Prigioniera di un milionario
Di Kay Thorpe
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Kay Thorpe
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Anteprima del libro
Prigioniera di un milionario - Kay Thorpe
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bought By a Billionaire
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2005 Kay Thorpe
Traduzione di Maria Elena Vaccarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-935-0
Frontespizio. «Prigioniera di un milionario» di Thorpe Kay1
Perlomeno, non si era rifiutato di riceverla, anche se doveva conoscere il motivo della sua visita. Sentendo addosso gli sguardi degli impiegati, Leonie cercò di mostrarsi indifferente. Dubitava che fossero a conoscenza dei fatti, anche se l’assenza di suo padre e l’arrivo di Vidal avevano sicuramente suscitato qualche illazione.
L’uomo che uscì da quello che era stato l’ufficio di suo padre aveva l’aria contrariata. Evitò di guardarla, e Leonie non poté biasimarlo. Sperava soltanto che non essersi accorto di quello che stava succedendo non gli fosse costato il posto.
Leonie era sulle spine mentre aspettava di essere chiamata, temendo il momento del confronto. Erano trascorsi due anni dall’ultima volta che aveva visto colui al quale era venuta a chiedere indulgenza verso il padre, due anni da quando gli aveva detto chiaro e tondo che non l’avrebbe sposato nemmeno se fosse stato l’ultimo uomo sulla terra. Probabilmente non l’avrebbe nemmeno ascoltata, ma doveva tentare.
Quando l’interfono suonò, la segretaria, una donna che Leonie non conosceva, la guardò con curiosità. «Adesso può entrare» annunciò.
Leonie si alzò in piedi, facendosi coraggio. Quasi certamente Vidal l’avrebbe liquidata nel giro di pochi minuti, e ne avrebbe avuto ogni diritto.
L’ufficio, vasto e luminoso, guardava sul fiume. Appoggiato con noncuranza al davanzale, con un completo grigio dal taglio impeccabile, Vidal Parella dos Santos la osservò a lungo in silenzio, con espressione imperscrutabile.
«Non sei cambiata affatto» osservò in un ottimo inglese di Cambridge. Poi le indicò la sedia di fronte alla scrivania. «Accomodati.»
«Preferirei restare in piedi, grazie» rispose Leonie, inspirando profondamente per cercare di calmarsi. «È superfluo che ti dica quello che provo per il comportamento di mio padre. Ha abusato della tua fiducia, e merita di pagarne il prezzo.»
«Ma?» la sollecitò Vidal, vedendola esitare.
«Ma la prigione lo ucciderebbe.»
Vidal inarcò sardonicamente un sopracciglio scuro. «Allora che cosa suggerisci? Che gli permetta di passarla liscia, nonostante si sia reso colpevole di appropriazione indebita?»
«Ti chiedo solo di concedergli un po’ di tempo per cercare di rimediare. Potrà restituire quello che ti deve ipotecando la casa.»
«E come, senza un lavoro?» Di fronte al silenzio di Leonie, Vidal abbozzò un sorriso quasi divertito. «Non ti aspetterai che lo riassuma, vero?»
«Non troverà mai un altro lavoro se gli farai causa» spiegò Leonie. «Di conseguenza, non potrà restituire il maltolto. Naturalmente, dovrebbe avere una mansione meno importante.»
«Vuoi dire una mansione che non gli consenta più di falsificare i conti?»
Leonie si controllò. «Sarebbe più ragionevole che mandarlo in prigione, no?»
Vidal scrutò il bel viso di Leonie, incorniciato dai lunghi capelli biondo rame, poi il suo sguardo la percorse lentamente da capo a piedi. Lei sollevò il mento, guardandolo con gli occhi verdi scintillanti. Nel suo sguardo notò la stessa bramosia che l’aveva tanto irritata in passato. Quell’uomo era abituato a ottenere tutto ciò che voleva. Ricordava l’incredulità con cui Vidal aveva reagito al suo rifiuto di sposarlo, a cui era seguita una fredda collera per le parole offensive che gli aveva gettato in faccia. Era un miracolo che non se la fosse presa già allora con suo padre.
«Ti ha mandata lui a perorare la sua causa?» s’informò Vidal.
