Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Patto col ribelle
Patto col ribelle
Patto col ribelle
E-book167 pagine2 ore

Patto col ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Milionari senza scrupoli 2/3
I soldi non sempre fanno la felicità. Ma di sicuro incutono timore e rispetto.
Finn DeLuca è sempre stato un ribelle. Affascinante e seducente, ha usato tutte le armi a sua disposizione per raggiungere i propri scopi senza mai sentirsi in colpa. Nemmeno quando si è servito del proprio fascino per sedurre un'innocente giovane donna ed è stato beccato mentre tentava di rubare un diamante dal valore inestimabile. Adesso che è uscito di prigione ha un unico scopo: convincere Genevieve Reilly, la donna che ha derubato, a fargli vedere suo figlio e ad accettare la sua folle proposta. Per riuscirci, si servirà dell'eccitante attrazione che ancora arde tra loro.
LinguaItaliano
Data di uscita19 nov 2021
ISBN9788830535268
Patto col ribelle

Leggi altro di Kira Sinclair

Autori correlati

Correlato a Patto col ribelle

Titoli di questa serie (1)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica sui miliardari per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Patto col ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Patto col ribelle - Kira Sinclair

    1

    Tre anni. Ecco per quanto era riuscita a evitare Finn DeLuca. A quanto sembrava la tregua era finita.

    Genevieve Reilly fissò il suo avvocato... in attesa che scoppiasse a ridere. O che le dicesse che era tutto uno scherzo. O che la pizzicasse, così finalmente si sarebbe risvegliata.

    «Almeno il giudice ha riconosciuto la validità del nostro ragionamento sul non concedergli di prendersi Noah da un giorno all'altro.»

    Oh, perché quello era il lato positivo in quell'incubo.

    «Come? Com'è potuto succedere? Mi avevi promesso che non gli avrebbero mai concesso le visite. È un criminale che è stato in prigione, santo cielo.»

    «No.» Lance allungò la mano sul tavolo e gliela posò sul braccio. «Ti avevo detto che non era probabile. In ogni caso sembra che il signor DeLuca abbia conoscenze nelle alte sfere. Anderson Stone ha deposto in suo favore come testimone.»

    «Un altro criminale.»

    «Con milioni di dollari e una campagna mediatica che lo dipinge come un eroe che ha salvato l'amore della sua vita da uno stupratore.»

    «Bella roba. Questo non ha niente a che vedere con Finn. Finn non è un eroe. Anzi, sono convinta che sia il diavolo in persona.»

    Genevieve si sfregò gli occhi doloranti. Si pentiva di aver incontrato Finn DeLuca... però aveva fatto un figlio con lui che adorava. Noah era la cosa più bella della sua vita.

    Noah le aveva dato la forza di fuggire da una vita che la stava lentamente avvelenando. Certo, quella decisione significava che lei e suo figlio avevano dovuto combattere per tutto quello che avevano... tuttavia ne era valsa la pena. Si sarebbe privata di tutto se questo avesse comportato crescere suo figlio in un ambiente sano e felice.

    Lance si strinse nelle spalle. «Che sia una brava persona o meno, è pur sempre il padre di Noah. E a dire il vero ha abbastanza soldi da portare avanti la causa in tribunale a tempo indeterminato.»

    Da un lato lei lo aveva sperato... ma era anche la cosa che l'aveva tenuta sveglia la notte. Finché erano nel bel mezzo di una battaglia legale non sarebbe stata costretta a vederlo. D'altra parte, lei non aveva più accesso a conti correnti sostanziosi, per cui pagare tutti quei soldi per l'avvocato le sarebbe risultato difficile. Be', ce l'avrebbe fatta. In qualche modo.

    Avrebbero potuto ricorrere in appello ma nel frattempo Finn avrebbe avuto diritto alle visite. Il che significava che avrebbe dovuto incontrarlo. Una realtà che aveva sia temuto che sognato.

    Svegliarsi in preda all'eccitazione al ricordo di Finn era una cosa alla quale cercava di non pensare. Non lo voleva. Non se lo sarebbe concesso.

    No, si rifiutava di ammettere che ogni fibra del suo essere voleva rivedere Finn DeLuca.

    Il suo ultimo ricordo di lui non era il massimo.

    Luci blu e rosse che si riflettevano sul piazzale della tenuta del padre di lei. L'espressione fredda e distaccata di Finn mentre un poliziotto gli posava una mano sulla testa e lo faceva sedere sul retro dell'auto di servizio.

