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Pura passione: Harmony Destiny
Pura passione: Harmony Destiny
Pura passione: Harmony Destiny
E-book155 pagine2 ore

Pura passione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Appassionati di natura o di "altro"?

Web Tyler ha un sogno: pubblicare una nuova rivista a carattere scientifico naturalistico. Per realizzarlo si serve di uno sponsor che però gli impone come condizione imprescindibile l'ingaggio in esclusiva della famosa fotografa Tonya Griffin. Per questo Web tenta di contattare la donna in Minnesota per un servizio sugli orsi bruni, affrontando un viaggio d'inferno e peripezie di ogni genere. Peccato che Tonya sembri irremovibile dall'alto della sua esperienza e delle sue magnifiche gambe. Si rifiuta addirittura di ospitare Web nella sua baita per la notte. Ma quando lui ritorna all'attacco, sfruttando il suo fascino irresistibile unito al guasto alla sua auto, lei deve cedere e ospitarlo in casa. Basteranno poche ore e un'attrazione inaspettata a far cambiare idea a Tonya?

LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2014
ISBN9788858928769
Pura passione: Harmony Destiny
Autore

Cindy Gerard

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Pura passione - Cindy Gerard

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Storm of Seduction

    Silhouette Desire

    © 2004 Cindy Gerard

    Traduzione di Silvia Zucca

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-876-9

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Era innamorata. Disperatamente innamorata. E una donna innamorata, qualche volta, fa cose non troppo sensate, in nome dell’amore.

    Rifugiarsi nel folto della foresta, nascosta nell’ombra, per esempio, come stava facendo Tonya Griffin mentre pregava che l’elusivo Damien non la vedesse, era una di quelle. La prima volta che l’aveva visto, quasi una settimana addietro, il cuore le era caduto ai piedi come un castello di carte. Da allora, non aveva fatto che sperare di poterlo rivedere.

    Nel nome dell’amore l’aveva seguito, invadendo la sua privacy. Alzò la macchina fotografica a livello degli occhi e aggiustò il diaframma per la luce crepuscolare di settembre, poi mise a fuoco.

    «Ti ho preso, demone dal cuore di ghiaccio» bisbigliò mentre si acquattava dietro a un pino bianco.

    Lui non si era accorto di essere seguito o di essere fotografato. Non ancora. Tonya però sapeva che aveva avvertito la sua presenza, quindi decise di agire in fretta, per non perdere la luce calda del tardo pomeriggio. Doveva sbrigarsi anche perché, quando lui l’avesse scoperta, sarebbe scomparso velocemente nel folto del verde. Oh, non gli piaceva per niente essere fotografato. Non gli piaceva essere catturato in nessun modo, neppure su una pellicola fotografica.

    «Perdonami, Damien» si scusò senza mai perdere il fuoco.

    La definizione di quel primo piano le fece scorrere un brivido lungo la schiena, anche se il sole d’autunno era ancora piuttosto caldo. Era veramente meraviglioso. I suoi occhi scuri e appassionati, la sua pelliccia folta e nera, la maestosità dei suoi movimenti ne facevano un esemplare notevole.

    «Alto, nero e pericoloso...» mormorò di nuovo con un lieve sorriso a fior di labbra. «Sei il signore dell’universo, non è vero, ragazzo mio?»

    Lui girò la testa di scatto nella sua direzione. Ruggì e poi la vide.

    «Oh, oh.» Tonya abbassò la fotocamera e trattenne il fiato. In un solo istante aveva capito di essere lei, ora, la preda.

    Era come se il cuore avesse iniziato a ballarle nel petto, rimbalzandole persino nelle orecchie.

    Pericolo.

    Quella parola sembrava rimbombarle nella mente come uno sparo. Eppure, nonostante la paura, il suo istinto le fece alzare la macchina fotografica e iniziare a scattare.

    Il ringhio scosse la foresta e le sue foglie rosse d’autunno come il tuono di una tempesta in arrivo. Tonya rimase ferma, paralizzata, a dire il vero, mentre l’animale muoveva qualche passo nella sua direzione. Le ricordava chi comandava.