Leonie scosse la testa. «È stata una mia idea. Non che voglia trovare delle scuse per il suo comportamento, ma non sopporto l’idea di vederlo finire in prigione. Sono sicura che non ricadrà più nel vizio del gioco.»
Ci fu una lunga pausa. Leonie avrebbe voluto riuscire a capire che cosa passava in quella testa arrogante. Se non l’aveva ancora cacciata, significava che c’era qualche speranza.
«Pensi che tuo padre sia disposto a continuare a lavorare qui?» domandò alla fine Vidal. «Finora soltanto una persona conosce la verità, ma anche se mantenesse il segreto, ci sarebbero comunque illazioni.»
Leonie, che senza rendersene conto aveva trattenuto il fiato, emise un cauto sospiro. «Dovrà rassegnarsi. Fa parte del prezzo da pagare.»
Vidal si raddrizzò in tutta la sua statura. «Devo rifletterci. Ti darò la risposta stasera. Nella mia suite.» Quando lei cercò di protestare, scosse la testa, con una luce dura negli occhi. «Otto in punto. A meno che tu non preferisca risolvere adesso la questione.»
Leonie sapeva esattamente che cosa intendeva, ma sarebbe stato inutile implorarlo. Se voleva raggiungere il proprio scopo, anche lei doveva pagare un prezzo.
«Immagino che me lo sarei dovuto aspettare» ribatté, senza cercare di nascondere la propria avversione.
L’espressione di Vidal era implacabile. «Credo di aver diritto a un compenso. In ogni caso, sta a te la scelta.»
Leonie si voltò e, senza aggiungere altro, lasciò l’ufficio. Raggiunse l’ascensore e premette il pulsante, lieta che fosse vuoto quando arrivò. Non avrebbe sopportato di affrontare un mare di facce.
Di una cosa era certa: quella sera non ci sarebbe stata nessuna proposta di matrimonio. Vidal avrebbe cercato di umiliarla, come lei l’aveva umiliato due anni addietro, e il solo modo di raggiungere lo scopo sarebbe stato costringerla a cedergli. Rabbrividì a quel pensiero. Ma se fosse servito a salvare il padre, si sarebbe rassegnata.
Pioveva quando uscì in strada. Non avendo l’ombrello e non volendo rovinare le scarpe di camoscio beige, cercò rifugio in un caffè vicino. I tavoli erano quasi tutti occupati, poiché altri avevano avuto la sua stessa idea, ma trovò un posto accanto alla vetrata e restò a guardare fuori mentre pensava all’uomo che aveva appena lasciato.
A trentacinque anni, Vidal Parella dos Santos era uno dei più importanti industriali europei ed era considerato una specie di fenomeno. Di famiglia aristocratica, avrebbe potuto vivere nell’ozio. Leonie l’aveva incontrato la prima volta alcune settimane dopo che il padre era diventato ragioniere capo della società londinese.
Doveva ammettere di essere stata attratta da lui all’inizio, ma ben presto la sua presunzione di poter avere qualunque donna volesse soltanto schioccando le dita l’aveva infastidita. Era stato uno shock quando, al suo rifiuto di andare a letto con lui, Vidal aveva reagito con una proposta di matrimonio. Ma non si era illusa. Vidal bramava soltanto il suo corpo. Una volta che si fosse stancato di lei, l’avrebbe scaricata, come aveva fatto con tutte le altre donne.
Suo padre non sapeva niente di quella proposta. Dalla morte della madre, quattro anni addietro, non si era interessato ad altro che al lavoro... o almeno era quello che Leonie aveva creduto. Non sapeva esattamente da quanto avesse avuto il vizio del gioco. Abbastanza, in ogni caso, da sperperare più di ottantamila sterline del denaro della società.
Leonie giurò che gli avrebbe evitato a tutti i costi la prigione. Vidal avrebbe ottenuto quello che voleva, sempre che non decidesse di rimangiarsi la parola. Anche se ne dubitava. Quali che fossero i suoi difetti, era conosciuto come un uomo di parola.
