Il segreto di San Valentino (eLit): eLit
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Cathy Gillen Thacker
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Anteprima del libro
Il segreto di San Valentino (eLit) - Cathy Gillen Thacker
Immagine di copertina:
svetikd / E+ / Getty Images
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Her Secret Valentine
Harlequin American Romance
© 2005 Cathy Gillen Thacker
Traduzione di Giovanna Cavalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-767-3
1
«Quanto ancora dovrà andare avanti questa situazione tra te e Ashley?» chiese Mac Hart.
Cal si irrigidì. Pensava di essere stato invitato a casa di suo fratello per guardare la partita di football con il resto del clan. Invece, si trattava di una trappola. Prese una manciata di patatine dal tavolo di fronte al divano. «Non capisco che vuoi dire.»
«Allora te lo spieghiamo noi» disse suo cognato Thad, con il consueto senso pratico.
Joe entrò nel dettaglio: «Non è venuta al matrimonio di Thad e Janey ad agosto, né a quello di Fletcher e Lily in ottobre. E nemmeno per quello di Dylan e Hannah a novembre».
Cal si innervosì. Sapevano tutti che Ashley stava terminando la specializzazione in Ostetricia e Ginecologia a Honolulu. «Le sarebbe piaciuto esserci, ma il volo per Raleigh dura minimo dodici ore. Troppo, per fare andata e ritorno in un fine settimana. Non che ne abbia molti liberi, comunque.» Nemmeno lui. Ecco perché, di solito, si incontravano a metà strada, a San Francisco.
Occhiate scettiche. «Non è tornata in Carolina nemmeno per il Ringraziamento, per Natale e per Capodanno» elencò Dylan.
Cal scrollò le spalle. «Era sempre di turno.» Guardò la TV sperando che l’incontro cominciasse al più presto. Così questa conversazione sarebbe finita.
«O si è offerta volontaria?» mormorò Fletcher.
Cal era stato il primo a porsi certe domande. Ma Ashley era sua moglie e sentiva il dovere di difenderla. «Ci siamo visti a novembre a San Francisco. E abbiamo festeggiato tutto insieme.» Un fine settimana appassionato. Dopo, però, si era sentito più solo di prima. E pieno di incertezze sul loro futuro insieme.
Dylan intinse una patatina nella salsa piccante. «E allora quando torna a casa?»
Ecco, appunto. Cal non ne aveva idea. Ashley non voleva parlarne. «Presto» buttò lì.
Thad lo fissò pensieroso. «Mi sembrava che la specializzazione finisse a dicembre.»
La birra gli andò quasi di traverso. «Poi però ha dato gli esami orali e scritto la tesi. Il suo ultimo turno in ospedale sarà il quindici gennaio.» Di lì a un paio di giorni.
Fletcher afferrò un’ala di pollo fritto. «Dunque subito dopo tornerà da te.»
Quello almeno era il programma, quando Ashley era partita, due anni e mezzo prima, per completare gli studi in Medicina alle Hawaii. Ora non ne era più tanto sicuro. «Sta cercando un lavoro.»
«Qui, in Nord Carolina, vero?» Di nuovo Joe.
Era ciò che sperava Cal, che doveva lavorare al Medical Center di Holly Springs per altri diciotto mesi.
«Se fosse mia moglie...» cominciò Mac.
«Buffo» lo interruppe Cal, che cominciava a esaurire la pazienza. «Dato che non sei sposato.»
«Se dipendesse da me» continuò lui, ignorando il suo sguardo torvo, «prenderei il primo volo per Honolulu, me la caricherei su una spalla e la porterei a casa.» Forse questo atteggiamento autoritario gli tornava utile come sceriffo di Holly Springs. Il suo curriculum sentimentale, però, non lo qualificava come esperto in questioni amorose.
«Queste bravate alla John Wayne non funzionerebbero con Ashley.» Mai e poi mai.
«Be’, fai comunque qualcosa» lo incalzò Joe.
Tutti gli sguardi si fissarono su di lui. Cal restò in attesa, intuendo dal loro silenzio che c’era dell’altro. Fu ancora Joe a prendere la parola: «Le donne della famiglia sono in agitazione. Siete sposati da quasi tre anni, eppure per la maggior parte del tempo tu e Ashley avete vissuto separati».