    Le venne in mente che poteva anche morire. Non sarebbe venuto nessuno a cercarla per settimane. All’improvviso si sentì molto sola ed ebbe paura. Nel panico provò una punta di rimpianto per tutte quelle cose che avrebbe voluto ancora fare nella vita, per tutte le cose che non aveva avuto. Poi smise di pensare, vedendo che Damien avanzava ancora di qualche passo nella sua direzione, minaccioso.

    Non riusciva neanche a respirare mentre le sembrava che il cuore volesse schizzarle dal petto. Avrebbe urlato, ci sarebbe stato del sangue... ma, invece, incredibilmente, lui si fermò di colpo e cambiò direzione, sparendo tra gli alberi.

    Le nocche delle dita le erano diventate bianche per quanto aveva stretto la macchina fotografica.

    Le veniva da vomitare. Una risata nervosa le uscì dalle labbra.

    «Mi ama» mormorò, mentre il sorriso le tremava sulle labbra. Si alzò sulle gambe ancora instabili e tornò di corsa verso il capanno.

    Doveva essere amore, cercò di ragionare mentre l’adrenalina le scorreva nelle vene e l’aiutava a correre più veloce. Poi, finalmente, vide il filo di fumo che usciva dal comignolo del capanno che si profilava a meno di mezzo miglio da lei. «Deve essere così, altrimenti non sarei viva a domandarmi se riuscirò a raggiungere il capanno prima di farmela addosso.»

    Nonostante la corsa mozzafiato e la paura che aveva ancora, rise per quell’avventura e per Damien, che l’aveva lasciata andare. Lui era senza dubbio il più grande, il più iracondo e anche il più bell’orso bruno della contea di Koochiching, nel Minnesota e per un momento, per un momento soltanto, era stato suo.

    «Incredibile» mormorò Web Tyler guardandosi in giro mentre la donna correva fuori dalla foresta e gli andava incontro. Tonya Griffin non somigliava per niente alle ragazze perfette cui era abituato.

    Be’, avrebbe dovuto aspettarselo, visto che l’inafferrabile signorina Griffin viveva come un’eremita. Aveva visto le sue foto. Foto che avevano vinto molti premi e riconoscimenti internazionali, ma nessuna che la rappresentasse in prima persona, se non a distanza e prevalentemente in un bianco e nero sgranato. Conosceva il suo lavoro, però. Nessuno, che avesse preso in mano una copia di National Geographic almeno una volta, poteva aver ignorato i suoi meravigliosi paesaggi e i suoi studi sulla natura. Tutti nel settore sapevano che il suo era un talento di prima categoria.

    Ecco perché lui si trovava lì. Tonya Griffin era il meglio. E visto che lui aveva bisogno del meglio, aveva lasciato, anche se controvoglia, la civiltà e il suo morbido letto per prendere un aereo al JFK e stanarla. Doveva convincerla a lasciare la foresta dopo aver firmato un contratto in esclusiva con la Tyler-Lanier Editore. Ma le cose non erano andate proprio come se le era immaginate...

    Innanzitutto aveva scoperto che il suo aereo privato era stato dato in noleggio e quindi aveva dovuto viaggiare fino in Minnesota su un normale volo di linea. Pearl, la sua segretaria, si era scordata d’informarlo di quell’insignificante particolare. Dopo tre interminabili ore di viaggio verso Minneapolis, si era ritrovato pigiato su un piccolo volo interno fino all’aeroporto di International Falls, in Minnesota, in una città di circa diecimila abitanti al confine con il Canada. Lì aveva scoperto che non c’erano auto di prestigio che potesse noleggiare e nell’unica e sola agenzia di auto a nolo si era dovuto accontentare di una jeep enorme e molto scomoda.