    Si era rifiutata di assistere al processo. Non aveva senso. E, grazie al cielo, l'accusa non aveva avuto bisogno della sua testimonianza. Non quando Finn era stato colto in flagrante con in tasca un diamante da quindici milioni di dollari.

    Il diamante di Genevieve. O, per meglio dire, il diamante della sua famiglia. Essere sul punto di perdere quel gioiello per colpa di quel carismatico adulatore l'aveva quasi fatta ripudiare dalla sua famiglia... cosa che lei aveva fatto di tutto per evitare. Era la minaccia che il nonno aveva usato per tenerla in riga fin da quand'era piccola.

    Dopo aver perso i genitori in tenera età il nonno era la sua unica famiglia. Era tutto quello che aveva. Così era cresciuta nel disperato tentativo di compiacerlo. Di non perdere anche lui.

    Chi l'avrebbe detto che dopo l'arresto di Finn sarebbe stata lei ad andarsene? La vita era strana, e ci voleva molta forza d'animo per affrontarla.

    E il pensiero di rivedere Finn le faceva battere forte il cuore. Era bello, dinamico e pericoloso. Era la tentazione fatta persona, e nonostante tutto, non riusciva a odiarlo. Anche se avrebbe dovuto.

    «L'avvocato del signor DeLuca ha detto che puoi scegliere il luogo che preferisci per le visite. Il desiderio del suo cliente è che tu ti senta a tuo agio.»

    Be', non era fantastico? E non era proprio da Finn. L'uomo che ricordava era egoista e concentrato solo su se stesso. Generoso da morire con chi gli stava accanto, ma solo perché aveva un fascino innato, non perché gli importasse degli altri. Anche adesso era convinta che quell'atto di generosità non aveva niente a che vedere con il metterla a suo agio.

    Finn DeLuca voleva qualcosa, qualcosa di più che vedere suo figlio. Solo che non capiva cosa. Ancora.

    Almeno poteva essere sicura che non voleva più usarla per avere accesso alla tenuta dei Reilly. Finn doveva essere al corrente del suo cambio di vita. In effetti gli assegni che teneva sopra al cassettone erano la prova che Finn sapeva che il nonno non la supportava più.

    Come se Finn potesse usare i soldi per rientrare nella sua vita. O in quella di Noah. Non aveva bisogno del suo denaro e non l'avrebbe mai accettato. Forse in futuro Noah non sarebbe andato al college, tuttavia poteva provvedere a suo figlio senza le offerte corrotte di Finn.

    «Genevieve?»

    Cavolo, stava succedendo sul serio. Aveva trascorso gli ultimi due mesi sperando che quel giorno non sarebbe mai arrivato. Si era rifiutata di pensare a quella possibilità. Quindi non era preparata.

    «Digli di venire a casa mia sabato mattina. Alle dieci. Poi decideremo cosa fare. Ma non porterà mio figlio da nessuna parte senza di me. Non finché non sarò sicura che è in grado di occuparsi di lui.»

    «Sono sicuro che il signor DeLuca accetterà tutto quello che vuoi.»

    Era una bugia. Perché se fosse stato così avrebbe rispettato il suo desiderio e sarebbe scomparso dalla sua vita per sempre.

    Finn DeLuca fissò il documento sulla sua scrivania. Teneva i piedi sollevati sul tavolo, accanto alla foto di suo figlio che veniva sospinto su un'altalena al parco.

    Assomigliava al fratello minore di Finn quando aveva la sua età. Prima che andasse tutto a catafascio.

    Gli occhi azzurri del piccolo brillavano per la gioia mentre il vento gli arruffava i capelli biondi e riccioluti. Aveva le guance paffute e rosee, e rideva.

    Non era la prima volta che vedeva quella foto. O la prima volta che si ritrovava a fissarla, perso in un groviglio di emozioni che non sapeva come dipanare.

    Era abituato a pensare solo a se stesso.

    Tuttavia da quando aveva visto per la prima volta una foto di suo figlio – quella scattata all'ospedale quando era appena nato – si era sciolto del tutto.

    No, non era proprio così. Aveva avuto la stessa reazione quando aveva posato per la prima volta lo sguardo sulla madre di Noah. Genevieve... lo spiazzava. Lo attirava come nessun'altra.

