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Incarico seducente: Harmony Destiny
Incarico seducente: Harmony Destiny
Incarico seducente: Harmony Destiny
E-book144 pagine2 ore

Incarico seducente: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Quando un bacio non può bastare.
Ry Evans, membro del Texas Cattleman's Club, deve tenere d'occhio e proteggere Carrie Whelan, "sorellina" di Trevis. Infatti l'uomo che voleva eliminare l'attuale moglie di Trevis è in libertà e Carrie potrebbe essere in pericolo per un'eventuale vendetta. Ma non è facile starle dietro... e tantomeno resisterle.
Carrie Whelan è dinamica e testarda e sembra essersi messa in testa di voler sedurre Ry. E certo con quel corpo, quegli occhi e quella bocca non deve fare un grande sforzo. Peccato che il suo codice d'onore impedisca a Ry di lasciarsi coinvolgere dalla sorella di un amico.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520868
Incarico seducente: Harmony Destiny
Autore

Cindy Gerard

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Incarico seducente - Cindy Gerard

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Breathless for the Bachelor

    Silhouette Desire

    © 2004 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-086-8

    1

    «Dimmi un’altra volta che sono carina e ti beccherai un calcio negli stinchi.»

    Ryan inarcò un sopracciglio, perplesso, e valutò l’espressione imbronciata di Carrie Whelan, seduta di fronte a lui in un séparé del Royal Diner. Parlava sul serio. Non era soltanto imbronciata; sputava fuoco, alla lettera, un fuoco fiammeggiante come i rossi capelli che le sfioravano le esili spalle, ora rigide per la collera.

    E in quel momento era troppo seria perché lui osasse prenderla in giro. Ma, accidenti, quando aveva quattordici anni era davvero carina. A ventiquattro, tuttavia, era ovvio che le bruciasse che lui, o qualsiasi altro uomo, la considerasse soltanto così.

    Una pura e semplice testardaggine lo spinse a toccare un altro punto che scottava. Ma prima prese qualche precauzione. Schiarendosi la gola, ritrasse le lunghe gambe sotto il sedile di plastica rossa del séparé, in modo che la collerica signorina Whelan non potesse piantargli nel collo del piede il tacco a spillo dei suoi stivaletti griffati.

    «Di nuovo quel periodo del mese, vero, dolcezza?» chiese, con l’indulgenza di un uomo saggio e comprensivo. Quando Carrie emise un suono molto simile a un grugnito, batté le palpebre con aria innocente. «Ho forse detto qualcosa che non va?»

    Lei inclinò la testa di lato e lo studiò come se fosse una gomma americana che gli si era appiccicata alla suola di uno stivale. «Per essere uno che gode fama di saperci fare con le donne, sai esattamente quali sono le cose sbagliate da dire per fare colpo su una signora.»

    Lui non poté trattenersi e si arrese, sorridendo. «Così, adesso saresti una signora, vero?»

    Non era passato molto tempo da quando la piccola Carrie Whelan - la piccola e carina Carrie Whelan, la sorella minore del suo migliore amico, Travis Whelan - aveva dichiarato a tutto il mondo che sarebbe diventata un cowboy, e che soltanto da morta avrebbero potuto vederla indossare qualcosa di diverso dal tipico abbigliamento del cowboy, cappello e stivali compresi.

    Bene, Ryan era in grado di testimoniare che lei era ancora viva e vegeta anche se, da alcuni anni, aveva sostituito il ruvido denim con la seta e i consunti stivali con quelli di morbida pelle di fabbricazione italiana. In quei giorni, ostentava anche cappelli di fogge diverse, di molte fogge diverse, in effetti. Grazie al fondo fiduciario istituito in suo favore da Trav, non era obbligata a lavorare, ma la beniamina della società di Royal, Texas, era sempre impegnata in qualche attività. Se non prestava la sua opera di volontaria al reparto ustionati del Royalty Hospital o alla biblioteca, dedicava molte ore alla settimana a organizzare raccolte di fondi e a spremere soldi a uomini di buon cuore, vecchi e meno vecchi, con portafogli ben imbottiti e solidali con le sue cause, oltre a sbavare per un suo sorriso.

