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Il segreto della regina (eLit): eLit
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E-book151 pagine1 ora

Il segreto della regina (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Princes of Petras 2

Nell'istante stesso in cui le lancette dell'orologio segnano l'inizio del nuovo anno, la favola della famiglia reale di Petras sembra finire nel peggiore dei modi. La regina Tabitha, incapace di trascorrere un solo minuto in più al fianco di re Kairos, in un matrimonio che considera ormai privo d'amore, gli chiede il divorzio. Rabbia e tensione sfociano però in travolgente passione, e i due fanno l'amore per quella che pensano essere l'ultima volta. Kairos, nell'estremo tentativo di salvare la loro unione, le propone un accordo: due settimane insieme, sulla sua isola privata, senza alcun freno fisico o emotivo. Se nemmeno quello risolverà i loro problemi, il re accetterà di perdere la sua regina.
LinguaItaliano
Data di uscita2 gen 2019
ISBN9788858996645
Il segreto della regina (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Il segreto della regina (eLit) - Maisey Yates

    978-88-5899-664-5

    1

    Kairos guardò al di là del bar la rossa seduta al bancone, le dita sottili che accarezzavano il bicchiere, lo sguardo fisso su di lui.

    Gli stava sorridendo e l'invito silenzioso era inequivocabile.

    Era bellissima. Sinuosa, sensuale. Emanava una carica erotica travolgente. Non c'era nulla di riservato in lei e lui avrebbe potuto averla, se solo l'avesse voluto.

    Si trovavano alla festa di San Silvestro più esclusiva e riservata di Petras e gli invitati erano stati scelti con cura.

    Non c'erano giornalisti, nessun intruso, nessuna donna in cerca di facili fortune.

    Kairos avrebbe potuto avere quella donna, senza nessuna conseguenza.

    Lei non si sarebbe curata della fede che lui portava al dito.

    Lui stesso non era certo di darle ancora un peso.

    Non aveva più praticamente nessun rapporto con sua moglie, da settimane ormai lei non lo sfiorava neanche più e da mesi gli parlava a monosillabi.

    Da Natale in poi, Tabitha era diventata particolarmente scostante.

    In parte era colpa di Kairos.

    Lei l'aveva udito fare dei commenti sgradevoli riguardo al loro rapporto con suo fratello minore.

    Non che lui avesse detto delle bugie o cose che lei non sapesse già.

    La vita sarebbe stata più semplice se lui avesse potuto possedere quella donna per una notte e scordarsi così dei suoi problemi.

    Ma non la desiderava.

    La pura e semplice verità era quella.

    Il suo corpo non voleva avere nulla a che fare con quella donna, ma ardeva solo per l'algida bellezza bionda di sua moglie Tabitha.

    Lei era l'unica a incendiare le sue fantasie e la sua immaginazione.

    Peccato che quel desiderio non fosse affatto ricambiato.

    La rossa si alzò, attraversò il locale e andò a sederglisi accanto.

    Sorrideva provocante.

    «Siete solo questa sera, Vostra Altezza?»

    Come tutte le sere.

    «Mia moglie era indisposta e non poteva accompagnarmi.»

    La rossa fece una smorfia.

    «Davvero?»

    «È così.»

    Una menzogna.

    Non aveva detto a Tabitha dove si sarebbe recato quella sera.

    In parte aveva voluto stuzzicarla.

    Un tempo non avevano mancato a un evento pubblico. Si erano sempre presentati insieme nelle occasioni mondane.

    Quella sera, lui non se l'era sentita di sostenere quella recita.

    La rossa si sporse, avvolgendolo nella sua nuvola di profumo penetrante e lo riportò di colpo al presente.

    Gli sfiorò l'orecchio con le labbra.

    «So che il padrone di casa ha una camera per gli ospiti che desiderano un po' di privacy.»

    Non c'era alcuna ambiguità in quell'affermazione.

    Era chiara e inequivocabile.

    «Sei sfrontata. Sai che sono sposato.»

    «Vero. Ma circolano delle voci.»

