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Orgoglio e attrazione (eLit): eLit
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E-book161 pagine2 ore

Orgoglio e attrazione (eLit): eLit

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Info su questo ebook

La saga dei Worth 2
Clayton Worth è un uomo orgoglioso e ama la sua terra come nessun altro. Credeva di aver trovato uno spirito affine e, spinto dal fuoco del desiderio che bruciava in lui indomabile, aveva sposato la sensuale Trish Fontaine. Ma dopo poco tempo la separazione si era dimostrata inevitabile: lei era bella più della sua terra, ma imprevedibile come un cavallo selvaggio, impossibile da catturare. E Clay l'aveva lasciata andare. Ora Trish è tornata per mettere la parola fine al loro matrimonio, ma basta uno sguardo per risvegliare in entrambi una bramosia che sembrava svanita per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2021
ISBN9788830525788
Orgoglio e attrazione (eLit): eLit
Autore

Charlene Sands

Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.

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    Anteprima del libro

    Orgoglio e attrazione (eLit) - Charlene Sands

    Copertina. «Orgoglio e attrazione» di Sands Charlene

    Immagine di copertina:

    stevecoleimages / E+ / Getty Images

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Cowboy’s Pride

    Harlequin Desire

    © 2011 Charlene Swink

    Traduzione di Roberta Canovi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-578-8

    Frontespizio. «Orgoglio e attrazione» di Sands Charlene

    1

    Sopra al ranch Worth, il cielo dell’Arizona era di un azzurro terso, senza nuvole, l’aria limpida al punto da lasciar scorgere in lontananza un taxi giallo che procedeva lungo la strada; una nuvoletta di polvere rossa sembrava inseguire il veicolo, prima di tornare a posarsi al suolo.

    «Pare che tua moglie sia finalmente arrivata» osservò Wes.

    Clayton Worth seguì la direzione del suo sguardo e fece un cenno col capo. Non c’era bisogno di ribadire che Trisha Fontaine non sarebbe stata sua moglie ancora per molto: tutti a Red Ridge sapevano che il loro matrimonio era finito.

    «Tappati le orecchie, Wes.» Clay sfilò i guanti da lavoro e inspirò a fondo. Non avrebbe dovuto importargli così tanto che in quell’occasione Trish fosse in ritardo – di tre giorni; era da quasi un anno che non la vedeva. «Stanno per cominciare i fuochi d’artificio.»

    Wes Malloy gli rivolse un mezzo sorriso. «Rompere con qualcuno non è mai facile, Clay.»

    Ai tempi, Malloy era stato il braccio destro del padre di Clay, l’aveva aiutato a costruire il suo impero nel campo dell’allevamento di bestiame. Per Rory Worth nulla contava di più della famiglia e del ranch, e le due cose andavano a braccetto. Il suo ultimo desiderio, in punto di morte, era stato che Clay prendesse le redini del ranch Worth e avesse dei figli per perpetuare l’eredità della famiglia.

    Ma Clay non era stato in grado di mantenere la promessa fatta al padre.

    Non solo Trish si era rifiutata di dargli dei figli, ma lo aveva accusato di averla tradita. E quelle accuse avevano provocato una brutta frattura; quando se n’era andata di casa, era stata l’ultima goccia. Anche se aveva nutrito ancora qualche dubbio riguardo il divorzio, era svanito quando aveva ascoltato il messaggio che Trish gli aveva lasciato in segreteria tre giorni prima: aveva avuto un imprevisto e non sarebbe arrivata in tempo per l’inaugurazione di Penny’s Song.

    Un imprevisto!

    Avrebbe dovuto essere presente. Nonostante la lunga separazione, l’opera di beneficenza che l’aveva aiutato a progettare per i bambini convalescenti avrebbe dovuto significare qualcosa, per lei. Clay non avrebbe mai pensato che potesse mancare.

    Si era sbagliato.

    Infilati i guanti nelle tasche posteriori dei Wrangler, si incamminò a passi volutamente lenti verso il taxi che si avvicinava. Osservò Trish uscire dalla portiera posteriore, distendendo le gambe per mettersi in piedi. Il petto costretto, Clay respirò a fatica al ricordo del loro primo incontro, la prima volta che aveva visto quelle splendide gambe lunghe un chilometro, dietro le quinte di un elegante evento a Nashville. Il suo status di star del country aveva sempre attirato importanti donatori agli eventi di beneficenza.

