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Seducente doppio gioco: Harmony Destiny
Seducente doppio gioco: Harmony Destiny
Seducente doppio gioco: Harmony Destiny
E-book169 pagine2 ore

Seducente doppio gioco: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Reynard Del Castillo è consapevole di essersi fidanzato con una donna che non amerà mai. Sara Woodville è molto bella, spumeggiante, ma non c'è alcuna scintilla tra loro. Poi l'incredibile accade; Rey la bacia e il suo mondo si capovolge all'improvviso. Gli rimane un'unica certezza: di sicuro quella non è la sua fidanzata!



Rina Woodville odia vestire i panni della sorella gemella, soprattutto in una situazione spinosa come quella in cui si trova da quando ha messo piede a Isla Sagrado. Rey però è così attraente e sexy da lasciarla senza fiato. Sa di dovergli raccontare la verità e mettere fine alla finzione, ma la volontà è debole di fronte alla passione.



Onore, amore, verità. I FRATELLI DEL CASTILLO devono rispettare la tradizione di famiglia. Per impedire che la loro generazione sia l'ultima.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2017
ISBN9788858974995
Seducente doppio gioco: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seducente doppio gioco - Yvonne Lindsay

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Stand-In Bride’s Seduction

    Silhouette Desire

    © 2010 Dolce Vita Trust

    Traduzione di Giuseppe Biemmi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-499-5

    1

    «Rina! Sono qui!»

    Udendo la voce della sorella gemella, Rina Woodville si voltò e, non appena scorse la familiare chioma rossa fra la miriade di volti che affollavano la hall degli arrivi dell’aeroporto, sui suoi lineamenti affaticati si dipinse un ampio sorriso. Tirandosi dietro il trolley, Rina coprì la breve distanza che la separava dalle braccia protese della sorella.

    «Che piacere rivederti!» esclamò.

    «Com’è stato il viaggio? Un vero inferno, immagino. È insopportabilmente lungo, non è vero?» Sara sparò a raffica le sue domande, senza veramente aspettarsi una risposta.

    Nonostante l’evidente felicità esternata dalla gemella, Rina non poté non notare la tensione sul suo volto e le profonde occhiaie che aveva attorno agli occhi.

    «Sara, va tutto bene? Sei sempre del parere di ospitarmi, vero?»

    Sperava caldamente che Sara non avesse cambiato idea. Quando la settimana precedente il suo fidanzamento era giunto a un ignominioso capolinea e Sara le aveva suggerito di venire a Isla Sagrado per offrirle un po’ di agognate coccole, Rina era stata più che entusiasta di cogliere al volo l’occasione di cambiare aria per qualche tempo. Sara si era da poco fidanzata a sua volta con un certo Reynard Del Castillo. Dentro di sé, Rina trovava il nome un tantino pretenzioso ma, d’altra parte, da quel che aveva sentito da Sara, la sua era considerata quasi una sorta di famiglia reale lì nella piccola isola del Mediterraneo che, a ogni buon conto, era una repubblica indipendente.

    I Del Castillo avevano sponsorizzato il concorso ippico al quale Sara aveva partecipato dopo una trionfale tournée in Francia. Le sue e-mail erano state piene di lodi sperticate per la bellezza dell’isola... e per gli uomini che la popolavano. Non c’era certo voluto molto per fare due più due e capire che si era perdutamente invaghita del fascinoso Reynard Del Castillo. Il loro improvviso fidanzamento era comunque stato un’enorme sorpresa. Questo Reynard doveva essere un tipo davvero niente male per aver messo al tappeto Sara in tempi così brevi.

    Sara le lanciò un debole sorriso. «Vieni con me al bar, così potremo parlare tranquillamente.»

    «Non possiamo parlare mentre andiamo a casa tua?» chiese Rina, confusa.

    Al momento non desiderava niente di più di una bella doccia, qualcosa di caldo da bere e poi dieci ore di sonno ininterrotto. Entro la mattina seguente era certa che sarebbe tornata a sentirsi un essere umano. Il viaggio dalla Nuova Zelanda a Isla Sagrado, con tutti i suoi scali forzati, era durato trentasette ore e passa. Naturale che non si tenesse più in piedi.

    «Vedi, è una faccenda complicata e io non ho molto tempo. Mi spiace davvero. Ti spiegherò più avanti, te lo prometto, ma adesso devo tornare in Francia.»

    «Cosa?» Rina accusò un tuffo al cuore.

    Sapeva che Sara aveva fatto visita ad alcuni amici nel Sud della Francia, persone che aveva incontrato nel circuito dei concorsi ippici, ma quel giorno sarebbe dovuta tornare per restare. Quindi l’arrivo di Rina in aeroporto era stato studiato proprio perché coincidesse con quello di Sara.

    «Torni in Francia? Ma non è da lì che sei appena arrivata?»

    Sara annuì, ed evitò di incontrare lo sguardo di Rina. Lanciò invece un’occhiata al tabellone delle partenze.