    Lei non proseguì.

    «Ho di meglio da fare che leggere le riviste di pettegolezzi.»

    Kairos non aveva bisogno di apprendere dalla stampa quali erano i problemi che lo affliggevano nella sua relazione matrimoniale.

    Lei rise, una risata sommessa, bassa.

    «Se desiderate una distrazione dalla realtà, io sono disponibile per qualche ora. Possiamo cominciare l'anno nuovo nel migliore dei modi.»

    Una pausa.

    Era una tentazione.

    Non fisica, ma mentale.

    Era quella parte del suo cervello che desiderava poter scuotere Tabitha, che voleva che lei potesse vederlo diversamente, come uomo e non come status symbol. Che lo potesse apprezzare anche se non si era sempre comportato bene, non aveva sempre mantenuto le sue promesse e forse non era stato sempre presente.

    Gli sarebbe piaciuto metterla alla prova, vedere se reagiva in qualche modo.

    Se lui le stava a cuore o se il loro rapporto era definitivamente defunto.

    Non fece nulla. Si alzò, si allontanò dalla donna e dalla tentazione che lei rappresentava.

    «Non stasera, mi dispiace.»

    La rossa si strinse nelle spalle.

    «Sarebbe stato divertente.»

    Divertente.

    Kairos non era certo di cosa volesse dire.

    «Io non mi diverto mai.»

    Non era ancora mezzanotte, eppure lui era pronto per andare via.

    In passato suo fratello Andres sarebbe stato pronto ad accogliere l'offerta di quella donna o di altre.

    Ma Andres era sposato e più che altro era innamorato.

    Kairos non l'avrebbe mai creduto possibile.

    Suo fratello minore completamente dedito a una sola donna.

    Kairos sentiva bruciare lo stomaco e decise di uscire dal locale e di scendere in strada dove lo attendeva la propria auto.

    Una volta accomodatosi, ordinò all'autista di portarlo a palazzo.

    L'auto si infilò nelle stradine strette, puntò fuori città, diretta a palazzo.

    Un altro anno era finito, un altro cominciava e ancora nessun erede.

    Ecco perché aveva ordinato ad Andres di sposarsi.

    Aveva cominciato a prendere seriamente in considerazione l'idea che lui e Tabitha non avrebbero avuto successori.

    Sarebbe toccato ad Andres e Zara garantire la successione al trono.

    Cinque anni di matrimonio e nessun figlio.

    Cinque anni e tutto ciò che aveva era una moglie che non gli parlava più.

    L'auto attraversò il pesante cancello, poi si diresse lentamente verso l'ingresso principale.

    Kairos scese, senza attendere che l'autista gli aprisse la portiera.

    Si precipitò nel palazzo e su per le scale.

    Sarebbe andato da Tabitha, le avrebbe detto che era ora che provassero ad avere un figlio.

    Non era certo di poter sopportare un'altra volta la gelida accoglienza della moglie.

    Quando la teneva fra le braccia, gli sembrava che lei fosse lontana mille miglia da lui.

    Non se la sentiva di fingere ancora, di sopportare quella farsa, di sentirsi respinto.

    Non aveva voglia di andare a letto, così cambiò direzione e puntò verso il suo studio.

    Avrebbe bevuto un ultimo bicchiere da solo.

    Spalancò la porta e rimase immobile.

    Le luci erano spente e l'unico bagliore proveniva dal fuoco che ardeva nel caminetto.

    Sua moglie era seduta nella poltrona di fronte alla scrivania, le gambe lunghe e snelle erano nude, le mani erano riunite in grembo.

    Aveva un'espressione imperturbabile come al solito.

    Non sorrise quando lo vide, non sembrò nemmeno accorgersi della sua presenza.

    Solo un lieve inarcamento del sopracciglio e un lampo negli occhi azzurri.

    Kairos si sentì travolto dalla sensazione che non aveva provato quando un'ora prima la donna dai capelli rossi gli si era avvicinata con ardore.

    Strinse i denti infastidito da quel desiderio che sfuggiva al suo controllo.

