografato, e di essere intervistato. Hollywood si è assicurata i diritti dei libri precedenti e tre di loro sono ormai film di successo; Withershins, a parere di tutti, ne seguirà le orme.
Michael posò il ricevitore e si passò le dita tra i folti capelli scuri. La telefonata dell’amico di vecchia data, Paul Levens, lo aveva fatto decidere.
Be’, quasi.
Aveva bisogno di una segretaria, e se Paul aveva ragione e quella ragazza era davvero la perfezione come lui proclamava, poteva essere la persona giusta.
Non sopportando l’idea di avere a fianco un’altra persona, abituato com’era a lavorare da solo, Michael aveva rimandato quella penosa decisione. Ma ora, per necessità, doveva riprendere in considerazione l’idea.
Quando Paul, direttore associato della Global Enterprise, aveva casualmente fatto cenno a una segretaria che sarebbe stata perfetta, Michael aveva sollevato mille obiezioni che - fatto strano per lui - erano prive di logica.
«Senti» aveva insistito Paul, lo sguardo serio, «so benissimo che dopo il tuo divorzio le donne si buttano ai tuoi piedi e questo ti è insopportabile, ma non devi lasciarti guidare dalle emozioni quando sono contrarie al buon senso. Hai bisogno di una segretaria, e io te ne sto offrendo una di prima classe. Credimi, Jennifer Mansell è il meglio che tu possa trovare.»
Con logica glaciale, Michael aveva chiesto: «Se è così in gamba, perché te ne privi?».
«Perché non ho scelta. La direzione ha deciso che, nella situazione contingente, è necessario ridurre il personale. Arthur Jenkins, il responsabile dell’Ufficio Vendite di cui era la segretaria, ha avuto un infarto e, per ordine dei medici, deve mettersi a riposo.» Poiché Michael stava per interromperlo, si affrettò a proseguire. «Non si tratta semplicemente di sostituire Jenkins. L’Ufficio Vendite e l’Ufficio Esportazioni passano entrambi sotto Cutcliff, che da dieci anni dirige quest’ultimo settore e che dispone già di un’efficiente segretaria.»
Con un lampo di divertimento che gli attraversava gli occhi verdi, Michael aveva concluso: «Quindi stai cercando di appiccicare questa Mansell a me?».
Paul aveva sospirato.
«Sto solo cercando di darti una mano. Perché poi lo faccia, Dio solo lo sa.»
«Be’, ci penserò» aveva borbottato Michael.
Alzando gli occhi al cielo, Paul aveva replicato esasperato: «Ti prego, non esagerare con la gratitudine...».
Michael aveva battuto una mano sulla spalla dell’amico. «Grazie.»
Ma decidere di lavorare a gomito a gomito con una donna era un passo drastico.
Se la protetta di Paul fosse stata un uomo... ma anche in quel caso non era sicuro di poter tollerare la presenza di qualcuno al suo fianco.
E adesso, dopo una settimana, quando sarebbe dovuto essere nel suo ritiro a Slinterwood, impegnato con il nuovo libro, era ancora indeciso.
Aveva anche ricevuto una telefonata da Claire, l’ex moglie, che gli diceva quanto sentisse la sua mancanza, e questo non aveva certo migliorato il suo umore.
Si era infuriato per la sua evidente convinzione che le fosse sufficiente schioccare le dita per riprenderselo, ed era aumentata a dismisura l’insofferenza nei confronti delle donne. Soprattutto quelle che si servono del sesso come di un’arma, come Claire.
Anche Paul gli aveva telefonato, quella stessa mattina, per informarlo che era la sua ultima occasione. «Venerdì sera la signorina Mansell parteciperà al party in onore del pensionamento di Jenkins. Poi se ne andrà. Perché non ne approfitti per darle un’occhiata? È di aspetto piacevole, senza essere vistosa, e sono sicuro che non si getterà ai tuoi piedi. Se sei d’accordo, te la posso presentare come se fosse una mia amica, oppure puoi limitarti a darle un’occhiata da lontano.»
Senza nessun interesse per il party, Michael aveva scelto la seconda opzione.
«Nel frattempo» si era impegnato Paul, «farò in modo di avere tutte le informazioni possibili su di lei.»
Quel venerdì sera, nascosto in parte da una pianta ornamentale, Michael si trovava sulla balconata della sala da ballo del sontuoso Mayfair Hotel, in cui aveva luogo il party offerto in onore di Jenkins.
Si era già pentito di essere venuto, ma, per non urtare Paul, avrebbe ascoltato ciò che aveva da dirgli e avrebbe dato un’occhiata alla signorina Mansell.
Dal suo luogo di osservazione poteva distinguere chiaramente tutta la sala. L’orchestra stava suonando e alcune coppie ballavano, mentre gli altri invitati chiacchieravano in gruppetti.
Era un’occasione speciale. Arthur era stato con la Global Enterprise per più di trent’anni e, nonostante la situazione economica contingente non certo brillante, non avevano badato a spese per ringraziarlo per la lunga collaborazione.
Michael aveva scorto solo da lontano la donna per la quale era venuto. Alta e sottile, i capelli castani con riflessi dorati, indossava un abito di chiffon color acquamarina lungo fino alla caviglia.