    «Sì, ma non sono ancora pronta per restare. Pensavo di esserlo, ma ho bisogno di altro tempo. Tieni.» Infilò la mano nella borsa per estrarne una busta e spingerla verso Rina attraverso il ripiano del tavolino rotondo al quale si erano accomodate. «Ti avevo scritto questa nel caso non ci fossimo incrociate questo pomeriggio. Senti, mi spiace davvero. Vorrei tanto non essere così a corto di tempo. So che sei venuta qui per avere un po’ di conforto, ma ho veramente bisogno del tuo aiuto. Ho messo tutto nero su bianco nella lettera e ti prometto che tornerò non appena avrò sistemato le cose. Tu vai pure al cottage. Le chiavi sono qui dentro.» Sara lo disse, battendo un paio di colpetti sulla busta. «Sistemati là, e quando tornerò ci faremo una bella chiacchierata e ci toglieremo dalla mente tutti i nostri patemi legati agli affari di cuore, okay?»

    Gli altoparlanti si accesero crepitando per annunciare l’ultima chiamata per i passeggeri diretti a Perpignan.

    «Oh, è il mio volo! Scusa tanto, patatina» disse Sara, facendo ricorso al nomignolo che usava sempre quando voleva strappare un favore alla sorella. «So che avevo promesso che ti avrei fatto compagnia, ma...»

    Sara si alzò e girò attorno al tavolino, per attirare fra le sue braccia Rina, che invece rimase seduta.

    «Saprò farmi perdonare, vedrai. Ti voglio bene!»

    Detto questo, senza nemmeno darle il tempo di replicare, se ne andò.

    Esterrefatta, Rina rimase al tavolino a osservare la sorella che scompariva in direzione del suo gate di imbarco. Quando finalmente si fece strada nella sua mente annebbiata dalla mancanza di sonno e dal jet-lag che Sara se l’era effettivamente battuta, piantandola in asso, le dita le si racchiusero istintivamente attorno alla busta che teneva in mano. Il rumore della carta che si accartocciava le rammentò che l’unico modo per avere una risposta da sua sorella al momento era di aprirla.

    Era piuttosto voluminosa e, strappandola, ne tolse una lettera e una chiave... oltre a qualcos’altro che luccicando rotolò sul ripiano lucido del tavolino. Rina allungò la mano per raccogliere l’oggetto, reprimendo a stento un sospiro di stupore quando si ritrovò a fissare un favoloso solitario dal taglio principessa e dalla semplice montatura in platino.

    Tipico di Sara mettere qualcosa di così prezioso in una comunissima quanto insicura busta di carta. Rina soffocò l’improvviso moto di irritazione che la pervase di fronte all’incorreggibile sconsideratezza di Sara, e spiegò l’unico foglio che costituiva la lettera. Mentre decifrava la calligrafia arzigogolata della sorella, le dita le si serrarono attorno all’anello.

    Oh no, si lamentò mentalmente. Sara non poteva averle fatto questo. Non c’era da stupirsi che non avesse accettato un faccia a faccia e se la fosse svignata non appena ne aveva avuta l’opportunità, pensò Rina, dando un’altra rapida scorsa al testo nella vana speranza di aver frainteso qualche passaggio.

    Cara Rina, mi dispiace di non poter essere qui ad accoglierti. So che è un momento difficile per te, ma almeno sei lontana da Jacob... e avrai tutto il tempo per riprenderti. Il fatto è che credo di aver commesso un grosso sbaglio e ho veramente bisogno di un po’ di spazio e di tempo per riflettere bene se sto o meno facendo la cosa giusta. Per favore, potresti sostituirmi, calandoti nei miei panni per qualche giorno mentre io vedo di risolvere i miei casini? Reynard non dovrà mai saperlo. Mettiti semplicemente al dito il mio anello di fidanzamento e indossa un po’ dei miei abiti... sai, proprio come eravamo solite fare prima di crescere. Be’, quanto meno prima che tu crescessi. In quanto a me, a volte dubito che crescerò mai.

    Sara proseguiva, fornendo alcune dritte su Reynard, come i luoghi in cui si incontravano, quelli che avevano visitato insieme e i suoi gusti.

    Oltre la stanchezza e lo shock per l’assurda richiesta di sua sorella, Rina sentì montare una certa rabbia.

    Come osava Sara chiederle di fare una cosa simile? Come poteva aspettarsi che sua sorella, fresca di dolorosa rottura del suo fidanzamento, si lanciasse in una nuova relazione fingendo di essere chi non era? Era assolutamente inconcepibile. Oltre che poco corretto non solo nei suoi confronti, ma anche in quelli di Reynard Del Castillo.

    Rina appallottolò la lettera che aveva in mano mentre la rabbia cresceva, facendosi incontenibile.

    Credo di aver commesso un grosso sbaglio, aveva scritto Sara.