    «Eri fuori?» chiese lei con tono freddo.

    Lui si diresse verso il mobile bar.

    «Ero qui, Tabitha?»

    «Non ho perlustrato il castello per cercarti. Potevi anche essere nascosto in una delle tante stanze.»

    «Se non ero qui e non ero in camera mia, vuol dire che ero fuori.»

    Kairos prese la bottiglia di scotch e riempì un bicchiere.

    «Devi per forza usare quel tono? Non ti basta dire che eri fuori?»

    Fece una pausa, poi osservò il collo di lui.

    «Cosa hai fatto di preciso?» gli chiese con durezza.

    «Ero a una festa. È San Silvestro. La gente solitamente festeggia.»

    «Da quando vai alle feste?»

    «Da sempre e generalmente mi accompagni.»

    «Da quando vai privatamente alle feste e non per ragioni di stato?» Lei abbassò lo sguardo e strinse i denti. «Non mi hai invitata.»

    «Non era una festa di palazzo.»

    «È evidente» commentò lei.

    «Sei arrabbiata perché ti sarebbe piaciuto venire con me?» chiese lui perplesso.

    Ormai aveva rinunciato a capire sua moglie.

    «No, ma sono infastidita dalla macchia di rossetto sul colletto della tua camicia.»

    Kairos era un maestro dell'autocontrollo, altrimenti avrebbe imprecato. Non si era accorto di quella macchia che la donna dai capelli rossi gli aveva fatto sulla camicia.

    Mantenne la calma.

    «Non è nulla.»

    «Ne sono certa» ribatté lei. «E se anche fosse qualcosa, non mi interesserebbe.»

    Lui fu colpito dalla forza di quell'affermazione.

    Sapeva che erano quelli i sentimenti che provava sua moglie, era evidente da come lei rifiutava qualunque contatto con lui, da come si ritraeva quando lui si avvicinava, dalla sua indifferenza, che a volte cedeva il posto al fastidio.

    Non le sarebbe importato se lui avesse cercato un diversivo fra le braccia di un'altra.

    L'importante era che non importunasse lei.

    Immaginò che l'unico motivo per il quale aveva sopportato di avere dei rapporti fisici con lui fino a quel momento, era la speranza di avere un figlio.

    Quella speranza, però, era andata affievolendosi giorno dopo giorno.

    Ormai Tabitha vi aveva completamente rinunciato e da mesi ormai non si recava più nel letto di Kairos.

    Lui decise che non aveva senso difendersi.

    «Cosa ci facevi qui? Bevevi il mio scotch?»

    «Ne ho preso un sorso» rispose lei.

    Sorprendente.

    Tabitha era sempre stata una maestra del controllo, anche quando era stata la sua assistente personale.

    «Potevi chiedere alle tue cameriere e te lo avrebbero servito in camera.»

    «Certamente. La prossima volta lo farò» rispose lei con un accenno di risata. «In realtà ti stavo aspettando.»

    «Avresti potuto telefonarmi.»

    «Mi avresti risposto?»

    La replica sincera a quella domanda non rendeva onore a Kairos.

    La verità era che lui spesso ignorava le telefonate della moglie quando era impegnato.

    Lei non chiamava mai per salutarlo o semplicemente per sentirlo.

    Di conseguenza, lui aveva smesso di rispondere.

    «Non lo so.»

    «Io presumo di no.»

    «Be', ora sono qui. Cosa c'è di così importante da discutere a mezzanotte?»

    Lei spostò dei fogli verso di lui e per la prima volta, Kairos vide lo sguardo della moglie accendersi.

    «Documenti legali.»

    Fissò gli incartamenti che lei gli aveva porto, senza riuscire a capire cosa stessero a significare.

    «Perché?»

    «Perché voglio divorziare.»

    2

    Tabitha si sentiva come se fosse sott'acqua, mentre parlava con Kairos.

    Forse l'alcol le aveva procurato quello stordimento.

    Da quando era entrata nello studio con i documenti in mano, tutto le era sembrato surreale.

    Aveva atteso

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