    Fece vagare lo sguardo sull'immagine della donna alle spalle di Noah. Aveva le braccia allungate, in attesa che l'altalena tornasse indietro per poterlo spingere ancora. Aveva raccolto i capelli rosso fuoco in uno chignon, ma le ciocche che si erano sciolte le svolazzavano attorno al viso.

    Sapeva che aveva i capelli lunghi... quando decideva di lasciarli sciolti. Però accadeva di rado. Poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui non li aveva raccolti. Ed erano le volte in cui era stato lui a chiederle di scioglierli.

    Ricordava di aver passato le dita tra quelle ciocche morbide. Di averle sparse sul cuscino. Rivedeva l'espressione dolce e stordita nei suoi occhi verdi mentre le accarezzava la pelle nuda.

    Maledizione, doveva controllarsi. Eccitarsi al solo ricordo non l'avrebbe portato da nessuna parte. Anzi, le avrebbe fatto erigere barriere ancora più alte.

    E gli serviva la sua approvazione per poter vedere suo figlio.

    Scosse la testa e infilò la foto sotto al documento.

    «Grazie, amico. Quanto ti devo?»

    Sull'altro lato della scrivania Anderson Stone lo guardò perplesso, turbato da quella domanda.

    «Niente. Sai che farei di tutto per aiutarti. Sono felice che alla fine tu abbia la possibilità di incontrarlo. Sono stati sei lunghi mesi.»

    Vero, eppure alla fine le cose si stavano aggiustando. Finn poteva anche essere incosciente, tuttavia aveva sempre avuto ben chiaro il valore della pazienza.

    Parte di quello che gli era piaciuto di più quando faceva delle rapine era l'attesa e la pianificazione.

    Per non parlare dell'adrenalina.

    Si passò un dito sulle labbra e rivolse all'amico uno sguardo di rimprovero. «Sai, lo scopo di gestire un'attività è fare soldi.»

    «Lo so» concordò Stone.

    «A quanto pare no, visto che conosco gli altri clienti che stai seguendo. Vedi, dovresti essere pagato per quelli che aiuti.»

    «Oh, è così che funziona? Dimmi un po', chi di noi due ha una laurea in economia?»

    Finn rise. «Solo perché non ho un sopravvalutato pezzo di carta con il mio nome scritto sopra non significa che non sappia di cosa sto parlando. E non rende te un esperto.»

    «Non mi sembra che ti sia lamentato delle informazioni che ti ho passato.»

    No, infatti. Finn gli era grato per quello che Stone e Gray, il terzo del gruppo, avevano fatto per lui.

    Chi avrebbe mai pensato che si sarebbero messi in affari insieme? Aprire la Stone Surveillance gli era sembrato strano quando gli amici gli avevano detto che stavano per farlo. Poi ci aveva pensato... e aveva un senso. Avevano entrambi un'indole che li portava ad aiutare il prossimo, a risolvere le cose.

    Forse perché entrambi avevano subìto dei torti.

    Finn, invece, non aveva mai sentito l'esigenza di aiutare nessuno. La gente aveva quello che si meritava. Se erano stupidi, si meritavano di essere calpestati. Così avrebbero imparato la lezione. Per come la vedeva lui, ogni volta che rubava qualcosa di valore stava facendo loro un favore. Evidenziava le falle nei loro sistemi di sicurezza, così avrebbero potuto correggere il problema e prevenire altre perdite.

    Se nel frattempo Finn si fosse impossessato di qualcosa che voleva... tanto meglio.

    La sfida lo animava. Guai a chi sfidava dei sistemi di sicurezza insuperabili.

    «Sai che non vogliamo che ci paghi, Finn. E poi se ti unissi a noi come ti abbiamo chiesto mesi fa saresti comunque un socio.»

    «No, grazie. Ce l'ho un lavoro.»

    Stone rise. «Questo non è un lavoro. Quando è stata l'ultima volta che hai messo piede nella DeLuca Industries

    «Ehm...» Finn guardò il soffitto, riflettendo sulla domanda. «Probabilmente sette anni fa, più o meno per sei o sette mesi.» Sorrise. «È ovvio che non hanno bisogno di me. Sai che rivedevo i bilanci. Vedi, la chiave per fare affari è assumere persone competenti.»

    Stone scosse la testa. Negli ultimi anni avevano toccato l'argomento svariate volte. Stone non capiva il ragionamento di Finn. In fondo lui proveniva da una famiglia che aveva una sua impresa.

    Finn invece aveva deciso da tempo di non voler avere niente a che fare con l'azienda

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1