    Dopodiché sì che le cose si erano messe per il verso giusto! Gli avevano assicurato che ci sarebbe voluto solo un paio d’ore per raggiungere il santuario degli orsi, dove Tonya Griffin era andata a giocare alle giovani marmotte. Solo due ore... a meno che non si fosse perso. E lui si era perso. Diverse volte. Quindi, quattro ore e trentasette minuti più tardi aveva finalmente trovato quello che cercava, ma non prima di aver dovuto tirare fuori l’auto da una pozza fangosa grossa quanto l’Alaska. Da allora l’auto non aveva più smesso di fare uno strano rumore, come un lamento sommesso, che Web aveva deciso d’ignorare perché, in realtà, non avrebbe proprio saputo dove mettere le mani per ripararla. Le sue nozioni di meccanica erano praticamente pari al suo senso dell’orientamento, cioè zero. Era, in tutto e per tutto, un uomo di città.

    Con le mani sui fianchi, Web si guardò in giro accigliato, scuotendo la testa. Non riusciva neanche a immaginare quanto si trovasse fuori dalla portata di un aeroporto e dalle comodità di un centro civilizzato. Era un uomo di città dalla testa ai piedi e quindi non aveva previsto di doversela vedere con un attacco aereo in piena regola da parte di mosche e zanzare. E mentre se ne stava lì, circondato dalle rocce, dagli alberi e dal cielo, immerso nel silenzio più assoluto che avesse mai sentito, una domanda gli sorse spontanea: che diavolo gli era saltato in mente?

    Sopravvivenza. Quella era l’unica parola che riusciva a comporre. La sua sopravvivenza professionale. La sua reputazione professionale, anche. Per mantenerle aveva bisogno di Tonya Griffin, che lei avesse voglia di essere coinvolta nel suo piano oppure no.

    Sospirò, concentrandosi sulla figura che vedeva spuntare dal bosco e che poi gli passò di fianco senza dire una parola. Come poteva non averlo neppure notato, visto che se ne stava in piedi proprio davanti alla boscaglia? Il suo sorriso smagliante, quello che sfoderava per convincere anche i clienti più restii durante le riunioni, gli morì sulle labbra quando lei l’oltrepassò senza battere ciglio, come se fosse stato invisibile.

    Non riuscì a pensare a nulla da dire e rimase semplicemente a guardarla, mentre s’infilava in casa e richiudeva la porta dietro di sé.

    «Non si usa più salutare?» borbottò con disappunto dopo aver sentito scattare il chiavistello della porta.

    Per un lungo momento riuscì solo a fissare la porta chiusa. «Okay, uno a zero. E adesso?»

    L’unica cosa che poteva fare era aspettare. Era in missione diplomatica. Una missione da cui dipendeva la sua sopravvivenza professionale.

    «Sei qui per sfoderare tutto il tuo fascino» ricordò a se stesso tra i denti, cercando di digerire la sconcertante maleducazione della donna.

    Bene, lui era tollerante. Diamine, era andato fin lì, quindi un punto per lui. Era tollerante e inspiegabilmente desideroso di sfoggiare tutto il suo charme per incantare una donna che, senza alcun dubbio, sarebbe diventata la sua spina nel fianco.

    Si chinò per raccogliere il cappellone mimetico che le era caduto mentre correva verso il capanno e l’usò per scacciare una zanzara che voleva pungerlo sul collo. Sì, era decisamente molto tollerante.

    Il cigolio della porta riportò la sua attenzione sulla catapecchia di legno in cui si era rifugiata. Il motivo della sua escursione a Zanzarolandia se ne stava proprio sull’uscio e lo guardava fisso negli occhi in modo torvo.

    «Lei è su una proprietà privata.»

    Be’, pensò lui, per quanto ne poteva capire si trovava anche in territorio ostile. Cercò di recuperare il suo sorriso smagliante. Veramente non era così difficile sorriderle: riusciva sempre a sorridere a una donna, anche se, come questa, non era una gran bellezza. Era carina, passabile, perlomeno. «E lei è una donna difficile da rintracciare» disse con voce profonda.

    In tutta risposta, la donna incrociò le braccia sul petto e lo guardò con sospetto. «Non lo sono abbastanza, a quanto pare.»

    Web azzardò un passo verso di lei, porgendole la mano. «Sono Web Tyler.»

    Tonya non si mosse. «So perfettamente chi è lei» gli disse,

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