    Si erano scontrati per caso, lei aveva perso l’equilibrio e lui l’aveva afferrata appena prima che finisse per terra. Aveva sentito uno strappo e l’abito troppo stretto si era aperto lungo la cucitura fino alla coscia. Nella luce fioca, la pelle di Trish gli aveva offerto un dolce riflesso dorato e, in quel preciso momento, a Clay era successo qualcosa di grosso. Prima ancora di rimetterla in piedi l’aveva invitata a cena. Lei aveva rifiutato, ma con un sorriso, e gli aveva porto il proprio bigliettino da visita in modo che potesse fare in modo di rimborsarle il vestito rovinato.

    Diavolo, Clay non aveva mai saputo resistere a una sfida, né a una bella donna.

    Ma tutto ciò era ormai nel passato.

    «Trish.» Si fermò a pochi passi da lei.

    «Ciao, Clay» lo salutò lei con dolcezza.

    Turbato dal suono armonioso della sua voce, Clay si fece forza; lo sorprendeva il fatto che avesse ancora un tale effetto su di lui. I sospiri e i gemiti di Trish gli avevano sempre accesso un fuoco nelle vene – e quello non era cambiato. Con occhio esperto, la studiò da capo a piedi.

    Metà della camicetta bianca era fuoriuscita dalla cintola della gonna a righe, e penzolava su un lato, annodata in qualche modo. La stessa camicetta era stropicciata per il viaggio, macchiata da qualche cibo misterioso, e sembrava avere visto giorni migliori. Lunghe ciocche di capelli del colore del miele si erano ribellate all’elastico di velluto che avrebbe voluto costringerle in una coda di cavallo. Sul mento si notavano sbavature del rossetto rosso-ciliegia.

    A farla breve, Trisha Fontaine Worth, quella che presto sarebbe stata la sua ex moglie, era uno splendido disastro.

    Lei notò la sua aria confusa. «Lo so, non dirlo. Sembro una preda portata in casa dal gatto.»

    Clay fu abbastanza saggio da non commentare. «Pessimo viaggio?»

    «Pessimo tutto, di recente» ribatté lei scrollando le spalle, quindi si chinò verso l’interno dell’abitacolo per parlare al tassista.

    Quando tornò a fronteggiarlo, il tono stanco della sua voce sembrava quasi di scusa. «Mi sono persa l’inaugurazione di Penny’s Song. Ho cercato di raggiungerti, più di una volta, ma... bè, non volevo spiegare alla tua segreteria telefonica.»

    Clay era furioso con lei per una mezza dozzina di motivi, tuttavia in quel momento, più che altro, era incuriosito. Che cosa diavolo le era successo? Non l’aveva mai vista così... trasandata. Cos’era capitato alla donna capace, organizzata e modaiola che gli aveva rubato il cuore tre anni prima?

    «Non avrei mai pensato che te la perdessi, Trish.» Si erano feriti a vicenda, dando adito a grandi frustrazioni da entrambe le parti, ma quel progetto era sempre stato al di sopra delle parti, al di sopra dei loro problemi personali.

    «Neanch’io, e credimi, ho cercato di...»

    Clay sentì un lieve guaito provenire dall’interno del taxi, e il suono lo fece bloccare. «Che cos’è? Non mi dire che hai preso un cane.»

    Spalancando gli occhi, lei si voltò talmente in fretta che lui quasi neanche se ne accorse. «Oh! È la bambina, si sta svegliando.»

    La bambina?

    Ma a quel punto, Trish si era già infilata nel vano posteriore della macchina e, quando riemerse, reggeva tra le braccia un fagotto avvolto in una coperta rosa pallido. Dondolando i fianchi, procedette con cautela, cullando la creaturina con un dolce sorriso. Clay notò che il suo atteggiamento era cambiato radicalmente l’attimo che aveva preso la bimba tra le braccia. «Va tutto bene, tesoro. È tutto okay.» Rivolse una rapida occhiata a Clay. «Si è addormentata sul sedile» offrì quindi a mo’ di spiegazione.

    Clay si fece avanti, sbirciando tra le pieghe della coperta, notando i capelli color miele e gli occhi azzurri della stessa tonalità di quelli di Trish. Cominciò a pulsargli una vena sul mento. Non sapeva molto di bambini, ma era evidente che quello avesse almeno quattro mesi. Trish se n’era andata un anno prima. Non ci volle molto a fare i conti.

    Il cuore gli sobbalzò contro la gabbia toracica. «Di chi è?»

    Sollevando lo sguardo di scatto, lei cominciò a scuotere il capo. «Oh no, Clay... Non è come pensi. Non è tua figlia.»

    Clay sbatté le palpebre e barcollò all’indietro. L’implicazione di quella risposta era lampante, e fu un pugno allo stomaco. Cercò di inspirare a fondo per tenere a freno la collera crescente.