Erano le quattro passate quando Leonie arrivò nella casa di Northwood Hills, che condivideva ancora con il padre. A ventisei anni, e con un discreto stipendio, si sarebbe potuta permettere un appartamento tutto suo, ma non se la sentiva di lasciarlo da solo in quella casa.
Stuart Baxter era seduto alla scrivania del suo studio. Alzò la testa, vedendola entrare, e le rivolse uno sguardo spento. «Non ho ancora avuto notizie» dichiarò debolmente. «Mi aspetto da un momento all’altro l’arrivo della polizia.»
«Può darsi che non si giunga a questo.» Leonie si sforzò di mostrarsi ottimista. «Sono stata a trovare Vidal. Certo, non è al settimo cielo, ma c’è la possibilità che rinunci a un’azione legale, e perfino che non ti licenzi, se ti impegnerai a restituirgli il denaro che gli hai sottratto, naturalmente.»
Stuart la fissò a lungo in silenzio, mentre il suo viso mutava espressione. «Come diavolo ci sei riuscita?» domandò alla fine. «Lo conosci appena.»
Leonie incrociò le dita dietro la schiena. «Ho fatto appello al suo buon cuore.»
«Non mi era sembrato così ben disposto quando l’ho visto ieri.» Stuart esitò di nuovo, perplesso. «Che cosa gli hai detto esattamente?»
«Gli ho dato la mia parola che ti saresti tagliato le dita piuttosto di azzardarti a giocare ancora» ribatté Leonie. «È così, vero?»
Stuart abbozzò un sorriso sardonico. «Ho imparato la lezione, credimi! È più di quanto avrei mai potuto sperare.» Scosse la testa, sconcertato. «Immagino che ormai lo sappiano tutti» aggiunse dopo una breve esitazione.
«Solo una persona, a quanto pare, ma ci saranno sicuramente dei pettegolezzi. In ogni caso, è sempre meglio della prigione, no?»
«Sì, certo. Non pensare che non sia grato. È che non riesco ancora a crederlo. Sai quando potrebbe farmi sapere la sua decisione?»
«Probabilmente domani» rispose Leonie, rifiutandosi di prendere in considerazione la possibilità che qualcosa potesse ancora andare storto.
Lasciato il padre alle sue riflessioni, Leonie salì in camera, lieta di poter restare sola un momento. Quella sera doveva essere padrona di sé e concentrata sulla sola cosa che importava: salvare il padre dalla prigione. Più facile a dirsi che a farsi, quando rabbrividiva al solo pensiero di quello che l’aspettava. Ma non aveva scelta, l’orgoglio di Vidal esigeva soddisfazione.
Per quanto lo disprezzasse, non poteva negare di essere attratta da lui. Negli ultimi due anni, i giornali scandalistici avevano collegato il suo nome a quello di parecchie donne, ma nessuna relazione era durata a lungo. Se avesse commesso l’errore di sposarlo, probabilmente Vidal avrebbe piantato anche lei da tempo. La sola differenza era che, volendo, avrebbe potuto chiedergli abbastanza denaro da vivere nel lusso per il resto dei suoi giorni. Qualcuno l’avrebbe definita una sciocca per non aver colto al volo quell’opportunità.
La sola sciocchezza che aveva commesso era stata lasciarsi coinvolgere emotivamente da lui, come se non avesse conosciuto la sua fama di playboy! rifletté mestamente Leonie mentre sceglieva una semplice gonna grigia e una camicetta bianca da indossare quella sera. Niente di seducente per quell’occasione.
Aveva chiamato un taxi per tornare in città. Era costoso, ma non se la sentiva di compiere un altro viaggio in treno. Per ogni evenienza, al padre aveva detto che doveva incontrare una collega e che forse avrebbe trascorso la notte nel suo appartamento.
Scendendo dal taxi di fronte all’hotel di Mayfair, dove Vidal occupava una suite quando si trovava a Londra, Leonie si sentì quasi come una prostituta d’alto bordo. Probabilmente non c’era molta differenza.
Per fortuna conosceva già il numero della suite, così poté evitare di chiederlo alla reception. La suite si trovava all’attico. Si fece coraggio prima di bussare.
Vidal aprì la porta e la osservò con le sopracciglia inarcate mentre lei aspettava