Era stato Paul a indicargliela.
«Cos’hai scoperto su di lei?» gli aveva domandato.
«Non molto» aveva ammesso Paul. «Ha ventiquattro anni, è tranquilla, efficiente ed è stata assunta dalla Global subito dopo un diploma in economia conseguito a Londra. I colleghi la descrivono come una gran lavoratrice e una persona affabile, tuttavia piuttosto chiusa.»
«Nient’altro?»
«Ben poco sulla sua vita privata, ma pare che fino a qualche tempo fa portasse un anello di fidanzamento. Quando lo ha tolto, diversi colleghi si sono fatti avanti, però hanno avuto poco successo. Pare che voglia stare alla larga dagli uomini.»
Michael aveva aggrottato la fronte.
«Be’, quando l’hai guardata per bene, fammi sapere» aveva concluso Paul, allontanandosi.
E ora Arthur Jenkins e Jennifer Mansell erano proprio al centro della sala. L’abito semplice che la giovane indossava metteva in evidenza la sua figura perfetta.
Quando si avvicinò, Michael notò che aveva al polso un piccolo orologio e portava un anello d’oro alla mano destra.
Stava chiacchierando con Jenkins, quindi non poteva vederle il viso.
Per qualche strano motivo, forse una sorta di presentimento, Michael scoprì di essere impaziente di vederla in volto.
La giovane stava sorridendo quando si voltò nella sua direzione e, a quel punto, lui trattenne il respiro. Conosceva quel viso, e non solo perché gli ricordava qualcuno o perché somigliava a Julia Roberts.
Benché non si fossero mai realmente conosciuti, l’aveva già vista. Tuttavia quando... e dove?
E poi ricordò, il cuore che accelerava i battiti mentre riviveva la scena che si era svolta al castello.
Cinque, o sei anni prima?
Era pomeriggio inoltrato e lei, unica turista rimasta, si era trattenuta nel cortile del castello rallegrato da fiori dai colori sgargianti.
Il capo leggermente arretrato, la lieve brezza che le scompigliava i capelli, stava osservando alcune rondini che svolazzavano alte nel cielo, sorridendo, come stava sorridendo ora.
Lui era sui camminamenti del castello e guardava sotto.
Sempre sorridendo, lei aveva alzato lo sguardo e, per un attimo, i loro occhi si erano incontrati finché, come colta da una timidezza improvvisa, lei li aveva abbassati.
Senza capirne il motivo, anche allora gli era sembrata familiare, come se l’avesse già incontrata.
Vedendo che si avviava alla cancellata, si era precipitato giù dalle scale della torre nord per raggiungerla, ma, una volta in cortile, lei era ormai sparita.
Colto da un irragionevole impulso, era corso verso la cancellata, ma proprio in quel momento una macchina si stava allontanando.
Aveva cercato di attrarre la sua attenzione, senza successo. La macchina era sparita dietro una curva della rocca.
Tornato sui camminamenti con uno strano senso di perdita, aveva osservato la macchina che percorreva la pittoresca strada costiera dirigendosi alla strada che collegava l’isola alla terraferma.
In seguito aveva spesso pensato a lei, si era chiesto chi fosse, e il suo viso era rimasto impresso in modo indelebile nella memoria.
Aveva cercato di convincersi che era assurdo, che non poteva provare un sentimento del genere per una donna che aveva visto solo di sfuggita, tuttavia per lungo tempo, ovunque andasse, si era ritrovato a cercare il suo viso tra gli altri.
Con il tempo l’impatto che aveva avuto su di lui era gradatamente sbiadito, confinato nei recessi della mente, ma non l’aveva mai dimenticata del tutto.
E ora eccola di nuovo, come se il destino avesse deciso in questo modo, e il vederla lo aveva scosso.
Nonostante l’avversione nei confronti del gentil sesso, fu tentato di avvicinarsi, di parlarle, di sentire la sua voce.
Ma il buon senso lo trattenne.
La situazione era cambiata. Non era più un ragazzo con romantiche fantasie; era più vecchio e saggio, per non dire ferito e cinico, diffidente nei confronti delle donne. E benché quel viso gli risultasse familiare in modo toccante, non sapeva che tipo di donna fosse in realtà.
Mentre la osservava chiacchierare con Jenkins, un giovane le si avvicinò e la condusse sulla pista da ballo, dove furono subito inghiottiti dalla folla.
Michael, pensieroso, si passò le dita sul mento. Gli sarebbe piaciuto conoscerla, ma, con tutte le riserve che aveva, non voleva precipitare la situazione.
Stava osservando la pista, quando Paul si materializzò al suo fianco. «Ah, sei ancora qui? Non sapevo quanto avessi intenzione di fermarti.»
«Stavo per andarmene, ma prima volevo scambiare ancora due parole con te.»
«L’hai vista, vero? Che cosa ne pensi?»
«Potrebbe andare bene, ma...»
Con espressione rassegnata, Paul sospirò: «Ma non ne farai niente! Oh, be’, sono affari tuoi. Personalmente penso che sia uno sbaglio lasciarsela sfuggire senza scambiare