    E sì. Era decisamente viva, pensò di nuovo Ry prima di riuscire a trattenere una fugace occhiata al suo seno generoso e al modo in cui premeva contro la camicetta di seta color avorio.

    Ma era un particolare che lui non avrebbe dovuto notare. Lui non avrebbe dovuto notare niente che fosse anche solo lontanamente sexy o femminile in Carrie.

    Si calò la tesa del cappello sulla fronte. Il problema era che lei aveva ragione su un punto. Non era più carina. Era bella, anzi, fantastica, con quei vivaci occhi castani, il corpo alto e snello e una bocca che invitava a essere baciata.

    Non da lui, naturalmente. Ry non pensava a lei in quel senso. Quanto meno, ci provava.

    Corrugando la fronte, riportò lo sguardo sul suo volto, costringendosi a calarsi di nuovo nel ruolo di vice fratello. «Cosa ti rode, Carrie?»

    L’occhiata che lei gli lanciò avrebbe potuto incendiare un pezzo di ghiaccio. «Sei peggio di Trav» sbottò, bevendo un sorso del suo caffè. «Nessuno di voi due mi prende sul serio.»

    Ry si lasciò andare contro lo schienale, resistendo all’impulso di dimostrarle fino a che punto la prendeva sul serio. Fino a che punto gli sarebbe piaciuto prenderla sul serio, e fino a che punto lei era in grado di confondergli le idee se non avesse impresso la giusta direzione ai propri pensieri.

    «Cos’altro ha fatto Trav?» chiese invece.

    «Cosa fa sempre? Mi tratta come una bambina.»

    «Ti vuole bene» replicò Ry, e notò che la schiena di Carrie perdeva un po’ della sua rigidità.

    Lei lo guardò con quei suoi occhi color nocciola che gli richiamavano alla mente gli sbuffi di fumo di un fuoco morente.

    «Tu cosa ci fai qui?» gli chiese di punto in bianco, e con una curiosità così sincera che Ry tornò di colpo serio.

    «Bene, se la memoria non mi inganna» replicò con cautela, perché non voleva che lei scoprisse che, su richiesta di Trav, da poco più di una settimana le stava costantemente alle costole, «ti ho telefonato per sapere come stavi e tu mi hai risposto che era stata una lunga giornata, che volevi rilassarti e mi hai chiesto di incontrati qui per bere insieme una tazza di caffè.»

    Lei stava già scuotendo la testa. «No, non intendevo cosa ci fai qui al Royal Diner. Volevo dire, cosa ci facciamo noi qui... tu e io? Guardaci. È sabato sera, accidenti. Perché non siamo in giro con i nostri rispettivi partner a bere champagne o, nel tuo caso, la tua marca di birra preferita» aggiunse con un sorriso malizioso. «In attesa di una nottata di sesso sfrenato e...»

    «Ehi, basta così, adesso.» Ry si raddrizzò sul sedile e posò una mano nello spazio vuoto tra loro due.

    Quando Carrie tacque, si passò quella stessa mano sulla mascella e si risistemò il cappello. Quello era un terreno che non aveva nessuna intenzione di perlustrare. «Non credo di voler discutere la mia vita amorosa con te.»

    «Lasciando perdere che non vuoi discutere la mia vita amorosa.»

    Già, anche quello, pensò Ry con aria cupa. Il suo coinvolgimento con Carrie si limitava a tenerla d’occhio per proteggerla dal pericolo che tuttora minacciava Natalie Perez, la fidanzata di Trav. Non riusciva ancora a credere di aver accettato di farle da guardia del corpo. Così come non riusciva a credere che stessero facendo quella conversazione.

    «Non ho sentito niente» dichiarò con fermezza. «Non ho sentito niente a proposito di una tua vita amorosa. Perché in caso contrario, dovrei riferire l’informazione a tuo fratello, il quale, probabilmente, si sentirebbe in obbligo di uccidere il messaggero - vale a dire me - prima di venire a cercarti. E che il Signore abbia pietà dell’uomo che osa flirtare con la sorellina di Travis Whelan.»