    Clay era stato nella scena musicale per sedici anni, e per tutto quel tempo le donne gli si erano riversate addosso ogni giorno. Aveva dovuto tenere a bada dozzine e dozzine di fan disposte a tutto. C’erano sempre numerosi pettegolezzi sulla sua vita privata, ma dopo aver conosciuto Trish, aveva chiarito pubblicamente di essere impegnato e di non avere alcuna intenzione di cambiare le cose. Non l’aveva mai tradita. Né ai tempi delle tournée, né quando si era ritirato al ranch. Persino durante la separazione le era stato fedele.

    E dannazione, si era aspettato lo stesso da lei. «Ma è tua?»

    Trish annuì, rivolgendogli un’espressione di puro rimpianto. «Sì, è mia.»

    Si lasciò sfuggire una serie di imprecazioni che avrebbe scioccato i suoi compagni di poker. Non avrebbe saputo dire quale eventualità fosse più snervante: che la bambina fosse sua, e lei gli avesse tenuto nascosta la sua esistenza, o che non fosse sua, il che significava che lei l’aveva tradito.

    «Sei rimasta incinta?»

    Ma Trish impallidì e gli occhi le si riempirono di dolore. «No, Clay. Non sono rimasta incinta.» Reagì come se la sola idea fosse assurda e lui fosse un farabutto ad averla pensata. Quando riprese, la sua voce tremava per l’indignazione. «Non... non c’è stato nessun altro.»

    La sua candida confessione gli dimezzò la collera. Strinse gli occhi, ricordando che, se c’era una cosa che si poteva dire della moglie, era che non fosse una bugiarda. Clay le credeva. E fu sopraffatto dal sollievo, pur senza comprendere perché il cuore cominciasse a fare le capriole all’udire quella dichiarazione. Né perché gli sembrasse che gli fosse stato tolto un grosso peso dalle spalle. Non avrebbe dovuto aver voglia di mettersi a ballare perché la moglie da cui era separato non l’aveva tradito.

    Si sollevò il cappello sulla fronte, cercando di capire il senso di tutto ciò. Determinato a ottenere la verità, incrociò le braccia sul petto e la scrutò intensamente. «Sto ancora aspettando la spiegazione.»

    Trish inspirò a fondo. Il suo sguardo si addolcì quando lo abbassò sulla bambina tra le proprie braccia. «Intendo adottarla.»

    Adottarla?

    Clay sbatté le palpebre e cercò di schiarirsi la mente. Quella che aveva di fronte non era la donna che, durante il loro tempestoso matrimonio, gli aveva detto e ripetuto di non essere pronta per la maternità? La donna che aveva ribadito più volte di avere bisogno di più tempo, finché era parso che l’attesa non avrebbe mai avuto fine? Non era la stessa donna che lo aveva costretto a infrangere la promessa fatta al padre morente?

    «Come?»

    Trish si voltò per far ombra alla piccola e lo guardò da sopra la spalla. «Clay, possiamo andare in casa a parlare? Meggie è irrequieta e sono sicura che non le fa bene stare qui fuori con questo caldo.»

    Di tutto ciò che aveva detto, era la prima cosa che avesse senso. Clay fece un cenno verso la casa. «La porta è aperta. Porta dentro la bambina, io mi occupo del tassista e delle tue cose.»

    «Grazie. Oh, e Clay, ci sono molte cose.» Trish si mordicchiò il labbro inferiore. «Sto imparando che i bambini si portano appresso un bell’armamentario.»

    Trish sentì Clay che parlava col tassista mentre teneva Meggie stretta al petto e si incamminava lungo il vialetto fiancheggiato da aiuole di gigli bianchi e gialli e di giacinti purpurei. Era tutto come ricordava. Circondata dal porticato con il suo parapetto di legno, sul quale si apriva la porta doppia d’ingresso, l’ampia costruzione di due piani incarnava il fascino tipico del vecchio west. La prima volta che Clay l’aveva portata al ranch, era rimasta incantata dalle dimensioni e dallo splendore della terra dei Worth e dalle Red Ridge Mountains che gli facevano da cornice, anche se a farla innamorare era stato l’uomo che alla fine aveva sposato.

    Aveva avuto tutta l’intenzione di dargli dei figli, un giorno. Prima del matrimonio ne avevano discusso perlopiù in termini vaghi, ma poi il padre di Clay era morto e tutt’a un tratto il marito non aveva pensato ad altro che ad avere un bambino.

    Subito.

    L’improvviso cambio di programmi l’aveva spiazzata. A quell’epoca, non si era sentita pronta per la maternità. Per la miseria, non lo era neanche ora: la possibilità di sbagliare in qualcosa di così importante come il crescere un figlio

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