«E allora?»
«Sono stanche di vederti così infelice» proseguì Dylan. «Vi concederanno fino a San Valentino...»
Il loro anniversario di matrimonio.
«... per sistemare le cose.»
«Altrimenti?»
Fletcher si fece serio. «Interverranno loro.»
«Vestita così sembri un’orfanella.»
La voce bassa e sexy, con leggero accento del sud, riecheggiò nella stanza dell’ospedale Honolulu General. Ashley si voltò e vide suo marito sulla soglia. La gioia la travolse mentre lo divorava con lo sguardo.
Cal indossava una camicia a disegni tropicali che esaltava il torace muscoloso e le spalle larghe. I pantaloni dal taglio sportivo sottolineavano la vita asciutta e le gambe lunghe e possenti. I capelli biondo cenere erano tagliati corti, la carnagione dorata. Un accenno di barba velava la tipica mascella squadrata degli Hart. Presi da soli, i suoi lineamenti non erano particolarmente belli. Il naso conservava la cicatrice di un incidente sportivo. Le sopracciglia erano così chiare che quasi non si vedevano e il suo labbro superiore, volendo proprio trovargli un difetto, era troppo sottile. Eppure, nell’insieme, quegli occhi grigio ghiaccio e quei lineamenti imperfetti lo rendevano irresistibile. Per non parlare, pensò Ashley, di come si muoveva, un concentrato di potenza maschile che aspettava solo di essere liberata. O di come la guardava, rivelando che non vedeva l’ora di prenderla e portarla nel suo letto.
«Cal.» Ashley lo fissò incredula.
«Bene, è già qualcosa, almeno ricordi come mi chiamo» le disse con un sorriso irriverente.
Dietro l’ironia però trapelava una nota sofferta. Strano, Cal raramente lasciava intravedere quel che c’era nella sua mente e nel suo cuore. Ashley sentì un improvviso groppo in gola. Con il suo metro e sessantadue doveva alzare la testa per guardarlo in viso.
«Che ci fai qui?» chiese, domandandosi se la sua prestanza virile e il suo metro e ottantasette avrebbero mai smesso di farla sentire piccola. «Pensavo...»
Carl inarcò le sopracciglia bionde. «Che avrei aspettato un tuo segnale, per venirti a prendere?»
Era abbastanza vicino perché Ashley potesse sentire il profumo della sua colonia. Per tentare di mascherare l’ansia che stava montando in lei, riprese a svuotare l’armadietto con gesti misurati. «Non ne abbiamo mai parlato.» Avrebbe voluto prepararsi a questo confronto difficile. Per sapere esattamente cosa dire.
Cal si avvicinò. «Esatto. Eppure il tuo ultimo turno in ospedale era oggi.»
Ashley fece un lungo respiro. «Che ti prende?» Teneva il giaccone impermeabile davanti a sé, come uno scudo.
Cal lo lanciò nello scatolone. «In che senso?»
Con le pulsazioni accelerate, Ashley si inginocchiò a raccogliere dei libri. «Di solito sei tollerante su certe cose.» Quel giorno non lo sembrava affatto.
Gli occhi di Cal lampeggiarono come quelli di un predatore. Posò il palmo della mano sull’armadietto accanto, e si chinò su di lei. «Forse questo è il mio problema, Ash. Sono troppo disposto ad aspettare e non altrettanto a prendermi ciò che voglio.»
Santo cielo. «E sarebbe?»
Cal la attirò contro di sé. «Questo, per cominciare» dichiarò, mentre le sue labbra volitive andavano a impadronirsi di quelle di sua moglie.
Il primo loro bacio dopo una lunga separazione era sempre carico di sentimenti e di passione. E questo, notò Ashley, non faceva eccezione. Stretta tra le sue braccia si sentì a casa.
Si era innamorata di Cal dal primo momento, appena entrata al college di Wake Forest. Forse perché aveva quattro anni più di lei e già studiava Medicina, l’aveva subito conquistata con la sicurezza e il fascino sexy da uomo del Sud. Ashley con lui si sentiva al sicuro. Desiderata. Completamente donna.
Solo se erano lontani la assalivano i dubbi. Quando però la baciava così, svanivano di colpo.