    Carrie scosse la testa, ridendo senza allegria, e guardò fuori dal vetro unto e sporco di fumo della finestra del locale. «Respira pure liberamente, grand’uomo. È escluso che lui possa uccidere qualcuno in un futuro prossimo. Perché? Perché io non ho una vita amorosa, ecco perché. Ed è questo che mi rode

    Ryan sentì una piccola goccia di sudore formarglisi sulla fronte, sotto la tesa del cappello. La conversazione gli stava sfuggendo di mano. «Non voglio sentire parlare neanche di questo.»

    Ignorando le sue acrobazie, Carrie lo fissò negli occhi con un’espressione così seria e supplichevole che lui non riuscì a distogliere lo sguardo. «Hai idea, hai anche soltanto una pallida idea» ripeté Carrie per maggiore enfasi, «di cosa significhi avere ventiquattro anni ed essere ancora vergine?»

    Vergine? Oh, cielo.

    «Perché non lo dici a voce un po’ più alta?» sbottò Ryan, ricorrendo all’irritazione per mascherare l’improvviso e assurdo senso di euforia provocato da quella rivelazione. «Non credo che Manny Hernandez ti abbia sentita, in cucina.»

    Carrie si appoggiò allo schienale e sbuffò, disgustata. «È probabile che a Manny piacerebbe farsi un giro con me.»

    Ry sbuffò a sua volta. «A Manny piacerebbe fare un giro con chiunque indossi una gonna.» Manny Hernandez, cuoco part-time del Royal Diner e istruttore atletico part-time, era un famoso sciupafemmine. «E, comunque, che modo è questo di esprimersi per una ragazza per bene?»

    «Ah!» Carrie puntò un dito accusatore, da donna diffamata. «Vedi? È questo il problema. Forse io non sono una ragazza per bene. Forse sono una bomba del sesso e faccio impazzire gli uomini con le mie torride arti seduttrici...»

    «No.» Ryan la interruppe di nuovo. «Oh, noooo. Non ho sentito niente.»

    «Cosa ti succede, Ry? Ti sto forse innervosendo un po’?»

    Già. Era nervoso, e si pentiva di aver cominciato a punzecchiarla. Era lei che avrebbe dovuto sentirsi a disagio, non lui.

    «Sono abbastanza nervoso da metterti a pancia sotto sulle ginocchia e sculacciarti di santa ragione» l’ammonì nel tentativo di ritrovare l’equilibrio.

    Carrie socchiuse gli occhi con un’espressione impudente da ragazzina cattiva, e si passò la punta della lingua sulla curva piena del labbro superiore. «Oh, questo sa tanto di... depravazione.»

    Ry sentì il cuore che gli batteva forte nel petto. «Carrie, ti avverto. Continua così e io ti...»

    «Tu cosa? Spiffererai tutto a mio fratello? Mi porterai a casa e mi legherai al letto? Idea che, tra parentesi, mi sembra alquanto intrigante» concluse Carrie, alzando di nuovo la voce.

    Ry la implorò con gli occhi di abbassarla prima che gli altri avventori potessero udirla, lottando al tempo stesso contro una vivida immagine mentale di lei nuda, distesa a braccia larghe sul suo letto, con i polsi legati alla testata di ottone con sciarpe di seta.

    «Suvvia» borbottò, sentendosi disorientato come un gatto dalla lunga coda in una stanza piena di sedie a dondolo. «Ora ce ne andiamo.»

    «Ce ne andiamo? Oh, non penso proprio.»

    Con un’espressione infuriata e, cosa più inquietante, anche un po’ offesa, Carrie fece girare lo sguardo intorno nel locale, prima di posarlo sul séparé nell’angolo. Nei suoi occhi si accese una luce astuta e decisa mentre frugava nella borsetta.

    «Va’ pure, Ry, ma io resto qui perché intendo presentarmi al tizio che è appena arrivato in città. Forse lui vedrà in

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