    Ebbene, le sembrò quasi che quelle stesse, identiche parole le risuonassero in testa. Solo che la voce che le pronunciava non era quella di Sara, ma quella del suo ex fidanzato Jacob.

    A dispetto della confortevole temperatura dell’aeroporto, Rina ebbe improvvisamente freddo. Era di nuovo in quel ristorante. Il loro preferito. Era seduta davanti all’uomo con il quale aveva programmato di trascorrere il resto della sua vita e stava ascoltandolo mentre le diceva che si era innamorato di un’altra. Che aveva rinviato la confessione per mesi ma che, con il loro matrimonio di lì a una settimana, non poteva più rimandare oltre.

    Rina scosse il capo per sbarazzarsi delle immagini che vi alloggiavano. Dopo l’inganno che Jacob aveva perpetrato nei suoi confronti per tutti quei mesi, il pensiero di ingannare qualcun altro la faceva star male fisicamente. Non poteva assolutamente fare quello che le era stato chiesto di fare. Nemmeno per la sua gemella. Nossignori.

    Ricacciò lettera, chiave e anello nella busta e ripose il tutto nella sua borsa, prima di gettarsela a tracolla e alzarsi dal tavolo. Afferrò la maniglia del trolley e lo trascinò dietro di sé. Avrebbe chiamato un taxi, sarebbe andata al cottage di Sara e, in qualche modo, avrebbe rintracciato questo Reynard Del Castillo e gli avrebbe detto quello che sua sorella evidentemente non aveva il coraggio di dirgli. Nessuno meritava di essere preso in giro come aveva suggerito di fare Sara.

    Nessuno.

    Reynard Del Castillo guardò la relazione del tribunale che si trovava sulla scrivania del suo ufficio da sei mesi. La teneva lì per ricordarsi che doveva sempre guardarsi da opportuniste e arrampicatrici sociali che sovente prendevano di mira la sua famiglia, considerandola una possibile scorciatoia verso il successo.

    Aprì la relazione e fissò il nome stampato in grassetto. Estella Martinez, la donna che aveva lavorato per lui nel suo ufficio. Vivace, bella e intelligente, lo aveva quasi tentato a intrecciare una relazione. Ma l’istinto lo aveva messo in guardia, facendogli intuire che non era la donna per cui intendeva farsi passare. E quando Estella aveva tentato di inscenare una commedia per dimostrare che lui violava i protocolli etici tra datore di lavoro e dipendente, Rey era passato all’azione per assicurarsi che le sue accuse di molestie sessuali venissero demolite, non piegandosi ai ricatti di mettere tutto a tacere in cambio di svariate decine di migliaia di euro.

    L’avido quanto pietoso tentativo di Estella Martinez di cogliere il suo momento di gloria mettendo a segno una lucrosa estorsione era stato denunciato e giudicato in un processo a porte chiuse. Rey aveva sfruttato ogni suo singolo contatto e tutto il peso del nome e della posizione della sua famiglia per far sì che la donna fosse giudicata al più presto e che il pubblico non fosse ammesso né alle udienze né alla lettura dell’esito del procedimento.

    Per evitare una sentenza che prevedesse una pena detentiva per tentata estorsione, lei aveva accettato l’ingiunzione della corte di tenersi alla larga per sempre da Isla Sagrado e da qualsiasi membro della famiglia Del Castillo, oltre che di evitare qualsiasi pubblicità fuorviante e lesiva degli stessi.

    Rey ripose i documenti nella busta in cui gli erano stati spediti e passò il tutto nel tritadocumenti. Ecco fatto, tutto sparito, così come era sparita Estella dopo essere stata accompagnata all’aeroporto per lasciare l’isola. Non voleva più nulla che gliela ricordasse.

    Proprio perché quell’esperienza gli aveva lasciato l’amaro in bocca, il recente fidanzamento con Sara Woodville aveva avuto un sapore ancora più dolce. Lei aveva posto pochissime domande sulla loro relazione, proprio come voleva lui, e aveva così assecondato il fine per cui il fidanzamento era stato stipulato: non fargli sentire sul collo il fiato di suo nonno riguardo la maledizione della governante. La vecchia leggenda risaliva a vari secoli prima, vale a dire a un periodo in cui, secondo il parere di Reynard, sarebbero dovute rimanere confinate certe superstizioni. Ma suo nonno di recente si era fissato su quella storia e il vecchio era ossessionato dal fatto che Rey e gli altri suoi nipoti fossero destinati a essere gli ultimi discendenti della famiglia, come prevedeva la maledizione. Così Reynard e i suoi fratelli avevano deciso di adottare delle contromisure per placare quegli infondati timori che il mese precedente avevano portato all’infarto nonno Aston. Per fortuna, il sangue freddo del maggiordomo e la competenza dei medici locali avevano fatto sì che il nonno se la cavasse, tanto che adesso stava affrontando un periodo di degenza riabilitativa in una struttura specializzata. Ma né Rey né

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