Sarebbero potuti andare avanti all’infinito, l’uno tra le braccia dell’altra, se non fosse stato per lo scricchiolio di una porta che si apriva alle loro spalle, seguito da un leggero colpo di tosse e da una risata.
«Non c’è bisogno che vi chieda cosa state facendo» osservò l’infermiera del reparto maternità.
Cal si staccò controvoglia. «Stiamo festeggiando» disse, pronto a ricominciare.
«Allora Ashley deve averle detto dell’offerta di lavoro a Maui! Non è un’occasione favolosa?»
Il silenzio cadde tra loro. L’espressione di Cal si incupì. E, a seguire, pure quella di Ashley e dell’infermiera, che saggiamente si avviò alla porta. «Ehm... farò in modo che nessuno vi disturbi.»
Cal restò immobile, sentendosi tagliato fuori dalla vita di Ashley. Cosa che spesso capitava a lei. Il senso di colpa si risvegliò. Come al solito, qualunque cosa facesse, sembrava non andare bene. Se avesse rinunciato a quell’opportunità, avrebbe deluso i suoi genitori, la dottoressa Connelly e i colleghi. Cal non sarebbe stato contento in ogni caso. Si aspettava che Ashley ottenesse il suo stesso successo nel lavoro, ma pretendeva che le esigenze della professione non interferissero con la loro vita privata. E visto che lei era un’ostetrica e lui un chirurgo ortopedico, e che entrambi potevano essere chiamati in ogni momento per un’emergenza, era davvero difficile. Cal stava ancora aspettando una spiegazione. «Te lo avrei detto.»
Lui la studiò, gli occhi grigi distanti e severi. «Ne deduco che non hai ancora rifiutato il posto.»
Se almeno avesse avuto indosso un vestito carino, anziché il camice e i pantaloni di cotone azzurro e le scarpe da ginnastica. Si sarebbe sentita più sicura. Raccolse i capelli con un fermaglio. «L’ho saputo solo la scorsa settimana.»
Un misto di rabbia e delusione lampeggiò brevemente negli occhi di Cal. «Ci sono i telefoni.»
«Pensavo fosse meglio discuterne di persona.»
Lui la fissò con crescente sgomento. «Non puoi seriamente pensare di accettare.»
Ashley esitò. «Non ho ancora deciso.»
Cal annuì e non disse altro. La aiutò a impacchettare il resto delle sue cose. Poi salirono in auto, diretti all’appartamento di Ashley, affacciato sulla spiaggia di Waikiki. Il monolocale era spoglio come il giorno in cui ci era entrata, due anni e mezzo prima. Più che altro ci tornava a farsi la doccia e dormire. La maggior parte del tempo lo passava in ospedale.
C’erano scatoloni per i vestiti e libri ammucchiati contro la parete. Una pila di posta sul tavolino. Di solito le sembrava freddo e vuoto. Con Cal accanto, diventò d’un tratto troppo piccolo. Soffocante.
«Non intendi chiedermi niente dell’incarico che mi è stato offerto?» gli chiese.
Cal posò la sacca da viaggio. «Prima vorrei fare un bagno. Possiamo parlarne a cena?»
Se dovevano litigare, lei preferiva farlo subito.
«Per le brutte notizie preferisco aspettare» la prevenne Cal. Gli squillò il cellulare. Guardò chi era e glielo lanciò. «Senti tu cosa vuole Mac, ti spiace?»
Poi prese il costume dal borsone e scomparve in bagno. Mentre Ashley cercava di capire come funzionava la tastiera, la chiamata diventò un messaggio in segreteria. Lo ascoltò usando la password di Cal.
«Allora?» chiese lui gettando camicia e pantaloni sul divano. «Che voleva mio fratello?»
Nonostante l’irritazione, Ashley non poté non ammirare il fisico muscoloso e abbronzato. «Il messaggio era dei tuoi quattro fratelli e di tuo cognato.»
«Continua.»
Con piacere, pensò Ashley. «Mac ti ricorda che una donna apprezza la forza in un uomo
. Fletcher invece dice che non c’è niente di più seducente che far ridere qualcuno
.» Come se Cal avesse mai avuto bisogno di aiuto per trascinarla nel suo letto! «Dylan